Cisgiordania, i soldati israeliani uccidono quattro palestinesi

ONU MEDIO ORIENTE

 

 

 

 

 

 

Incursione notturna delle truppe israeliane al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Nell’operazione – che aveva come obiettivo quello di arrestare, Abu Hamza Alhija, 24 anni, ritenuto il leader del movimento islamista Hamas – secondo la versione israeliana, sono morti in tutto 4 palestinesi. Gli uomini di Hamas hanno mostrato per le strade di Jenin tre corpi di ‘martiri’, gridando slogan contro il presidente palestinese, Abu Mazen, che partecipa ai colloqui di pace con Israele mediati da Washington. Hamas invece si oppone ai negoziati. Si e’ trattato di uno degli scontri peggiori avvenuti a Jenin negli ultimi anni, a riprova della crescente tensione tra le parti, tre giorni dopo l’uccisione di un altro giovane palestinese sempre in Cisgiordania.

Secondo dati palestinesi che non contabilizzano le ultime vittime, dalla ripresa dei colloqui di pace lo scorso luglio, sono stati uccisi 57 palestinesi e feriti quasi 900.
“La realtà sul terreno sta peggiorando anche dal punto di vista del diritto internazionale, oltre che da quello del popolo palestinese”, dice l’esperto indipendente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, l’americano Richard Falk. Falk in particolare ha accusato Israele “di sforzi sistematici e continui per cambiare la composizione etnica di Gerusalemme Est”, di “ricorso eccessivo alla forza”, di punizioni collettive” a Gaza, di distruzione delle abitazioni e di costruire sempre più colonie. “C’è una discriminazione sistematica sulla base dell’identità etnica, con l’obiettivo di cambiare la demografia di Gerusalemme”, ha affermato, definendola una forma di “pulizia etnica”. Dal 1996 oltre 11mila palestinesi hanno perso il loro diritto a vivere a Gerusalemme, ha sottolineato Falk.

Un’inchiesta sui crimini compiuti dai militari italiani nei territori occupati

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Un’inchiesta sui crimini compiuti dai militari italiani nei territori occupati durante la seconda guerra mondiale, dalla Grecia alla Jugoslavia, all’Albania. L’ha aperta il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, che ha ricevuto un esposto da parte di alcuni cittadini.

De Paolis si limita a dire per il momento che e’ partito un “accertamento conoscitivo” e che e’ stato aperto un fascicolo ‘modello 45′, cioe’ “atti relativi a”, senza indagati. L’esposto, secondo quanto si e appreso, prende in particolare le mosse da due articoli di Franco Giustolisi, il giornalista che per primo svelo’ all’opinione pubblica lo scandalo del cosiddetto “armadio della vergogna”, dove furono chiusi e “provvisoriamente archiviati” nel dopoguerra – per una sorta di “patto segreto” tra Italia e Germania – 695 fascicoli di crimini nazifascisti, riemersi solo negli anni scorsi, quando fu possibile riaprire le indagini e svolgere una serie di processi finiti con decine di ergastoli.
“Dimenticato” in un angolo della procura, non lontano dall’armadio, svela Giustolisi, c’era anche un “carrello della vergogna”. Un carrello stipato di incartamenti relativi alle tante stragi commesse, durante l’ultima guerra, dai soldati italiani. Di questi eccidi si occupo’ una commissione istituita il 6 maggio 1946 dall’allora ministero della Guerra. La relazione finale, del 30 giugno 1951, e’ firmata dal senatore Luigi Gasparotto. Oltre 300 i militari italiani accusati di crimini di guerra dalle varie nazioni aggredite dal fascismo.
Eccidi che sarebbero stati commessi in varie localita’ della Jugoslavia, della Grecia, dell’Unione Sovietica, della Francia, dell’Albania. Solo poco piu’ di una trentina, secondo la relazione Gasparotto, quelli perseguibili da parte “dell’autorita’ competente”. Ma nessuno fu processato.

Solo per una di queste stragi – quella di Domenikon, in Grecia, dove furono trucidati 150 civili – il procuratore De Paolis, dopo aver raccolto la denuncia del rappresentante dei familiari delle vittime, gia’ da tempo ha riaperto un’inchiesta che in precedenza era stata archiviata. Le indagini della procura militare di Roma avrebbero consentito, secondo quanto si e’ appreso, di risalire ai responsabili della strage, che verranno ora iscritti nel registro degli indagati, anche se sarebbero tutti morti. Inevitabile, dunque, la successiva archiviazione.

Il deputato ruba il video su Tsipras. E lo firma con le 5 stelle

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Ha visto in rete il nuovo spot della lista L’altra Europa con Tsi­pras, gli è pia­ciuto parec­chio, ha can­cel­lato il sim­bolo, ci ha mon­tato sopra uno spot sel­fie con tanto di 5 stelle. E lo ha rilan­ciato in rete, come se niente fosse. Furto senza destrezza per il depu­tato a 5 stelle Carlo Sibi­lia, non nuovo a per­for­mace che sfo­ciano in figu­racce stel­lari (indi­men­ti­ca­bile la sua: «Per gover­nare non c’è biso­gno della fidu­cia di nes­suna delle due camere»).

Sta­volta si è cimen­tato con lo spot girato da Fran­ce­sca For­na­rio (autrice sati­rica, Un giorno da pecora su Radio2, il mani­fe­sto) a sua volta ispi­rato a un clas­sico della satira tv (Anto­nio Alba­nese e Andrea Salerno in Non c’è pro­blema, 2003, Rai­tre). Il gio­vane Simone Salis è un mili­tante Pd in psi­co­na­lisi, ed è in crisi nera per le svolte a destre del suo par­tito. Morale finale: «Se sei di sini­stra e vuoi smet­tere di sof­frire» vota Tsi­pras ecce­tera. Il furbo Sibi­lia lo scippa. Pec­cato che lo spot è stato clic­cato migliaia di volte, e alla fine il furto suscita la rivolta sui social.

E una nuova ondata di click sulla ver­sione ori­gi­nale. For­na­rio lo assolve, circa: «È chiaro, quello di Sibi­lia è un segnale incon­scio. Come molti gril­lini, vuole votare per Tsi­pras ma teme di essere sco­perto. Sap­pia che il voto è segreto. Lo acco­gliamo a brac­cia aperte. E non lo diciamo a Grillo».

Lista Tsipras sopra al 5%, nonostante Sky

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I sondaggi sulle intenzioni di voto ― anche i migliori ― sono strumenti che hanno sempre un margine di errore riconosciuto di alcuni punti percentuale. Per questo motivo è utile e opportuno ragionare più sulle medie, che non sulla singola rilevazione demoscopica.

Tuttavia, come si insegna fin dalla scuola dell’obbligo, non si possono fare medie su dati che non sono omogenei. Non si possono, cioè, sommare le mele con le pere, se si vuol sapere quante mele si mangiano mediamente ogni giorno.

Nel nostro caso, quindi, per conoscere il dato medio che L’Altra Europa con Tsipras ha fatto registrare nei sondaggi di marzo si devono utilizzare solo ed esclusivamente i sondaggi relativi alle elezioni europee. Ciò che hanno correttamente fatto gli analisti di Scenaripolitici.com (che danno la lista al 5,2% ), mentre purtroppo, non si può dire lo stesso della corazzata delle tv a pagamento nazionali, Sky, con la sua “ bussola dei sondaggi “.

Gli errori grossolani che vengono fatti da Sky, nel diffondere questi dati, sono davvero troppi per non segnalarli in maniera puntuale: 1) si ricollega esplicitamente al “ voto del 25 maggio ” una media sondaggi che mischia i dati raccolti per le europee (che si terranno appunto a fine maggio) con quelli raccolti per le politiche (che si dovrebbero tenere nel 2018, salvo fine anticipata della legislatura); 2) con questi dati si fanno delle simulazioni di voto, relative alle prossime politiche (quindi con un sistema elettorale monocamerale che ancora non è quello vigente, e che comunque presenta noti dubbi di rilievo costituzionale); 3) soprattutto si confonde il dato di una lista di partiti, movimenti e cittadinanza attiva con quello di una sola delle suddette componenti: in una battuta, sembra che a Sky non sia del tutto chiaro che “ L’Altra Europa con Tsipras non è SEL “.

Verifichiamo ora in maniera accurata quanto si è, da ultimo, sostenuto.

Emblematici sono “ i dati del 21 marzo “: la media che Sky attribuisce ala lista Tsipras è del 3,3%.

Come si ottiene questo risultato? Partendo dai dati di cinque diversi istituti demoscopici espressamente individuati. Si possono dunque verificare, uno per uno, i numeri citati: il 4% di IPR (13 marzo) è l’unico dato realmente relativo alla lista Tsipras e alle elezioni europee; gli altri dati citati, invece, sono tutti di SEL (quindi non relativi alle europee, visto che ― come tutti ormai dovrebbero sapere ― per queste elezioni SEL ha scelto di concorrere a un progetto politico più inclusivo).

Qui di seguito ci sono tutti i dati pubblicati sul sito ufficiale dei sondaggi politici ed elettorali tra il 13 e il 19 marzo, per gli istituti citati, affinché tutti possano verificare: il 3,1% di EMG è il dato di SEL uscito il 17; idem per l’identico dato di Ipsos , uscito il giorno dopo; stessa cosa anche per il 2,8% di Datamedia , pubblicato il 19.

Il 3,6% di SWG, infine, non è stato ancora registrato sul sito ufficiale, ma da altre fonti si può verificare come, anche questa volta, i numeri coincidano perfettamente con quelli di SEL (qui il dato SWG pubblicato il 16 sul sito ufficiale, per una verifica incrociata).

Occasionale incidente di percorso per Sky, dunque?

I dati del 24 marzo ci dicono che non si è trattato di un errore isolato: Sky conferma i numeri precedentemente citati, sostituendo però al 4% di IPR un 3,2% targato Ixé , che abbassa la media al 3,2%. Così, rimuovendo l’unico dato realmente attribuibile alla lista Tsipras, Sky riesce nel capolavoro di definire il dato medio di SEL per le prossime politiche, spacciandolo però per il risultato medio di una diversa lista, che si presenta solo alle imminenti europee.

L’ultimo degli errori registrati è quello del 25 marzo . Qui forse c’è una sostanziale presa di coscienza, se non altro: infatti compaiono per la prima volta solo dati relativi alle europee (e quindi alla lista Tsipras), ma con una singolare selezione che produce una media già, chiaramente, più alta (4,3%), ma utilizzando soltanto i dati di tre istituti (compreso il 2.9% di EMG , straordinariamente simile al dato di SEL precedentemente citato), riduce comunque, di un punto pieno, il potenziale effettivo della lista (ben più evidente negli altri due dati citati: il 6,1% di Ixè e il 4% di IPR del 17 marzo).

Riassumendo, si può dunque individuare nell’intervallo 4-6% il dato più attendibile che gli istituti, mediamente, registrano per L’Altra Europa con Tsipras (5,6% l’ultimo dato disponibile; Tecné , pubblicato il 25 marzo).

Insomma: se la bussola di Sky serve per orientarsi tra i numeri, forse, è meglio alzare gli occhi al cielo per provare a individuare la stella polare… O, fuor di metafora, semplicemente, affidarsi ad analisi più precise e accurate.

Prc:”ACQUA: CHIODI E PD PARLANO A VANVERA, CORRETTA INFORMAZIONE FONDAMENTALE”

ACER

 

 

 

 

 

 

 

 

In queste ore in troppi parlano a vanvera. Il presidente Chiodi poteva limitarsi a comunicare che il problema dell’acqua di rubinetto era stato risolto nel 2007 senza lanciarsi in dichiarazioni avventate da campagna elettorale.

Chiodi farebbe bene a non dichiarare cose imprecise che denotano scarsa conoscenza derivante dall‘altrettanto scarso impegno in questi cinque anni e mezzo di governo regionale sulle problematiche relative alla bonifica e alla messa in sicurezza delle discariche e del sito industriale di Bussi Officine.

Chiodi ovviamente non ha alcuna responsabilità sulla questione dell’erogazione di acqua contaminata anche perché il problema lo risolvemmo noi nel 2007 costringendo con la nostra campagna a intervenire il commissario Goio dopo settimane di polemiche pubbliche con i vertici di Aca e Ato che negavano l’evidenza.

La sua responsabilità è quella di non aver assunto in questi 5 anni la gigantesca questione di Bussi come impegno strategico del suo governo regionale e la dimostrazione sta nel mancato avvio persino di una indispensabile indagine epidemiologica sugli effetti dell’inquinamento su centinaia di migliaia di persone.

Un Presidente di Regione non dovrebbe fare campagna elettorale attaccando gli ambientalisti visto che – come ha giustamente specificato il sindaco Salvatore La Gatta – i pozzi inquinati sono stati chiusi nel 2007 solo dopo le pubbliche denunce di Rifondazione, WWF e Abruzzo Social Forum.

Un Presidente di Regione dovrebbe evitare di soffiare sul fuoco di una contrapposizione che non ha ragion d’essere tra cittadini di Bussi e ambientalisti. L’inquinamento è opera dell’industria chimica e per primi ne hanno pagato le conseguenze in termini di salute i lavoratori e gli abitanti di Bussi.

Come si fa a dire che “questa terra è integra” quando c’è una gigantesca opera di bonifica da portare avanti e per la quale le risorse finora messe a disposizione dallo Stato sono assolutamente insufficienti?

E’ evidente che Chiodi non ha nemmeno letto il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità perché altrimenti non minimizzerebbe i rischi per la salute derivanti dall’inquinamento chimico e, soprattutto, imparerebbe che è preciso obbligo delle istituzioni informare “tempestivamente e adeguatamente” la cittadinanza “dei rischi cui è potenzialmente esposta” (quello che facemmo noi nel 2007 sostituendoci a istituzioni colpevoli o latitanti).

Altrettanto ridicole le affermazioni di parlamentari PD che presentano tardive interrogazioni al ministro Lorenzin per “evitare inutili atti di terrorismo psicologico nelle popolazioni” e che vogliono “conoscere i contenuti veri dell’indagine dell’Istituto superiore di sanita’” quando basta andare in rete per scaricare e leggere il rapporto.

La superficialità e l’improvvisazione del ceto politico è allarmante almeno quanto l’emergenza ambientale e occupazionale.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC-SE

Follia a Parigi: in affitto in una striscia di un metro quadro e mezzo per 330 euro

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Dominique viveva da 17 anni in un « locale » di 1,56 mq, dove disponeva per stare in piedi di una striscia di 20 cm e per il quale pagava 330 euro al mese, cioé 221 euro al mq, un prezzo esorbitante perfino nella capitale del lusso. Ieri il tribunale di Parigi, in base ad una legge del 30 gennaio 2002 che vieta l’affitto di appartamenti di meno di 9 mq (il che non ha impedito a ben tre agenzie di affittare questo vero e proprio buco), ha condannato la proprietaria di questo « appartamento » e l’agenzia immobiliare che lo gestiva a pagare all’inquilino, che li aveva denunciati, 10.000 euro di danni e interessi a titolo di « pregiudizio materiale » e 1000 euro a titolo di « pregiudizio morale ». Gli è stata accordata inoltre un’indennità corrispondente a tre mesi del suo attuale affitto.

Il reddito di Dominique, come quello di tanti, troppi working poors, non gli aveva permesso di trovare un altro affitto. « Non si vive, si sopravvive, ma si finisce per dirsi che è l’unica l’alternativa alla strada », racconta l’uomo. Era stata la Fondazione Abbé Pierre a rivelare, nel gennaio 2013, la storia di Dominique, una storia che getta una luce sinistra sulla crisi degli alloggi nella « città più bella del mondo ». Il vano, al 4° piano di un immobile dell’XI arrondissement, non aveva né una doccia né un gabinetto. Era un semplice sottotetto munito di un minuscolo lavabo, una piastra per cucinare, un materasso, piccolo, e un radiatore elettrico, tutto comprato da Dominique.

Un guasto all’impianto idraulico, nel marzo del 2012, aveva permesso a Dominique, un lavoratore interinale di 50 anni, di far conoscere la sua situazione. Un decreto prefettizio aveva ingiunto alla proprietaria « di cessare di affittare il locale e di trovare un nuovo alloggio per l’inquilino in condizioni decenti entro tre mesi ». Consigliato da un vicino, Dominique aveva finito per sporgere denuncia. La sua avvocata chiedeva per il suo cliente il rimborso di cinque anni di affitto, quasi 19.000 euro, e 5.000 euro a titolo di pregiudizio morale. C’è voluta una battaglia giudiziaria durata un anno e mezzo.

Micron, continua la mobilitazione contro i licenziamenti. “Pronti al sit in sotto Palazzo Chigi”

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Continua la mobilitazione contro i 420 licenziamenti annunciati dalla Micron. Ad Arzano le lavoratrici e i lavoratori si mettono in vendita sui cartelloni pubblicitari per sostenere la vertenza. Ieri a Vimercate e ad Agrate si è svolto un nuovo sciopero con presidio davanti alla sede della Regione Lombardia (dentro si stava svolgendo il Consiglio regionale) mentre le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Arzano si sono “messi in vendita” attraverso una campagna che da oggi appare sui cartelloni pubblicitari del centro di Napoli. Nel corso del presidio al Pirellone, una delegazione di sindacalisti e lavoratori ha incontrato l’assessore alle Attivita’ produttive, Melazzini, al quale hanno illustrato lo stato della trattativa e hanno chiesto un intervento urgente da parte della Regione per salvaguardare un settore ad alto valore aggiunto e alta professionalita’.

Nei prossimi giorni seguiranno altre iniziative di sciopero e mobilitazione a livello territoriale. Il 1° aprile è previsto il primo incontro al ministero del Lavoro. «Se a breve non arriverà la convocazione del tavolo richiesto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – dichiara Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore Ict – siamo pronti a manifestare sotto palazzo Chigi per convincere il Governo a occuparsi di questo caso nazionale». Dal 7 aprile, in assenza di un accordo, potrebbero essere licenziati 420 lavoratrici e lavoratori. “È necessario fare di tutto per impedirlo”, conclude Turi

Acqua contaminata Bussi sul Tirino. Prc: ” Senza di noi staremmo ancora bevendo acqua contaminata”

ACER

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza Rifondazione Comunista, ambientalisti e Forum Acqua staremo ancora bevendo acqua pesantemente contaminata. La relazione dell’Istituto Superiore di Sanità in merito alla pericolosità per la salute umana dei fenomeni di contaminazione delle acque nel sito di Bussi sul Tirino, lo conferma a distanza di 7 anni dalle nostre denunce.

È bene ricordare che solo le denunce, le battaglie e la campagna di informazione che scaturirono a seguito dell’interrogazione parlamentare dell’allora deputato di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, portarono alla chiusura definitiva dei Pozzi S.Angelo avvenuta il 17 settembre 2007.

Per anni i vertici di ACA e ATO, sicuramente a partire dal 2004, come oggi si evince dalla relazione dell’ISS, hanno negligentemente operato. Sia sul versante della tutela della salute nella prevenzione dei rischi, sia attraverso l’assoluta mancanza di informazione agli utenti l’ATO, l’ACA e gli enti preposti hanno lasciato che 700.000 persone consumassero acqua a forte rischio e pericolosità per la salute umana.

Oggi si mettono a tacere le voci dei tanti politicanti che per anni hanno occupato i vertici di ATO e ACA, coloro che abbiamo battezzato Partito dell’acqua, che hanno dal principio minimizzato la gravità della contaminazione dell’acque destinate al consumo umano e che più volte hanno minacciato denunce nei nostri confronti per procurato allarme.

In questo caso i sistemi di potere affaristici e clientelari targati PD, evidenziati da numerose inchieste, li paghiamo non soltanto in termini di spesa pubblica e di bollette ma anche in mancata tutela della salute di tutti.

Occorre immediatamente:

1) un’indagine epidemiologica;

2) ulteriori risorse e massicci stanziamenti per porre in essere la bonifica dell’intero Sito d’Interesse Nazionale;

3) avviare immediatamente e contemporaneamente la bonifica delle tre aree del SIN (sito industriale, Tremonti, discariche 2A e 2B). In tal senso evidenziamo che la bonifica del sito industriale e delle discariche 2A e 2B è fondamentale anche per la reindustrializzazione delle aree medesime e che per quanto riguarda la discarica Tremonti è possibile procedere alla bonifica integrale procedendo a danno di Montedison come e con le risorse già attivate per la messa in sicurezza;

4) “chi inquina paga” è il principio inderogabile in base al quale i due giganti della chimica Montedison e Solvay devono essere chiamati a rispondere del disastro prodotto;

5) Rifondazione Comunista si costituirà parte civile nel processo che vede coinvolti i vertici di ATO e ACA e invitiamo a fare altrettanto i comuni e gli enti aventi titolo.

Marco Fars, Segretario Regionale PRC Abruzzo
Corrado Di Sante Segretario Provinciale PRC Pescara

De Amicis: ” Lista Tsipras, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”

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Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. I proverbi come diceva Gramsci sono una forma di filosofia popolare. Cosa manca affinché essa diventi una disciplina completa? L’organicità delle università borghesi. Gramsci suggeriva di superare l’ostacolo attraverso un lavorio collettivo. Non vi è nessun dubbio, che questo elemento sensitivo di cui i ceti popolari sono portatori abbia una sua valenza. Mi sono avvalso di questo scetticismo circa la “macedonia” politica che sorregge la Lista Tsipras.

Una lista costruita da bravissimi compagni. Compagni generosi e fratelli di battaglie comuni. Una domanda tuttavia sorge spontanea, cosa c’entrano con le loro aspirazioni soggetti che nella loro attività quotidiana nel sindacato o in altri ambiti sorreggono politiche neoliberali o se vogliamo social liberali? Il segretario generale di CGIL Abruzzo che fa suo il testo unico (una legge di regime?) sulla rappresentanza sul lavoro, o altre schifezze in tema di contrattazione, che ha da spartire con le politiche che Tsipras ha sostenuto in Grecia? Cosa accomuna Tsipras alla Cgil o a SEL? Tutti noi possiamo avere posizioni discordandi sull’Europa e sull’euro, o sui trattati e come modificarli.

Tuttavia c’è un minimo comun denominatore che ci costringe ad una sorta di vicinanza d’intenti. Certi soggetti a me sembrano di un campo avverso, alieno alle istanze popolari. Forza Italia2(Il PD) è sindacato(CGIL,CISL,UIL e UGL) sono i soggetti che più convintamente sostengono le politiche di austerità e del pareggio di bilancio. Penso che sia difficile dialogare con soggetti del genere. Non sentono ragione. L’ultimo congresso CGIL conferma ciò che prima poteva sembrare una impressione. Costoro hanno iniziato un percorso di separazione anche verso la cosiddetta democrazia borghese.

 Alfonso De Amicis

Domani Rifondazione a Roma per contestare la politica internazionale di Obama

 

SINISTRA: PARTITO CORTEO A ROMA, L'OPPOSIZIONE E' NOSTRA

 

 

 

 

 

 

 

Domani,  alle ore 16.00, in occasione della visita del presidente americano Barack Obama a Roma, il Prc organizza una manifestazione sotto l’ambasciata americana, in Via Veneto. L’appuntamento è alla fermata della metropolitana di Barberini, per poi andare in corteo verso l’ambasciata degli Usa. Il Prc contesterà ad Obama il dossier No Muos, il Ttip, ovvero l’accordo commerciale per la liberalizzazione degli scambi tra Usa e Europa, e i molteplici fronti di guerra gestiti in varie parti del mondo. A ricordare le responsabilità di Obama anche in altre questioni è Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, che ha chiesto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di sostenere una serie di raccomandazioni relative ai diritti umani.
“La visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Roma avviene in un momento in cui la crisi economica che colpisce nel vivo le condizioni di vita di milioni di cittadini – scrive il segretario del Prc di Roma Claudio Ursella – riduce l’attenzione verso i temi della solidarietà internazionale e della lotta alla guerra che hanno suscitato grandi movimenti in tutto il mondo negli anni passati. E’ questo un altro degli elementi di barbarie prodotti dalla crisi globale. Così, a fronte delle mire egemoniche degli Stati uniti e dell’Occidente che, come apprendisti stregoni, sostengono i nazisti in Ucraina e il fondamentalismo islamico in Siria, in Europa è mancata una forte reazione contro la guerra permanente del capitale”. “I comunisti, comunque – continua Ursella – saranno in piazza per manifestare contro le politiche guerrafondaie dell’imperialismo statunitense, contro il servilismo dei governi europei che continuano ad accettare la presenza delle basi militari, e soprattutto contro il progetto di trattato di libero scambio tra Europa e Nord America (TTIP), con cui il capitale vuole mettere a profitto i diritti e i bisogni dei popoli europei”.
Il programma della visita in Italia prevede alle 15.40 una conferenza stampa congiunta tra Renzi e Obama a Villa Madama.