Crollo

 

idea

 

 

 

 

 

 

 

 

La situazione non è eccellente. Da tempo i catasfrofisti, gli
economisti eteredossi vanno mettendo in guardia sulla possibilità di
un ulteriore crollo della finanza e dell’economia internazionale. Le
elites globali imbevute di retoriche suggerite dagli economisti
mainstream fanno difetto di “analisi concreta della situazione
concreta”. Così si guarda al caos, dietro la porta con fatalismo.
Molti sono sgomenti sulla situazione economica mondiale. Mario Draghi
ripete l’esorcismo di qualche anno fa: “Whatever it Takes” (Costi quel
che costi). Ma il pericolo attuale non è paragonabile minimamente a
quello del 2008. Il pericolo è quello di una crisi di sovvraproduzione
globale e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse
non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a
costo zero, e da un paio di anni il petrolio scende ininterrotamente.
Ciononostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava,
tende a divenire, di nuovo recessione. Il problema chiave in fondo è
semplice: tutto può essere prodotto a un costo bassissimo, tale da
spazzar via in un attimo produttori-imprese, filiere, interi paesi-che
fin qui erano stati trainanti. Ma le stesse ragioni che hanno portato
i prezzi di qualsiasi merce al limite dell’azzeramento del profitto
sono anche quelle che hanno strozzato la domanda globale(esempio bassi
salari). Chi compra, se tutti hanno un margine(salariale prima di
tutto)azzerato? Nessuno. Non è una risposta scontata. E’semplicemente
l’unica. Mentre siamo dentro questo caos sistemico il nostro
presidente del consiglio fà il gradasso con l’Europa. Tuttavia come ci
suggerisce Alessandra Daniele questo rapporto con l’Unione Europea è
uguale a quello di Giandomenico Fracchia con il suo capo ufficio.
Fracchia si fingeva spavaldo e deciso di fronte ai colleghi,
promettendo di affrontare e umiliare l’arrogante capufficio, per poi
al suo cospetto trasformarsi in un cagasotto strisciante e servile
fino all’autoumiliazione. Però il nostro presidente del consiglio è
pronto per una nuova avventura militare in Libia, e naturalmente senza
che il parere degli italiani venga richiesto così come di nuovo si
aggira l’art.11 della Costituzione che si vorrebbe presto cancellata.
Convenientemente gli italiani vengono distratti dallo spauracchio
dell’utero in affitto o dallo spettacolo di Sanremo. Una manovra
diversiva per dissuadere, distolgiere, l’attenzione dall’escalation
bellica e dall’approssimarsi della tempesta perfetta. Anzi va
ripetendo che l’Italia non è al centro della crisi. Le nostre banche
sono solide anche se devono rinnovarsi. Come è riuscito a spacciare
se stesso, il suo governo di riciclati figli di papà da limpidi
Absolute Beginners, in una squadra di temerari e rottamatori è una di
quelle storie italiane ancora tutta da raccontare. Anche se va
precisato come stampa televisione e social network sono li a pomparlo
al limite della tossicità. Tanto lo si può cambiare in qualsiasi
momento. I piloti automatici abbondano. Ma la realtà ha la testa più
dura della propaganda e della manipolazione. Priama o poi i fiumi
carsici emergono con tutta la loro potenza. Aiutiamoli.

 

Alfonso De Amicis

Acerbo: VERGOGNOSO TAGLIO BORSE LAVORO PER DISABILI PSICHICI: NEANCHE CHIODI LO AVEVA FATTO

ACER

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi associo alla protesta di Claudio Ferrante dell’associazione Carrozzine Determinate riguardo al mancato rifinanziamento delle borse lavoro per i disabili psichici:
http://certastampa.it/…/la-regioneabbandona-i-disabili-inv…/

Come Rifondazione Comunista fummo protagonisti insieme alle associazioni dei familiari come Percorsi dell’introduzione di questa opportunità di reinserimento e riabilitazione.
Nel corso degli anni sono sempre state rifinanziate. Ora si cancellano le borse lavoro per distrazione e disinteresse di una Giunta Regionale che di sinistra non ha nulla.
Voglio ricordare che tutte le famiglie e gli operatori hanno potuto verificare l’utilità di un percorso che lungi dall’essere interrotto andrebbe esteso a tanti altri pazienti.
Dal punto di vista della spesa sanitaria costa meno del soggiorno presso strutture private dove inevitabilmente torneranno i pazienti che soffriranno nuove crisi.
Finora la nuova giunta sulle questioni della salute mentale è stata completamente assente mentre ci sarebbe bisogno di un potenziamento dei servizi territoriali e dell’apertura di case famiglia e gruppi appartamento oggi del tutto insufficienti.
Non solo non si progredisce ma addirittura si torna indietro rispetto alle conquiste degli anni passati.

 

Maurizio Acerbo, ex-consigliere regionale Rifondazione Comunista

Sevel e carichi di lavoro: la Fiom ha ragione, colpevole latitanza politica regionale

fars

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sentiamo in dovere di fare un plauso alla Fiom per la dichiarata volontà di coinvolgere la Asl per verificare le ricadute psico-fisiche sui lavoratori Sevel. Insieme ai metalmeccanici della Cgil, da anni denunciamo i rischi a cui i lavoratori sono sottoposti per l’aumento dei ritmi di lavoro, anche a causa dell’applicazione della metrica Ergo-Uas (sulla quale invitiamo a leggere il nostro opuscolo). Ci chiediamo, invece, come fanno i sindacati firmatari del contratto speciale Fiat a non accorgersi che centinaia e centinaia di lavoratrici e lavoratori subiscono una pressione che risulta insostenibile.
E’ bene ricordare che i ritmi di lavoro elevati sono causa di malattie professionali, con danni permanenti all’apparato muscolo-scheletrico e ricadute psichiche per lo stress correlato al lavoro. L’Abruzzo, negli ultimi anni, ha avuto una crescita esponenziale di questo tipo di malattia, che, al di là della fredda statistica, significa per molte lavoratrici e molti lavoratori essere esclusi dal ciclo produttivo per ritrovarsi il danno psico-fisico e la beffa della disoccupazione.
Sono passati quasi due anni da quando Rifondazione Comunista, allora presente in Consiglio Regionale, riuscì a far passare una risoluzione con la quale si faceva notare come malattie professionali e infortuni sono causati spesso da significativi mutamenti dell’organizzazione del lavoro, perseguiti specialmente attraverso: flessibilità, precariato, ritmi produttivi accelerati, processi di esternalizzazione di cui anche Sevel si avvale in maniera rilevante nel suo processo produttivo.
E’ evidente, inoltre, che i ritmi di Sevel sono spesso replicati dalle aziende fornitrici di componenti o servizi, con conseguente generalizzata accelerazione dei ritmi produttivi e conseguente aumento dei rischi di infortunio e malattie professionali su un intero comparto produttivo.
Su questo tema avevamo chiesto che la giunta regionale (allora di centrodestra) si impegnasse, tra le altre cose, a sensibilizzare la Sevel a porre maggiore attenzione all’osservanza dei migliori criteri prevenzione e protezione dai rischi per i lavoratori e ad attivare urgentemente un tavolo congiunto con l’Inail, le Province, gli Ispettorati del Lavoro, gli imprenditori e le organizzazioni sindacali dei lavoratori per elaborare una più puntuale strategia di prevenzione da tradurre in leggi adeguate e nuovi strumenti di controllo.
Purtroppo, la scarsa sensibilità della giunta di centrodestra non ha dato seguito a quegli impegni. Ce lo aspettavamo. Purtroppo non ci aspettiamo molto di più dall’attuale giunta regionale di centrosinistra, che sugli stessi temi ha mostrato finora pari indifferenza. Intanto, le lavoratrici ed i lavoratori escono spesso dalle fabbriche con le ossa rotte, con un salario che non è adeguato ai carichi di lavoro ed ai sacrifici loro imposti e senza alcun riconoscimento per i propri sforzi, che si traducono in produzioni da record e lauti profitti solo per manager come Marchionne.

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC

Marco Fars, segretario regionale PRC Abruzzo

ARANCE PER KOBANE!

Gaza

 

 

 

 

 

 

 

 

Tornano a Pescara gli agrumi contro mafia e sfruttamento.

MARTEDI’ 2 FEBBRAIO arrivano a Pescara 1000 Kg di ARANCE NAVEL/TAROCCO BIOLOGICHE da piccoli produttori solidali della Calabria.
Le arance verranno distribuite presso lo SPAZIO SOCIALE della FEDERAZIONE PRC in Via F.Tedesco 8 a PESCARA da MARTEDI’ 2 A GIOVEDI’ 4 FEBBRAIO dalle 16:30 alle 20:00
PRENOTATE il vostro sacchetto da 5 Kg a 8 euro chiamando i seguenti numeri: 333.8730156 Paolo, 392.7842078 Marco, 349.0668557 Francesco.
Le arance sono di qualità Navel/Tarocco, biologiche di prima qualità. Verranno vendute a 1,6 € al kg di cui:
– 1,50 € coprono i costi di produzione, lavoro, trasporto, iva
– 0,10 € contributo alla RICOSTRUZIONE DI KOBANE
Nel nostro Paese ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane. Per questo anche quest’anno abbiamo deciso di distribuire tramite un canale del tutto autorganizzato gli agrumi di piccoli produttori calabresi. Nel farlo abbiamo deciso di devolvere il ricavato della vendita alla ricostruzione di Kobane.
Chi è disponibile a darci una mano per lo scarico delle cassette o coprire un turno di distribuzione può chiamare al 333.8730156 (Paolo) o mandare una mail a gcpescara@libero.it o rifondazione.pescara@gmail.com.
Sin da ora vi invitiamo a prendere le ordinazioni. Di seguito il volantino con maggiori informazioni.

ARANCE PER KOBANE
TORNANO A PESCARA GLI AGRUMI CONTRO MAFIA E SFRUTTAMENTO

Nel nostro Paese ogni anno migliaia di schiavi della terra vivono e lavorano in condizioni disumane e da ottobre ad aprile vengono sfruttati all’inverosimile fino a non ricevere, in alcuni casi, la paga. Rosarno come Castel Volturno, Palazzo san Gervasio, Foggia, Nardò, Saluzzo, Potenza e non solo. Ghetti senza acqua né luce, guerra tra poveri e sfruttamento, è questo il capitalismo nelle campagne, la lunga filiera che porta il “Made in Italy” sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alle grandi aziende. La grande distribuzione stabilisce il prezzo di acquisto dai produttori, un prezzo-ricatto che le imprese sostengono con l’abbattimento dei costi di manodopera, con lo sfruttamento, il lavoro nero e grigio, il caporalato e la criminalità organizzata a dettar legge. Inoltre con la crisi economica sono accelerate le dinamiche di abbandono dei campi e accaparramento delle terre, i piccoli produttori e i contadini sono costretti a vendere la terra o buttare i raccolti.
NOI VOGLIAMO ALTRO!
Vogliamo rompere le catene della schiavitù e dello sfruttamento! Vogliamo coltivare uguaglianza e integrazione!
Per questo anche quest’anno abbiamo deciso di distribuire tramite un canale del tutto autorganizzato gli agrumi di piccoli produttori calabresi che hanno intrapreso un cammino diverso per una produzione etica libera da mafia e sfruttamento. Per offrire un’alternativa praticabile ai piccoli contadini, per far capire coi fatti che la soluzione alla crisi non passa attraverso lo sfruttamento di chi è più debole ma può nascere solo dalla solidarietà e dalla cooperazione sociale. Per i braccianti immigrati, per favorire l’emersione dal lavoro nero grazie all’applicazione ai produttori di un prezzo equo che ne consente la regolarizzazione. Per la resistenza contadina, per contrastare l’accaparramento di terre ad opera di speculatori, multinazionali e blocco mafioso-clientelare che delinea un nuovo latifondo.
Nel farlo abbiamo deciso di devolvere il ricavato della vendita alla ricostruzione di Kobane. Nel luglio 2014 i miliziani dello Stato Islamico hanno portato morte e distruzione nel Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale. Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista. Oggi la nuova sfida è la ricostruzione, dei suoi edifici ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro. Kobane non è solo una città, è un simbolo di libertà e determinazione, è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza.
Crediamo che un altro mondo sia possibile, è ora di praticarlo! Attiviamo un circuito solidale di risposta alla crisi dal basso per difendere il lavoro e salvare la terra.

RIFONDAZIONE COMUNISTA PESCARA – GIOVANI COMUNISTE/I PESCARA
e-mail: rifondazione.pescara@gmail.com – gcpescara@libero.it
web: www.rifondazioneabruzzo.org
Facebook: Rifondazione Abruzzo – Giovani Comunisti-e Pescara

A proposito di Startup

idea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non tutto è oro quello che abbaglia. Cosa si nasconde dietro i “nuovi
lavori” dietro il cosiddetto lavoro della conoscenza. Il processo che
ha portato all’allontanamento del lavoro vivo dai luoghi fisici di
cocentrazione produttiva è sicuramento il combinato di
ristrutturazione capitalistica tesi a ridurre la forza degli operai in
fabbrica e poi una nuova frontiera per la valorizzazione del capitale
e di nuove forme di sfruttamento. Quando si parla di queste nuove
frontiere del lavoro è lecito porsi alcune domande: fino a che punto e
che cosa accomuna la condizione di lavoro del lavoratore autonomo e il
lavoratore precario? La presunta autonomia del lavoro dipendente(ma
anche del lavoratore autono) nelle imprese a rete rispecchia molto la
retorics degli apologeti della new economy, più che i processi reali.
Anche dentro questi nuovi processi produttivi e di lavoro vi è quindi
precarietà intermittenza di reddito, assenza di tutele e diritti,
riduzione temporale delle aspettative. Una condizione che accomuna
questi ultimi alla gran massa dei lavoratori ormai globalizzati.
Paradigmatico il caso dei blogger dell’Huffington Post sul cui lavoro
gratuito si fonda il successo di questa testata. Alle timide richieste
di percepire un compenso per il loro lavoro, si sono sentiti
rispondere da Arianna Huffington: “Siete pagati dalla visibilità che
ottenete pubbligando sulle nostre pagine”.Sulle Startup,
sull’esaltazione dell’autoimpiego ci sono dati impietosi che non
lasciano scampo all’autoinganno. Dati che si riferiscono all’
Inghilterra: il 60% delle startup personali fallisce in meno di un
anno, l’80% entro tre anni. Ma dagli Stati Uniti la patria delle
tendenze moderniste arrivano notizie ancora peggiori in merito al
presunto contributo delle startup alle soluzioni del problema della
disoccupazione giovanile: le pagine economiche rivelano come le grandi
Internet Company non comprino più le startup allo scopo di integrarne
le attività nel proprio ciclo produttivo, ma solo per assicurarsi la
collaborazione dei loro talentuosi fondatori e/o arricchire il proprio
portafoglio di brevetti, dopodiché l’impresa acquisita viene “buttata
via” assieme alle persone che vi lavorano. Nei periodi di crisi
avviene quanto ci suggerisce Joseph Schumpeter che i capitali i
saperi le tecnologie hanno una concentrazione potente e inarrestabile.
Insomma giovani che si consegnano nell’aforisma dei feilici e
sfruttati. Non sanno di essere una classe in se ma non una classe per
se.

 

Alfonso De Amicis

Schiacciante

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con il tramonto di Berlusconi tutti erano convinti, che le battute
volgari, le gag sui negri, sulle olgettine, su Romolo e Remolo,o il
“cucù” alla signora Merkel, appartenessero, ormai ad un passato da
consegnare all’archivio della storia, alla psicologia tra masse e
capi. Al peggio non c’è rimedio. Le nuove elites  con il suo principe
fiorentino sono in perfetta continuità con il recente passato. La
differenza sta nel suo “politicamente corretto”, ma soprattutto sulla
sua “intransigenza riformatrice” Sic. Sono stati messi li a bella
posta. E ripetono a “pappapardella” magari con uno stil nuovo, ricette
che hanno un sapore antico e le cui vestigia hanno avuto primogeniture
in altre nazione, e sempre con pessimi risultati. Le privatizzazioni,
lo smantellamento del Welfare, nella Inghilterra dell signora Tacher
prima, e di Blair dopo, hanno portato quel paese a situazioni di
povertà da far impallidire le clamorose premonizioni di Charles
Dickens. In questi giorni non si è fatto altro che parlare di
dipendenti pubblici e dei furbetti del cartellino, come se ogni male
che affligge il paese fosse responsabilità di questa categoria di
lavoratrici e lavoratori. E in effetti in questo paese ci sono e
perdurano fatti gravi: diEssi hanno un carattere strutturale. Una
crisi stagnante che dura ormai da anni, bassi salari, disoccupazione
giovanile oltre il 40% , scomparsa del welfare, ma l’alfa e l’omega di
ogni male sono i dipendenti pubblici. Si tratta, riferito ai furbetti,
di comportamenti censurabili, certo, ma che statisticamente
interessano poche unità, a fronte di centinaia di migliaia di
lavoratori che mandano avanti la baracca(cosi è ridotta)della cosa
pubblica e che non vedono rinnovato il contratto da anni. Lavoratori e
lavoratrici che grazie al blocco del turnover hanno un’età media che
nel 2019 raggiungerà i 53 anni, con un numero di
ultrasessantenni(372932) superiore tre volte a quello degli under
35(101693) e che ancora una volta vengono utilizzati dai “rottamatori”
come arma di distrazione di massa. Certe volte per non cadere in certi
tranelli basterebbe fermarsi a riflettere sul semplice fatto che chi
ci impartisce lezioni di etica il verbo “lavoro” non sa nemmeno come
si coniuga. O al massimo lo usa per la seconda persona, singolare o
plurale poco importa: tu lavori, voi lavorate… noi ci
guadagniamo…politicamente, nei sondaggi e speriamo nelle prossime
elezioni, speriamo. O sul semplice fatto che ascoltando la signora
Madia in televisione sei preso quasi da un senso di nostalgia
canaglia, e ti chiedi: ma il tempo in Italia-il tempo politico- è
sempre uguale a se stesso? Oppure è un miracolo della storia che ti fa
pensare come certi personaggi una prima volta si  presentano come
tragicamente autentici, la seconda invece, appaiono come caricature di
se stessi. Si perchè la ministra, intervistata sull’argomento ormai
dirimente sulla sorte della nostra penisola e cioè su pubblico
impiego, (contratto e furbetti) ripeteva ossessivamente l’aggettivo
schiacciante! E’ sicuro che chi è preso in flagranza di reato possa
essere licenziato nel giro di 48 ore? In caso di schiacciante… E per
alcuni minuti si finiva per essere schiacciati da un vocabolario
afono. Eppure l’Italiano è una lingua perfetta,piena, articolata.
Schiacciante: è voce ripresa dai puristi, che vorrebbero sostituirvi
prove inoppugnabili. Inconfutabili. Incontrovertibili. Più che
assistere ad un chiarimento sembrava di assistere ad un
avvertimento.Ma chi ci impartisce lezioni di etica e morale? Sono gli
stessi che rivestono di cartone le bellezze della storia italiana e
che vorrebbero sempre più privatizzate. E tuttavia di questo scempio
non c’è traccia di colpevoli o di responsabili. Il Presidente del
Consiglio non sapeva nulla, così dicasi del Ministro Franceschini e
giù, giù in una catena di Sant’Antonio, fino al trionfo dell’aforisma
di LERCIO.IT ” Rouhani-Arte Italiana deludente e ripetitiva”. L’Italia
un paese di Santi, Poeti, Navigatori e….. Rottamatori. Un grande
Paese o un Paese grande?

 

Alfonso De Amicis

27 Gennaio in ricordo di tutte le vittime del Nazifascismo

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Oggi 27 gennaio si celebra la giornata della memoria, per ricordare la persecuzione sistematica e lo sterminio degli ebrei perpetuato dalla follia nazifascista, in cui non va dimenticato il ruolo deplorevole svolto dai fascisti italiani protagonisti attivi di stragi, delazioni e deportazioni di civili. Non c’è città o piccolo paese in Italia che non ricordi un evento tragico. In questa giornata il nostro pensiero commosso si rivolge ai nove martiri aquilani e alle vittime delle stragi di Onna e Filetto, come pure alle uccisioni sommarie dello studente Franco Gambacurta e del Partigiano Jugoslavo Panto Cemovic. E’ utile ribadire con convinzione che in memoria della shoa va combattuta ogni forma di fascismo e di razzismo. In quest’ottica bisogna condannare ogni forma di di discriminazione e di oppressione contro i popoli perpetrata dai governi di oggi, come ad esempio l’oppressione del popolo kurdo ad opera del governo di Erdogan in Turchia, o, proprio in Israele, del popolo palestinese ad opera del governo sionista di Netanyahu, il cui recente intervento di carattere negazionista sull’olocausto in parziale discolpa di Hitler è indice della sua radicale ideologia antipalestinese. Infine nel giorno in cui il mondo celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, ricordiamo con riconoscenza gli oltre 20 milioni di cittadini sovietici, civili e militari, caduti per liberare il mondo dalla barbarie nazifascista

 

Rifondazione Comunista L’Aquila

Prc L’Aquila: Patrimonio artistico abruzzese danneggiato dalla scelta del ministero

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Scevri da ogni velleità campanilistica non possiamo non contestare la scelta del Ministero dei beni e delle attività culturali di istituire la Sopraintendenza Archeologica belle arti e paesaggio dell’Abruzzo nella città di Chieti. Posto che questa decisione rappresenta un caso unico in Italia, dove la Sopraintendenza risiede nel capoluogo di regione, ci sembra che in un momento tanto delicato per il recupero completo dell’enorme patrimonio artistico della città, privarla di una struttura permanente di salvaguardia e controllo sarebbe un fatto difficilmente giustificabile. Agli esponenti politici e alla popolazione ricordiamo che la strategia dei tagli e degli accorpamenti sta depauperando il patrimonio artistico dell’Abruzzo e più in generale del paese. Ovviamente non ci interessa la polemica tra i territori e riteniamo che i beni artistici e culturali regionali vadano tutti e nella stessa misura tutelati.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila

I diritti non fanno nessun tipo di rivoluzione.

De Amicis A.
De Amicis A.

 

Riandiamo indietro nella memoria. Per capire da dove siamo partiti e
purtoppo dove siamo approdati. “Il personale è politico” è lo slogan
che che più illumina e ha illuminato sulla stretta relazione politica
tra la dialettica fra generi. Essa coglie chiaramente la divisione del
lavoro famigliare: il maschio a produre il plus-valore in fabbrica, la
donna a riprodurre la forza lavoro in casa, il tutto incastonato in
una catena gerarchica la cui subordinazione femminile appare come il
necessario presupposto dello sfruttamento della forza lavoro.
Politicizzare il personale in quel contesto significava mettere in
discussione l’esistenza di una barriera fra il carattere
pubblico/politico della sfera del lavoro e il carattere personale
della sfera delle relazioni famigliari, unificando le due sfere sul
terreno della lotta anticapitalistica. La postdemocrazia e la
modernizzazione liberista dell’economia e della politica hanno
provocato uno slittamento semantico che, decontestualizzando lo slogan
del significato originale di lotta, lo ha fatto divenire sinonimo di
personalizzazione/privatizzazione della politica: dalla messa in gioco
di ciò che del personale può essere politico, si è passati alla
teorizzazione di una riconversione immediata del privato in pubblico.
Scrive Anna Straniero(Sessismo democratico. L’uso strumentale delle
donne nel neoliberismo) “La sfera privata scoppia nella sfera pubblica
spargendosi in mille pezzi e inserendosi come chiacchiera
spettacolarizzata, commercializzata, mentre la seconda implode su se
stessa, svuotata dall’elemento della formazione attiva delle opinioni
da parte di pubblici che sembrano aver perso la propria capacità di
critica”. Attraverso i dispositivi paralleli di femminilizzazione del
lavoro e omologazione della cominicazione politica e mediatica ai
canoni della neoligua politica, non sono le donne a essere incluse
nella vita pubblica bensì la loro immagine, ridotta a componente di un
corpo sociale “identificabile attraverso le ripartizioni semantiche:
le donne, i disabili, i gay e le lesbiche, i neri, i trans, ecc.” Non
c’è dubbio che oggi- almeno sul piano culturale e simbolico-si vive in
un mondo postpatriarcale, ma ciò non ha sancito l’egemonia politica
del movimento femminista, ne tanto meno il crollo della democarzia
neoliberale. Questo sistema si è dimostrato ampiamente in grado di
adattarsi alla nuova realtà; anzi se ne è fatto il più zelante ed
entusiasta sostenitore nella misura in cui interpreta le “nuove
libertà “come una nuova forma di schiavitù rispetto ai valori
consumistici di tipo neoliberale e rispetto ai dispositivi messi a
punto per gestire pubblicamente le soggettività. Il sessismo non può
più essere inteso e combattuto nella sua forma classica- ormai
defunta-, ma va riconosciuto e contrastato in quanto dispositivo che
non ha più la funzione di escludere le donne o altri generi, dalla
scena pubblica, bensì di promuovere “l’inclusione differenziale”. Nel
frattempo la “vittoria” del patriarcato produce una serie di effetti
che non si rivoltano solo contro le donne, ma contro l’intero corpo
sociale a partire da un disordine simbolico che rischia di divenire
ingovernabile, come nota Ida Dominijanni commentando sarcasticamente
la rielezione di Giorgio Napolitano: “mi chiedo a quale cornice
simbolica corrisponda la mossa del più giovane e femminilizzato
parlamento della storia italiana che si consegna mani e piedi a un
padre raddoppiato nell’età e nell’incarico”( Il “Raddoppio” Rivista
Alfabeta). Da questo parlamento giovanilista e femminizzato giunge la
proposta di legge sulle coppie di fatto. Ora, tutti noi siamo
favorevoli e tuttavia sollecito una riflessione più approfondita e
critica sui risvolti dei diritti, i quali non sempre hanno un codice
progressivo. Come la storia insegna il procedre ha sempre dei risvolti
ambivalenti. Dopo il tramonto dei grandi soggetti storici pare che
solo il diritto resta a opporsi alla naturalizzazione delle leggi
economiche, le quali si riducono, di fatto alla legge del più forte.
Quindi per tenere insieme i vecchi diritti sociali conquistati con
decenni di dure lotte di clesse, insieme con i nuovi diritti civile
dovrenno ridefinire quali soggetti sociali e politici possana far
valere ambedue i diritti. Qualora così non fosse rischiamo che tutto
scivoli  verso una omologazione della personalizzazione del diritto
che è omologo alla personalizzazione della politica. A conti fatti
bisogna riconoscere che il liberalesimo con tutti i suoi archetipi
culturali è riuscito a sfondare alla grande dentro il nostro
territorio. E in verità in molte varianti è stato aiutato da noi
stessi.

 

Alfonso De Amicis

Sede soprintendenza Archeologica

 

 

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre a L’Aquila ci si accapiglia sulla sede regionale della
Soprintendenza Archeologica il Ministro Franceschini continua con il
gioco delle tre carte per annunciare l’ennesima controriforma del
Ministero dei Beni Culturali e del Turismo. Passata la propaganda sui
fannulloni ci si concentra in modo pesante su come privatizzare
ulteriormente i Beni Artistici e Culturali di questo paese. La
creazione dei Poli Museali altro non è che la devastazione delle
competenze e la disarticolazione del Ministero. Questa volta si
sopprimono le Soprintendenze Archeologiche e la Direzione generale per
l’Archeologia, passando alle Soprintendenze miste. Tutto con un
assordante silenzio del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, nonché
da parte dei rappresentanti dei lavoratori eletti all’interno del
Consiglio stesso. La stragrande maggioranza di queste organizzazioni
sindacali durante l’incontro con il Ministro hanno assunto un
atteggiamento contraddittorio, referenziale e non hanno proferito
alcuna paroila contraria all’ennessimo attacco alla dignotà dei
lavoratori e al Bene Comune. Questo ultimo atto di imperio del
Ministro creerà ulteriore caos organizzativo, mescolando le competenze
delle Soprintendenze, Poli Museali e Segretariati Regionali. Una delle
vere ragioni di questa imbarazzante contorsione è recuperare posti
dirigenziali per creare altri dieci musei e siti archeologici
autonomi. “Carne” da valorizzazione, da mettere presto a bando
internazionale: per avere altri dieci fedeli terminali del potere
politico. Con quali conseguenze? C’è per esempio, da scommettere che
vedremo presto l’Appia Antica consegnata armi e bagagli ad Autostrade.
Si riesce a intravedere un fine generale, in tutto questo caos? Le
premesse del bozze dei decreti, dicono ufficialmente che tutto ciò
servirebbe a evitare le conseguenzr del silenzio assenso: che non è un
epidemia o un terremoto, ma una norma introdotta dallo stesso governo
Renzi. A voce poi dice che è un modo di arginarei danni della
sottomissione delle Soprintendenze alle Prefetture. Una delle
mostruosità delle disposizioni della legge Madia. La quale legge in
nome della semplificazione organizzativa e contrattuale tende alla
distruzione di tutto quell’apparato della tutela che è stato vanto
culturale di questo paese. Questo si esportabile in ogni dove.
Evidentemente in questo paese c’è un problema enorme. La
disoccupazione? La crisi? I salari sempre più bassi? La scomparsa del
Welfare. Non, no. Il problema vero sono i dipendenti pubblici. Sono
loro l’Alfa e l’Omega di ogni male che affligge il paese. Mentre
succede tutto ciò di che si discute? dell’ennesimo scippo ai danni di
questa città e quindi dai alle inutile e estenuanti polemiche che
alimentano un politicismo infinito.

 

Alfonso De Amicis