Questa Europa Deve Morire e Morirà

 

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Sono passati dieci anni dalla crisi subprime e subito, abilmente trasformata da debito privato a debito pubblico. E sono anni che sperimentiamo sulla pelle della stragrande maggioranza delle popolazioni politiche di austerità ed il paese sta sempre peggio. I trucchi contabili, la propaganda, spesso meschina, al limite dell’auto-censura da parte di tutti i media, non riescono più a nascondere una verità sempre più feroce e devastante. Le ricette dettate dall’Unione Europea di rimettere in ordine i conti e di far ripartire la crescita sono servite esclusivamente a tagliare la spesa pubblica, a privatizzazioni selvagge, al taglio delle pensioni e welfare, all’abolizione delle tutele dei lavoratori, all’abbassamento dei salari medi. Eppure per i burocrati europei non basta! Ma non basta neanche ai governanti italiani messi li, apposta per supportare politiche economicamente e socialmente criminali. Una delle ultime trovate, dall’inglese impronunciabile, jobs-act non funziona più. Ammesso che abbia mai funzionato, se non per rottamare l’art.18 e la dignità di chi lavora. Rottamare i diritti così come si rottamano le vecchie auto. D’altronde il lavoro è considerato una merce acquistabile nei supermarket delle agenzie appositamente create. Oggi si assume tramite sms, e si licenzia con la stessa tecnica. Freddamente, cinicamente. Dove possa arrivare un simile paese non è dato sapere. Possiamo solo immaginare la nostra inarrestabile decadenza. Ma di fronte al disastro annunciato il cazzaro di Rignano continua a parlare di crescita, di ripartente e menate varie. Va da se che i suoi vaniloqui vengono sostenuti dalle fanfare della comunicazione. Ma la realtà ha la testa dura. E neanche l’ultima mossa di Draghi di “lanciare denaro dagli elicotteri” fermerà il momento deflativo che vive soprattutto l’Europa Mediterranea. Il colossale fallimento delle politiche monetarie è ormai sotto gli occhi di tutti. E’ passato un anno dal varo del programma di quantitative easing della BCE ed infatti come, prima sottolineavo l’UE è tornata in deflazione. Francamente, non poteva essere altrimenti, data la bassa domanda, l’alta disoccupazione, i salari stagnanti, e il prezzo del petrolio sempre più in caduta libera. Ritorna in mente l’Appello degli Economisti contro questa Europa e sulla impossibilità di una unione fra stati economicamente diversi. Sostenevano che questo tentativo era destinato a fallire, senza massicci trasferimenti di bilancio, che i membri più forti non vogliono. L’alternativa è quella che abbiamo sotto i nostri occhi: con uno stato minimo che detti le sole regole di mercato. Bisogna, invece puntare al ripristino dell’autonomia nazionale, il solo ambito in cui si può esercitare la democrazia e prepararsi al crollo dell’euro. La maggioranza della “sinistra” si crogiola nell’illusione che l’Europa possa mutare pelle sotto la spinta delle mobilitazione di solidarietà tra i popoli europei. Da dove scaturisca tale speranza non è dato capire. Va invece sottolineato come oggi in Europa c’è una profonda crisi di democrazia, una diffusa disaffezione, se non aperta ostilità di gran parte della popolazione ai meccanismi della rappresentanza e della mediazione politica. Se non si vuole trasformare questa crisi in forme do conflitti distruttivi, questi si populistici e xenofobi, vanno rovesciate e distrutte tutte quelle politiche deflative che sono alla base di questa Unione Europea. L’euro è lo strumento principale di queste politiche economiche, sociali e monetarie. Questa gabbia va rotta. Rompere l’Unione Europea è il primo atto per riconquistare la sovranità Costituzionale.

 

Alfonso De Amicis

Prc L’Aquila: ” Riperimetrare il Parco Velino Sirente scelta sbagliata che impoverisce il territorio”

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Riteniamo profondamente sbagliata la scelta che la Giunta regionale si appresta a fare con la riperimetrazione del Parco Velino Sirente. L’Abruzzo, che si vanta di essere la “Regione verde d’Europa”, non può e non deve perdere la sua vocazione per favorire gli interessi di pochissimi cementificando con impianti, sovradimensionati ed inutili, un territorio splendido e incontaminato come quello del Parco. E’ ora che l’Assessore Di Matteo e alcuni sindaci del territorio capiscano che la vera ricchezza passa per la promozione dell’enorme patrimonio paesaggistico dell’Abruzzo interno. E’ necessario investire risorse economiche per la creazione di percorsi fruibili e per la riqualificazione delle strutture esistenti. Così facendo si farebbe la fortuna del territorio e si amplificherebbe la capacità di attrarre turismo in regione. La giunta regionale, che già penalizza fortemente la città capoluogo e la provincia aquilana nel masterplan, receda dal tentativo di impoverire ulteriormente questo territorio distruggendo le sue aree protette.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Enrico Perilli
Capogruppo Prc L’Aquila

Pelini: sul progetto C.A.S.E si ascoltino i cittadini, no a proposte calate dall’alto

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Dal profilo Facebook dell’Assessore all’assistenza alla popolazione dell’Aquila Fabio Pelini

 

Nella campagna elettorale permanente che quotidianamente viviamo, arriva l’ennesima proposta “calata dall’alto”, di cui francamente se ne sentiva poco il bisogno. Dopo il ponte sulla Mausonia, arriva l’indirizzo su come utilizzare i Progetti Case, ovviamente senza confronto alcuno con il Consiglio comunale, con la Giunta comunale, con la città, cioè con chi vive quotidianamente da anni gli effetti sul territorio dei nuovi insediamenti e, forse, ha qualche competenza in più in un ragionamento “di sistema” che contempli oneri ed opportunità.

Oltretutto, senza tenere in considerazione la normativa vigente, a partire dalla delibera 172 del 2011 con la quale il Consiglio comunale stabilì l’utilizzo degli alloggi Case, una volta terminata la fase dell’emergenza. Per non parlare degli indirizzi dati in questi anni dall’Amministrazione, dopo aver ascoltato le esigenze di migliaia di cittadine e cittadini.

E, per ultimo, senza minimamente valutare i problemi di agibilità evidenziatisi in molti insediamenti e che a breve, purtroppo, potrebbero riservare nuove sgradite sorprese. Niente di tutto questo, come se la fase commissariale che abbiamo subito per anni vivesse gli effetti di un’eterna coazione a ripetere.

A queste pratiche verticistiche da vecchia politica, che con rinnovate spoglie portano avanti i sedicenti alfieri del nuovo, è giunta l’ora di dire basta. Ci vogliono capacità di analisi, confronto e condivisione, senza facili scorciatoie propagandistiche.

Migranti

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Faccio fatica a seguire la querelle(il dibattitto è una parola troppo
grande) sulla presunta invasione del nostro territorio. Davvero non
comprendo l’uso smodato e propagandistico su alcuni temi rilevanti che
coinvolgono conoscenze diverse e parole che spesso non appaiono
esaustive per la comprensione di un problema così epocale. Cosi come
non paiono giustificative quelle frasi pronunciate così spesso e cosi
maleodoranti di cinismo, bassezza umana, individualismo sfrenato: “Io
non sono razzista, ma qui tutti questi migranti creerebbero questioni
di integrazione ecc. ecc. Così come, risibili sono le lamentele circa
il degrado e l’impoverimento del nostro territorio. E non perché non
sia vero. Ma forse c’è da proporsi e  sollecitare domande e
riflessioni. Perché scappano così numerosi dalle loro terre? Guerre
carestie sono frutto di qualche divintà malvagia? Oppure hanno a che
fare con il predominio e l’accaparramento che le potenze
capitalistiche soprattutto occidentali hanno esercitato e tuttora
esercitano verso quei paesi produttori di materie prime? Ma anche
nell’altro caso la persistente siccità di queste zone dovute ai
mutamenti climatici non sono forse causate da un modello di sviluppo
energivoro e  iper inquinante? E le domande possono continuare circa
la miseria e le condizioni socio-economoche che insistono nel nostro
territorio e che molto hanno a che fare con una crisi causata da anni
di austerità. Le ricette dettate dall’Unione Europea, di mettere in
ordine i conti pibblici e far ripartire la crescita tramite le
privatizzazioni, taglio delle pensioni e welfare, abolizione delle
tutele dei lavoratori, abbassamento dei salari medi reali hanno
prodtto l’esatto opposto. L’avete messo pure in Costituzione, il
pareggio di bilancio! Centro-destra e centro-sinistra avete condiviso
le stesse politiche. Andare in giro ad alimentare e sollecitare la
pancia del popolo è lo sport preferito di tutti i populismi. Tuttavia
sarebbe più interessante vedere con quali parole e con quanta
responsabilità si è capaaci di spiegare il perdurare di una crisi che
si presenta sempre più secolare. E po magari vedere l’effetto che fà.

 

Alfonso De Amicis

Il Professore Panebianco

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Il Professore Angelo Panebianco docente di scienza politica all’ateneo
di Bologna l’ “Alma Mater” la più antica Università del mondo è stato
interrotto, mentre teneva una lezione di politica estera(sic) da un
gruppo di studenti accusandolo di essere un guerrafondaio, di mettere
il suo sapere al servizio delle potenze occidentali e quindi spronare
il nostro paese ad essere protagonista di un intervento
militare(l’ennesimo)verso la Libia. Da anni il professor Panebianco è
in prima linea in quella che lui stesso chiama “Realismo Politico”:
Cioè quella politica di armamento “democratico” che ha portato gli
Stati Uniti e i suoi alleati ad intervenire sempre più spesso in Medio
Oriente, ma non solo,(Molti si sono dimenticati della guerra portata
dentro L’Europa: Jugoslavia, i Balcani)con lo splendido risultato di
aver disintegrato diversi stati nazionali producendo terrorismo,
miserie, marginalizzazioni, emigrazioni crescenti. Ma oggi secondo una
stampa sempre più servile e con l’elmetto in testa, i violenti
sarebbero gli studenti che hanno contestato “l’eroe in pantofole”,
come giustamente lo ha definito Angelo D’Orsi. Tutta la stampa
italiana sollecita, irresponsabilmente, il governo italiano ad essere
da guida al prossimo intervento in Libia e mentre, ci si avvia a
questo nuova avventura militare, ci si scaglia contro i giovani
apostrofandoli come squadristi, estremisti, evocando l’orribile
sessantotto e via discorrendo. In questo triste scenario tipico dei
“pennaruli”(come li chiamano a Napoli, sempre D’Orsi) non poteva, non
mancare il richiamo alla lesa “democrazia”. Eppure tutte le ultime
guerre sono state costruite su menzogne planetarie. Chi si è
dimenticato dell’ampolla ostentata nel Palazzo dell’ONU da parte di
Colin Powell? Insomma, è lecito porsi, alcune domande. Come è lecito
pensare che è inutile rivolgere domande ai diversi baroni e pensatori
che albergano nelle varie testate giornalistiche. Comprenderebbero una
serie di questioni importanti e forti?  Perché chiamiamo “democrazia”
un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché
dopo ogni “riforma” stiamo peggio di prima? Come può un muro di
cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un
“recinto difensivo”? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo(che oggi
Obama, Alla faccia? vorrebbe chiudere.) sono “abusi” “pressione
fisiche moderate” o tecniche di interrogatorie rafforzate”?Cosa
trasforma un mercenario in “manager della sicurezza”? Senza ombra di
dubbio la menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico
contemporaneo. Il suo ruolo è venuto in primo piano in occasione, come
ricordavo, della guerra in Iraq, ma la sua presenza nella nostra
società è molto più generalizzata e pervasiva. Il linguaggio è il
terreno principale per manipolare e convincere i dubbiosi. In tal
senso la vicenda di Panebianco con il rispolvero al diritto alla piena
libertà di insegnamento e addirittura alla sua libertà di parola e di
pensiero ha scatenato la stampa con un profluvio di parole per
giustificare un potere mediatico e baronale basato esclusivamente
sulla sopraffazione e appunto l’inganno. Sul caso e per concludere
paiono azzeccate le parole di Giuseppe Masala: “A me il discorso
sembra più complesso: esiste un limite alla libertà d’insegnamento?
Esiste un limite alla libertà espressione del proprio pensiero? Non
saprei, se però avessimo notizia di una contestazione subita da un
qualche professore fascista che ai tempi di Mussolini propagandava le
idee della supremazia di alcune “razze” su altre ritenute sub-umane
ricordermmo questi ipotetici contestatori come degli eroi. Forse un
giorno quando raggiungeremo la coscienza che la soluzione alle
controversie tra stati attraverso l’uso delle armi è sbagliata, il
gesto di questi ragazzi non sarà ricordato in maniera così negativa”.
Un punto questo di difficile comprensione per Panebianco, per Galli
Della Loggia di difficile comprensione per il Corriere dello Zar. Un
giornale sempre dalla parte della ragione!

 

Alfonso De Amicis

Il nuovo “manager” Rinaldo Tordera

De Amicis A.
De Amicis A.

 

 

 

 

Leggere la cronaca è sempre utile. Anche la nomina del nuovo “manager”
della sanità ci conferma l’utilità. Spesso è ornata di tante e tali
notizie da darti, sicuramente, una geografia del potere e delle sue
molteplici sfumature. Tuttavia la cronaca politica finisce li, nel
vicolo cieco della spettacolarità delle nuove elites al potere. In
fondo come diceva Guy Debord, nella società dello spettacolo vince chi
fà più attrazione, fantasmagoria, intrattenimento. Sappiamo di
cordate, di coloro che a vario modo sorregono Tizio piuttosto che Caio
e purtroppo non sappiamo, o forse non esite qualche sindacato o
qualche forza politica e sociale che metta in discussione l’assalto
strategico a quello che rimane del vecchio Sistema Sanitario
Nazionale. Votati, alla sua ed inesorabile evaporazione, assistiamo
allo stesso modo in cui il vecchio mondo contadino contemplava se
stesso ed alla ineluttabilità della propria condizione storica. La
preghiera rimaneva la sola arma consolatoria. Ma la perdita della
Sanità come diritto universalistico alla salute, al buon vivere è
forse dovuto ad un qualche evento naturale? O piuttosto alle politiche
di austerità, alle cosidette “riforme” che hanno portato a quei
massacri sociali portando l’Italia e soprattutto le regioni del sud a
delle forme di povertà mai viste dal dopo-guerra. Tagliare la spesa è
uno dei comandamenti del rigore liberista più attuato negli ultimi
decenni ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.Nel disastro della
crisi mondiale solo la povera Grecia nella mitica Europa è messa
peggio di noi.Rinaldo Tordera può tranquillamente esordire in questo
modo “Faccio quello che si deve fare per gestire un’azienda, sono
tutti problemi che conosco…ma la riforma(sic? paratevi dove più
potete)Lorenzin sarà la prima cosa su cui mi confronterò”. Appunto la
sanità come merce da comprare al mercato, come qualsiasi prodotto
sfornato in qualsiasi azienda. Esistono termini che s’introducono in
modo insidioso nel lessico politico, senza che nessuno se ne accorga e
senza che ne sia stata data una definizione preliminare.
E solo quando sono entrati a far parte della scena che si rivelano per
quello che erano fin dall’inizio: non smplici parole, ma elementi
strutturanti di una costruzione ideologica: E’ il caso, fra altri di
espressioni apparentemente tuttofare, appunto molto usate dai media:
manager, Asl (invece che Ussl), “società civile”, “governance. Spesso
si usa un inglese che non è quello parlato o scritto dai grandi
narratori quali Shakespare e Wilde ma è la lingua della finanza del
mercato e dell’austerity. Cioè quella lingua, quel lessico
omnipervasivo dell’economia del potere e che Gramsci definiva il
“cretinismo economico”. Tuttavia questa costruzione ideologica è
servita al processo di aziendalizzazione di tutti una serie di servizi
pubblici a cominciare dalla Sanità e presto da questo processo
verranno divorati servizi come lo smaltimento dei rifiuti, e per
finire l’acqua, nonostante il Referendum vinto qualche anno fà. Quindi
la figura del manager ha questi compiti, al servizio della finanza di
un capitale sempre più fittizio. Cambia qualcosa se al posto di
Tordera ci fosse stato Caio? A me pare che la capitalizzazione, cioè
il rafforzamento delle gerarchie e del controllo sugli agenti del
servizio pubblico, ha trasformato le in competenze professionali
valori no propriamente positivi come il cinismo, l’opportunismo, la
mediocrità la paura, compromettendo la cooperazione interna e
demonizzando qualsiasi manifestazione di pensiero critico. Allineati e
coperti. Tuttavia la cosiddeta politica i sindacati ma anche la stampa
recitano tutti insieme un copione, già scritto; fumo agli occhi,
spesso di ignari cittadini. Insomma presi per i fondelli due volte.

 

Alfonso De Amicis

Juchich e Perilli : La probabile prescrizione di Bertolaso una beffa per la città

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La probabile prescrizione di Guido Bertolaso nel processo che lo vede imputato per omicidio colposo plurimo rappresenta una beffa per la città dell’Aquila e per tutti i familiari delle vittime del sisma del 6 Aprile 2009. Ieri mentre nel tribunale dell’Aquila si consumava un vera e propria tragedia che, con la decisione di fissare la successiva udienza al 21 Giugno determinerà una probabile prescrizione dell’imputato, come nella peggiore tradizione italiana Bertolaso, assente all’Aquila, era impegnato in campagna elettorale a Roma, magari vantando i “successi” della gestione del terremoto.Non possiamo dimenticare come sinistre furuno le direttive impartite per rassicurare la popolazione alla vigilia del 6 Aprile e pretendiamo giustizia e chiarezza. Noi del Prc esprimiamo la nostra più sincera solidarietà e vicinanza ai parenti delle vittime e ci auguriamo che la giustizia possa fare il suo corso, trovando in una sentenza di merito e non in una prescrizione il suo approdo naturale.

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Enrico Perilli
Capogruppo Prc L’Aquila