Domenica 17 maggio ore 21.30 presso il piazzale del RE-PUBLIC PUB di Coppito (AQ), il gruppo musicale aquilano PARNASSIUS

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Domenica 17 maggio ore 21.30 presso il piazzale del RE-PUBLIC PUB di Coppito (AQ), il gruppo musicale aquilano PARNASSIUS presenterà un Omaggio al MAESTRONE, al BURATTINAIO DI PAROLE della canzone d’autore italiana FRANCESCO GUCCINI.

Nel corso dello spettacolo i musicisti aquilani ripercorreranno la vita artistica del cantautore di Pavana dagli esordi fino all’ultimo lavoro “L’ULTIMA THULE” con il quale Guccini si è congedato definitivamente dal suo amato pubblico.

i PARNASSIUS sono:
DIEGO DEL VECHIO voce-chitarra
LEONARDO FURORE chitarre
RICCARDO PEZZOPANE pianoforte-tastiere
CRISTIAN RANTUCCI sax
FRANCESCO RAPINESI basso
MICHELE MUSTI batteria

nel sandwich della “ricostruzione”

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L’Aquila – Cede il tetto che ha ospitato il Salone della ricostruzione
e un operaio precipita e muore
Si chiamava Adrian Claudiu Breban, l’operaio di 45 anni, romeno, che
ha lasciato ieri una moglie e
una figlia piccola dopo un volo di 6 metri dal tetto del capannone
ex Agriformula a Bazzano.
L’operaio, dipendente della Sac Srl, azienda della famiglia
Specchio, lavorava da solo su quel
tetto che ha ceduto, per riparare una perdita di acqua. Il
capannone, di proprietà di alcuni
membri della famiglia Specchio, ha ospitato l’ultima edizione del
“Salone della ricostruzione” e
ora la parte non interessata dal crollo del tetto e dell’operaio, si
prepara ad accogliere gli
alpini in occasione del “grande evento” aquilano: l’88° adunata nazionale.
Su alcuni membri della famiglia Specchio, sono già state inoltrate 2
inchieste: una, archiviata,
per inquinamento del sito (fino a metà degli anni ’80, l’ex
stabilimento Agriformula produceva
pesticidi e fertilizzanti), l’altra per presunte irregolarità sulle
leggi in materia di sicurezza
negli ambienti di lavoro, approdata da tempo in sede dibattimentale
e condotta dal pm Roberta
D’Avolio, la stessa a cui è stata affidata l’inchiesta per la morte
dell’operaio.
Questo per la cronaca.
Fuori della cronaca c’è la propaganda
Quella di un “Salone della ricostruzione”, un evento fieristico
dedicato alla ricostruzione
post-sisma, che mette insieme tutte le istituzioni, gli ordini
professionali e le associazioni
imprenditoriali di settore, impiegate nel più grande cantiere di
edilizia residenziale in Europa
per i prossimi 10 anni (soldi per i costruttori e per le banche)
Quella di un “grande evento”, l’88° adunata nazionale degli alpini a
L’Aquila, con la celebrazione
pseudo-patriottica dello stato dei padroni e della militarizzazione
(in realtà la febbre che si
respira in città è legata alla speranza di poter cavare dai
visitatori dell”evento’ un po’ di
soldini, senza pensare che quei soldini saranno comunque a carico
dei cittadini)
In questa propaganda si inserisce, come un microbo, la morte per il
profitto di Adrian Breban
operaio, a cui le fanfare mediatiche non dedicheranno più di una
pagina, per più di un giorno.
Ma verrà il giorno in cui tutti i microbi come Adrian Breban,
operaio, prenderanno la parola.
E noi, operai, disoccupati, siamo già tutti con te, con tua moglie e
con la tua piccola

 

  Luigia Slai Cobas s. c. AQ

I figli uccidono i padri

alfons

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il declino politico di un uomo può essere misurato con diverse
gradazione e in diversi modi. In effetti Sivio Berlusconi ruma dentro.
Un uomo, cullato creciuto e pasciuto dalle sue televisioni lo imita e
lo supera abbondandemente in fantasia e consenso. Il Piccolo Lord di
Rignano ha tutti giornali o televisione come sponsor ossesivi delle
sue politiche. Tutti a tessere le lodi del “nuovo” modello di comando
italico. Nella recente storia moderna siamo sempre stati degli
innovatori. Prendiamo per esempio l’ultimo post del capetto sulla
scuola: un selfie di 17 minuti per magnificare se stesso e la sua
squadra. Mancava solo la scrivania di porta a porta. Anche nella
situazione data il rottamatore ha superato abbondantemente il maestro
di Arcore. La provincia italiana è un pozzo di San Patrizio. Una
capacità bonapartista capace di gestire la psicologia delle masse in
modo da rappresentare il senso della “nazione al di sopra delle parti
e dei piccoli egoismi”. In un sol boccone si prende tutto. Scena
politica e capacità amministrativa e istutuzionale. Si propone da uomo
risoluto capace di guardare al suffragio universale non come un’arma
in mano alle classi deboli e alle sue aspirazioni emancipatrici, ma
come un potere di conservazione. Riforma della scuola e dei suoi
saperi, riforma delle legge elettorale(Italicum) convergono verso un
plebiscitarismo eversivo delle classi dominanti. Se solo tutto questo
l’avesse fatto il parvenù di Arcore la Repubblica, Il Corriere della
Sera, La Stampa e pedanti intellettuali post-moderni avrebbero buttato
giù fiumi di parole, partendo da Guicciardini, passando per Leopardi,
ed infine per il padre del liberalesimo italiano, Benedetto Croce e
poi usare gli stessi per un’operazione di maquillage del potere che
molto somiglia al “Gattopardo” di Tommaso di Lampedusa. Far finta che
tutto cambi affinché tutto rimanga come prima, se non peggio. Siamo
davanti ad una profonda trasformazione del potere e dopo venti anni di
cabaret il cosiddetto liberalismo italiano riscopre una delle
derivazione del liberalismo stesso: cioé il cesarismo moderno che
Renzi interpreta con tutta la sua regressione istituzionale, politica
e culturale. Alla fine della sua esperienza “terrena” Berlusconi è
servito anche a questo.

 

Alfonso De Amicis

Il Costume delle Elites Italiane

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono passati 4 anni da quando l’ex cavaliere di Arcore fu gentilmente
posto in letargo. Ibernato dalla potenza degli ex amici della Troika.
Mal sopportavano l’ intruso. Il potere delle grandi multinazionali,
delle banche, ma soprattutto della Bundesbank, ponevano fine
all’esperienza berlusconiana durata quasi un ventennio(Una nostra
abitudine). La borghesia tedesca attraverso il meccanismo della moneta
unica ha visto la possibilita di realizzare il sogno svanito con il
conflitto della seconda grande guerra. La conquista dei mercati
europei e quelli dell’est con i cannoni della finanza e del suo
potente mercantilismo. Tuttavia alcuni(non molti in verità) continuano
a domandarsi: E’ cambiato qualcosa nell’amato bel paese da quando
Berlusconi è stato cacciato e i suoi voti sono serviti per ridefinire
nuovi assetti istituzionali? Forse era prevedibile ma non pare che vi
sia stato una rigenerazione o presa di coscienza sul lento ma
inesorabile declino della democrazia e dellle condizioni
socio-economiche della bella terra penisolare e insulare. Prendiamo il
caso ultimo sulla vicenda delle pensioni. La Consulta il massimo
organo Costituzionale riconosce una fragorosa e rovinosa frattura in
materia di indicizzazione sulle pensioni di milioni di italiani. La
sentenza boccia la controriforma Fornero(Sant’Elsa piangente) sia sul
versante sociale che su quello istituzionale(diamine una professoressa
universitaria! Come lo stesso Monti punta di diamante della Bocconi!).
Ora il governo è impegnato nella fantasiosa soluzione di non
rispettare la sentenza, ma di correre a braccia aperte ai diktat di
Brusselles(Neolingua europea). Nella strumentalità della dialettica
governativa salgono delle domande spontanee: Quanto vale la
Costituzione Italiana? Continua ad avere una sua preponderanza nei
confini della Patria a cui hanno versato sangue milioni di italiani
per restituirgli dignità e Libertà?(la cancelliamo attraverso
l’artizio o la demagogia del conflitto fra anziani e giovani?
Togliendo poi sia agli uni che agli altri?) O si sta lentamente ma
inesorabilmente affermando quando auspicato dalla JP Morgan, cioè
quello di disfarsi delle Costituzioni nate dalla Resistenza per
consegnarci, finalmente, alle magnifiche sorti e progressive del
mercato globale? Ed in questo perdurante momento storico una domanda,
un interrogativo, dobbiamo porgercelo: ha più dignità il piccolo
popolo greco con il suo governo, seriamente riformista, o il
vaniloquio di Renzi e Padoan e di chi li sostiene? Dubbi che forse non
riceveranno né risposte ne tentativi di spiegazioni, se non propaganda
degna di una democrazia bonapartista e oligarchica.

 

Alfonso De Amicis

Quattro istituti abruzzesi nel progetto “Nuove finestre sul mondo”

 

studenti

 

 

 

 

 

 

 

 

di Ilaria Carosi

 

Quando ho chiesto loro di chiudere gli occhi, una risatina ha percorso l’aula.

Tuttavia, era la seconda volta che ci incontravamo e mi hanno accordato fiducia. Quasi tutti.

Io ho fatto finta di non notare quei due o tre che hanno deciso di tenerli aperti e ho guidato gli altri attraverso una visualizzazione molto delicata per la loro giovanissima età. Quelli che ho davanti sono studenti del primo anno di un istituto professionale e per la maggior parte, non tutti purtroppo, non sanno cosa si provi a perdere la libertà personale, sensazione che stanno per sperimentare insieme a me.

Man mano che la mia voce risuona nell’aula, le risatine diventano sempre più rare. Alla fine ottengo un silenzio assoluto. Anche quelli con gli occhi aperti, restano muti. Perché capiscono quanto “angoscioso”, “triste” carico di “ansia” e “paura” sia sentirsi in gabbia, proprio come quell’uccellino colorato che sono riusciti a vedere, pur restando ad occhi chiusi. Mi colpisce davvero la paura, l’emozione che più frequentemente mi viene riferita, quando finiamo: in effetti, sono poco più che bambini.

Le emozioni condivise preparano il terreno e predispongono all’ascolto delle testimonianze previste per il laboratorio del giorno: quelle di due rifugiati accolti negli anni all’interno del progetto Sprar (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), attivo a L’Aquila dal novembre 2011.

Storie molto diverse, perché diversi sono i teatri geografici su cui si sono consumate. Tuttavia, storie sempre più spesso sovrapponibili, accomunate dalla violazione di quei diritti umani che in altre zone del mondo ci si può permettere di dare per scontato: alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, alla libertà di parola, di opinioni, di credo religioso, di orientamento sessuale.

Diritti universali che, sulla carta, dovrebbero essere garantiti “senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (Dichiarazione dei Diritti Umani, 1948).

Riflettiamo in gruppo sulla differenza esistente tra migrante e richiedente asilo, su quanto la scelta migratoria del primo, poco o nulla abbia in comune con la richiesta di protezione che anima chi sia costretto ad abbandonare il proprio Paese da un giorno all’altro e contro la propria volontà.

Uomini, donne e bambini che affrontano viaggi duri e complessi che espongono, anche nei paesi di transito, al rischio di tortura, incarcerazioni e maltrattamenti ingiustificati, vessazioni, sfruttamento lavorativo e non solo, mortificazione dell’umana dignità perché costretti in spazi angusti, senza cibo né acqua, senza possibilità di assolvere liberamente le proprie funzioni fisiologiche o anche solo lavarsi.

Viaggi che la paura della morte te la mettono addosso, che si arrivi per mare, in gommone, oppure via terra, nascosti tra le ruote o nel carico di un tir. Quella, lo so bene perché me la raccontano sempre, difficilmente riescono a dimenticarla.

Il bellissimo Progetto di Educazione allo Sviluppo promosso dall’Engim (Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo), insieme a 14 organizzazioni no profit di tutta Italia e cofinanziato dalla Cooperazione Italiana – Ministero Affari Esteri, ha coinvolto gli studenti di 18 regioni italiane in due laboratori tematici che spaziano dalla complessità delle motivazioni che determinano una migrazione alla cooperazione allo sviluppo.

In particolare, nella nostra regione, lo stiamo facendo grazie ad Abruzzo Centro Internazionale Crocevia, che ha deciso di implementarlo in 4 scuole medie e superiori (Istituto Statale d’Arte “F.A. Grue” di Castelli; I.P.C. “O. Colecchi” dell’Aquila; I.P.S.I.A.S.A.R. “L. Da Vinci” dell’Aquila; Istituto di Istruzione Superiore “G.B. Vico” di Sulmona), per un totale di circa 240 studenti raggiunti.

La visione di un cortometraggio dà l’opportunità di ragionare sulla forza dei pregiudizi e sui possibili antidoti ad essi, su quanto fallace possa essere giudicare una situazione senza conoscerla nel dettaglio, su quanto spesso le pesanti lenti che abbiamo sugli occhi ci impediscano di rivolgere all’altro quella curiosità che sola permette di uscire arricchiti dall’incontro con il diverso o con chi porti in sé l’altrove, pur non essendo un migrante in senso stretto (si pensi alle seconde generazioni, ai figli delle adozioni internazionali o di coppie miste, per esempio).

A volte, ci si ferma al primo sguardo e tanto basta. È quello che accade usualmente anche in classe, dove al compagno straniero nessuno chiede conto del paese di origine, né della sua storia.

Una storia che, in alcuni casi, ha bisogno di essere raccontata, per acquistare dignità agli occhi dell’altro, perché raccontare aiuta a tenere insieme i propri pezzi e magari a scaricare una parte di quel dolore psichico che tanto affatica chi se lo tiene dentro. Succede, a sorpresa, anche questo.

Il ragazzo dal bellissimo viso, i cui occhi accennano appena all’oriente che gli ha dato i natali e la cui pelle è ambrata e liscia come solo in quel posto del mondo sa essere, mi chiede di poter leggere la sua, di storia, trascritta nel suo italiano migliore. Viene accanto a me, i suoi compagni, ora sì, si zittiscono all’istante.

Non è facile ascoltare le sue parole e quel racconto che inizia già spezzato, non da casa, dal suo paese di origine, né dalla sua famiglia ma dallo stato limitrofo che, probabilmente già solo, lo ha accolto come profugo. La storia la fa iniziare là, il resto è sepolto nell’indicibile, mi chiedo se riesca almeno ad essere pensato o se abbia smesso completamente di esistere. Quando la lettura termina, i suoi compagni gli fanno un applauso che sa di abbraccio. Io lo ringrazio per il dono che ha deciso di farci. Sinceramente commossa, per la fiducia.

E so che è anche e soprattutto merito suo se i suoi compagni definiscono il laboratorio “fantastico”, aggettivo che si ripete nei questionari che raccolgo alla fine dell’incontro. Dicono che vorrebbero ripetere l’esperienza, che hanno voglia di ascoltare altre storie, in particolare quelle di chi è costretto a partire perché altra scelta non ha.

Hanno ragione, andrebbe dato spazio soprattutto alle storie. Sono quelle dei nomi e dei cognomi, quelle che conferiscono la dignità di persone, consentendo di emergere dal mucchio di elementi di una categoria, i migranti, i clandestini, i profughi, i disperati del mare.

Sono giorni molto duri, quelli presenti. In troppi resteranno ad occhi chiusi, con il loro sogno di libertà affogato in gola e sepolto in fondo al mare. Storie che nessuno potrà ascoltare più.

A volte, anche chi fa il nostro lavoro, ha la sensazione di provare a svuotare il mare con un secchiello: il mare dei pregiudizi, del razzismo, delle ingiustizie, dell’ipocrisia di una politica internazionale che finge di non vedere.

Dubbi ed interrogativi tanti. Frustrazione e demotivazione, a volte.

Convinzione assoluta che accoglienza ed integrazione passino attraverso l’ascolto reciproco. Certezza di aver centrato, con questo progetto, un piccolo ma significativo risultato.

Ai nostri ragazzi abbiamo chiesto anche di scrivere una storia, prendendo spunto dagli argomenti trattati. Quelle raccolte parteciperanno ad un concorso, la vincitrice diventerà un cortometraggio.

La sensazione è che la storia più bella, senza saperlo e parlando un immediato linguaggio comune, siano riusciti a scriverla già. Insieme.

Accade in Italia accade a L’Aquila

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Accade che all’Expo di Milano si richieda il lavoro gratuito una forma di sfruttamento e di schiavitù moderna tutto condito con l’ideologia dei nuovi sacrifici e dell’apprendimento in itinere. E tuttavia il sindaco Pisapia interrogato sul buon funzionamento della città ha convento circa un buon accordo con i lavoratori dei trasporti e della nettezza urbana. Ad evento straordinario si corrisponde un adeguato salario. Viceversa nelle nostra città per l’evento dell’adunanza degli alpini si pretende il sacrificio dei lavoratori a prescindere. Ora mi pare che il ragionamento “milanese” sia aderente anche alla città di Federico. A lavoro straordinario salario straordinario. Vero Sig. Sindaco? Vero sindacati? Mica vogliamo imporre ricatti odiosi o forme infami di rapporti di lavoro!

 

Alfonso De Amicis

Prc : Il governo Renzi continua a maltrattare L’Aquila. Vergognoso comportamento De Micheli

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Durante il consiglio comunale odierno sulla ricostruzione, momento atteso da anni al quale assistevano centinaia di cittadini, il sottosegretario De Micheli ha ritenuto di dover abbandonare la seduta dopo solo mezz’ora per recarsi ad un convegno dei costruttori, senza aver ascoltato i consiglieri, ma essendosi solo incensata e autocompiaciuta per il lavoro che sua detta starebbe svolgendo il governo Renzi, ma di cui non abbiamo alcun riscontro.

Siamo ormai ben consapevoli che per il governo Renzi la priorità è il rapporto con i poteri economici piuttosto che con le istituzioni democratiche, ma una tale mancanza di rispetto nei confronti dell’Istituzione del consiglio comunale finora nessuno l’aveva mai avuta.

L’intervento del sottosegretario è consistito in una passerella piena di vaghe promesse, per l’ennesima volta il governo ha perso l’occasione di ascoltare i problemi reali della città. Ciò pone un problema politico ormai ineludibile, da affrontare prima di tutto con il Partito Democratico locale, che non può più appellarsi alla differenza tra il livello nazionale e locale essendo il proprio segretario nazionale il Presidente del consiglio. Ne va del futuro e della dignità della città.

Enrico Perilli – capogruppo PRC consiglio comunale L’Aquila

Goffredo Juchich – segretario comunale PRC

Francesco Marola – segretario provinciale PRC

reazione presidente ANCE emblematica, la verità fa male

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L’Aquila: reazione presidente ANCE emblematica, la verità fa male
PER L’ANCE E’ NORMALE AFFIDARSI A POLITICI CONDANNATI?

Il comunicato con cui il vice-presidente di Asse Centrale scarl e presidente dell’associazione costruttori dell’Aquila replica alla nostra indignata denuncia e’ emblematico

Il tono ferocemente offensivo della sua risposta è pari all’inconsistenza degli argomenti e non smentisce neanche una virgola di quanto abbiamo dichiarato se non confermarci nel giudizio preoccupato sulla qualità delle classi dirigenti di questa regione.

È’ eviidente che abbiamo toccato un nervo scoperta e, come recita una vecchia canzone, la verità fa male.

Da presidente dell’ANCE aquilana questo signore dovrebbe preoccuparsi che vengano fugate tutte le ombre sugli appalti per la ricostruzione anche per rendere più forte la sua comunità e la sua categoria nel rivendicare risorse certe dal governo.

Invece con la associazione di imprese di cui è’ vice-presidente affida un incarico a un politico condannato alimentando quella immagine negativa che tanta parte dell’opinione pubblica nazionale si è fatta su chi gestisce la ricostruzione.

Frattale mistifica anche il carattere della nostra denuncia e vuol far credere che noi sindachiamo l’appartenenza politica dell’avvenire.Boschetti trasformato in un’improbabile vittima.
Noi contestiamo che Frattale e i suoi soci abbiano incaricato un politico condannato per gravi reati nell’ambito del processo Sanitopoli ed e’ inutile che Frattale cambi discorso con sciocche polemiche campanilistiche che non ci interessano.

Il punto non è l’appartenenza al PD o l’amicizia di boschetti con D’Alfonso ma il fatto che si tratta di un condannato.

La risposta di Frattale dimostra per l’ennesima volta che la questione morale non è tema su cui debba dire parole chiare solo la politica ma anche il mondo delle imprese e le sue organizzazioni.

Cosa dicono ANCE nazionale e regionale? Cosa dice Confindustria?

È’ normale la risposta di Frattale? Non suscita alcuna reazione il fatto che l’ufficio legale del più grande appalto pubblico aquilano sia affidato a un politico condannato?

Va detto che più che il polverone di Frattale turba il silenzio della politica comunale e regionale.

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC

Francesco Marola, segretario provinciale PRC L’Aquila

Goffredo Junich, segretario cittadino PRC L’Aquila

Un dibattitto ridicolo

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dibattito sulla indeterminata legge sulla ricostruzione appare
ridicola, e provinciale. Si addice perfettamente ad una mentalità
secolare, che non muore mai. Una città sempre uguale a se stessa. Un
città che si è spesso appassionata al giocattolo della cosiddetta
metropolitana di superficie, quella che avrebbe dovuto portare 15.000
persone al giorno ai “Quattro Cantoni”, magari alle nevicate storiche
oppure al rilevamento della temperatura negli inverni più duri dove
regolarmente “eravamo la città più fredda d’Italia”. Recentemente la
maggiore assise democratica(sic) cittadina si è appassionata
sull’aeroporto dei parchi( per intenderci quello regalato dalla
Protezione Civile)oppure dell’ennesimo rilancio del Gran Sasso con i
suoi enti perennemente in perdita. Molti farneticano, pensando che “La
Farfalla” sia Monte Civetta. Appunto, il provincialismo non ha età,
non ha confini. Accade cosi, che ancora oggi, a sei anni dal sisma ci
si accapigli sugli ambiti dei vari paesi, su chi parte per prima, chi
per ultimo, chi magari, dovrà aspettare una eternità battendo, il
primato dei nostri fratelli del Belice. La storia si ripete e ci da
modo di tramandare la favola di essere i più “sfigati di sempre”.
Insomma quando vennero i saggi e son passati 4 anni, ci ammonirono che
per una ricostruzione rapida efficiente e sicura vi era la necessità e
l’urgenza di flussi finanziari continui e l’applicazione della legge
ordinaria. Niente di straordinario, niente di eccezionale. L’eccezione
crea pruriti istituzionali, sovrastrutture pericolose per i meccanismi
della democrazia. Queste parole di buon senso si scontarono con la
crisi incombente e con la determinazione della Commissione Europea
intenzionata ad imporre al nostro paese politiche di austerità e di
controllo sulla spesa pubblica. La lettera di Dragi arrivò nel breve
giro di posta e chiari nettamente gli intenti. Berlusconi usci
rapidamente di scena e subito dopo con quasi l’unanimità del
parlamento centro-destra e centro-sinistra introdussero il pareggio di
bilancio in Costituzione. Viene spontaneo chiedere a questa specie di
politica, ma anche a presidenti di consorzi, ingegneri, avvocati(tutta
gente che ha frequentato Università e centri studi, centri di
intellighenzia) ma quando sono state approntate simili politiche
restrittive, sbaglio o il terremoto già c’era stato? E quando qualche
forza di infinita minoranza richiamava l’attenzione circa le
difficoltà che questi provvedimenti avrebbero avuto sulla nostra città
sbaglio o molti, insieme ai pseudo rappresentanti locali, si sono
girati dall’altra parte? Magari come dice Flaino con l’arma di
accorgimenti sempre validi per salvarci, quanto agli altri, cavoli
loro. Vita mia, morte tua. La vita scorre e ogni anno ci tocca
sorbirci il solito ritornello. I soldi ci sono? Si, datevi da fare,
fate i progetti. “I progetti sono fermi perché non ho il personale!”.
Facciamo un nuovo concorsone? Oggi il tormentone è dato dalla
discussione sulla “nuova legge per L’Aquila”. In consiglio volano
stracci: non impressionatevi sono schermaglie. Alla prossima tornata
elettorale possono cambiare i musicanti ma le note saranno simili. Non
sono bastate le firme(ed in effeti non furono sufficienti, non
firmarono neanche tutti i bravi aquilani)non è stato sufficiente il
signor Barca, Legnini, ed ecco finalmente la signora Pezzopane. La
senatrice occupa giornalmente tutti gli spazi della comunicazione.
Cosa ci ha comunicato in questi sei anni lei insieme al duo Lescano?
Converrebbe chiederlo a Guy Debord, colui che più di tutti si è
interessato proficuamente della società dello spettacolo. In una
sociatà profondamente in crisi economica e del suo sistema democratico
istituzionale e di rappresentanza ci si avvia verso una fase
costituente. Questo è valido a livello nazionale lo è ancor più in
questa città. Non c’è una società di moltitudini e di mercati senza
frontiere. Mercato e burocrazie si abbracciano e crescono assieme e
l’intervento pubblico non diminuisce affatto, semplicemente si
riconverte a favore dell’impresa e del profitto. Guardate attentamente
quello che sta avvenendo nel nostro comprensorio e basta poco per
capire chi sta avendo e chi invece e sotto la finestra del potere per
avere una qualche briciola in termini di lavoro, casa, sicurezza
sociale.

 

Alfonso De Amicis

Prc: “’ufficio legale della più grande opera pubblica del post-terremoto affidato a un condannato. Urgente rimuoverlo

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L’appalto per il rifacimento dei sottoservizi nel centro storico dell’Aquila – acquedotto, fognature, reti elettriche e telefoniche – è stato giustamente presentato al momento dell’affidamento come la più grande opera pubblica del post-sisma del 6 aprile 2009.

E’ stato affidato il primo lotto di 30 milioni a un’associazione temporanea d’impresa composta da tre aziende: Acmar, Edilfrair e Taddei. Per l’esecuzione dei lavori l’ATI ha costituito la società operativa ASSE CENTRALE S.c.a r.l.

La Gran Sasso Acqua Spa, società pubblica di gestione del servizio idrico integrato, è la stazione appaltante dell’opera.

Il primo lotto consiste nella realizzazione dello Smart Tunnel, un tunnel sotterraneo all’interno del quale passeranno i principali servizi della città, percorribile a piedi dai tecnici. Renderà possibile, in caso di guasti e/o di interventi di manutenzione sulle reti, è semplice individuare il problema ed intervenire. Tutte le notizie sul progetto sono reperibili su internet.

Tra le notizie che trovate sul sito c’è quella che la responsabilità dell’ufficio legale di questa opera è affidato all’avvocato Antonio Boschetti.

Se non si tratta di un caso di omonimia temiamo che sia lo stesso Antonio Boschetti già consigliere regionale della Margherita, Presidente della Commissione Sanità regionale e poi assessore della giunta Del Turco, condannato a 4 anni nel processo Sanitopoli.

In tal caso non possiamo che denunciare con fortissima indignazione che sulla ricostruzione continuano ad affollarsi ombre come del resto accade nella vita politica regionale.

Possibile che per seguire un appalto a L’Aquila si debba chiamare un avvocato di San Salvo, cioè di uno dei comuni abruzzesi più distanti dall’Aquila, per giunta condannato in primo grado?

Da quel che sappiamo il PD non ha mai messo fuori dalla porta il condannato Boschetti che partecipa normalmente a iniziative pubbliche, nel suo territorio continua a esercitare una forte influenza politica e probabilmente ha pure la tessera in tasca.

La Gran Sasso acqua è una società pubblica di cui è azionista il Comune dell’Aquila che è guidato da un sindaco PD, in una regione guidata da un presidente PD frequentatore abituale di aule giudiziarie. Il Presidente della Gran Sasso Acqua è Americo Di Benedetto, esponente renziano del PD

E’ forte la sensazione che il sistema di potere del PD abruzzese non solo non sia in grado di allontanare perlomeno i condannati ma che questi si ricavino uno spazio nel rapporto tra politica e imprese o comunque vengano tutelati e ricollocati magari in attesa della solita prescrizione.
Di tutto questo il Partito Democratico ma anche le imprese che hanno ottenuto l’appalto dovrebbero rendere conto all’opinione pubblica aquilana, regionale e nazionale.

Se Antonio Boschetti è proprio quello lì vien subito da domandarsi: perché Boschetti ricopre quel ruolo?

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC

Francesco Marola, segretario provinciale PRC

 
Ci rimane francamente inspiegabile la scelta di affidare l’incarico di responsabile dell’ufficio legale della più grande opera pubblica legata alla ricostruzione all’avvocato Antonio Boschetti. Pensiamo che nella nostra città non manchino le figure professionali in grado di dare le opportune garanzie di trasparenza per un incarico tanto delicato. Riscontriamo che nemmeno una condanna di primo grado a quattro anni per associazione a delinquere e concussione ha impedito che l’affidamento di questa consulenza divenisse operativo. Chiediamo con forza la rimozione dall’incarico dell’Avv.Boschetti e che ci si orienti nel più breve tempo possibile verso un’altra figura professionale.
Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila