IL COMUNE DI CAGNANO AMITERNO E LA REGIONE VOGLIONO FAR BRUCIARE IL CSS (combustibile da rifiuti) NEL CEMENTIFICIO DI CAGNANO AMITERNO

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La SACCI è tornata all’attacco per bruciare i rifiuti nel forno del cementificio di Cagnano Amiterno. Lo ha fatto con l’ausilio di un verbale firmato dal Sindaco Donato Circi e protocollo d’intesa approvato dalla Giunta Regionale con delibera n. 732 del 11 Novembre 2014.
Cosa ben strana da parte della nuova Giunta dove da una parte blocca le centrali a biomasse mentre dall’altra non si fa assalire da alcun dubbio nel permettere l’incenerimento di rifiuti camuffati dietro la sigla di CSS (combustibile solido secondario).
Tutto è stato fatto da parte dell’amministrazione comunale, in spregio a qualsiasi cautela e trasparenza, non informando i cittadini, tra i primi quelli delle frazioni di S.Giovanni, S.Pelino e Corruccioni, i Sindaci dei Comuni di Barete e Pizzoli che sono nell’area di ricaduta delle polveri e neppure il Consiglio Comunale che avrebbe dovuto essere informato di quanto si stava facendo.
E’ ben noto come i cementifici per loro natura possano alterare la qualità dell’ambiente e a Cagnano lo sanno benissimo in anni e anni di lotta per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e dei cittadini della frazioni di S.Giovanni dove il cementificio è praticamente immerso nell’abitato che lo circonda.
Questa situazione di criticità la si vuole aggravare con l’introduzione dei rifiuti trattati che brucerebbero al posto del tradizionale combustibile.

In sostanza ci si prepara a far diventare i forni dei cementifici degli inceneritori di rifiuti, cambiandone in sostanza lo scopo produttivo.
E questo avviene con il livello occupazionale in forte calo e con il mancato recupero ambientale delle cave, ridotte a luoghi da paesaggio lunare, mentre se ne vogliono aprire di nuove senza un preventivo progetto di risanamento del vecchio e, in progressione con gli scavi, a seguire anche del nuovo.
Il Parlamento Europeo ci dice che entro il 2020 bisogna smettere di bruciare o sotterrare rifiuti”. Questo è quanto affermato da Andrea Zanoni, eurodeputato membro della Commissione ENVI (Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) del

Parlamento europeo, che parla in questo modo del CSS.
Mentre la Commissione Europea chiede agli Stati membri il completo abbandono del ricorso all’incenerimento nel prossimo decennio, la Società S.A.C.C.I., la Regione Abruzzo, il Comune di Cagnano Amiterno marciano nella direzione opposta dimostrando cecità e disprezzo per la salute di chi lavora e di chi è rimasto ad abitare le nostre zone montane.
Come mai? Questo silenzio è frutto solo della ormai nota incompetenza della amministrazione comunale oppure deriva dalla necessità di non rivelare i reali effetti che la combustione del CSS provocherà sull’ambiente? È stato dimostrato che la combustione di CSS nei cementifici causa un significativo incremento delle emissioni di metalli pesanti, in particolare mercurio, enormemente pericolosi per la salute umana.

L’utilizzo del CSS nei cementifici prevede l’inglobamento delle ceneri tossiche nel cemento; questo potrebbe comportare rischi per la salute dei lavoratori e possibili rischi per l’eventuale rilascio nell’ambiente.
Chiediamo la revoca immediata della delibera alla Regione Abruzzo.
Dalla Regione ci aspettiamo sostegno alle politiche della montagna e delle zone interne e chiediamo anche di fare chiarezza su quali interessi intende tutelare ovvero quelli di cittadini o di gruppi che guardano solo al loro guadagno senza lasciare nulla in cambio a partire dall’incremento occupazionale.
Tutto è discutibile ma salute e ambiente non sono barattabili con nulla e, senza le dovute garanzie, questo progetto è inaccettabile.
In un territorio, quello di Cagnano, in cui da anni dominano passività e incapacità di far sentire la propria voce, forse sarà proprio questa l’occasione per essere di nuovo uniti a difesa del proprio futuro.

 

 

Firmato
Gruppo di Cittadini Cagnanesi
Consiglieri di Opposizione Iside Di Martino, Berardino Romano, Leda Di Nicola e Fulvio D’Alessandro

Contro i post

 

 

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Sono in molti a considerarsi post: postmoderni, postindustriali,
postfordisti, postcoloniali, postmarxisti, postmaterialisti,
postoperaisti ecc. Non si considerano contro, ma moderni, alternativi,
democratici. A chi, come me, che non si considera post di niente, spesso
viene rivolto a mo di insulto di essere antico, nostalgico, un
relitto storico che non ha ben compreso le magnifiche sorti e
progressive della società globalizzata. Globalizzata un corno! Di
globalizzato c’è la versatilità capitalistica la sua sfuggevole
territorialità il consumismo spasmodico dall’altro lato nella terra di
sotto siamo in presenza di una apostasia culturale e sociale senza
paragoni. Era più globalizzato il mondo intorno al periodo della
grande di quanto non lo sia oggi, e però la propaganda vuole che sia
il contrario. E’ possibile essere contro i post senza essere
nostalgici?
Una accusa che ti piomba addosso appena torni ad utilizzare le
categorie classiche del marxismo, come comunismo, lotta e coscienza di
classe. E tuttavia oggi siamo in presenza di una quantità enorme di
lavoro salariato di uno sfruttamento della natura delle sue risorse
senza scrupoli, di un rinvigorimento del lavoro servile, di un ritorno
allo sfruttamento del lavoro minorile. Ritornano le immagini di
Charles Dickens del suo Oliver Twist dello sfruttamento nel lavoro e poi
negli asili caritatevoli dei fanciulli poveri. Nella refezione devi
accontentarti della ciotola di minestra e guai a chiederne un po di
più. I benefattori griderebbero allo scandalo. Siamo tornati
velocemente nell’Inghilterra dell’800. Per questo è giusto parlare di
lotta di classe. Perché la classe non è solo questione di coscienza ma
è vera e propria sostanza sociale, è comunità di destino che ha
attraversato intere generazioni e che attraversa le generazioni
attuali.

 

Alfonso De Amicis

Municipalizzate

 

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La crisi dell’economia capitalistica colpisce i paesi occidentali
ormai da molti anni, eppure a leggere i giornali o ascoltando i
dibattiti televisivi sembra che nulla sia cambiato nelle analisi e
nelle proposte economiche. Oggi, come prima della crisi, il liberismo
economico resta l’unica visione e sembra che nessuno lo metta in
discussione. Anche nella nostra città non si sfugge a questa logica.
Chi è il responsabile delle crisi delle municipalizzate, in primis
dell’ASM? In questi anni abbiamo assistito a continui rimodellamenti
che recepivano leggi nazionali e suggerimenti confindustriali. Si è
imposto il modello rampante in voga, ed una forma di privatizzazione
sotto il ferreo controllo di quel che rimaneva dei vecchi partiti.
Comitati elettorali ed aggregati hanno steso una tela sottile ma
rigida capace di imporre politiche che hanno avuto il solo vantaggio
per se stessi, a tutto discapito della collettività e dei lavoratori
stessi. Quest’ultimi si sono illusi di aver trovato l’eldorado del
lavoro. Un mondo dove una sottile linea d’ombra ha unito i vari
comitati elettorali divisi solo da logiche concorrenziali di mero
potere, ma uniti nel condividere le analisi e le proposte che i
think-thank del pensiero dominante hanno profuso negli ultimi trenta
anni. Le municipalizzate aquilane non hanno mai avuto un piano
economico esse sono state usate per collocare lavoratori in una
perenne incertezza ed a forme di ricatto odiose. Diciamo anche che il
ruolo del sindacato è stato ed è tuttora subalterno al liberismo
imperante. In questo mondo di mezzo affari e politica si sono sempre
incontrate ed hanno lavorato alacremente a smantellare i servizi
pubblici e ad allargare il sistema degli appalti. Mentre i lavoratori
venivano colpiti con continui sacrifici, con la cancellazione di
diritti e tutele, la corruzione e lo sperpero di denaro pubblico hanno
continuato a prosperare. Come si può, in questo contesto, continuare
ad attaccare il salario accessorio del personale, di ruolo precario, o
mettere in pratica mobilità coatte o altre misure anticorruzione,
risparmio che sa molto di demagogia e di pratiche poco concrete? Come
si può continuare ad imporre ai lavoratori delle partecipate
peggioramenti continui delle condizioni di lavoro, aumenti dei rischi
per la salute sul posto di lavoro, mentre funzionari e politici che
hanno causato il disastro incombente rimangono lautamente al loro
posto senza mai pagare pegno? Insomma anche a “sinistra” identità e
dignità politiche sono state soppiantate da figure mediocri ma
rampanti. Si vuole risolvere una crisi cronica? Via tutti i cosiddetti
manager. Essi rispondono esclusivamente a quel pensiero dominante che
è causa del problema, ed in altro modo rispondono ad una classe
dominante che è essa stessa parte del problema. Il sindacato pare
ragionare come se fossimo in una situazione congiunturale senza mai
porsi in un percorso che quanto meno tenti di ribaltarne la logica.
Facciano fare non uno ma due passi indietro a chi ha determinato
questo sfascio prima che sia troppo tardi.

 

Alfonso De Amicis

Giù La Testa Coglione! Potrebbe essere su la Testa!

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Il cinema deve essere spettacolo… E per me lo spettacolo più bello
è quello del mito: Poi dentro questo spettacolo si può suggerire tutto
quello che si vuole: attualità, politica, critica sociale, ideologia”.
(Sergio Leone)

 

Giù la Testa è un film politico di spessore, caratterizzato da
una notevole struttura narrativa. Argomenti forti che hanno un
risvolto sociale culturale, politico e che riguarda il nostro mondo. I
poveracci sono quelli che vogliono pretendono il cambiamento, ed in
fondo sono loro i depositari del cambiamento. La scena iniziale del
potere che viaggia nella diligenza d’orata, uomini d’affari,
burocrati, l’alto clero che gozzovigliano e disprezzano Miranda,
povero ed ignorante, ben rappresenta il quadro di una società che si
vuole immutabile, scolpita nel tempo. Tutto il film è un affresco
delle ingiustizie del primo novecento messicano ma a ben vedere è la
storia della lotta di classe lanciata contro l’ingiustizia contro lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Viene riproposto l’insegnamento
maoista che la lotta di classe è il radicale rovesciamento di millenni
di storia. Giù la testa è un’opera straordinariamente coinvolgente che
ancora oggi possiede l’arma della critica del sogno della fantasia
dello spessore storico. Su La Testa è il messaggio per l’oggi dove il
capitalismo disvela tutta la sua ferocia sociale, le sue criminali
politiche finanziarie-economiche. Ci eravamo illusi. Le radici di
“questa nuova genesi” non sta nel disfacimento etico-morale(c’è anche
questo) bensì nella “riscoperta” delle radici materiali della crisi.
Il dissolversi della eticità è dovuta alla trasformazione dei processi
economici, della politica dei partiti. Oggi i livelli delle decisioni
sono sovranazionali, nazionali direttamente integrati con i poteri
economici privati. Tutti gli ultimi governi sono stati diretti da
uomini e donne infarciti di legami con il mondo delle imprese e delle
banche e con il capitale europeo e trasnazionale. Bilderberg, Aspen
Istitute, Trilaterale sono sedi di incontro meno caserecce di quelle
romane ma sicuramente più efficaci ed anche più violente. Per questo
la presa di coscienza di Miranda parla a noi tutti. Ci sospinge, ci
persuade che l’unica strada è quella della lotta senza quartiere nei
confronti di un potere che si vuole apolide ma che è ben raffigurato.
“La lotta di classe(La Rivoluzione) non è un pranzo di gala, non è una
festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con
tanta eleganza con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e
cortesia. (Mao Tse Tung) Siccome ci è dato questo cielo ed un altro è
impossibile qui ed ora va presa coscienza di come è fatto “il mondo di
sopra”. “Ci hanno sepolto, ma quello che non sapevano è che noi siamo
semi”

 

Alfonso De Amicis

Le mani sulla città e non solo

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Arresti e indagati eccellenti in una Roma che è “una cagna in
calore”, in una Italia che scivola via verso la residualità storica.
Pura entità geografica. Risorse pubbliche che vengono privatizzate
attraverso gli appalti e pervicacemente indirizzati e manipolati da
interessi mafiosi. L’ennesimo caso, non sarà l’ultimo. “L’ascesa del
potere della finanza sulla politica e la conseguente ricerca del
profitto su tutto ciò che riguarda i beni pubblici inesorabilmente
portano al prevalere dell’interesse privato, sfociando ormai
costantemente nel mare aperto dell’illegalità”. Possiamo affermare che
si è raggiunta l’apoteosi del denaro e la morte della politica così
come conosciuta e praticata per buona parte del secolo passato. Oggi è
l’economicismo che detta l’agenda politica. Si fanno più affari con
gli immigrati, i rom che con lo smercio della cocaina o altre droghe
geneticamente modificate. Mentre avviene il saccheggio (il film di
Rosi impallidisce di fronte a questa nuda verità)gli stessi uomini
politici del Pd o di Sforza Italia fanno a gara per ammonirci sulle
salvifiche politiche dell’austerità espansiva, del jops act o sulle
privatizzazioni dei servizi pubblici locali.La fotografia che
immortala l’ideatore dell’ultima controriforma reazionaria sul mercato
del lavoro il ministro Poletti, è l’emblema del declino di quella che
fù la settima potenza industriale. E come sempre accade negli ultimi
tempi era al pranzo di gala a sua insaputa. Il 24 ottobre si è
scioperato (Sciopero indetto dai sindacati di base)perché i servizi
pubblici locali ritornino in mano ai cittadini, perché il governo
della cosa pubblica sia affidato alle assemblee elettive, perché la
gestione delle società pubbliche, che pubbliche devono rimanere, sia
agito da persone che rispondono agli interessi della collettività, e
non a quelli privatistiche del profitto. A chi in queste ore invoca la
privatizzazione delle aziende pubbliche, a seguito del malaffare che
le ha inquinate, bisogna rispondere che il malaffare risiede proprio
laddove sono state fatte le privatizzazioni e si è utilizzato lo
strumento degli appalti. In tal senso anche nella nostra città le
risposte che si vogliono dare alla crisi delle municipalizzate sono
subalterne alla logica del profitto e di una forma di privatizzazione
politicistica. Anche in questo caso vi è la complicità di tutti i
sindacati concertativi. Tuttavia in queste vicende odierne si
chiariscono oltre ogni limite e dubbio quale sia lo spessore umano,
etico, “politico” di questa gente che viene a chiederti il voto
“utile” perché non torni al potere Berlusconi, la mafia, la destra.
Pasolini lo avrebbe definito come una nuova forma di fascismo. Abbiamo
un popolo che è disposto a dimenticare, pieno di vuoti di memoria,
spesso ignorante, ed abbiamo la borghesia più ignorante d’Europa. Solo
un rivolgimento potrà salvarci da quello che si annuncia come il
peggior periodo storico dalla liberazione dal fascismo.

 

Alfonso De Amicis

Stiffe: il presepe in grotta (8 dicembre – 6 gennaio)

foto di Marcello Narducci

 

 

 

 

 

 

 

 

le Grotte di Stiffe presentano

“Il presepe in grotta”
8 dicembre – 6 gennaio

Più di dieci anni fa, il rigido clima e il gradevole riparo offerto dalla grotta richiamarono alla mente di alcuni artigiani della zona un’altra grotta che fu riparo della Sacra Famiglia. Fu così che nell’inverno del 1996 si decise di allestire nelle Grotte di Stiffe il primo presepe, e tale fu la solennità dell’evento e la complicità dell’indiscutibile scenario che l’inaugurazione venne salutata persino da un benaugurate telegramma del sommo pontefice Giovanni Paolo II, nella ricorrenza del 50° anniversario della Sua ordinazione. Il Papa espresse il suo più sincero apprezzamento per quell’idea che rilanciava la secolare tradizione del presepe e ne auspicò l’annuale ricorrenza come simbolo di pace e fratellanza tra i popoli. A sigillo dell’occasione fu realizzato anche un “annullo postale” dedicato appositamente all’evento, a celebrare il luogo e il suo nuovo significato.

Da allora, ogni anno, dall’8 dicembre al 6 gennaio, le Grotte di Stiffe rinnovano questo appuntamento e, in concomitanza delle festività natalizie, vengono ricreate lungo tutto il percorso turistico le ambientazioni del tradizionale presepe. All’ingresso della grotta si incontrano i Romani nella scena del Censimento, nella Sala del Silenzio viene rievocato il momento dell’Annunciazione ai pastori, e momenti di vita quotidiana dell’epoca, con l’attività artigiana e quella contadina, accompagnano il visitatore fino alle ultime sale, in cui si rimane incantati tra le atmosfere della Natività di Gesù Bambino e dell’arrivo dei Re Magi.
Ogni anno, tutte le scene e tutti i personaggi si arricchiscono della cura artistica e professionale di quei pochi artigiani aquilani che ancora oggi, come un tempo, raccontano una passione sincera per l’arte della pittura e della tessitura e il privilegio di un amore inconsueto per le cose divine.

FAMIGLIA DI VOLPI, PRIMA UCCISE A FUCILATE E POI ESPOSTE COME TROFEI PER STRADA.Perilli:” Orrore!”

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L’Aquila : Accade a Roio , peggio del Far West . “Una famiglia intera di Volpi con i cuccioli uccisi con il fucile da caccia – dichiara Enrico Perilli , Presidente della Commissione Ambiente al Comune dell’ Aquila – Un gesto di volgare vanto e prepotenza , tipico di chi esce in giro col fucile in questi periodi dell’anno. Ennesima strage ai danni di animali indifesi, una dimostrazione di violenza gratuita nei confronti di tre volpi. Le foto documentano una scena raccapricciante: un gioco macabro, uno show allestito a regola d’ arte, l’esibizionismo di qualche necrofilo. Purtroppo dai primi giorni di luglio 2014, infatti, sono iniziate le attività di abbattimento delle volpi a cura dei cosiddetti ‘selecontrollori’, ossia di cacciatori che dovrebbero essere autorizzati dalla Provincia di L’Aquila e che ha approvato il ‘Piano triennale di controllo delle popolazioni di volpi in alcune Zrc e aree cinofile del territorio dell’Atc .

A parte l’assurda legalità – continua Enrico Perilli – di permettere l’uccisione di queste creature, uccisione resa ancor più ingiustificabile e cruenta sparandole, quindi usando armi anche in centri abitati, dando origine a scene di violenza, legalizzata, davanti agli occhi di chiunque e mettendo in serio pericolo l’incolumità di tutti. Chiediamo Maggior controllo e sicurezza da parte degli organi competenti quali Corpo Forestale dello Stato e Polizia provinciale di L’Aquila , i quali devono garantire che gli ‘equipaggi’ siano composti solo da cacciatori autorizzati, garantendo in quelle zone dove tante famiglie con bambini vanno a passeggio totale incolumità pubblica durante le attività di abbattimento”.
“Chiediamo un “giro di vite” agli esami di abilitazione all’esercizio venatorio: – dichiara Cristiana Graziani Medico Veterinario Animalisti Italiani Onlus – ormai è evidente la necessità che questi esami siano espletati in forma più rigorosa, curandone maggiormente la preparazione circa la legislazione del settore. In particolare chiediamo al Prefetto di L’Aquila di sospendere immediatamente le operazioni di abbattimento notturno della fauna selvatica fino a quando non venga garantita la sicurezza per l’incolumità pubblica.

La storia è nota, – continua la Graziani- la Regione Abruzzo, ha emanato alla chetichella, un documento che autorizza centinaia di cacciatori, a compiere ogni sorta di nefandezza sulle volpi nel periodo in cui allevano i piccoli.
Questo, con un unico obbiettivo dichiarato, che servirebbe ad eliminare un concorrente che per natura e sopravvivenza preda animali come il fagiano o la lepre, obbiettivi primari per lo svago di una nutrita schiera di umanoidi dal grilletto facile. La delibera autorizza i cacciatori abilitati, fino al 31 Gennaio ad adottare dei metodi di uccisione delle volpi, di una barbaria inaudita. Inoltre numerose ricerche hanno dimostrato come il munizionamento da caccia rappresenti una fonte non trascurabile di inquinamento da piombo, in grado di avvelenare gli uccelli selvatici, contaminare il terreno e determinare un rischio sanitario per l’uomo. Quindi i cittadini Aquilani si chiedono se e’ certo che vengono utilizzate esclusivamente munizioni prive di piombo? “

Intervista con Fabio Pelini: “SIAMO IN CAMPO PER IL DIRITTO ALL’ABITARE E LA LOTTA ALLA SPECULAZIONE SUGLI AFFITTI”

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Novità dall’Amministrazione Comunale dell’Aquila sulle politiche abitative. Ieri in conferenza stampa, presentata la proposta di “housing sociale” che potrebbe aprire uno scenario interessante per molte famiglie aquilane. Abbiamo sentito l’assessore di Rifondazione comunista Fabio Pelini.

 

Assessore, in cosa consiste l’idea presentata ieri?

L’iniziativa messa in campo dal Comune mira ad affermare quello che consideriamo un diritto fondamentale: il diritto all’abitare. Per fare questo ci muoviamo su due gambe: progetto C.A.S.E./MAP e l’housing sociale presentato ieri in conferenza stampa. Partiamo da quest’ultima proposta.
I Fondi Immobiliari presenti in città (Europa Risorse, Idea Fimit) ed altri si sono mostrati interessati a mettere a disposizione i propri alloggi a canoni calmierati e con la possibilità di riscatto. Con una grande novità, però.

 

Cioè?

Molte famiglie, in questa terribile crisi economica che stiamo vivendo ormai da sette anni, hanno grossi problemi a mettersi soldi da parte, cioè letteralmente “navigano a vista”. D’altra parte, noi come Amministrazione abbiamo l’esigenza di evitare lo spopolamento del nostro territorio, mettere un argine all’idea di declino che rischia di sovrastarci. Chi possiede degli alloggi – Fondi, privati cittadini, o cooperative edilizie che siano – sanno che il mercato immobiliare è fermo e i pochi che acquistano lo fanno con ribassi notevoli. Dalla convergenza di questi interessi è venuta fuori la nostra idea. Così si potrà coronare il sogno di avere una casa propria senza dover anticipare il 20%-25% del costo dell’alloggio come normalmente avviene, ma semplicemente pagando regolarmente un canone di locazione, leggermente maggiorato per qualche anno, che costituirà già rata del Mutuo. Per fare questo, ovviamente, bisogna offrire garanzie agli Istituti di credito e per questo ci rivolgiamo a redditi che siano fuori dai criteri dell’Edilizia residenziale Pubblica, ma non potrebbero permettersi l’acquisto di una casa pagando l’anticipo. Stiamo parlando del range che va da circa 16mila euro (a seconda della composizione del nucleo familiare) ai 35mila euro come limite massimo. I ceti medio-bassi. Con questa operazione, poi, perseguiamo anche un altro obiettivo.

 

Quale?

La lotta alla speculazione sugli affitti. Dopo la retorica del primo periodo post-sisma, alcuni aquilani, purtroppo, hanno tirato fuori il peggio di sè, chiedendo affitti in alcuni casi raddoppiati o triplicati rispetto al pre-terremoto. Una vergogna. In questo modo, puntiamo a calmierare i prezzi e ad evitare tensioni sociali che si rifletterebbero inevitabilmente sugli ultimi.

 

Cosa può fare da subito chi è interessato?

Quella presentata in conferenza stampa, per ora, è solo una manifestazione di interesse. Chi vuole, può dare la propria disponibilità a far parte di una lista di adesione al progetto. In questo modo, avremo un monitoraggio sull’esigenza abitativa nella nostra città. Poi, come secondo passo, Fondi immobiliari, Cooperative edilizie, società e privati dovranno formalizzare l’adesione al progetto e vagliare le domande pervenute.

 

Avete un quadro di quante siano le persone interessate?

Impossibile quantificare in questo momento, però posso dire che in tanti, tantissimi ci hanno mostrato interesse, perchè, nonostante tutto, gli Aquilani amano la loro città, ma vogliono essere messi in condizione di rimanere. D’altra parte, non ci stiamo inventando nulla: anche altre città italiane hanno adottato provvedimenti simili: penso a Milano o Reggio Emilia.

 


Con questa disponibilità di alloggi, che ne farete del Progetto C.a.s.e.?

Quella è la “prima gamba” di cui parlavo all’inizio dell’intervista: il nostro indirizzo politico-amministrativo prevede, una volta terminate le forme assistenziali onerose (Fondo Immobiliare, Affitti concordati, Contributo per l’Autonoma Sistemazione) l’allargamento della platea dei beneficiari ai nuclei in difficoltà economica. Ci rivolgeremo ai redditi fino a 16mila euro, che è la soglia fissata per le fragilità sociali. Poi potremo aprire alla popolazione studentesca e a quella scientifica; ai lavoratori presenti sul territorio e a sportivi ed artisti, oltre a giovani coppie e a nuclei monoparentali in difficoltà. Tutte le tipologie previste a suo tempo dalla delibera consiliare 172 del 2011.

 

E le famiglie presenti oggi nel progetto CASE che fine faranno?

Molte rientreranno nella loro abitazione riparata, le altre, soprattutto del centro storico, continueranno ad alloggiare nelle new town, fino al ripristino dell’agibilità della propria casa di origine.

Rifondazione incontra gli operai sulle prospettive dello sciopero generale

 

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Domani, Venerdì 5 Dicembre, alle ore 13 di fronte ai cancelli della Dompè e alle ore 17 presso il cementificio Sacci di Cagnano Amiterno, Rifondazione Comunista sarà presente di per incontrare gli operai e promuovere le prospettive dello sciopero generale del 12 Dicembre.

Sarà anche l’occassione per presentare il dibattito pubblico che avrà luogo presso il circolo Arci Querencia (via Ficara-Piazza D’arti), Martedì 9 Dicembre alle ore 17,30, con la partecipazione di Raul Mordenti(Redazione La Città Futura) e di Carmine Tomeo (responsabile lavoro Prc Abruzzo)

 

Rifondazione L’Aquila Circolo “A Casamobile”