Nessun futuro per L’Aquila nell’Europa della Merkel

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Di Roberto Santilli giornalista di Abruzzoweb

 

L’Europa muore sotto i colpi di un manipolo di individui con un potere immenso tra le mani. E le genti d’Europa nella maggior parte dei casi sono impegnate a curare il giardinetto fuori casa (o a occuparsi, nei momenti ‘morti’, del dannosissimo gioco del calcio come fa il sottoscritto), un metro quadrato di spazio ancora per poco respirabile in mezzo a un disastro economico da star male per decenni, convinte, o illuse, di potersi salvare le chiappe, di riuscire a tenersi a distanza di sicurezza dalla tempesta. È impossibile riassumere in poche righe le motivazioni, psicologiche prima di tutto, che impediscono a milioni di persone di considerare il tracollo economico e sociale europeo come l’unico frutto possibile di quell’albero malato, perché malato è stato voluto e cresciuto, chiamato Eurozona, da cui o si esce o si resta schiacciati, nessuna via di mezzo è possibile.

Ma se si dà un’occhiata all’Aquila terremotata, si può capire più di qualche passaggio. La città peggiora ogni giorno di più nonostante qualche cantiere, anche importante, sia partito, una dinamica che somiglia in modo inquietante a ciò che succede nelle realtà economicamente indecenti ma comunque ‘alla moda’ e dal bicchiere spacciato come mezzo pieno: lavori come uno sguattero (se lavori), puoi permetterti una bella tv e un bel paio di pantaloni, ma dormi in un tugurio e non hai accesso a ciò che conta di più nella vita: una casa tua, una comunità sana di cui sentirti parte, un lavoro che ti permetta di crescere, di migliorare, di non ammalarti o di curarti senza perdere tutto ciò che hai se ti ammali e di godere, domani, di una vecchiaia decente, guardando i tuoi figli fare ciò che hai fatto tu qualche anno prima. L’Aquila questo è. L’Aquila di questi anni, come l’Italia di questi anni.

Quando lo sviluppo se ne va per affari suoi, quando è una questione non coordinata e aperta a tutti, chi resta fuori dal gioco , sostanzialmente, muore, isolandosi e convincendosi che un misero fazzoletto riciclato non si sa bene come sia in fondo meglio di niente e che quelle regole ormai cristallizzate siano giuste e impossibili da cambiare. Del resto, se tutti chiedono un affitto di 600 euro per una caverna e se quella caverna oggi la chiami casa, perché ribellarsi?. Oppure, nei casi addirittura peggiori, lanciandosi in battaglie che in un momento storico come questo non sono prioritarie e altro non fanno che rimescolare le acque, impedendo la comprensione radicale, completa, assoluta, di ciò che accade sopra di noi e quindi da noi, qui, a casa nostra. Andiamo più spediti. Qualche giorno fa Guy Abeille, il funzionario francese che ha inventato il vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit/pil, il vincolo per cui L’Aquila intesa come città con un futuro degno di essere chiamato tale, non un’accozzaglia di monumenti a uso e consumo di quattro randagi fermi al presente e al passato, ha ammesso: “Serviva un numero facile da ricordare da sbattere in faccia ai ministri francesi che chiedevano soldi”.

Insomma, l’elemento macroeconomico che sta polverizzando le democrazie europee (L’Aquila è in Europa e dipende dall’Europa, lo sapevate?), democrazie imperfette certo ma non per questo da strangolare, è una balla colossale. Una frase del genere dovrebbe provocare una rivolta da leggenda, invece in Italia, più che altrove, si sprecano energie, tempo, idee, dietro alle pagliacciate degli sprechi pubblici e delle altre diavolerie inventate dai servi dei demoni europei e generalmente sovranazionali. Un sottosegretario appena entrato sulla scena, al contrario, conferma: il 3 per cento non si sfora.

Più Europa, più nazismo, più crimini. Chiaro, sì? E intanto si continua a ignorare, a questo punto non importa più se consapevolmente, la differenza fra un cancro e un prurito alle parti basse. Così come si continua a ignorare il funzionamento di uno Stato con una sua sovranità monetaria e di bilancio, (l’Euro ha distrutto i fondamentali della nostra democrazia, non una puttanella in quel di Arcore), puntando il dito contro ciò che mai, mai, può annientare l’economia di un Paese, vedi auto blu, evasione fiscale, quella che oggi salva le aziende italiane altrimenti destinate a una corda appesa a una trave), e altre sciocchezze assortite. In conclusione.

Era il 24 giugno del 2013. Al dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia, lo staff tecnico dell’allora vice ministro Stefano Fassina, rispondeva, lo riassumiamo, all’economista statunitense Warren Mosler: le sue proposte con cui reperire i circa 6 miliardi che servono per rimettere in piedi L’Aquila, non coincidono con gli accordi che il governo di Enrico Letta ha preso con la Germania di Angela Merkel. Erano proposte che al rapporto deficit/pil, quello di cui sopra, quello fissato al 3 per cento senza alcuna motivazione scientifica, facevano forse un po’ di solletico, cioè non lo toccavano sul serio, anzi, permettevano il rientro di quattrini nelle casse dello Stato. L’ennesimo governo non eletto, abusivo, antidemocratico e insolente, si è insediato in Italia, promettendo agli italiani favolette senza valore o ricette economiche che porteranno l’Italia, definitivamente, a una condizione kosovara. Da quel giugno del 2013, cui si era arrivati sanguinanti a causa dei colpi inferti da un sadico cadavere ambulante servo di criminali in giacca e cravatta come Mario Monti, che nell’unica visita all’Aquila non si è beccato manco un uovo in faccia, le cose sono decisamente peggiorate.

Il ‘nuovo che avanza’ Matteo Renzi è costretto, per carriera, a fare lo spogliarello davanti a Hitler con la gonna, la signora Merkel. I voti ai negri d’Europa, noi tutti, li dà quella bionda là. Questa è la realtà dei fatti. Ma all’Aquila c’è chi preferisce dannarsi l’anima per inchieste patetiche e ombre del potere che conta sul serio e che ci uccide giorno dopo giorno. Poi arriva un sottosegretario alla presidenza del Consiglio come Graziano Delrio, che senza indugi fa sapere agli strangolatori di Francoforte e Bruxelles che l’Italia farà la brava e non si azzarderà a sforare quel maledetto e fasullo 3 per cento. In manicomio non saprebbero da dove cominciare.

Amen.

Voglio apparire!

Macrino_d’Alba,_Autoritratto;_Tempera_su_tavola;_Torino,_Museo_Civico_d’Arte_Antica










Me sa che se m'iscrivo (no aji terristi eh) all'assemblea cittadina
New Town me pubblica quae cosa!

                       IL DUCA GAGLIARDO DELLA FORCOLETTA

ROSS@ non darà sostegno alla lista Tsipras.

rossa
















ROSS@ non darà sostegno alla lista Tsipras. Non non ci identifichiamo
collettivamente con questa lista. Essa fondamentalmente è una lista
civica sostenuta da diversi partiti. Noto che tra i promotori della
lista c'è SEL. Vorrei ma non posso. Come nel vecchio refrain
stalinista il tatticismo esaperato diventa il solo orizzonte
possibile. Succubi di poteri nazionali e sovranazionali cercano una
salvezza dentro la lista "Con Tsipras per un'Altra Europa". Cosi come
riteniamo schizzofrenica la posizione del PRC nei confronti
delcentrosinistra. L'appoggio dato al candidato sardo del PD ha
colpito negativamente. Hanno sostenuto uno che ha fatto dichiarazioni
di fuoco sull'art.18. Una caposaldo di democarzia e civilta giuridica.
Non un fatto secondario. In sostanza, tre sono gli elementi di critica
che ci differenziano da queste forze ibride. Il primo riguarda
L'Europa, il secondo i contenuti della battaglia in Italia, e il terzo
lo schieramento che in Italia lo sostiene. E' evidente che noi ci
rendiamo conto dei contenuti della lista Tsipras  rispestto a Shultz.
Questa lista italiana è sempre dentro a quella idea tutta nostrana per
cui ci si unisce per raggiungere il quorum, ma con una mancanza totale
di un progetto comune. Non c'è una chiara rottura nei confronti del
centrosinistra, che tra l'altro in Italia è l'architrave delle
politiche di austerità e del fiscal compact. Il PD è un avversario a
tutto campo. Esso va combattuto è sconfitto. Non ha alcuna forma e
sostanza sia pur minima che corrisponda al sostantivo "SINISTRA". Si
vorrebbe creare SYRIZA ma non c'è la più pallida idea e volontà nel
procedere verso questa direzione. Tuttavia quello che ci divide in
modo sostanziale è il giudizio sull'Europa, sull'euro sul ruolo della
troika verso i popoli europei e soprattutto verso i paesi considerati
PIIGS. Uno dei punti cardini della coalizione è quella di rimettere in
discussione  l'austerità e proporre ciò attraverso una conferenza
europea che dimezzi il debito. Questa mossa avrebbe poco spazio. La
Germania la farebbe immediatamente fallire. Molti paesi lo sanno, che
il debito può essere ristrutturato ma solo incambio della chiusura
degli ospedali e dell'intero stato sociale. E' una pia illusione
quella di sedersi su un tavolo che non c'è. Oggi l'Europa reale è
quella della tecnocrazia politica e finanziaria che impone le
politiche liberiste in totale accordo con governi di centrodestra e
centrosinistra. Se si vuole cambiare bisogna rovesciare il tavole e
rompere con queste politiche. Bisogna rompere con i trattati e con
l'euro. Per questo motivo abbiamo indetto con altre forze sociali,
centri sociali la mobilitazione per il giorno 12 aprile contro
l'Europa della TROIKA. Bisogna rompere la macchina e disdire i
trattati. Bisogna smetterla di avere il tabù dell'euro. La sinistra
europea ha già fatto un grossolano errore nel non adottare il piano
Lafontaine della Linke tedesca. Egli proponeva, non il ritorno qua e
la alle monete nazionali, ma la messa in discussione dell'euro ovunque
e quindi non la moneta unica ma una moneta comune. Tutta la la
costruzione liberista deve essere messa in discussione e per farlo non
si può non avere la sovranità democratica sulla moneta. Noi la
chiamiamo condizione necessaria ma non sufficiente. Oggi la BCE è una
banca di mercato che sulla base dello spread amministra la nostra
economia. Bisogna distruggere le politiche liberiste e liberali che da
trenta anni dominano nel nostro continente. Bisogna ripubblicizzare
tutte le scelte economiche. Quindi tutto il sistema bancario va
nazionalizzato per finanziare politiche di UGUAGLIANZA sociale e piena
occupazione. Sappiamo bene che è una soluzione difficile e
controcorrente, ma essa è, rappresenta una soluzione. Una soluzione
progressivamente si sinistra. Quella più mediaticamente popolare di
democratizzare l'Europa delle banche lasciando l'euro e trattati
appare più raggiungibile ma tuttavia non risolve nulla. Chiudo con
quanto scritto da Emiliano Brancaccio  sul sul suo Blog dal titolo
"Sono onorato per gli appelli ma non mi candido". "... è inutile
negarlo, Alexisis Tsipras è in una posizione delicata. Per molte
ragioni, non ultima la sua possibile ascesa al governo della Grecia,
egli potrebbe essere indotto a tenere la sua dialettica rigidamente
confinata nei limiti angusti di una incondizionata fedelta all'euro.
Se cosi fosse, il perimetro della sua azione potrebbe restringersi al
punto da soffocare l'indubbia forza attrattiva della sua candidatura
alla presidenza della commissione europea. Eppure nel testo di
investitura, egli ha scritto che " L'Unione Europea sarà democratica o
cesserà di esistere. E per noi, la Democrazia non è negoziabile". La
Democrazia per l'appunto: non la moneta unica, né il mercato unico
europeo.Sarebbe un dato interessante se Tsipras centrasse la sua
campagna su queste due parole. La lista italiana e le altre forze
europee che le sostengono ne traebbero notevole vantaggio. E le
possibilità di anticipare gattopardi e ultranazionalisti
aumenterebbero. Staremo a vedere"
In aquilano verrebbe da dire "ci sinti, fra'"

   per ROSS@ L'AQUILA Alfonso De Amicis

La sfida per salvare i servizi sociali

votazioni

 

 

 

 

 

 

Con l’imminente avvio della campagna elettorale per le elezioni regionali cresce la necessità di porre il tema del finanziamento della rete dei servizi sociali non solo al centro del dibattito, come qualcuno tenterà di fare, ma soprattutto di farne una vera priorità amministrativa per le forze che si candideranno alla guida della regione.

Da anni Rifondazione Comunista conduce la propria azione sostenendo a tutti i livelli le istanze dei lavoratori del settore e favorendo gli interessi delle categorie più deboli. Oggi nel nostro territorio stravolto dal sisma ogni operatore sociale deve sostenere a proprie spese il costo di spostamenti lunghissimi per raggiungere gli utenti impoverendo così paghe orarie già misere.

Si prevedano gare d’appalto per l’assegnazione dei servizi nelle quali il riconoscimento del rimborso chilometrico sia obbligatorio e vincolante all’assegnazione del bando, si riconosca al lavoratore l’anzianità sul servizio e si garantisca sempre il riassorbimento nel passaggio da una cooperativa all’altra rispettando il Contratto Collettivo Nazionale delle Cooperative Sociali.

Individuare risorse economiche certe per rifinanziare i Piani di Zona, per ricostruire la rete sociale nei piccoli centri montani e per mantenere almeno gli attuali livelli assistenziali, farà la differenza tra il possibile sviluppo di questa regione che oggi può ancora scegliere se provare a costruire un modello di sostegno alle persone adeguato o se gradualmente smantellare i servizi, come gli inesorabili tagli di questi ultimi anni fanno temere. In questo difficile contesto di spending rewiew, con i vincoli europei capestro che al di là delle propagande governative sarà difficile superare, la sopravvivenza dei servizi sociali passerà solo dalla ferma e netta volontà di individuare risorse certe per promuovere tutte le azioni necessarie alla difesa delle categorie più deboli della popolazione e degli operatori del comparto. Noi come sempre faremo la nostra parte.

 

 

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila Circolo “A Casamobile”

Ma che recostruisci! Ma che recostrusci!

idea

 














Cialente in preda a deliri mistici mentre pedala con un mezzo
improbabile, chiede al Principe , primo ministro:
Ehi Matteo, sono Massimo me li dai i soldi per la ricostruzione?
Massimooo Prrrrrrrrr.........................
La signora Stefania, colei che saltò sul carro di Matteo spiazzando tutti, TACE.

                           IL DUCA GAGLIARDO DELLA FORCOLETTA

Rifondazione Comunista sostiene la lotta dei lavoratori della Micron contro la delocalizzazione

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All’indomani dello sciopero di ieri 26 febbraio, Rifondazione sostiene la lotta dei lavoratori e lavoratrici della Micron, a partire dallo sciopero previsto per il prossimo 7 marzo.

Finora l’atteggiamento della multinazionale, interessata solo alla massimizzazione dei profitti in un settore non colpito dalla crisi e caratterizzato da elevata competenza dei lavoratori, è stato completamente irresponsabile riguardo la tutela dei livelli occupazionali, decidendo di licenziare con procedura di mobilita’ 419 lavoratori su un totale di 1.028, distribuiti in tutta Italia ed interessando quindi anche il sito produttivo di Avezzano.

Non contenta, la Micron ha proposto irricevibili trasferimenti in altri continenti dei lavoratori e lavoratrici. Il paradigma della mobilità estrema dei capitali e delle merci viene applicato crudamente dalle cose all’esistenza delle persone.

Il governo non dovrebbe permettere simili iniziative a fronte degli ingenti finanziamenti pubblici erogati all’azienda, le istituzioni locali dovrebbero mobilitarsi con estrema urgenza e i lavoratori devono portare avanti uniti la lotta contro la delocalizzazione della produzione.

In Francia è stata recentemente approvata una legge contro le delocalizzazioni, che prevede, per le imprese che contano oltre 1000 dipendenti, l’impegno a cercare acquirenti in caso di chiusura di impianti e che in caso di esito negativo l’azienda si vedrebbe comminata una multa di 28 mila euro per ogni posto di lavoro perso.

Si tratta di qualcosa che non passa nemmeno per la testa ad un governo di larghe intese come quelli succedutisi negli ultimi anni fino a quello Renzi, il quale preferisce andare a Treviso per parlare con gli imprenditori della Electrolux che delocalizzano declinando l’impegno ad incontrare i lavoratori.

Rifondazione Comunista ritiene necessario un provvedimento contro le delocalizzazioni, come previsto nel proprio Piano per il Lavoro, attraverso il quale i contributi pubblici possono essere concessi ad imprese si impegnino a mantenere sul territorio le attività e siano revocati in caso di delocalizzazioni anche parziali.

Un Piano che evidentemente confligge con qualsiasi governo di larghe intese, che purtroppo si va prefigurando anche per l’Abruzzo, dove le affinità elettive tra centrosinistra e centrodestra si evidenziano fin dalle primarie fatte congiuntamente.

Rifondazione Comunista, rilanciando il tema del contrasto alle delocalizzazioni da attuare anche a livello regionale, si mette a disposizione della lotta con l’intervento delle proprie rappresentanze istituzionali e con il sostegno dei propri iscritti.

Carmine Tomeo – responsabile lavoro segreteria regionale PRC Abruzzo

Francesco Marola – segretario provinciale PRC L’Aquila

Rifondazione Comunista sostiene la lotta dei lavoratori della Micron contro la delocalizzazione

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All’indomani dello sciopero di ieri 26 febbraio, Rifondazione sostiene la lotta dei lavoratori e lavoratrici della Micron, a partire dallo sciopero previsto per il prossimo 7 marzo.Finora l’atteggiamento della multinazionale, interessata solo alla massimizzazione dei profitti in un settore non colpito dalla crisi e caratterizzato da elevata competenza dei lavoratori, è stato completamente irresponsabile riguardo la tutela dei livelli occupazionali, decidendo di licenziare con procedura di mobilita’ 419 lavoratori su un totale di 1.028, distribuiti in tutta Italia ed interessando quindi anche il sito produttivo di Avezzano.Non contenta, la Micron ha proposto irricevibili trasferimenti in altri continenti dei lavoratori e lavoratrici. Il paradigma della mobilità estrema dei capitali e delle merci viene applicato crudamente dalle cose all’esistenza delle persone.

Il governo non dovrebbe permettere simili iniziative a fronte degli ingenti finanziamenti pubblici erogati all’azienda, le istituzioni locali dovrebbero mobilitarsi con estrema urgenza e i lavoratori devono portare avanti uniti la lotta contro la delocalizzazione della produzione.

In Francia è stata recentemente approvata una legge contro le delocalizzazioni, che prevede, per le imprese che contano oltre 1000 dipendenti, l’impegno a cercare acquirenti in caso di chiusura di impianti e che in caso di esito negativo l’azienda si vedrebbe comminata una multa di 28 mila euro per ogni posto di lavoro perso.

Si tratta di qualcosa che non passa nemmeno per la testa ad un governo di larghe intese come quelli succedutisi negli ultimi anni fino a quello Renzi, il quale preferisce andare a Treviso per parlare con gli imprenditori della
Electrolux che delocalizzano declinando l’impegno ad incontrare i lavoratori.

Rifondazione Comunista ritiene necessario un provvedimento contro le delocalizzazioni, come previsto nel proprio Piano per il Lavoro, attraverso il quale i contributi pubblici possono essere concessi ad imprese si impegnino a mantenere sul territorio le attività e siano revocati in caso di delocalizzazioni anche parziali.

Un Piano che evidentemente confligge con qualsiasi governo di larghe intese, che purtroppo si va prefigurando anche per l’Abruzzo, dove le affinità elettive tra centrosinistra e centrodestra si evidenziano fin dalle primarie fatte congiuntamente.

Rifondazione Comunista, rilanciando il tema del contrasto alle delocalizzazioni da attuare anche a livello regionale, si mette a disposizione della lotta con l’intervento delle proprie rappresentanze istituzionali e con il sostegno dei propri iscritti.

Carmine Tomeo – responsabile lavoro segreteria regionale PRC Abruzzo

Francesco Marola – segretario provinciale PRC L’Aquila

Ma che recostruisci! Ma che recostrusci!

Macrino_d’Alba,_Autoritratto;_Tempera_su_tavola;_Torino,_Museo_Civico_d’Arte_Antica











Cialente in preda a deliri mistici mentre pedala con un mezzo
improbabile, chiede al Principe , primo ministro:
Ehi Matteo, sono Massimo me li dai i soldi per la ricostruzione?
Massimooo Prrrrrrrrr.........................
La signora Stefania, colei che saltò sul carro di Matteo spiazzando tutti, TACE.

                           IL DUCA GAGLIARDO DELLA FORCOLETTA

Il Consiglio Regionale ha approvato la risoluzione proposta da Rifondazione Comunista sulla questione dell’erogazione dei farmaci di fascia c ai pazienti affetti da malattie rare.

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Il Consiglio Regionale ha approvato ieri all’unanimità la risoluzione proposta da Rifondazione Comunista sulla questione dell’erogazione dei farmaci di fascia c ai pazienti affetti da malattie rare.

L’Abruzzo è forse l’unica regione in cui tale categoria di pazienti non ha diritto all’erogazione gratuita di tali farmaci nonostante dal 2010 sia stato previsto con legge regionale uno stanziamento annuale di 200.000 euro.

La norma è rimasta finora inattuata perché si è ritenuto che non si potesse procedere essendo l’Abruzzo una regione sottoposta a piano di rientro.

Riteniamo ingiustificato che il tavolo di monitoraggio ed il governo non consentano alla Regione la destinazione di proprie risorse, non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, mentre altre regioni commissariate e sottoposte a piano di rientro comunque sono state autorizzate dal Ministero a erogare gratuitamente i farmaci di fascia c a questi pazienti (per esempio la Campania).

Nella risoluzione abbiamo ricordato che la Corte di Cassazione in numerose sentenze ha affermato che il “principio della economicità non può escludere la generale esenzione alla compartecipazione alla spesa ….., ove il farmaco risulti indispensabile ed insostituibile per il trattamento di gravi condizioni o sindromi che esigono terapie di lunga durata”.

Non è accettabile che dei pazienti risultino discriminati perché vivono in una Regione soggetta a piano di rientro!Auspichiamo che l’attuazione della risoluzione proceda rapidamente e che al più presto il decreto del commissario arrivi sul tavolo del ministero. Sollecitiamo anche i parlamentari abruzzesi a fare la propria parte sollecitando il governo a non bloccare un’iniziativa che nulla ha a che fare con gli sprechi della sanità.

Prendiamo atto positivamente del fatto che il presidente Chiodi intervenendo ha annunciato di voler finalmente (meglio tardi che mai!) predisporre il decreto in qualità di commissario alla sanità.

Dobbiamo davvero dato una scossa a Chiodi se ieri, al termine del Consiglio. ha persino fatto un comunicato per annunciare che presto la Regione comincerà a erogare farmaci di fascia c.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Le pagelle di L’Aquila-Barletta 2-0

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Di Alessandro Mellone

 

Testa 6 Poco impegnato, attento e sicuro quando deve sporcarsi i guantoni. Domenica tranquilla per il nostro numero uno.

Pedrelli 6,5  sostituisce Scrugli e fornisce una bella prova. Giocatore bravo a fare le due fasi, non si risparmia in campo. Ottima risorsa.

Zaffagnini 6,5 dalle parti sue e del Capitano non si passa. Coppia dura da scardinare per chiunque figurarsi per un voglioso, ma giovane ed un po’ spuntato Barletta.

Pomante 6,5 vedi il compagno di reparto. Due sicurezze.

Dallamano 6+  non ha molto da fare, presidia la sua fascia senza alcun problema. Esperienza.

Corapi 7  da mezz’ala a metodista e viceversa la solfa non cambia, crea gioco e assist per la squadra. Motore e cervello rossoblù.

Maltese 7+  i mezzi tecnici sono quelli giusti per il suo ruolo, e con i minuti in più giocati cresce alla grande l’intesa con Corapi. Segna un goal bellissimo rubando palla sulla nostra trequarti e arrivando fino alla porta avversaria, forse un po’ aiutato dall’imbambolata difesa pugliese, ma onore al merito di averci povato e creduto fino in fondo. Talento.

Del Pinto 6+  a lui il compito di fare legna in mezzo al campo cosa che sa fare come pochi. Atleticamente dotato è forse un po’ in calo rispetto al miglio Lorenzo della stagione. Sarà fondamentale ritrovarlo al 100% per il finale di stagione. Cuore rossoblù.

Libertazzi 6+ anche lui un po’ in calo rispetto a 2/3 gare fa, ma il suo apporto in campo lo mette tutto ed è importantissimo per aprire le difese avversarie, come è importante il suo fisico sulla rete del vantaggio. Va vicino alla rete con un palo scheggiato. Sfortunato.

De Sousa 7+ dopo le polemiche settimanali si trova gli occhi del Fattori puntati addosso, non ne soffre e anzi si fa trovare carico a pallettoni come deve un giocatore serio e forte. Al 3’ sbuca in mezzo alla difesa del Barletta e sfiora la rete di testa su assist di Corapi. Prove del goal che arriva subito dopo, girata di potenza e classe in area da bomber puro. La Pantera non è estinta.

Frediani 6,5 pimpante e lucido, gioca una buona partita. Crea parecchie rogne alla difesa del Barletta e va al tiro pericolosamente. Gioiellino.

Gallozzi 6,5 bravo come al solito ad entrare subito in ritmo gara. Si fa tutto il campo palla al piede con una sgroppata degna di Usain Bolt, fosse più lungo il campo segnerebbe il record sui 200 metri piani. Cavallo Pazzo.

Vettraino 6,5  gioca scarsi 15 minuti forse pochi per dare un voto, ma riesce a far vedere quale sono le sue doti in 2/3 azioni garibaldine. Rapidissimo e dal dribbling ubriacante. Freccia in più per il reparto offensivo.

Pia’ 6-  sembra entrare in campo con lo spirito giusto, fisicamente pronto e scattante, ma alla fine dei conti non combina un granchè. Qualche dubbio sul fatto che in mezzo all’attacco renda il massimo rispetto alle sue qualità. Da rivedere.

Pagliari 7 i play-off sono dietro l’angolo, conduce un gruppo che si comporta da squadra in campo, piccola pecca il calo di intensità del 2°tempo che lo fa, giustamente, arrabbiare. Mister uno ce l’hai già donato, ma i sogni aiutano a vivere meglio(cit.)…

 

 

AleM.