Follia a Parigi: in affitto in una striscia di un metro quadro e mezzo per 330 euro

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Dominique viveva da 17 anni in un « locale » di 1,56 mq, dove disponeva per stare in piedi di una striscia di 20 cm e per il quale pagava 330 euro al mese, cioé 221 euro al mq, un prezzo esorbitante perfino nella capitale del lusso. Ieri il tribunale di Parigi, in base ad una legge del 30 gennaio 2002 che vieta l’affitto di appartamenti di meno di 9 mq (il che non ha impedito a ben tre agenzie di affittare questo vero e proprio buco), ha condannato la proprietaria di questo « appartamento » e l’agenzia immobiliare che lo gestiva a pagare all’inquilino, che li aveva denunciati, 10.000 euro di danni e interessi a titolo di « pregiudizio materiale » e 1000 euro a titolo di « pregiudizio morale ». Gli è stata accordata inoltre un’indennità corrispondente a tre mesi del suo attuale affitto.

Il reddito di Dominique, come quello di tanti, troppi working poors, non gli aveva permesso di trovare un altro affitto. « Non si vive, si sopravvive, ma si finisce per dirsi che è l’unica l’alternativa alla strada », racconta l’uomo. Era stata la Fondazione Abbé Pierre a rivelare, nel gennaio 2013, la storia di Dominique, una storia che getta una luce sinistra sulla crisi degli alloggi nella « città più bella del mondo ». Il vano, al 4° piano di un immobile dell’XI arrondissement, non aveva né una doccia né un gabinetto. Era un semplice sottotetto munito di un minuscolo lavabo, una piastra per cucinare, un materasso, piccolo, e un radiatore elettrico, tutto comprato da Dominique.

Un guasto all’impianto idraulico, nel marzo del 2012, aveva permesso a Dominique, un lavoratore interinale di 50 anni, di far conoscere la sua situazione. Un decreto prefettizio aveva ingiunto alla proprietaria « di cessare di affittare il locale e di trovare un nuovo alloggio per l’inquilino in condizioni decenti entro tre mesi ». Consigliato da un vicino, Dominique aveva finito per sporgere denuncia. La sua avvocata chiedeva per il suo cliente il rimborso di cinque anni di affitto, quasi 19.000 euro, e 5.000 euro a titolo di pregiudizio morale. C’è voluta una battaglia giudiziaria durata un anno e mezzo.