Il nuovo “manager” Rinaldo Tordera

De Amicis A.
De Amicis A.

 

 

 

 

Leggere la cronaca è sempre utile. Anche la nomina del nuovo “manager”
della sanità ci conferma l’utilità. Spesso è ornata di tante e tali
notizie da darti, sicuramente, una geografia del potere e delle sue
molteplici sfumature. Tuttavia la cronaca politica finisce li, nel
vicolo cieco della spettacolarità delle nuove elites al potere. In
fondo come diceva Guy Debord, nella società dello spettacolo vince chi
fà più attrazione, fantasmagoria, intrattenimento. Sappiamo di
cordate, di coloro che a vario modo sorregono Tizio piuttosto che Caio
e purtroppo non sappiamo, o forse non esite qualche sindacato o
qualche forza politica e sociale che metta in discussione l’assalto
strategico a quello che rimane del vecchio Sistema Sanitario
Nazionale. Votati, alla sua ed inesorabile evaporazione, assistiamo
allo stesso modo in cui il vecchio mondo contadino contemplava se
stesso ed alla ineluttabilità della propria condizione storica. La
preghiera rimaneva la sola arma consolatoria. Ma la perdita della
Sanità come diritto universalistico alla salute, al buon vivere è
forse dovuto ad un qualche evento naturale? O piuttosto alle politiche
di austerità, alle cosidette “riforme” che hanno portato a quei
massacri sociali portando l’Italia e soprattutto le regioni del sud a
delle forme di povertà mai viste dal dopo-guerra. Tagliare la spesa è
uno dei comandamenti del rigore liberista più attuato negli ultimi
decenni ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.Nel disastro della
crisi mondiale solo la povera Grecia nella mitica Europa è messa
peggio di noi.Rinaldo Tordera può tranquillamente esordire in questo
modo “Faccio quello che si deve fare per gestire un’azienda, sono
tutti problemi che conosco…ma la riforma(sic? paratevi dove più
potete)Lorenzin sarà la prima cosa su cui mi confronterò”. Appunto la
sanità come merce da comprare al mercato, come qualsiasi prodotto
sfornato in qualsiasi azienda. Esistono termini che s’introducono in
modo insidioso nel lessico politico, senza che nessuno se ne accorga e
senza che ne sia stata data una definizione preliminare.
E solo quando sono entrati a far parte della scena che si rivelano per
quello che erano fin dall’inizio: non smplici parole, ma elementi
strutturanti di una costruzione ideologica: E’ il caso, fra altri di
espressioni apparentemente tuttofare, appunto molto usate dai media:
manager, Asl (invece che Ussl), “società civile”, “governance. Spesso
si usa un inglese che non è quello parlato o scritto dai grandi
narratori quali Shakespare e Wilde ma è la lingua della finanza del
mercato e dell’austerity. Cioè quella lingua, quel lessico
omnipervasivo dell’economia del potere e che Gramsci definiva il
“cretinismo economico”. Tuttavia questa costruzione ideologica è
servita al processo di aziendalizzazione di tutti una serie di servizi
pubblici a cominciare dalla Sanità e presto da questo processo
verranno divorati servizi come lo smaltimento dei rifiuti, e per
finire l’acqua, nonostante il Referendum vinto qualche anno fà. Quindi
la figura del manager ha questi compiti, al servizio della finanza di
un capitale sempre più fittizio. Cambia qualcosa se al posto di
Tordera ci fosse stato Caio? A me pare che la capitalizzazione, cioè
il rafforzamento delle gerarchie e del controllo sugli agenti del
servizio pubblico, ha trasformato le in competenze professionali
valori no propriamente positivi come il cinismo, l’opportunismo, la
mediocrità la paura, compromettendo la cooperazione interna e
demonizzando qualsiasi manifestazione di pensiero critico. Allineati e
coperti. Tuttavia la cosiddeta politica i sindacati ma anche la stampa
recitano tutti insieme un copione, già scritto; fumo agli occhi,
spesso di ignari cittadini. Insomma presi per i fondelli due volte.

 

Alfonso De Amicis