Prc L’Aquila: ” Riperimetrare il Parco Velino Sirente scelta sbagliata che impoverisce il territorio”

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Riteniamo profondamente sbagliata la scelta che la Giunta regionale si appresta a fare con la riperimetrazione del Parco Velino Sirente. L’Abruzzo, che si vanta di essere la “Regione verde d’Europa”, non può e non deve perdere la sua vocazione per favorire gli interessi di pochissimi cementificando con impianti, sovradimensionati ed inutili, un territorio splendido e incontaminato come quello del Parco. E’ ora che l’Assessore Di Matteo e alcuni sindaci del territorio capiscano che la vera ricchezza passa per la promozione dell’enorme patrimonio paesaggistico dell’Abruzzo interno. E’ necessario investire risorse economiche per la creazione di percorsi fruibili e per la riqualificazione delle strutture esistenti. Così facendo si farebbe la fortuna del territorio e si amplificherebbe la capacità di attrarre turismo in regione. La giunta regionale, che già penalizza fortemente la città capoluogo e la provincia aquilana nel masterplan, receda dal tentativo di impoverire ulteriormente questo territorio distruggendo le sue aree protette.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Enrico Perilli
Capogruppo Prc L’Aquila

Pelini: sul progetto C.A.S.E si ascoltino i cittadini, no a proposte calate dall’alto

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Dal profilo Facebook dell’Assessore all’assistenza alla popolazione dell’Aquila Fabio Pelini

 

Nella campagna elettorale permanente che quotidianamente viviamo, arriva l’ennesima proposta “calata dall’alto”, di cui francamente se ne sentiva poco il bisogno. Dopo il ponte sulla Mausonia, arriva l’indirizzo su come utilizzare i Progetti Case, ovviamente senza confronto alcuno con il Consiglio comunale, con la Giunta comunale, con la città, cioè con chi vive quotidianamente da anni gli effetti sul territorio dei nuovi insediamenti e, forse, ha qualche competenza in più in un ragionamento “di sistema” che contempli oneri ed opportunità.

Oltretutto, senza tenere in considerazione la normativa vigente, a partire dalla delibera 172 del 2011 con la quale il Consiglio comunale stabilì l’utilizzo degli alloggi Case, una volta terminata la fase dell’emergenza. Per non parlare degli indirizzi dati in questi anni dall’Amministrazione, dopo aver ascoltato le esigenze di migliaia di cittadine e cittadini.

E, per ultimo, senza minimamente valutare i problemi di agibilità evidenziatisi in molti insediamenti e che a breve, purtroppo, potrebbero riservare nuove sgradite sorprese. Niente di tutto questo, come se la fase commissariale che abbiamo subito per anni vivesse gli effetti di un’eterna coazione a ripetere.

A queste pratiche verticistiche da vecchia politica, che con rinnovate spoglie portano avanti i sedicenti alfieri del nuovo, è giunta l’ora di dire basta. Ci vogliono capacità di analisi, confronto e condivisione, senza facili scorciatoie propagandistiche.

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Faccio fatica a seguire la querelle(il dibattitto è una parola troppo
grande) sulla presunta invasione del nostro territorio. Davvero non
comprendo l’uso smodato e propagandistico su alcuni temi rilevanti che
coinvolgono conoscenze diverse e parole che spesso non appaiono
esaustive per la comprensione di un problema così epocale. Cosi come
non paiono giustificative quelle frasi pronunciate così spesso e cosi
maleodoranti di cinismo, bassezza umana, individualismo sfrenato: “Io
non sono razzista, ma qui tutti questi migranti creerebbero questioni
di integrazione ecc. ecc. Così come, risibili sono le lamentele circa
il degrado e l’impoverimento del nostro territorio. E non perché non
sia vero. Ma forse c’è da proporsi e  sollecitare domande e
riflessioni. Perché scappano così numerosi dalle loro terre? Guerre
carestie sono frutto di qualche divintà malvagia? Oppure hanno a che
fare con il predominio e l’accaparramento che le potenze
capitalistiche soprattutto occidentali hanno esercitato e tuttora
esercitano verso quei paesi produttori di materie prime? Ma anche
nell’altro caso la persistente siccità di queste zone dovute ai
mutamenti climatici non sono forse causate da un modello di sviluppo
energivoro e  iper inquinante? E le domande possono continuare circa
la miseria e le condizioni socio-economoche che insistono nel nostro
territorio e che molto hanno a che fare con una crisi causata da anni
di austerità. Le ricette dettate dall’Unione Europea, di mettere in
ordine i conti pibblici e far ripartire la crescita tramite le
privatizzazioni, taglio delle pensioni e welfare, abolizione delle
tutele dei lavoratori, abbassamento dei salari medi reali hanno
prodtto l’esatto opposto. L’avete messo pure in Costituzione, il
pareggio di bilancio! Centro-destra e centro-sinistra avete condiviso
le stesse politiche. Andare in giro ad alimentare e sollecitare la
pancia del popolo è lo sport preferito di tutti i populismi. Tuttavia
sarebbe più interessante vedere con quali parole e con quanta
responsabilità si è capaaci di spiegare il perdurare di una crisi che
si presenta sempre più secolare. E po magari vedere l’effetto che fà.

 

Alfonso De Amicis

Il Professore Panebianco

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Il Professore Angelo Panebianco docente di scienza politica all’ateneo
di Bologna l’ “Alma Mater” la più antica Università del mondo è stato
interrotto, mentre teneva una lezione di politica estera(sic) da un
gruppo di studenti accusandolo di essere un guerrafondaio, di mettere
il suo sapere al servizio delle potenze occidentali e quindi spronare
il nostro paese ad essere protagonista di un intervento
militare(l’ennesimo)verso la Libia. Da anni il professor Panebianco è
in prima linea in quella che lui stesso chiama “Realismo Politico”:
Cioè quella politica di armamento “democratico” che ha portato gli
Stati Uniti e i suoi alleati ad intervenire sempre più spesso in Medio
Oriente, ma non solo,(Molti si sono dimenticati della guerra portata
dentro L’Europa: Jugoslavia, i Balcani)con lo splendido risultato di
aver disintegrato diversi stati nazionali producendo terrorismo,
miserie, marginalizzazioni, emigrazioni crescenti. Ma oggi secondo una
stampa sempre più servile e con l’elmetto in testa, i violenti
sarebbero gli studenti che hanno contestato “l’eroe in pantofole”,
come giustamente lo ha definito Angelo D’Orsi. Tutta la stampa
italiana sollecita, irresponsabilmente, il governo italiano ad essere
da guida al prossimo intervento in Libia e mentre, ci si avvia a
questo nuova avventura militare, ci si scaglia contro i giovani
apostrofandoli come squadristi, estremisti, evocando l’orribile
sessantotto e via discorrendo. In questo triste scenario tipico dei
“pennaruli”(come li chiamano a Napoli, sempre D’Orsi) non poteva, non
mancare il richiamo alla lesa “democrazia”. Eppure tutte le ultime
guerre sono state costruite su menzogne planetarie. Chi si è
dimenticato dell’ampolla ostentata nel Palazzo dell’ONU da parte di
Colin Powell? Insomma, è lecito porsi, alcune domande. Come è lecito
pensare che è inutile rivolgere domande ai diversi baroni e pensatori
che albergano nelle varie testate giornalistiche. Comprenderebbero una
serie di questioni importanti e forti?  Perché chiamiamo “democrazia”
un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché
dopo ogni “riforma” stiamo peggio di prima? Come può un muro di
cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un
“recinto difensivo”? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo(che oggi
Obama, Alla faccia? vorrebbe chiudere.) sono “abusi” “pressione
fisiche moderate” o tecniche di interrogatorie rafforzate”?Cosa
trasforma un mercenario in “manager della sicurezza”? Senza ombra di
dubbio la menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico
contemporaneo. Il suo ruolo è venuto in primo piano in occasione, come
ricordavo, della guerra in Iraq, ma la sua presenza nella nostra
società è molto più generalizzata e pervasiva. Il linguaggio è il
terreno principale per manipolare e convincere i dubbiosi. In tal
senso la vicenda di Panebianco con il rispolvero al diritto alla piena
libertà di insegnamento e addirittura alla sua libertà di parola e di
pensiero ha scatenato la stampa con un profluvio di parole per
giustificare un potere mediatico e baronale basato esclusivamente
sulla sopraffazione e appunto l’inganno. Sul caso e per concludere
paiono azzeccate le parole di Giuseppe Masala: “A me il discorso
sembra più complesso: esiste un limite alla libertà d’insegnamento?
Esiste un limite alla libertà espressione del proprio pensiero? Non
saprei, se però avessimo notizia di una contestazione subita da un
qualche professore fascista che ai tempi di Mussolini propagandava le
idee della supremazia di alcune “razze” su altre ritenute sub-umane
ricordermmo questi ipotetici contestatori come degli eroi. Forse un
giorno quando raggiungeremo la coscienza che la soluzione alle
controversie tra stati attraverso l’uso delle armi è sbagliata, il
gesto di questi ragazzi non sarà ricordato in maniera così negativa”.
Un punto questo di difficile comprensione per Panebianco, per Galli
Della Loggia di difficile comprensione per il Corriere dello Zar. Un
giornale sempre dalla parte della ragione!

 

Alfonso De Amicis

Il nuovo “manager” Rinaldo Tordera

De Amicis A.
De Amicis A.

 

 

 

 

Leggere la cronaca è sempre utile. Anche la nomina del nuovo “manager”
della sanità ci conferma l’utilità. Spesso è ornata di tante e tali
notizie da darti, sicuramente, una geografia del potere e delle sue
molteplici sfumature. Tuttavia la cronaca politica finisce li, nel
vicolo cieco della spettacolarità delle nuove elites al potere. In
fondo come diceva Guy Debord, nella società dello spettacolo vince chi
fà più attrazione, fantasmagoria, intrattenimento. Sappiamo di
cordate, di coloro che a vario modo sorregono Tizio piuttosto che Caio
e purtroppo non sappiamo, o forse non esite qualche sindacato o
qualche forza politica e sociale che metta in discussione l’assalto
strategico a quello che rimane del vecchio Sistema Sanitario
Nazionale. Votati, alla sua ed inesorabile evaporazione, assistiamo
allo stesso modo in cui il vecchio mondo contadino contemplava se
stesso ed alla ineluttabilità della propria condizione storica. La
preghiera rimaneva la sola arma consolatoria. Ma la perdita della
Sanità come diritto universalistico alla salute, al buon vivere è
forse dovuto ad un qualche evento naturale? O piuttosto alle politiche
di austerità, alle cosidette “riforme” che hanno portato a quei
massacri sociali portando l’Italia e soprattutto le regioni del sud a
delle forme di povertà mai viste dal dopo-guerra. Tagliare la spesa è
uno dei comandamenti del rigore liberista più attuato negli ultimi
decenni ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.Nel disastro della
crisi mondiale solo la povera Grecia nella mitica Europa è messa
peggio di noi.Rinaldo Tordera può tranquillamente esordire in questo
modo “Faccio quello che si deve fare per gestire un’azienda, sono
tutti problemi che conosco…ma la riforma(sic? paratevi dove più
potete)Lorenzin sarà la prima cosa su cui mi confronterò”. Appunto la
sanità come merce da comprare al mercato, come qualsiasi prodotto
sfornato in qualsiasi azienda. Esistono termini che s’introducono in
modo insidioso nel lessico politico, senza che nessuno se ne accorga e
senza che ne sia stata data una definizione preliminare.
E solo quando sono entrati a far parte della scena che si rivelano per
quello che erano fin dall’inizio: non smplici parole, ma elementi
strutturanti di una costruzione ideologica: E’ il caso, fra altri di
espressioni apparentemente tuttofare, appunto molto usate dai media:
manager, Asl (invece che Ussl), “società civile”, “governance. Spesso
si usa un inglese che non è quello parlato o scritto dai grandi
narratori quali Shakespare e Wilde ma è la lingua della finanza del
mercato e dell’austerity. Cioè quella lingua, quel lessico
omnipervasivo dell’economia del potere e che Gramsci definiva il
“cretinismo economico”. Tuttavia questa costruzione ideologica è
servita al processo di aziendalizzazione di tutti una serie di servizi
pubblici a cominciare dalla Sanità e presto da questo processo
verranno divorati servizi come lo smaltimento dei rifiuti, e per
finire l’acqua, nonostante il Referendum vinto qualche anno fà. Quindi
la figura del manager ha questi compiti, al servizio della finanza di
un capitale sempre più fittizio. Cambia qualcosa se al posto di
Tordera ci fosse stato Caio? A me pare che la capitalizzazione, cioè
il rafforzamento delle gerarchie e del controllo sugli agenti del
servizio pubblico, ha trasformato le in competenze professionali
valori no propriamente positivi come il cinismo, l’opportunismo, la
mediocrità la paura, compromettendo la cooperazione interna e
demonizzando qualsiasi manifestazione di pensiero critico. Allineati e
coperti. Tuttavia la cosiddeta politica i sindacati ma anche la stampa
recitano tutti insieme un copione, già scritto; fumo agli occhi,
spesso di ignari cittadini. Insomma presi per i fondelli due volte.

 

Alfonso De Amicis

Juchich e Perilli : La probabile prescrizione di Bertolaso una beffa per la città

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La probabile prescrizione di Guido Bertolaso nel processo che lo vede imputato per omicidio colposo plurimo rappresenta una beffa per la città dell’Aquila e per tutti i familiari delle vittime del sisma del 6 Aprile 2009. Ieri mentre nel tribunale dell’Aquila si consumava un vera e propria tragedia che, con la decisione di fissare la successiva udienza al 21 Giugno determinerà una probabile prescrizione dell’imputato, come nella peggiore tradizione italiana Bertolaso, assente all’Aquila, era impegnato in campagna elettorale a Roma, magari vantando i “successi” della gestione del terremoto.Non possiamo dimenticare come sinistre furuno le direttive impartite per rassicurare la popolazione alla vigilia del 6 Aprile e pretendiamo giustizia e chiarezza. Noi del Prc esprimiamo la nostra più sincera solidarietà e vicinanza ai parenti delle vittime e ci auguriamo che la giustizia possa fare il suo corso, trovando in una sentenza di merito e non in una prescrizione il suo approdo naturale.

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

Enrico Perilli
Capogruppo Prc L’Aquila

Acerbo: ” BORSE LAVORO DISABILI PSICHICI: BENE RIFINANZIAMENTO, MA NON CAPIAMO RACCOMANDAZIONE DELLA REGIONE”

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La notizia che saranno rifinanziate per il 2016 le borse lavoro per i disabili psichici non può che riempire di gioia sapendo quale trauma stavano vivendo molti pazienti e le loro famiglie in queste settimane.
La protesta che abbiamo portato avanti insieme alle associazioni Carrozzine Determinate, Percorsi e alla CGIL ha conseguito il suo obiettivo immediato. Fa piacere quindi che l’assessore Paolucci abbia compreso il valore di questi percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale.

Proprio per questo troviamo che sia preoccupante la raccomandazione che il dirigente del settore programmazione socio-sanitaria e il direttore regionale indirizzano alla ASL di Pescara. Infatti nella nota inviata dopo aver rappresentato “assoluta necessità”, “forte valenza sanitaria”, di un servizio definito “essenziale” e che quindi bisogna continuare ad assicurarne l’erogazione, si aggiunge “possibilmente per un numero di pazienti non superiore a quelli attualmente in carico”.

Perché questa indicazione? Perché limitare numero? Se ci sono pazienti che attendono da anni di poter usufruire della borsa lavoro perché negare accesso? La spesa deve essere determinata da considerazioni sanitarie, cioè dai bisogni dei pazienti, non da logiche ragionieristiche che in ultima istanza determinano l’aumento della spesa invece che risparmi. Quanti pazienti finiscono dentro un circolo vizioso di ricoveri o per lunghissimi periodi dentro strutture protette con costi enormi perché non hanno avuto accesso a percorsi di riabilitazione e reinserimento? Quanto spreco comporta non offrire un’occasione di reinserimento sociale dopo un lungo percorso di cura in assai costose per le ASL strutture protette?
Non si tratta solo di non scontentare i 300 che ne beneficiano ma di garantire a tutti i pazienti che ne hanno bisogno di potere usufruirne.

Se è unanime il giudizio positivo sulle borse lavoro è il caso invece di prevedere l’ampliamento del numero dei pazienti che possano beneficiarne visto che il costo è incommensurabilmente più basso dei ricoveri in strutture protette. Quando negli anni ’90 ci battevamo e poi ottenemmo introduzione borse lavoro si trattava di una sperimentazione dentro progetti obiettivo. Oggi è incontrovertibile che si tratta di un percorso che funziona e quindi è ora che la programmazione regionale ne tragga le conseguenze.
Sarebbe opportuna una riflessione complessiva sulla salute mentale per una giusta allocazione delle risorse e finalmente adeguate strategie volte all’aumento del numero delle borse lavoro, dei gruppi appartamento, delle case famiglia. Investire in percorsi che costano poco ma funzionano è doveroso anche per affrontare il risanamento della spesa sanitaria regionale evitando la logica stupida e cieca da tagli lineari che in questo campo non fa altro che aumentare la spesa.

Maurizio Acerbo e Viola Arcuri, Rifondazione Comunista

Guido Bertolaso

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In questi giorni la stampa nazionale, ma soprattuto quella locale è
piena di commenti, a volte feroci altre volte di consenso, circa la
candidatura a sindaco di Roma di Guido Bertolaso. Un uomo potente,
capace di ramificare i propri contatti e le proprie referenze nei
svariati mondi della politica, degli affari, e anche con le alte
gerarchie ecclesiastiche. Un plenipotenzario che oggi è attaccato da
più parti per la sua attività spesso al limite della legalità, con
coni d’ombra che lasciano più di un sospetto. Tutte critiche sensate e
giuste, democraticamente fondate. Tuttavia Guido Bertolaso è stato
anche altro, ha interpretato in modo forte, mediatico, un modello
politico e istituzionale che ha fatto e tuttora fà tendenza verso un
funzionalismo amministrativo-politico di stampo europeo. Sono
fortemente persuaso che a questo modello di potere ormai
sovranazionale le classi dominanti impiegano una quantità di risorse,
energie affinché il loro potere vada in un certo modo piuttosto che in
un altro. Bertolaso attraverso la gestione dei rifiuti a Chiaiano
prima ed a L’Aquila dopo è stato interprete magistrale di quella
politica che vede un costante processo di esclusione e
marginalizzazione politica delle masse popolari, dei cittadini, di
quel popolo portatore di legittimi interessi. E per dovere di verità
va ricordato come quella nomina fu condivisa da entrambi gli
schieramenti. A Chiaiano come commissario straordinario sui rifiuti fu
nominato dal governo Prodi, viceversa a commissario straodinario ed
emergenziale per il terremoto fù nominato dal governo Berlusconi.
Nella sua linearità e semplicità questo esempio ci ricorda proprio
come l’affermarsi di una determinata Weltanschauung come la chiamano i
tedeschi cioe(concezione del mondo, della vita, riferito a un gruppo
umano o a un popolo)determini e delimiti le regole del gioco in un
determinato contesto storico. Ora gli storici sanno bene che quando si
mettono in moto dispositivi emergenziali essi costituiscono il
retroterra culturale e politico dei regimi totalitari. Negli anni che
precedettero la salita al potere di Hitler, ad esempio i governi
sicialdemocratici di Weimar avevano fatto un tale ricorso allo stato
di emergenza che è lecito dire che la Germania aveva smesso di essere
una democrazia parlamentare già prima del 1933. Così in un una
situazione di stato emergenziale le operazioni immediate sostituiscono
quello che di solito è appannagio di una democrazia normalmente
funzionante. Consigli Comunali, territoriali, apparati giudiziari,
stampa ecc. Essa viene di fatto superata dal funzionalismo degli
apparati calati dall’alto in nome di una emergenza vera o presunta.
Tutti ricorderanno la neo-lingua imposta subito dopo il 6 aprile.
DICOMAC-COM , CAPI CAMPO ecc. ecc. e quindi una rapida dissoluzione
delle istituzioni pubbliche. Oggi quell’aspetto, ai molti orripilante
è sostituito dall’algido logaritmo della finanza. Perché chi determina
tutto il flusso finanziario della ricostruzione è deciso in Europa,
qui si decide solo di contratti di secondo livello. Una democrazia
ampiamente commissariata. Con quel cambiamento politico imposto dal
nostro Commissario ci fù un salto nello statuto politico e giuridico
dei cittadini e del popolo che si reputavano depositari della
sovranità. In uno
stato di emergenza si osserva “una tendenza irrefrenabile verso una
depoliticizzazione progressiva dei cittadini, la cui partecipazione
alla vita politica si riduce a sondaggi elettorali. Tale tendenza è
ancora più inquietante se si considera che era stata teorizzata dai
giuristi nazisti, che definivano il popolo come un elemento
sostanzialmente impolitico al quale lo stato deveva garantire
protezione e crescita.”…”Quello che bisogna capire però è che quando
si depoliticizzano i cittadini poi l’unico modo di farli uscire da
questa passività è mobilitarli con la paura….”(Giorgio Agamben
“Dallo Stato di diritto Allo Stato di Sicurezza”). E quando
progressivamente si applicano simili politiche è lecito attendersi una
dissoluzione rapida e irreversibile delle istituzioni pubbliche. Ed in
tal senso se si guarda agli ultimi avvenimenti di carattere
amministrativo e politico tutto torna. Qualsiasi avvenimento di un
certo rilievo, spesso viene, o è sempre commissariato: dal’Expò, al
Comune di Roma, e abbiamo persino un commissario agli appalti. Ma
l’elenco potrebbe continuare. Si propaganda prima l’unutilatà della
democrazia, in nome della corruzzione diffusa, quindi si impongono le
regole dell’eccezionalità, dell’emergenza. Bisogna ammettere, anche a
distanza di tempo come la figura di Bertolaso ed il suo fare, abbia
corrisposto ad una forma politica post-democratica ed autoritaria. Io,
non so se l’agire politico e amministrativo di questo personaggio sia
stato supportato da tale consapevolezza, tuttavia ha sicuramente
interpretato una tendenza che oggi si dispega non solo nel nostro
paese ma è in opera in tutto il continente europeo con la scusa del
terrorismo. Ora criticare tutte le malefatte di Guido Bertolaso
“prestato” alla Protezione Civile è giusto e necessario, tuttavia a me
pare che questa opera di sfondamento della democrazia formale per
quanto traballante sia la cosa più seria e importante da sottoporre
alla riflessione ed alla critica più attenta.

Alfonso De Amicis

Giovedì 18 Febbraio iniziativa sul fiume Vera con Enrico Perilli

 

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Giovedi 18 Aprile, alle 17.30 Presso gli Usi civici di Tempera iniziativa
sulla Riserva del Vera e sulle sue prospettive.

Interverranno: L’Assessore Maurizio Capri, Il Presidente della
Commissione Ambiente e Territorio Enrico Perilli, il consigliere
comunale Giustino Masciocco il consigliere della X Circoscrizione
Stefano Innocenzi.

Prc L’Aquila:Comunità Montana Montagna dell’Aquila, chi gioca sulla pelle dei lavoratori?

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Sono ormai 3 mesi che un contenzioso tra la Comunità Montana Montagna dell’Aquila e la Cooperativa Veredeaqua blocca circa 250 mila Euro necessari per saldare le spettanze arretrate di 39 lavoratori dei servizi sociali. Oggi, in presenza di un accordo sindacale sottoscritto e ribadito in più assemblee tra i lavoratori e la Cooperativa, non capiamo la ragione per cui, in una situazione di urgenza, tutti gli appuntamenti tra i legali delle parti, finalizzati a chiudere la conflittualità, saltino per motivi che appaiono pretestuosi. Bloccare la controversia è la condizione necessaria per dare operatività all’accordo. A questo punto è lecito domandarsi se le risorse siano ancora a disposizione dell’ente o se la Comunità Montana ha deciso di impiegarle in altro modo. Chi sta giocando con la pelle dei lavoratori? chi ha interesse a non chiudere il contenzioso con la Cooperativa? per quale motivo? Inoltre cosa pensano i sindaci del comprensorio? domande queste che esigono una risposta in tempi brevi. Sollecitiamo pertanto il sindacato e la politica ad uscire dalle proprie stanze e moltiplicare gli sforzi. Se la rete dei servizi sociali nei territori montani aquilani è ancora in piedi lo dobbiamo solo a gente che lavora quasi gratis da anni in un contesto di smobilitazione di mezzi e risorse progressivo ed inesorabile.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila