Municipalizzate

De Amicis A.
De Amicis A

 

 

Tutto il mondo è paese, ma Roma è caput mundi e sicuramente fa e farà
tendenza più che la città dell’Aquila. L’autostrada A24 pensata e
realizzata per avvicinare soprattutto la nostra città alla capitale
sta effettivamente dando i suoi frutti. Vanno di moda in questi
giorni, sotto campagna elettorale, a Roma, promesse di privatizzazioni
che riguardano l’Atac ed immobili che corrispondono a svariati
miliardi di euro. Una volta le privatizzazioni si negavano in campagna
elettorale per poi attuarle di nascosto una volta al governo. Ed in
questo doppio-giochismo campioni assoluti sono e sono stati i membri
del centro-sinistra. Tuttavia anche qui da noi il sindaco attraverso
una pappa populistica e demagogica lancia il suo assalto alle
municipalizzate. Sarebbe il caso di ricordare all’ex figicciotto che
le cause di malversazione di queste strutture sono state causate tutte
da una occupazione iper-invasiva della politica politicante. Una
occupazione che ha riguardato entrambi gli schieramenti ed a ben
vedere è stata usata a seconda dei periodi politici ora per ingrassare
le proprie file ora per ammonirci circa le magnifiche sorti e
progressive magnificenze delle privatizzazioni. Il risultato è stato
che progressivamente queste istituzioni hanno perso la loro funzione
di sostanziare quel welfare sociale locale a tutto vantaggio di
pacchetti di potere e clientele ora di un politico ora del suo
presunto avversario. Altra storia è la completa sudditanza e
subalternità del sindacalismo confederale e di altri svariati
sindacati corporativi. Alcuni di costoro sono buoni ad alzare la voce
con i piccoli tranne poi genuflettersi e sottomettersi alla prima
alzata di spalle del Marchionne di turno. La domanda da farsi in
queste circostanze e se chi intende opporsi alle privatizzazioni di
stampo neoliberista e confindustriale e quindi di difesa del welfare
locale quale strada percorrere, e se ancora si ritiene utile come
spesso fanno Rifondazione e Sel la pratica della riduzione del danno.
Quindi, se sul piano istituzionale, convenga ancora adagiarsi sulle
cosiddette pratiche uliviste appartenenti ormai all’archeologia
politica. Questo soprattutto in uno scenario nazionale dove il PD
viene percepito e sostanzialmente accomunato come la vera destra. Le
pratiche politiche e sociali che l’euro-gruppo impone ai paesi
periferici riduce sempre più ipotetici spazi riformisti.

 

Alfonso De Amicis