La crisi e l’euro

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di Alfonso De Amicis

 

Non è vero che viviamo in un’epoca di riduzione dell’intervento dello stato in economia. Anzi mai come in questo periodo storico lo stato ha aumentato la propria azione ed ingerenza negli affari economici e sociali. Oggi il declinante stato nazionale è accompagnato da organismi statuali come quelli della Ue insindacabili e privi di legittimazione democratica. Gli interventi di questi organismi sono tutti concentrati per favorire imprese e capitalismo finanziario. Le vittime predestinate di questa operazione sono lavoratori privati, pubblici, giovani, la nuova forza lavoro dei migranti, pensionati e donne., l’ambiente il territorio.

Questa nuova forma di potere statuale ha smesso di funzionare secondo gli stessi principi liberali. Si è così eleminata ogni finzione di “compromesso sociale”. Dentro tale situazione l’euro non è solo concausa della crisi, ma è lo strumento con cui viene imposta ulteriormente una compressione del salario diretto e del salario sociale differito in tutta europa.La sola analisi economica è insufficiente ed impotente a comprendere la fase storico-politico se si ignora la struttura legale istituzionale dei sistemi in cui si opera. Questo vale soprattutto quando si analizza l’Unione Europea confusa sistematicamente con L’Europa. Vale soprattutto per le politiche che sono inscritte nei trattati europei. Ed infatti spesso si confonde “lo stato italiano” con “L’Europa”. In questa penombra della storia attuale, la proprietà capitalistica lasciata libera a briglie sciolte tende alla schiavitù, dunque sarebbero necessari sindacati indipendenti e conflittuali. Purtroppo quelli esistenti sono deboli, insufficienti, complici di queste politiche, e spesso anche corrotti, quindi non in grado di rappresentare un ostacolo a queste tendenze di fondo del capitalismo di inizio secolo. Nostro malgrado siamo costretti ad operare dentro questo tragico scenario. Elezioni generali, di medio termine, regionale, diventano spesso diversivo.

Pubblicità del marketing della politica. Essa è si trasformata in un oggetto buono per pubblicitari e sondaggisti. Ottenebrano le menti. Il cielo sopra la testa preannuncia tempesta. In questa situazione possiamo discutere se il cambiamento è impossibile o semplicemente difficile. E’ necessario lavorare affinché il difficile diventi affrontabile. Nella cruna dell’ago bisogna farci passare il cammello. Tempera, 2 aprile 2014 Alfonso De Amicisepoca di riduzione dell’intervento dello stato in economia. Anzi mai come in questo periodo storico lo stato ha aumentato la propria azione ed ingerenza negli affari economici e sociali. Oggi il declinante stato nazionale è accompagnato da organismi statuali come quelli della Ue insindacabili e privi di legittimazione democratica. Gli interventi di questi organismi sono tutti concentrati per favorire imprese e capitalismo finanziario. Le vittime predestinate di questa operazione sono lavoratori privati, pubblici, giovani, la nuova forza lavoro dei migranti, pensionati e donne., l’ambiente il territorio.

Questa nuova forma di potere statuale ha smesso di funzionare secondo gli stessi principi liberali. Si è così eleminata ogni finzione di “compromesso sociale”. Dentro tale situazione l’euro non è solo concausa della crisi, ma è lo strumento con cui viene imposta ulteriormente una compressione del salario diretto e del salario sociale differito in tutta europa.La sola analisi economica è insufficiente ed impotente a comprendere la fase storico-politico se si ignora la struttura legale istituzionale dei sistemi in cui si opera. Questo vale soprattutto quando si analizza l’Unione Europea confusa sistematicamente con L’Europa. Vale soprattutto per le politiche che sono inscritte nei trattati europei. Ed infatti spesso si confonde “lo stato italiano” con “L’Europa”. In questa penombra della storia attuale, la proprietà capitalistica lasciata libera a briglie sciolte tende alla schiavitù, dunque sarebbero necessari sindacati indipendenti e conflittuali.

Purtroppo quelli esistenti sono deboli, insufficienti, complici di queste politiche, e spesso anche corrotti, quindi non in grado di rappresentare un ostacolo a queste tendenze di fondo del capitalismo di inizio secolo. Nostro malgrado siamo costretti ad operare dentro questo tragico scenario. Elezioni generali, di medio termine, regionale, diventano spesso diversivo. Pubblicità del marketing della politica. Essa è si trasformata in un oggetto buono per pubblicitari e sondaggisti. Ottenebrano le menti. Il cielo sopra la testa preannuncia tempesta. In questa situazione possiamo discutere se il cambiamento è impossibile o semplicemente difficile. E’ necessario lavorare affinché il difficile diventi affrontabile. Nella cruna dell’ago bisogna farci passare il cammello.

Pelini :” Sul Cas leggende metropolitane! Chiarezza e rispetto dei cittadini onesti le nostre priorità”

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” E’ sorprendente, ogni volta, constatare come qualunque leggenda metropolitana possa diventare verità se veicolata in un certo modo. L’ultima è quella della chiamata per ordine alfabetico! Facciamo un po’ di chiarezza: le lettere che stanno arrivando in questi giorni seguono la logica adottata negli ultimi anni per razionalizzare le risorse e che è un obbligo per un ente pubblico che gestisce denaro pubblico, cioè di tutti i contribuenti. Dinanzi alla disponibilità di alloggi, è nostro dovere favorire il passaggio dalle forme più onerose di assistenza (CAS, affitti concordati, fondo immobiliare) al progetto c.a.s.e./map. Pertanto, seguendo l’ordine più logico e previsto dalla normativa – i contributi più onerosi, per quanto riguarda il CAS – vengono chiamati i nuclei familiari PRIVI di contratto d’affitto, quelli con contratto ma fuori dall’ambito di mobilità e con priorità per coloro che al 6 aprile erano affittuari. Il tutto è disciplinato dalla delibera n.63 approvata dalla Giunta comunale il 25 febbraio scorso, che peraltro prevede una serie di attenzioni per non penalizzare i cittadini. Capisco i disagi di molte persone (tra le quali molte a me care e le cui difficoltà conosco benissimo) nel dover rinunciare a quello che a tutti gli effetti ha rappresentato un sostegno importante in una fase difficie: ma il CAS, purtroppo, non è e non può essere un ammortizzatore sociale e tutti i nostri sforzi e le nostre (poche) risorse vanno convogliate sulla ricostruzione.

Un dato su tutti: a dicembre 2011, alla vigilia del passaggio dell’assistenza dall’SGE al Comune il CAS ammontava a 3.016.332 euro; l’ultima mensilità pagata (quella di febbraio 2014) è stata di 1.188.623 euro. Stiamo parlando di un abbattimento di oltre il 60%, che sarebbe ingeneroso ricondurre esclusivamente al fisiologico rientro a casa di molti cittadini, avendo portato avanti con il settore assistenza alla popolazione una sistematica e certosina azione di verifica, controlli incrociati, analisi di ogni singola posizione, che ci ha permesso di recuperare centinaia di migliaia di euro. Perché il messaggio che volevamo e vogliamo ancora far passare è che i cittadini onesti non devono sentirsi dei fessi e che l’onestà, se non nell’immediato, alla lunga paga. Di questo possiamo essere davvero orgogliosi.”

Cisgiordania, i soldati israeliani uccidono quattro palestinesi

ONU MEDIO ORIENTE

 

 

 

 

 

 

Incursione notturna delle truppe israeliane al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Nell’operazione – che aveva come obiettivo quello di arrestare, Abu Hamza Alhija, 24 anni, ritenuto il leader del movimento islamista Hamas – secondo la versione israeliana, sono morti in tutto 4 palestinesi. Gli uomini di Hamas hanno mostrato per le strade di Jenin tre corpi di ‘martiri’, gridando slogan contro il presidente palestinese, Abu Mazen, che partecipa ai colloqui di pace con Israele mediati da Washington. Hamas invece si oppone ai negoziati. Si e’ trattato di uno degli scontri peggiori avvenuti a Jenin negli ultimi anni, a riprova della crescente tensione tra le parti, tre giorni dopo l’uccisione di un altro giovane palestinese sempre in Cisgiordania.

Secondo dati palestinesi che non contabilizzano le ultime vittime, dalla ripresa dei colloqui di pace lo scorso luglio, sono stati uccisi 57 palestinesi e feriti quasi 900.
“La realtà sul terreno sta peggiorando anche dal punto di vista del diritto internazionale, oltre che da quello del popolo palestinese”, dice l’esperto indipendente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, l’americano Richard Falk. Falk in particolare ha accusato Israele “di sforzi sistematici e continui per cambiare la composizione etnica di Gerusalemme Est”, di “ricorso eccessivo alla forza”, di punizioni collettive” a Gaza, di distruzione delle abitazioni e di costruire sempre più colonie. “C’è una discriminazione sistematica sulla base dell’identità etnica, con l’obiettivo di cambiare la demografia di Gerusalemme”, ha affermato, definendola una forma di “pulizia etnica”. Dal 1996 oltre 11mila palestinesi hanno perso il loro diritto a vivere a Gerusalemme, ha sottolineato Falk.

Un’inchiesta sui crimini compiuti dai militari italiani nei territori occupati

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Un’inchiesta sui crimini compiuti dai militari italiani nei territori occupati durante la seconda guerra mondiale, dalla Grecia alla Jugoslavia, all’Albania. L’ha aperta il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, che ha ricevuto un esposto da parte di alcuni cittadini.

De Paolis si limita a dire per il momento che e’ partito un “accertamento conoscitivo” e che e’ stato aperto un fascicolo ‘modello 45′, cioe’ “atti relativi a”, senza indagati. L’esposto, secondo quanto si e appreso, prende in particolare le mosse da due articoli di Franco Giustolisi, il giornalista che per primo svelo’ all’opinione pubblica lo scandalo del cosiddetto “armadio della vergogna”, dove furono chiusi e “provvisoriamente archiviati” nel dopoguerra – per una sorta di “patto segreto” tra Italia e Germania – 695 fascicoli di crimini nazifascisti, riemersi solo negli anni scorsi, quando fu possibile riaprire le indagini e svolgere una serie di processi finiti con decine di ergastoli.
“Dimenticato” in un angolo della procura, non lontano dall’armadio, svela Giustolisi, c’era anche un “carrello della vergogna”. Un carrello stipato di incartamenti relativi alle tante stragi commesse, durante l’ultima guerra, dai soldati italiani. Di questi eccidi si occupo’ una commissione istituita il 6 maggio 1946 dall’allora ministero della Guerra. La relazione finale, del 30 giugno 1951, e’ firmata dal senatore Luigi Gasparotto. Oltre 300 i militari italiani accusati di crimini di guerra dalle varie nazioni aggredite dal fascismo.
Eccidi che sarebbero stati commessi in varie localita’ della Jugoslavia, della Grecia, dell’Unione Sovietica, della Francia, dell’Albania. Solo poco piu’ di una trentina, secondo la relazione Gasparotto, quelli perseguibili da parte “dell’autorita’ competente”. Ma nessuno fu processato.

Solo per una di queste stragi – quella di Domenikon, in Grecia, dove furono trucidati 150 civili – il procuratore De Paolis, dopo aver raccolto la denuncia del rappresentante dei familiari delle vittime, gia’ da tempo ha riaperto un’inchiesta che in precedenza era stata archiviata. Le indagini della procura militare di Roma avrebbero consentito, secondo quanto si e’ appreso, di risalire ai responsabili della strage, che verranno ora iscritti nel registro degli indagati, anche se sarebbero tutti morti. Inevitabile, dunque, la successiva archiviazione.

Il deputato ruba il video su Tsipras. E lo firma con le 5 stelle

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Ha visto in rete il nuovo spot della lista L’altra Europa con Tsi­pras, gli è pia­ciuto parec­chio, ha can­cel­lato il sim­bolo, ci ha mon­tato sopra uno spot sel­fie con tanto di 5 stelle. E lo ha rilan­ciato in rete, come se niente fosse. Furto senza destrezza per il depu­tato a 5 stelle Carlo Sibi­lia, non nuovo a per­for­mace che sfo­ciano in figu­racce stel­lari (indi­men­ti­ca­bile la sua: «Per gover­nare non c’è biso­gno della fidu­cia di nes­suna delle due camere»).

Sta­volta si è cimen­tato con lo spot girato da Fran­ce­sca For­na­rio (autrice sati­rica, Un giorno da pecora su Radio2, il mani­fe­sto) a sua volta ispi­rato a un clas­sico della satira tv (Anto­nio Alba­nese e Andrea Salerno in Non c’è pro­blema, 2003, Rai­tre). Il gio­vane Simone Salis è un mili­tante Pd in psi­co­na­lisi, ed è in crisi nera per le svolte a destre del suo par­tito. Morale finale: «Se sei di sini­stra e vuoi smet­tere di sof­frire» vota Tsi­pras ecce­tera. Il furbo Sibi­lia lo scippa. Pec­cato che lo spot è stato clic­cato migliaia di volte, e alla fine il furto suscita la rivolta sui social.

E una nuova ondata di click sulla ver­sione ori­gi­nale. For­na­rio lo assolve, circa: «È chiaro, quello di Sibi­lia è un segnale incon­scio. Come molti gril­lini, vuole votare per Tsi­pras ma teme di essere sco­perto. Sap­pia che il voto è segreto. Lo acco­gliamo a brac­cia aperte. E non lo diciamo a Grillo».