I figli uccidono i padri

alfons

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il declino politico di un uomo può essere misurato con diverse
gradazione e in diversi modi. In effetti Sivio Berlusconi ruma dentro.
Un uomo, cullato creciuto e pasciuto dalle sue televisioni lo imita e
lo supera abbondandemente in fantasia e consenso. Il Piccolo Lord di
Rignano ha tutti giornali o televisione come sponsor ossesivi delle
sue politiche. Tutti a tessere le lodi del “nuovo” modello di comando
italico. Nella recente storia moderna siamo sempre stati degli
innovatori. Prendiamo per esempio l’ultimo post del capetto sulla
scuola: un selfie di 17 minuti per magnificare se stesso e la sua
squadra. Mancava solo la scrivania di porta a porta. Anche nella
situazione data il rottamatore ha superato abbondantemente il maestro
di Arcore. La provincia italiana è un pozzo di San Patrizio. Una
capacità bonapartista capace di gestire la psicologia delle masse in
modo da rappresentare il senso della “nazione al di sopra delle parti
e dei piccoli egoismi”. In un sol boccone si prende tutto. Scena
politica e capacità amministrativa e istutuzionale. Si propone da uomo
risoluto capace di guardare al suffragio universale non come un’arma
in mano alle classi deboli e alle sue aspirazioni emancipatrici, ma
come un potere di conservazione. Riforma della scuola e dei suoi
saperi, riforma delle legge elettorale(Italicum) convergono verso un
plebiscitarismo eversivo delle classi dominanti. Se solo tutto questo
l’avesse fatto il parvenù di Arcore la Repubblica, Il Corriere della
Sera, La Stampa e pedanti intellettuali post-moderni avrebbero buttato
giù fiumi di parole, partendo da Guicciardini, passando per Leopardi,
ed infine per il padre del liberalesimo italiano, Benedetto Croce e
poi usare gli stessi per un’operazione di maquillage del potere che
molto somiglia al “Gattopardo” di Tommaso di Lampedusa. Far finta che
tutto cambi affinché tutto rimanga come prima, se non peggio. Siamo
davanti ad una profonda trasformazione del potere e dopo venti anni di
cabaret il cosiddetto liberalismo italiano riscopre una delle
derivazione del liberalismo stesso: cioé il cesarismo moderno che
Renzi interpreta con tutta la sua regressione istituzionale, politica
e culturale. Alla fine della sua esperienza “terrena” Berlusconi è
servito anche a questo.

 

Alfonso De Amicis