L’Abisso è vicino

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Chi decide sulle politiche economiche, sociali, finanziarie dei paesi
membri della UE? Gli imbecilli chiudono gli occhi davanti a questa
domanda(questa domanda per L’Aquila vale il doppio) e parlano di
politica come se fossimo ancora nel vecchio mondo, quando con un po’
di democristiana “consociazione” si poteva addentare qualche briciola
dal tavolo. Quando si poteva pensare che andare al governo avesse una
sua funzione positiva per una redistribuzione equa e quindi maggiori
tutele verso figure sociali di riferimento. Non è più cosi. Per capire
la nuova parentesi storica bisogna necessariamente volgere uno
sguardo attento verso lo sfacelo della Grecia. Ma oggi quando si parla
di Grecia, ormai si intende Irlanda, Spagna, Portogallo (Ormai queste
politiche scellerate stanno investendo anche il nucleo forte
dell’Europa) ma soprattutto l’Italia. La nuova cavia è il Belpaese.
L’Unione Europea, cui abbiamo trasferito totalmente le competenze in
materie fondamentali(economia, fiscalità, bilancio ecc.) che per le
famosissime “riforme strutturali” quelle stesse volute dal governo
Renzi stanno portando inesorabilmente le condizioni della nostra
penisola sulle orme del Peloponneso. Le micidiali politiche liberiste
vengono applicate ogni giorno con voti parlamentari a colpi di fiducia
coatta. Meno democrazia e più società primitiva viaggiano su binari
paralleli. E tuttavia i compiti non finiscono mai. La via del
risanamento è infinita come l’austerità espansiva. Oggi sembri
avercela fatta, dopo anni di recessione, andando continuamente sotto
del 20% come prodotto interno lordo, cresci dello 0,5 e tutti a
gridare al miracolo. Finalmente! Gli investitori esteri sono pronti a
scommettere su una Grecia che si presume sia uscita dal tunnel. I
compiti sembrano terminati, ma ecco che la Troika(FMI, UE, BCE) chiede
ulteriori 19 misure di austerità.

L’elenco è da paura: licenziamenti,
aumento dell’IVA, riduzioni ulteriori delle prestazioni
pensionistiche, svendita del patrimonio pubblico, privatizzazioni
delle bellezze naturali ecc. precarietà giovanile. E’ la
mezzogiornificazione dell’Europa meridionale. E’ la strada che il
Governo Renzi sta tracciando per l’Italia. Il sud d’Italia ha pagato
un simile prezzo allo stato Sabaudo. L’unificazione italiana la si è
fatta sulle spalle del proletariato prima del sud e poi dell’intero
paese. Oggi in forme e periodo storico diverso è il destino a cui
vogliono costringere i paesi del sud Europa. Bisogna rompere i patti
europei, i trattati, uscire dalla moneta unica è una condizione
essenziale e necessaria.

Alfonso De Amicis

 

Ricostruzione. Ma quale è il problema?

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Scrivo con ritardo sull’incontro di venerdì scorso promosso da Appello
per L’Aquila e La Città Che Vogliamo. I dubbi c’erano prima e se
vogliamo sono accresciuti. Siamo dentro il cono d’ombra di pasoliniana
memoria. Una spoliticizzazione completa dell’Aquila, un corpo senza
nervi senza memoria. Si ripropongono parole d’ordini sorpassate,
mediatiche: Trasparenza, partecipazione, la politica dal basso. “ma
sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche in definitiva non
politiche” (Pier Paolo Pasolini). Insomma prima del grande tuono
questa città già non c’era. “Non era stata mai capace di un gesto
coraggioso, sempre matrigna con i suoi figli migliori, ostile alla
diversità fino all’offesa, ossequiosa e servile con lo straniero
potente” Ha sempre accettato l’omologazione impietosa che anticipa la
morte”. Il grande frastuono ha messo in evidenza quello che era in
atto da tempo: il ridisegno della città un “nuovo modo di possederla e
viverla”. Una inclinazione in atto da oltre venti anni. Una naturale
disposizione che mette la rendita, la finanziarizzazzione dei grandi
centri storici delle città europee come uno dei tanti modi di
valorizzare il denaro, moltiplicarlo. L’espulsione da questi luoghi
dei giovani, dei proletari, della vecchia piccola borghesia, è una
delle primi atti politici amministrativi che impongono questo nuovo
corso.

La prima ed immediata decisione è consegnare l’enorme
patrimonio a banche uomini d’affari, ricchi rampanti. Il potere di
oggi le sue rappresentanze stanno applicando anche nella nostra città
questa tendenza storica. Dentro questa tragedia si sta facendo
mercato, commercio. “C’è chi lo fa con volti teatralmente affranti da
quel moderno efficientismo” che è la comunicazione, la
spettacolarizzazione degli eventi chi riservandosi poltrone bianche
nel salotto buono della politica aquilana e nazionale. “Niente è
rimasto estraneo a questo percorso degenerativo; dal dramma di una
comunità, elevato a tragica rappresentazione, mediatica, dal diritto
di cronaca, dal cinismo dello sguardo, dalla processione dei potenti,
dal pellegrinaggio turistico”. Se è vero tutto questo, alla fine di un
percorso forse lungo ed accidentato riavremo una città sognata da
molti amministratori locali e potenti di turno ma non sarà la città
che dal medioevo si era mostrata al mondo. Sarà una città “bomboniera”
una città fatta di negozi, banche uffici di riferimento, ma niente a
che fare con la storia che ha fatto grande questo paese. Uno spazio
senza anima. Tutto in una logica del vivere fuori da ogni storia
urbanistica che l’Umanesimo italiano ha collocato in Europa e oltre.

Già oggi abitiamo uno spazio senza confini, in una dimensione “molto
americana” ma senza esserlo. Auspicherei una discussione su questo
futuro prossimo. Per carità una legge sulla ricostruzione, un esame
sul vuoto di governo (non di governance, questo sa molto di azienda),
sulla trasparenza la partecipazione, e magari rivedere la mia casa
come quella degli altri, giustamente le vediamo tutte come cose giuste
e “normali”. Tuttavia sarebbe auspicabile riflettere, lottare, per
riavere una città rispondente alle reali esigenze del vivere.
Interrogarsi su quale nuova forma di polis. Se non si fa questo
diventeremo come ci suggerisce Jack Kerouac in Mexico city blues
“…Li ho visti morire su delle sedie
Silenziosi in una città che non avevano mai progettato”.
La perla finale cosi come il virgolettato sono presi da uno scritto di
Giampiero Duronio.

 

Alfonso De Amicis

dpa – Dati, Progetti e Attività (3 dicembre 2014)

democrazia

 

 

 

 

 
DATI PROGETTI e ATTIVITÀ
Giornata conclusiva dei progetti: Ricostruire, Radici e Ali, Generazioni

3 dicembre 2014
Casa del Volontariato, Via Saragat, 10 (loc. L’Aquilone), L’Aquila

La giornata conclusiva “Dati Progetti e Attività” nasce con lo scopo di raccogliere e condividere le esperienze maturate nel corso dei quattro anni di lavoro svolto nell’ambito dei progetti “Ricostruire”, “Radici e Ali” e “GenerAzioni”. Il 6 Aprile 2009 ha rappresentato un momento di rottura tra passato e presente, modificando radicalmente e sotto molteplici punti di vista il modo di vivere i propri luoghi di appartenenza. La profonda disgregazione e frammentazione del tessuto sociale, il senso di confusione e precarietà, hanno minato la percezione della forza delle risorse individuali, familiari e sociali, potenziali fattori protettivi contro l’insorgenza di varie forme di disagio. Sullo sfondo di un territorio ferito, sono nati i tre progetti di cui, in questa giornata, verranno presentati i risultati. Ogni progetto, nella sua specificità, ha avuto l’obiettivo di coinvolgere attivamente diverse fasce della popolazione, introducendo nella pratica della prevenzione e dell’intervento l’utilizzo di molteplici
linguaggi, attraverso i quali leggere la complessità dell’esperienza soggettiva, adottando nuovi punti di vista e ricostruendo una più solida identità sociale e  territoriale.

La realizzazione dei progetti ha portato al coinvolgimento attivo della popolazione, richiedendo l’intervento delle istituzioni locali e delle realtà associative presenti sul territorio; il lavoro sinergico di diverse professionalità, l’integrazione di metodologie di varie derivazioni e la collaborazione tra diversi soggetti istituzionali ha permesso di realizzare un intervento di ampio respiro, dando un importante impulso alla ricostruzione della rete sociale.

A proposito di politiche “greche”

 

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Nel pubblico impiego i rinnovi contrattuali sono stati
totalmente bloccati a partire dal 2010. Anche la residua progressione
degli scatti di anzianità è stata o bloccata o ridimensionata. Il
blocco salariale per i lavoratori pubblici è stato facilmente adottato
dai governi, perché sostenuto dall’intensa campagna demagogica contro
“i fannulloni”: Questa campagna utilizza costantemente i privilegi
della casta politica e burocratica., che con la massa dei lavoratori
pubblici non c’entrano nulla. Aggiunge episodi di malcostume e
clientelismo in alcuni pubblici servizi che nascono in gran parte
anch’essi da corruzione politica e sulla base di questi assunti addita
tutti i lavoratori pubblici come una massa di privilegiati che
danneggia il paese. si esalto lo scandalo vero dei troppi inutili
addetti stampa della regione Sicilia, per colpire nel mucchio
infermieri, i vigili del fuoco, gli insegnanti, gli operai e gli
impiegati che mandano avanti le amministrazioni e i servizi pubblici.
E’ l’impianto ideologico di tutte le destre liberiste del m ondo.
Negli Stati Uniti il movimento Tea Party, che contesta da destra il
conservatore partito repubblicano, ha fatto dell’attacco ai diritti
dei lavoratori pubblici una propria bandiera. Il governatore del
Wisconsin, eletto nel 2011 e vicino al quel movimento, ha preso la
decisione di ridurre drasticamente la spesa pubblica a partire dai
diritti contrattuali e dagli stessi salari dei dipendenti pubblici.
Non è molto diverso il linguaggio usato dal presidente del consiglio
Renzi, che per il lavoro pubblico ha confermato il blocco dei
contratti e degli scatti di anzianità e l’istituzione di premi di
merito individuale. Si torna al potere del capoufficio di dare
l’aumento e di decidere arbitrariamente sulla sorte dei sottoposti.
Come nel film di Totò e i Sette Re di Roma. Soltanto che oggi lo si fa
con l’armamentario ideologico del 2014. La Grecia è sempre più vicina.

 

Alfonso De Amicis

Prc L’Aquila :”No alla chiusura dei presidi di guardia medica di Barisciano e Pizzoli”

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Ritengo profondamente sbagliata la disposizione della Regione Abruzzo che, a decorrere dal 1° Dicembre 2014, sopprime dei presidi di guardia medica nel territorio montano della provincia dell’Aquila, tra i quali quelli strategici di Barisciano e Pizzoli. Nella solita ottica di riduzione della spesa socio-sanitaria-assistenziale si continuano ad operare scelte che privano i residenti dei comuni montani dei livelli minimi di assistenza.

La chiusura delle guardie mediche, con la conseguente razionalizzazione in circoscrizioni ancora più estese che in passato, comporterà per gli operatori sanitari l’aumento esponenziale dei tempi di percorrenza per gli interventi rendendo pericolosamente inefficace la loro presenza sul territorio. Ovviamente a pagare il prezzo dei tagli saranno i cittadini della montagna aquilana che vivono in un territorio con già moltissime criticità. Con questa scelta si costringe una popolazione prevalentemente anziana a spostarsi sull’ospedale dell’Aquila o, comunque a spostamenti lunghi e pericolosi specie d’inverno e nelle ore notturne.

Siamo di fronte all’ennesimo episodio che dimostra che le scelte di austerità dei governi nazionali e regionali altro non sono che macelleria sociale ai danni dei più deboli. La giunta D’Alfonso e il Consiglio Regionale si impegnino a mantenere aperti i presidi di guardia medica di Barisciano e Pizzoli andando così incontro alle esigenze della popolazione.

 

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Disastri ambientali

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L’attuale governo di centrosinistra chiude la parabola della deregolamentazione del mercato del lavoro avviata con il “pacchetto Treu”, promulgato da un altro governo di centrosinistra. L’attuale governo chiude la deregolamentazione sull’ambiente approvando il decreto sblocca Italia. Un atto di imperio che rappresenta un condono tombale su un territorio fragile come quello italiano. La logica dell’accumulazione contrasta con i limiti del pianeta terra, con i limiti di un paese già abbondantemente saccheggiato e devastato. Eppure c’è chi fa finta di niente e nega che l’Italia abbia ormai superato abbondantemente una manomissione del territorio quasi irreversibile. L’esempio della Liguria(ma non solo) è impietoso. Si è costruito ovunque, si è costruito anche sopra il letto dei fiumi.

Quando alla fine degli anni ’60 vennero giù molti più millimetri di piaggia i danni che vennero conteggiati furono di gran lungo minori di quanto sta avvenendo oggi, sotto i nostri malcelati occhi. Insomma una attenta cura ai nuovi insediamenti urbanistici un rispetto verso i corsi d’acqua l’attenzione nel lasciare spazio alle pertinenze dei fiumi consentiva agli amministratori di controllare anche gli eventi atmosferici più estremi. Oggi viceversa continuiamo a dare il peggio di noi stessi guardando tutto ciò che è pubblico con occhi torvi e risentiti, consentendo così ogni forma di privatizzazione e deregolamentazione selvaggia.

Eppure ancora oggi in questo momento storico si continua a glorificare, come fa il nostro presidente del Consiglio, la crescita trionfante sempre però accompagnata dall’austerità espansiva per noi cittadini-sudditi, come panacea per uscire da una crisi strutturale senza precedenti. Sentendo ossessivamente i suoi selfie egli ci racconta dei millimetri di pioggia scesi in un’ora, ma mai che aggiunga dei metri cubi di cementi che hanno divorato territorio e con il conseguente dissesto idrogeologico. Siccome “di tutte le cose al mondo, gli uomini sono la più preziosa” (Mao Tse Tung) invece delle grandi opere(fonte di corruzione e scempiaggini) sarebbe i caso di riprendere il Pano Triennale per L’Ambiente elaborato nel lontano 1994 che prevedeva la messa in sicurezza di tutto il territorio italiano soprattutto quello appenninico, dal dissesto idrogeologico, dagli eventi sismici, dagli eventi franosi, dagli incendi, per la cura dei boschi e dei pascoli. Un’opera sociale economica e culturalmente alternativa al liberismo e privatismo selvaggio degli ultimi anni. Un’unica grande opera, la messa in sicurezza del nostro territorio.

 

Alfonso De Amicis

Che cosa è estremo?

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Conversazione n. 53 su New York “Bene. Così forse imparerò qualcosa. <Estremo significa b-b-bombardare un piccolo paese per un’idea sbagliata della libertà. Questo significa <estremo>. Strap-pa.papare le gambe e le palle ai bambini, questo significa <estremo>, p-papà. Prendere un autobus o un treno per New York e p-passare la notte in un appartamento chiuso a chiave… Non vedo cosa ci sia di tanto estremo. Io credo che gente dorma ogni notte in qualche poposto, se può. Dimmi in questo, cosa c’è di tanto estremo. Tu credi che la guerra sia cattiva? Idea estrema pa.papà. Non è l’idea che è estrema, è il tentare di cambiare le cose. Tu credi che questo sia estremo? E’ un p-problema tuo. A qualcuno p-potrebbe interessare di più salvare la vita degli altri che p-p-p-p-prendere una laurea alla Columbia: E’ estremo? No è l’altra posizione che è estrema….Fermare il massacro, p-per lei è più importante di un titolo di studio. Tu chiami questo estremo? No io credo che estremo sia continuare a fare la solita vita quando succedono queste follie, quando la gente è sfruttata a destra, a sinistra e al centro, e tu p-puoi tirare avanti, metterti ogni giorno giacca cravatta e andare a lavorare. Come niente fosse. Questo è estremo. Estrema stupidità, ecco che cos’è” Philip Roth -Pastorale Americana-

Ed oggi che cosa è estremo? O Estrema stupidità. E’ estremo dire no alla guerra, ad Israele che nega dignità e chiude in un ghetto a cielo aperto il popolo palestinese? E’ estremo opporsi alle politiche liberiste del governo Renzi e sostenute da quasi tutto il Parlamento? E’ estremo opporsi al razzismo ed alla xenofobia dilagante? E’ estremo opporsi alla difesa del proprio territorio alla preservazione della bellezza del proprio paesaggio? E’ estremo difendere le conquiste sociali, il welfare? Oppure è estremo chi in fin dei conti, fa finta di niente, chi in giacca e cravatta va a lavorare, chi con estrema stupidità pensa solo a se stesso, credendo nella buona sorte, chi si ritrae nel privato sperando che siano gli altri a risollevare un paese diventato ormai entità geografica.

 

Alfonso De Amicis

Rbe 1978 :” ENNESIMO ABUSO, ENNESIMO SOPRUSO”

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Un ennesimo atto di repressione è stato attuato nei nostri confronti nella trasferta di Santarcangelo (RN) Sabato 15 Novembre 2014, ancora una volta siamo stati vittime di un ennesimo abuso di potere da parte dello “sceriffo” di turno locale.

Tutto è avvenuto a solo una settimana di distanza dai fatti accaduti a L’Aquila Sabato 8 Novembre, giorno in cui ci è stato vietato da parte della questura locale l’ingresso di due striscioni per il rientro di tre diffidati e che ci ha visto di conseguenza rimanere fuori lo stadio per tutta la durata della gara.

Andiamo in ordine. Ieri nel pre-partita fuori lo stadio di Santarcangelo, durante le consuete operazioni di pre-filtraggio, è stato vietato l’ingresso dei bandieroni del gruppo, mentre è stato consentito dai funzionati locali, l’accesso dei drappi che portiamo con noi in ogni trasferta.

Dopo i primi 45 minuti di gioco, precisamente nell’intervallo della gara, è entrato in scena lo “sceriffo” locale con la sua voglia di protagonismo. Sotto l’occhio vigile delle telecamere ci ha intimato, minacciando diffide per tutti, di levare i drappi “Diffidati con noi” e “Ultras liberi”, gli stessi stendardi fatti entrare dalle forze dell’ordine prima della gara, gli stessi stendardi che sono entrati in tutti gli stadi d’Italia, dai campi più blasonati di serie A fino ai campetti di periferia.

Non potendo sottostare a tale ricatto e a questo ennesimo abuso di potere, siamo usciti dal settore da noi occupato posizionandoci in una tribunetta di tubi innocenti adiacente lo stadio e dalla quale abbiamo continuato il nostro tifo con i nostri stendardi.

Vogliamo denunciare questo ennesimo episodio di repressione, questo ennesimo sopruso da parte di chi dovrebbe garantire l’ordine, ma fà di tutto per assicurarsi che ciò non accada, delirando quando con spocchia e spavalderia afferma: “ Quà la legge sono io!”

Ancora una volta constatiamo che in questo paese la legge non è uguale per tutti e non è uguale ovunque, ma è rimessa alla volontà e alla becera voglia di protagonismo dello “sceriffo” di turno… ma ormai questa è storia vecchia e risaputa.

L’Aquila 16/11/2014

Red Blue Eagles L’Aquila 1978

Prc L’Aquila :” Dopo le rassicurazioni nessuna azione concreta, servizi sociali nel caos”

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A distanza di oltre due mesi dall’incontro in Regione tra i lavoratori delle cooperative sociali, rappresentati dalla Fp Cgil, e l’Assessore alle politiche sociali Marinella Sclocco niente si è mosso per l’individuazione delle risorse economiche per ristabilire i livelli minimi di assistenza sociale nell’ambito amiternino della Comunità Montana montagna dell’Aquila. Purtroppo alle generiche rassicurazioni e agli impegni assunti non sono seguite azioni concrete.

Diverse decine di disabili, anziani e minori continuano a ricevere il sostegno assistenziale decurtato del 50% delle ore senza avere nessuna certezza sul futuro. Ovviamente è drammatica la ricaduta sui già poveri salari delle lavoratrici e dei lavoratori che, in alcuni casi lavorano solo per poche ore settimanali senza poter accedere agli ammortizzatori sociali. Non vorremmo che la buona volontà di di chi sostiene con il proprio lavoro la rete di protezione sociale del nostro territorio venga scambiata per una predisposizione al martirio. I servizi sociali vanno mantenuti e non è più rinviabile ripristinare i livelli minimi di assistenza.

Chiediamo con urgenza alla Giunta Regionale e al Consiglio di individuare le risorse economiche per rifinanziare i piani di zona con fondi sufficienti a far ripartire le assistenze domiciliari e scolastiche sospese. E’ decisivo in questa fase di incertezza non smantellare definitivamente i servizi sociali che, è bene ricordarlo sempre, si rivolgono alle categorie più deboli della società. In troppi sono stati abbandonati in questi mesi. Persone verso le quali le risorse non dovrebbero mancare mai e che invece sono le più colpite dalle spietate politiche dei tagli alla spesa.

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Assoluzione di se stesso: Lo Stato si assolve

L'Aquila, lo striscione esposto in Piazza D'Armi

 

 

 

 

 

 

 

 

lo striscione dei rbe1978 comparso dopo la sentenza

 

 

” Medroso >Credete dunque che la mia anima sia alle galere?
Boldmind >Si, e vorrei liberarla.
Medroso >Ma, se io mi trovo bene nelle galere?
Boldmindi >In questo caso meritate di restarci.
(Voltaire Libertà di Pensare)

Verità e giustizia meritano di restare nelle galere? Verità e giustizia meritano forse di essere confinate in un’aula giudiziaria? O forse essendo la libertà una cosa “più divina che umana” ed essendo essa necessaria ma “corruttibile” ci eravamo illusi di farla amministrare dalla Giustizia con leggi preordinate, immutabili e di inesorabile verità. Alla lunga tutto si è rivelato un’illusione. Nulla più ci sorprende. Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma sul caso Cucchi, ieri la sentenza di assoluzione della commissione grandi rischi. Lo Stato si autoassolve. Stefano non è stato ucciso da nessuno la commissione grandi rischi venuta a L’Aquila, per volere del plenipotenziario della Protezione Civile Guido Bertolaso, in effetti in quei giorni svolse un ruolo mediatico-politico.

E’ evidente che come molti hanno sottolineato che stia avvenendo qualcosa in questo paese e che si ascrive ad un nuovo corso dettato dall’attuale esecutivo e da tutti i media che lo sostengono. Non sono forzature inquadrando tutto ciò in un unico disegno. La necessità di autoassolversi e quella di determinare nuove condizioni politiche, economiche e dei rapporti sociali e culturali in grado di garantire il controllo della società tutta. Dalla TAV, alle lotte operaie, alla affermazioni di giustizia per i morti dell’ILVA, dei morti della strage di Viareggio, alla devastazione della città dell’Aquila tutto deve essere ricondotto ad una normalità istituzionale. Il recinto è dettato guai ad oltrepassare la siepe. Si deve andare di concerto, gli aspetti politici economici non possono non essere accompagnati da quelli culturali. Questo enorme rivolgimento ormai in atto da diverso tempo si è accompagnato al naufragare della società aquilana. Una naufragio di stampo gramsciano. “Ebbene come ti ho detto, un simile mutamento sta avvenendo in me(cannibalismo a parte).

Il più grave è che in questi casi la personalità si sdoppia: una parte osserva il processo, l’altra parte lo subisce, ma la parte conservatrice(finché questa esiste parte significa che c’è un autocontrollo e la possibilità di riprendersi)sente la precarietà della propria posizione, cioè prevede che giungerà un punto in cui la sua funzione sparirà, cioè non ci sarà autocontrollo, ma l’intera personalità sarà inghiottita da un nuovo “individuo” con impulsi, iniziative, modi di pensare diversi da quelli precedenti. Ebbene io mi trovo in questa situazione. Non so cosa potrà rimanere di me dopo la fine del processo di mutazione che sento in via di sviluppo.” (1933 6 marzo lettere dal carcere).

Ora per evitare la completa mutazione, la precarietà, l’inghiottimento, la sottomissione, cosi come per i casi più eclatanti che avvengono in questo disgraziato paese vanno messe in campo iniziative di lotta di conservazione della memoria, di trasformazione molecolare della società aquilana. In tal senso sarebbe opportuno convocare una manifestazione di massa da tenersi al più presto presso la Piazza principale della città. Esclude la presenza di quelle forze politiche che hanno contribuito e contribuiscono alla malversazione ed all’impoverimento di questo territorio.

 

Alfonso De Amicis