Acerbo: ” BORSE LAVORO DISABILI PSICHICI: BENE RIFINANZIAMENTO, MA NON CAPIAMO RACCOMANDAZIONE DELLA REGIONE”

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La notizia che saranno rifinanziate per il 2016 le borse lavoro per i disabili psichici non può che riempire di gioia sapendo quale trauma stavano vivendo molti pazienti e le loro famiglie in queste settimane.
La protesta che abbiamo portato avanti insieme alle associazioni Carrozzine Determinate, Percorsi e alla CGIL ha conseguito il suo obiettivo immediato. Fa piacere quindi che l’assessore Paolucci abbia compreso il valore di questi percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale.

Proprio per questo troviamo che sia preoccupante la raccomandazione che il dirigente del settore programmazione socio-sanitaria e il direttore regionale indirizzano alla ASL di Pescara. Infatti nella nota inviata dopo aver rappresentato “assoluta necessità”, “forte valenza sanitaria”, di un servizio definito “essenziale” e che quindi bisogna continuare ad assicurarne l’erogazione, si aggiunge “possibilmente per un numero di pazienti non superiore a quelli attualmente in carico”.

Perché questa indicazione? Perché limitare numero? Se ci sono pazienti che attendono da anni di poter usufruire della borsa lavoro perché negare accesso? La spesa deve essere determinata da considerazioni sanitarie, cioè dai bisogni dei pazienti, non da logiche ragionieristiche che in ultima istanza determinano l’aumento della spesa invece che risparmi. Quanti pazienti finiscono dentro un circolo vizioso di ricoveri o per lunghissimi periodi dentro strutture protette con costi enormi perché non hanno avuto accesso a percorsi di riabilitazione e reinserimento? Quanto spreco comporta non offrire un’occasione di reinserimento sociale dopo un lungo percorso di cura in assai costose per le ASL strutture protette?
Non si tratta solo di non scontentare i 300 che ne beneficiano ma di garantire a tutti i pazienti che ne hanno bisogno di potere usufruirne.

Se è unanime il giudizio positivo sulle borse lavoro è il caso invece di prevedere l’ampliamento del numero dei pazienti che possano beneficiarne visto che il costo è incommensurabilmente più basso dei ricoveri in strutture protette. Quando negli anni ’90 ci battevamo e poi ottenemmo introduzione borse lavoro si trattava di una sperimentazione dentro progetti obiettivo. Oggi è incontrovertibile che si tratta di un percorso che funziona e quindi è ora che la programmazione regionale ne tragga le conseguenze.
Sarebbe opportuna una riflessione complessiva sulla salute mentale per una giusta allocazione delle risorse e finalmente adeguate strategie volte all’aumento del numero delle borse lavoro, dei gruppi appartamento, delle case famiglia. Investire in percorsi che costano poco ma funzionano è doveroso anche per affrontare il risanamento della spesa sanitaria regionale evitando la logica stupida e cieca da tagli lineari che in questo campo non fa altro che aumentare la spesa.

Maurizio Acerbo e Viola Arcuri, Rifondazione Comunista

Guido Bertolaso

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In questi giorni la stampa nazionale, ma soprattuto quella locale è
piena di commenti, a volte feroci altre volte di consenso, circa la
candidatura a sindaco di Roma di Guido Bertolaso. Un uomo potente,
capace di ramificare i propri contatti e le proprie referenze nei
svariati mondi della politica, degli affari, e anche con le alte
gerarchie ecclesiastiche. Un plenipotenzario che oggi è attaccato da
più parti per la sua attività spesso al limite della legalità, con
coni d’ombra che lasciano più di un sospetto. Tutte critiche sensate e
giuste, democraticamente fondate. Tuttavia Guido Bertolaso è stato
anche altro, ha interpretato in modo forte, mediatico, un modello
politico e istituzionale che ha fatto e tuttora fà tendenza verso un
funzionalismo amministrativo-politico di stampo europeo. Sono
fortemente persuaso che a questo modello di potere ormai
sovranazionale le classi dominanti impiegano una quantità di risorse,
energie affinché il loro potere vada in un certo modo piuttosto che in
un altro. Bertolaso attraverso la gestione dei rifiuti a Chiaiano
prima ed a L’Aquila dopo è stato interprete magistrale di quella
politica che vede un costante processo di esclusione e
marginalizzazione politica delle masse popolari, dei cittadini, di
quel popolo portatore di legittimi interessi. E per dovere di verità
va ricordato come quella nomina fu condivisa da entrambi gli
schieramenti. A Chiaiano come commissario straordinario sui rifiuti fu
nominato dal governo Prodi, viceversa a commissario straodinario ed
emergenziale per il terremoto fù nominato dal governo Berlusconi.
Nella sua linearità e semplicità questo esempio ci ricorda proprio
come l’affermarsi di una determinata Weltanschauung come la chiamano i
tedeschi cioe(concezione del mondo, della vita, riferito a un gruppo
umano o a un popolo)determini e delimiti le regole del gioco in un
determinato contesto storico. Ora gli storici sanno bene che quando si
mettono in moto dispositivi emergenziali essi costituiscono il
retroterra culturale e politico dei regimi totalitari. Negli anni che
precedettero la salita al potere di Hitler, ad esempio i governi
sicialdemocratici di Weimar avevano fatto un tale ricorso allo stato
di emergenza che è lecito dire che la Germania aveva smesso di essere
una democrazia parlamentare già prima del 1933. Così in un una
situazione di stato emergenziale le operazioni immediate sostituiscono
quello che di solito è appannagio di una democrazia normalmente
funzionante. Consigli Comunali, territoriali, apparati giudiziari,
stampa ecc. Essa viene di fatto superata dal funzionalismo degli
apparati calati dall’alto in nome di una emergenza vera o presunta.
Tutti ricorderanno la neo-lingua imposta subito dopo il 6 aprile.
DICOMAC-COM , CAPI CAMPO ecc. ecc. e quindi una rapida dissoluzione
delle istituzioni pubbliche. Oggi quell’aspetto, ai molti orripilante
è sostituito dall’algido logaritmo della finanza. Perché chi determina
tutto il flusso finanziario della ricostruzione è deciso in Europa,
qui si decide solo di contratti di secondo livello. Una democrazia
ampiamente commissariata. Con quel cambiamento politico imposto dal
nostro Commissario ci fù un salto nello statuto politico e giuridico
dei cittadini e del popolo che si reputavano depositari della
sovranità. In uno
stato di emergenza si osserva “una tendenza irrefrenabile verso una
depoliticizzazione progressiva dei cittadini, la cui partecipazione
alla vita politica si riduce a sondaggi elettorali. Tale tendenza è
ancora più inquietante se si considera che era stata teorizzata dai
giuristi nazisti, che definivano il popolo come un elemento
sostanzialmente impolitico al quale lo stato deveva garantire
protezione e crescita.”…”Quello che bisogna capire però è che quando
si depoliticizzano i cittadini poi l’unico modo di farli uscire da
questa passività è mobilitarli con la paura….”(Giorgio Agamben
“Dallo Stato di diritto Allo Stato di Sicurezza”). E quando
progressivamente si applicano simili politiche è lecito attendersi una
dissoluzione rapida e irreversibile delle istituzioni pubbliche. Ed in
tal senso se si guarda agli ultimi avvenimenti di carattere
amministrativo e politico tutto torna. Qualsiasi avvenimento di un
certo rilievo, spesso viene, o è sempre commissariato: dal’Expò, al
Comune di Roma, e abbiamo persino un commissario agli appalti. Ma
l’elenco potrebbe continuare. Si propaganda prima l’unutilatà della
democrazia, in nome della corruzzione diffusa, quindi si impongono le
regole dell’eccezionalità, dell’emergenza. Bisogna ammettere, anche a
distanza di tempo come la figura di Bertolaso ed il suo fare, abbia
corrisposto ad una forma politica post-democratica ed autoritaria. Io,
non so se l’agire politico e amministrativo di questo personaggio sia
stato supportato da tale consapevolezza, tuttavia ha sicuramente
interpretato una tendenza che oggi si dispega non solo nel nostro
paese ma è in opera in tutto il continente europeo con la scusa del
terrorismo. Ora criticare tutte le malefatte di Guido Bertolaso
“prestato” alla Protezione Civile è giusto e necessario, tuttavia a me
pare che questa opera di sfondamento della democrazia formale per
quanto traballante sia la cosa più seria e importante da sottoporre
alla riflessione ed alla critica più attenta.

Alfonso De Amicis

Giovedì 18 Febbraio iniziativa sul fiume Vera con Enrico Perilli

 

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Giovedi 18 Aprile, alle 17.30 Presso gli Usi civici di Tempera iniziativa
sulla Riserva del Vera e sulle sue prospettive.

Interverranno: L’Assessore Maurizio Capri, Il Presidente della
Commissione Ambiente e Territorio Enrico Perilli, il consigliere
comunale Giustino Masciocco il consigliere della X Circoscrizione
Stefano Innocenzi.

Prc L’Aquila:Comunità Montana Montagna dell’Aquila, chi gioca sulla pelle dei lavoratori?

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Sono ormai 3 mesi che un contenzioso tra la Comunità Montana Montagna dell’Aquila e la Cooperativa Veredeaqua blocca circa 250 mila Euro necessari per saldare le spettanze arretrate di 39 lavoratori dei servizi sociali. Oggi, in presenza di un accordo sindacale sottoscritto e ribadito in più assemblee tra i lavoratori e la Cooperativa, non capiamo la ragione per cui, in una situazione di urgenza, tutti gli appuntamenti tra i legali delle parti, finalizzati a chiudere la conflittualità, saltino per motivi che appaiono pretestuosi. Bloccare la controversia è la condizione necessaria per dare operatività all’accordo. A questo punto è lecito domandarsi se le risorse siano ancora a disposizione dell’ente o se la Comunità Montana ha deciso di impiegarle in altro modo. Chi sta giocando con la pelle dei lavoratori? chi ha interesse a non chiudere il contenzioso con la Cooperativa? per quale motivo? Inoltre cosa pensano i sindaci del comprensorio? domande queste che esigono una risposta in tempi brevi. Sollecitiamo pertanto il sindacato e la politica ad uscire dalle proprie stanze e moltiplicare gli sforzi. Se la rete dei servizi sociali nei territori montani aquilani è ancora in piedi lo dobbiamo solo a gente che lavora quasi gratis da anni in un contesto di smobilitazione di mezzi e risorse progressivo ed inesorabile.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Crollo

 

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La situazione non è eccellente. Da tempo i catasfrofisti, gli
economisti eteredossi vanno mettendo in guardia sulla possibilità di
un ulteriore crollo della finanza e dell’economia internazionale. Le
elites globali imbevute di retoriche suggerite dagli economisti
mainstream fanno difetto di “analisi concreta della situazione
concreta”. Così si guarda al caos, dietro la porta con fatalismo.
Molti sono sgomenti sulla situazione economica mondiale. Mario Draghi
ripete l’esorcismo di qualche anno fa: “Whatever it Takes” (Costi quel
che costi). Ma il pericolo attuale non è paragonabile minimamente a
quello del 2008. Il pericolo è quello di una crisi di sovvraproduzione
globale e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse
non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a
costo zero, e da un paio di anni il petrolio scende ininterrotamente.
Ciononostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava,
tende a divenire, di nuovo recessione. Il problema chiave in fondo è
semplice: tutto può essere prodotto a un costo bassissimo, tale da
spazzar via in un attimo produttori-imprese, filiere, interi paesi-che
fin qui erano stati trainanti. Ma le stesse ragioni che hanno portato
i prezzi di qualsiasi merce al limite dell’azzeramento del profitto
sono anche quelle che hanno strozzato la domanda globale(esempio bassi
salari). Chi compra, se tutti hanno un margine(salariale prima di
tutto)azzerato? Nessuno. Non è una risposta scontata. E’semplicemente
l’unica. Mentre siamo dentro questo caos sistemico il nostro
presidente del consiglio fà il gradasso con l’Europa. Tuttavia come ci
suggerisce Alessandra Daniele questo rapporto con l’Unione Europea è
uguale a quello di Giandomenico Fracchia con il suo capo ufficio.
Fracchia si fingeva spavaldo e deciso di fronte ai colleghi,
promettendo di affrontare e umiliare l’arrogante capufficio, per poi
al suo cospetto trasformarsi in un cagasotto strisciante e servile
fino all’autoumiliazione. Però il nostro presidente del consiglio è
pronto per una nuova avventura militare in Libia, e naturalmente senza
che il parere degli italiani venga richiesto così come di nuovo si
aggira l’art.11 della Costituzione che si vorrebbe presto cancellata.
Convenientemente gli italiani vengono distratti dallo spauracchio
dell’utero in affitto o dallo spettacolo di Sanremo. Una manovra
diversiva per dissuadere, distolgiere, l’attenzione dall’escalation
bellica e dall’approssimarsi della tempesta perfetta. Anzi va
ripetendo che l’Italia non è al centro della crisi. Le nostre banche
sono solide anche se devono rinnovarsi. Come è riuscito a spacciare
se stesso, il suo governo di riciclati figli di papà da limpidi
Absolute Beginners, in una squadra di temerari e rottamatori è una di
quelle storie italiane ancora tutta da raccontare. Anche se va
precisato come stampa televisione e social network sono li a pomparlo
al limite della tossicità. Tanto lo si può cambiare in qualsiasi
momento. I piloti automatici abbondano. Ma la realtà ha la testa più
dura della propaganda e della manipolazione. Priama o poi i fiumi
carsici emergono con tutta la loro potenza. Aiutiamoli.

 

Alfonso De Amicis

Acerbo: VERGOGNOSO TAGLIO BORSE LAVORO PER DISABILI PSICHICI: NEANCHE CHIODI LO AVEVA FATTO

ACER

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi associo alla protesta di Claudio Ferrante dell’associazione Carrozzine Determinate riguardo al mancato rifinanziamento delle borse lavoro per i disabili psichici:
http://certastampa.it/…/la-regioneabbandona-i-disabili-inv…/

Come Rifondazione Comunista fummo protagonisti insieme alle associazioni dei familiari come Percorsi dell’introduzione di questa opportunità di reinserimento e riabilitazione.
Nel corso degli anni sono sempre state rifinanziate. Ora si cancellano le borse lavoro per distrazione e disinteresse di una Giunta Regionale che di sinistra non ha nulla.
Voglio ricordare che tutte le famiglie e gli operatori hanno potuto verificare l’utilità di un percorso che lungi dall’essere interrotto andrebbe esteso a tanti altri pazienti.
Dal punto di vista della spesa sanitaria costa meno del soggiorno presso strutture private dove inevitabilmente torneranno i pazienti che soffriranno nuove crisi.
Finora la nuova giunta sulle questioni della salute mentale è stata completamente assente mentre ci sarebbe bisogno di un potenziamento dei servizi territoriali e dell’apertura di case famiglia e gruppi appartamento oggi del tutto insufficienti.
Non solo non si progredisce ma addirittura si torna indietro rispetto alle conquiste degli anni passati.

 

Maurizio Acerbo, ex-consigliere regionale Rifondazione Comunista

Sevel e carichi di lavoro: la Fiom ha ragione, colpevole latitanza politica regionale

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Ci sentiamo in dovere di fare un plauso alla Fiom per la dichiarata volontà di coinvolgere la Asl per verificare le ricadute psico-fisiche sui lavoratori Sevel. Insieme ai metalmeccanici della Cgil, da anni denunciamo i rischi a cui i lavoratori sono sottoposti per l’aumento dei ritmi di lavoro, anche a causa dell’applicazione della metrica Ergo-Uas (sulla quale invitiamo a leggere il nostro opuscolo). Ci chiediamo, invece, come fanno i sindacati firmatari del contratto speciale Fiat a non accorgersi che centinaia e centinaia di lavoratrici e lavoratori subiscono una pressione che risulta insostenibile.
E’ bene ricordare che i ritmi di lavoro elevati sono causa di malattie professionali, con danni permanenti all’apparato muscolo-scheletrico e ricadute psichiche per lo stress correlato al lavoro. L’Abruzzo, negli ultimi anni, ha avuto una crescita esponenziale di questo tipo di malattia, che, al di là della fredda statistica, significa per molte lavoratrici e molti lavoratori essere esclusi dal ciclo produttivo per ritrovarsi il danno psico-fisico e la beffa della disoccupazione.
Sono passati quasi due anni da quando Rifondazione Comunista, allora presente in Consiglio Regionale, riuscì a far passare una risoluzione con la quale si faceva notare come malattie professionali e infortuni sono causati spesso da significativi mutamenti dell’organizzazione del lavoro, perseguiti specialmente attraverso: flessibilità, precariato, ritmi produttivi accelerati, processi di esternalizzazione di cui anche Sevel si avvale in maniera rilevante nel suo processo produttivo.
E’ evidente, inoltre, che i ritmi di Sevel sono spesso replicati dalle aziende fornitrici di componenti o servizi, con conseguente generalizzata accelerazione dei ritmi produttivi e conseguente aumento dei rischi di infortunio e malattie professionali su un intero comparto produttivo.
Su questo tema avevamo chiesto che la giunta regionale (allora di centrodestra) si impegnasse, tra le altre cose, a sensibilizzare la Sevel a porre maggiore attenzione all’osservanza dei migliori criteri prevenzione e protezione dai rischi per i lavoratori e ad attivare urgentemente un tavolo congiunto con l’Inail, le Province, gli Ispettorati del Lavoro, gli imprenditori e le organizzazioni sindacali dei lavoratori per elaborare una più puntuale strategia di prevenzione da tradurre in leggi adeguate e nuovi strumenti di controllo.
Purtroppo, la scarsa sensibilità della giunta di centrodestra non ha dato seguito a quegli impegni. Ce lo aspettavamo. Purtroppo non ci aspettiamo molto di più dall’attuale giunta regionale di centrosinistra, che sugli stessi temi ha mostrato finora pari indifferenza. Intanto, le lavoratrici ed i lavoratori escono spesso dalle fabbriche con le ossa rotte, con un salario che non è adeguato ai carichi di lavoro ed ai sacrifici loro imposti e senza alcun riconoscimento per i propri sforzi, che si traducono in produzioni da record e lauti profitti solo per manager come Marchionne.

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC

Marco Fars, segretario regionale PRC Abruzzo

ARANCE PER KOBANE!

Gaza

 

 

 

 

 

 

 

 

Tornano a Pescara gli agrumi contro mafia e sfruttamento.

MARTEDI’ 2 FEBBRAIO arrivano a Pescara 1000 Kg di ARANCE NAVEL/TAROCCO BIOLOGICHE da piccoli produttori solidali della Calabria.
Le arance verranno distribuite presso lo SPAZIO SOCIALE della FEDERAZIONE PRC in Via F.Tedesco 8 a PESCARA da MARTEDI’ 2 A GIOVEDI’ 4 FEBBRAIO dalle 16:30 alle 20:00
PRENOTATE il vostro sacchetto da 5 Kg a 8 euro chiamando i seguenti numeri: 333.8730156 Paolo, 392.7842078 Marco, 349.0668557 Francesco.
Le arance sono di qualità Navel/Tarocco, biologiche di prima qualità. Verranno vendute a 1,6 € al kg di cui:
– 1,50 € coprono i costi di produzione, lavoro, trasporto, iva
– 0,10 € contributo alla RICOSTRUZIONE DI KOBANE
Nel nostro Paese ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane. Per questo anche quest’anno abbiamo deciso di distribuire tramite un canale del tutto autorganizzato gli agrumi di piccoli produttori calabresi. Nel farlo abbiamo deciso di devolvere il ricavato della vendita alla ricostruzione di Kobane.
Chi è disponibile a darci una mano per lo scarico delle cassette o coprire un turno di distribuzione può chiamare al 333.8730156 (Paolo) o mandare una mail a gcpescara@libero.it o rifondazione.pescara@gmail.com.
Sin da ora vi invitiamo a prendere le ordinazioni. Di seguito il volantino con maggiori informazioni.

ARANCE PER KOBANE
TORNANO A PESCARA GLI AGRUMI CONTRO MAFIA E SFRUTTAMENTO

Nel nostro Paese ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane e da ottobre ad aprile vengono sfruttati all’inverosimile fino a non ricevere, in alcuni casi, la paga. Rosarno come Castel Volturno, Palazzo san Gervasio, Foggia, Nardò, Saluzzo, Potenza e non solo. Ghetti senza acqua né luce, guerra tra poveri e sfruttamento, è questo il capitalismo nelle campagne, la lunga filiera che porta il “Made in Italy” sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alle grandi aziende. La grande distribuzione stabilisce il prezzo di acquisto dai produttori, un prezzo-ricatto che le imprese sostengono con l’abbattimento dei costi di manodopera, con lo sfruttamento, il lavoro nero e grigio, il caporalato e la criminalità organizzata a dettar legge. Inoltre con la crisi economica sono accelerate le dinamiche di abbandono dei campi e accaparramento delle terre, i piccoli produttori e i contadini sono costretti a vendere la terra o buttare i raccolti.
NOI VOGLIAMO ALTRO!
Vogliamo rompere le catene della schiavitù e dello sfruttamento! Vogliamo coltivare uguaglianza e integrazione!
Per questo anche quest’anno abbiamo deciso di distribuire tramite un canale del tutto autorganizzato gli agrumi di piccoli produttori calabresi che hanno intrapreso un cammino diverso per una produzione etica libera da mafia e sfruttamento. Per offrire un’alternativa praticabile ai piccoli contadini, per far capire coi fatti che la soluzione alla crisi non passa attraverso lo sfruttamento di chi è più debole ma può nascere solo dalla solidarietà e dalla cooperazione sociale. Per i braccianti immigrati, per favorire l’emersione dal lavoro nero grazie all’applicazione ai produttori di un prezzo equo che ne consente la regolarizzazione. Per la resistenza contadina, per contrastare l’accaparramento di terre ad opera di speculatori, multinazionali e blocco mafioso-clientelare che delinea un nuovo latifondo.
Nel farlo abbiamo deciso di devolvere il ricavato della vendita alla ricostruzione di Kobane. Nel luglio 2014 i miliziani dello Stato Islamico hanno portato morte e distruzione nel Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale. Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista. Oggi la nuova sfida è la ricostruzione, dei suoi edifici ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro. Kobane non è solo una città, è un simbolo di libertà e determinazione, è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza.
Crediamo che un altro mondo sia possibile, è ora di praticarlo! Attiviamo un circuito solidale di risposta alla crisi dal basso per difendere il lavoro e salvare la terra.

RIFONDAZIONE COMUNISTA PESCARA – GIOVANI COMUNISTE/I PESCARA
e-mail: rifondazione.pescara@gmail.com – gcpescara@libero.it
web: www.rifondazioneabruzzo.org
Facebook: Rifondazione Abruzzo – Giovani Comunisti-e Pescara

A proposito di Startup

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Non tutto è oro quello che abbaglia. Cosa si nasconde dietro i “nuovi
lavori” dietro il cosiddetto lavoro della conoscenza. Il processo che
ha portato all’allontanamento del lavoro vivo dai luoghi fisici di
cocentrazione produttiva è sicuramento il combinato di
ristrutturazione capitalistica tesi a ridurre la forza degli operai in
fabbrica e poi una nuova frontiera per la valorizzazione del capitale
e di nuove forme di sfruttamento. Quando si parla di queste nuove
frontiere del lavoro è lecito porsi alcune domande: fino a che punto e
che cosa accomuna la condizione di lavoro del lavoratore autonomo e il
lavoratore precario? La presunta autonomia del lavoro dipendente(ma
anche del lavoratore autono) nelle imprese a rete rispecchia molto la
retorics degli apologeti della new economy, più che i processi reali.
Anche dentro questi nuovi processi produttivi e di lavoro vi è quindi
precarietà intermittenza di reddito, assenza di tutele e diritti,
riduzione temporale delle aspettative. Una condizione che accomuna
questi ultimi alla gran massa dei lavoratori ormai globalizzati.
Paradigmatico il caso dei blogger dell’Huffington Post sul cui lavoro
gratuito si fonda il successo di questa testata. Alle timide richieste
di percepire un compenso per il loro lavoro, si sono sentiti
rispondere da Arianna Huffington: “Siete pagati dalla visibilità che
ottenete pubbligando sulle nostre pagine”.Sulle Startup,
sull’esaltazione dell’autoimpiego ci sono dati impietosi che non
lasciano scampo all’autoinganno. Dati che si riferiscono all’
Inghilterra: il 60% delle startup personali fallisce in meno di un
anno, l’80% entro tre anni. Ma dagli Stati Uniti la patria delle
tendenze moderniste arrivano notizie ancora peggiori in merito al
presunto contributo delle startup alle soluzioni del problema della
disoccupazione giovanile: le pagine economiche rivelano come le grandi
Internet Company non comprino più le startup allo scopo di integrarne
le attività nel proprio ciclo produttivo, ma solo per assicurarsi la
collaborazione dei loro talentuosi fondatori e/o arricchire il proprio
portafoglio di brevetti, dopodiché l’impresa acquisita viene “buttata
via” assieme alle persone che vi lavorano. Nei periodi di crisi
avviene quanto ci suggerisce Joseph Schumpeter che i capitali i
saperi le tecnologie hanno una concentrazione potente e inarrestabile.
Insomma giovani che si consegnano nell’aforisma dei feilici e
sfruttati. Non sanno di essere una classe in se ma non una classe per
se.

 

Alfonso De Amicis