Tav, via libera del Senato è abominio: opera inutile, dannosa, che serve solo a ingrassare i soliti noti

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Il via libera definitivo del Senato per la Tav sulla Torino-Lione è un abominio: Trenitalia taglia gli intercity, i pendolari viaggiano in condizioni indegne di un paese civile, la gente non arriva alla fine del mese e lo Stato si permette di buttare miliardi così!

Per un’opera inutile, dannosa e che la popolazione non vuole, giustamente, e che serve solo ad ingrassare i soliti noti. Queste sono scelte dettate unicamente dagli affari che stanno dietro alla Tav e di cui i Senatori dovrebbero vergognarsi. Ora e sempre No alla Tav, noi continuiamo a stare dalla parte di chi si oppone a quest’assurda “grande opera”.

L’Aquila senza ali

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di Alfonso De Amicis

 

Cinque anni è purtroppo quelle che pensavamo fossero previsioni si sono
dimostrate triste realtà. Abbacinati dalle luci fosforescenti della
protezione civile spa ci eravamo illusi: presto il posto delle certezze
lasciò spazio alle promesse, ai cronoprogrammi. Così é La-qui-la ma
vale per Pa-ga-ni-ca, Tem-pe-ra. Nel 1200 le Università del contado
per avere forza, potere economico e politico si unirono e diedero vita
al Comune, guardarono dentro il loro tempo storico. Si dettero una
dimensione nel Tempo. Oggi nell’era di inernet, nella dimensione che
tutti vogliamo globale la città guarda se stessa come fosse l’ombelico
del mondo, cullandosi sempre nella dimensione delle 3e32. Ogni comune
guarda a se stesso. Sindaci miopi e prespiti. La tragedia, il dolore
lascia sempre segni indelebili. Tuttavia anche resistendo alla
tentazione di voltarsi indietro nel desiderio di veder restituita una
vita passata che ormai è svanita, ecco, questo desiderio andrebbe
trasformato in coscienza di se, in capacità di riprogettare un futuro
condivisibile e plausibile. Se “la mente è un archeologo che scava
tenacemente nel passato e mi conduce di prepotenza dove non vorrei
andare”, questo esercizio scrutando il passato, dovrebbe indicarci una
via d’uscita. Una via che non sarà quella indicata da governi
nazionali e locali che agiscono solo nella dimensione dello spread,
dei tagli, delle certezze bancarie. Non sarà l’Europa a salvarci.
Gutemberg non verrà in gita né alle cartiere di Tempera, tanto meno in
quelle di Vetoio. La solidarietà, il mutuo soccorso appartengono ad
un’altra epoca. Tutte le estensioni del potere, da quelle locali a
quelle nazionali attingono la loro legittimità presso la commissione
europea. Gli spazi di democrazia locale sono nulli. Possono ritoccare
l’ordine, qualche priorità di spesa ma le dimensioni politiche le
complessità che esse comportano stanno tutte dentro le stanze di
Bruxelles. Un potere sfuggevole, apolide, oscuro. Le forze politiche,
ma soprattutto il PD sono al servizio di questa nuova forma di
“governance” europea. La politica è morta. Noi non lo possiamo
ammettere altrimenti si aprirebbe un vuoto nella vita politica
quotidiana. A volte possiamo affidarci a movimenti o personaggi a noi
vicini, per cercare una svolta, un aiuto ma essi non costituiscono una
potenza adeguata alla rottura delle dinamiche in corso e quindi capaci
di restituirci una prospettiva. Purtroppo non ci vuole una svolta ma
un rivolgimento. Dovremmo agire per “segnare un altro confine,
dobbiamo abolire ogni contiguità con questo versante inconciliabile”
pena la cruda verità che ripete da tempo il professor Colapietra. “Una
città morta”. Quando sarà ricostruita(ma quando?) essa sarà un’altra
“AQUILA”.

Lettera aperta di una madre aquilana a Matteo Renzi

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di Ilaria Carosi

Quando vidi per la prima volta la cupola del Brunelleschi, rimasi senza fiato. Ci arrivai da un vicoletto stretto, spuntò all’improvviso, un solo spicchio di rosso fu sufficiente ad incantarmi.

Anche la mia città toglieva il fiato, Matteo, anzi, te lo toglierebbe anche ora che è fasciata, impolverata, blindata, rattoppata. Tra alcune pavimentazioni del centro storico sono spuntati ciuffi d’erba, perché nessuno ci passeggia più e la natura riafferma il suo predominio. In alcuni siti di palazzi crollati sono cresciuti addirittura degli alberi.

A Firenze andai con la mia famiglia, due volte, a distanza di anni. Di quella famiglia di quattro persone, mi restano solo ricordi e fotografie, perché la morte di mia sorella Claudia, il 6 aprile 2009, ci ha lasciato solo questo: fotografie e ricordi. Arrivano alla mente improvvisi: “Faccio una corsa, aspettami”, dissi a Claudia nel corridoio della Galleria degli Uffizi, quando mi accorsi che eravamo quasi arrivate all’uscita. Tornai indietro, “controcorrente”, per dare ancora uno sguardo alla Venere di Botticelli.

Insieme ai ricordi, noi aquilani, ci portiamo dentro quel dolore muto che accomuna chi con la perdita deve imparare a convivere e a fare i conti, quotidianamente. Noi aquilani, da cinque anni a questa parte, abbiamo fatto della perdita un pezzo della nostra identità: affetti, punti di riferimento, i luoghi della nostra memoria e del nostro cuore, si sono accartocciati nel giro di pochi secondi.

I ricordi delle strade in cui siamo cresciuti, dei passatempi che avevamo, dei nostri modi di dire, degli odori della nostra defunta città ci rincorrono, ci coccolano, ci angosciano. Gli amici più cari, se non sono nell’elenco dei morti, sono spesso lontani, in nuovi mal collegati quartieri, in altre città perché il lavoro non c’è, lontani perché ciascuno è preso da pene interiori che, ormai, è stufo perfino di raccontare. Ciascuno è solo, a modo suo. Lo vedo nel mio lavoro, ogni giorno.

Gli anziani, di isolamento e spersonalizzazione conseguente alla totale perdita di quanto conoscevano, ne sono morti. Per i giovanissimi è stato ancora peggio. Ci sono bambini che non hanno mai visto una vera scuola. Le famiglie con possibilità economiche offrono ai figli varie attività extrascolastiche, per tamponare il vuoto dei non-luoghi cui sono destinati tutti gli altri, quelli che vagano tra le macerie di un centro storico fantasma, le luci artificiali delle nostre troppe gallerie commerciali e la musica troppo alta dei tanti bar e pub.

Moltissimi giovani se ne sono andati, in questi anni. Andati perché partiti, andati perché morti. Giovani come me e te che, privati di una qualunque speranza di miglioramento, hanno scelto, in alcuni casi, la morte volontaria. Altri sono deceduti in incidenti stradali che, quando subisci un trauma violento come il nostro, non riesci e non puoi considerare solo frutto della sfortuna o del caso.

Le fratture non hanno riguardato solo la terra ma l’integrità degli individui. In moltissimi, di tutte le fasce d’età, ancora non riescono a dormire una notte intera senza risvegli o incubi. In moltissimi, non riescono a dormire senza l’ausilio di un farmaco. Aumentato il consumo di alcolici e psicofarmaci, l’incidenza di ansia e depressione. Aumentato il numero delle separazioni, perché di compromessi, in una vita, non riesci a sopportarne troppi contemporaneamente. Tutti dati reali, facilmente rintracciabili. Tutto prevedibile. Siamo stati lasciati soli, Matteo.

La mattina del 6 aprile, davanti al palazzo sbriciolato di mia sorella, con le gambe che non riuscivano a smettere di tremare e la gola secca per l’odore di gas e per la polvere, continuavo a pensare: “Adesso arriva lo Stato, adesso arriva lo Stato”. Non i politici, Matteo, lo Stato, quello con la S maiuscola.

Invece sono arrivati i giornalisti, la prima bottiglia d’acqua me l’hanno data loro. Poi è arrivato anche tutto il resto, gli appalti truccati, le bugie, le passeggiate di tutti sul miglior palcoscenico che il Paese potesse offrire.

Ora ti dirò che di questo non abbiamo più alcun bisogno. Sappiamo di essere “una questione nazionale”, che “un centro storico non può essere lasciato così”, che “L’Aquila non è Kabul”, pur essendo forse “la nuova Pompei”, sappiamo che “il centro storico sarà ricostruito in cinque anni” o forse no, perché “i soldi non ci sono”.

Vieni a L’Aquila Matteo, vieni da solo, senza scorta, senza giornalisti, senza riflettori, in un giorno normale. Guardati intorno, interrogati, parla con le persone. E poi, ti chiedo una sola cosa: dicci la verità, dicci tutto quello che non si può fare e ne prenderemo atto.

Ho capito che stavolta non si può correre indietro e controcorrente, come nel corridoio degli Uffizi, è arrivato il momento di andare avanti. Sai, Matteo, ora ho un figlio e a lui dovrò dare delle risposte, quando mi chiederà conto del perché non l’ho portato via da qui.

 

Carrozzine Determinate:” Provvedimenti di Chiodi penalizzano i cittadini disabili”

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Il Governatore della Regione Abruzzo, con una nota del 25/03/2014 inviata a tutte le USL, e a tutti i sindaci d’Abruzzo, sostiene che tutti gli studi medici non devono rispettare le norme sull’accessibilità in quanto sono considerati “strutture private, non aperte al pubblico”. Il documento non tiene conto delle norme esistenti ed è anche culturalmente arretrato facendo ripiombare l’Abruzzo nel medioevo.

Forse è elementare spiegare che andare dal proprio medico di base per una visita é un diritto fondamentale di ogni individuo, ed è tutelato dal nostro ordinamento giuridico attraverso la Costituzione Italiana, il diritto alla salute.
Il Governatore ha uno staff nutrito di giuristi che paghiamo con i soldi pubblici ma non gli hanno riferito che c’è una Sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia (Sede di Palermo) la n° 9199 del 5 agosto 2010 che stabilisce un concetto chiaro specificato anche dalle normative vigenti, che gli studi medici di Medicina Generale, «poiché destinati allo svolgimento di un servizio pubblico», vanno considerati locali «aperti al pubblico» e sottoposti dunque all’obbligo di eliminazione delle barriere architettoniche e quindi al rispetto delle leggi antibarriere Legge 13/1989 – DPR 236/1989 – DPR 503/1996 – Legge 104/1992, che tra l’altro riguardano anche gli edifici privati!
Questo provvedimento genera anche molta confusione perché i medici ed i pediatri che non abbiano gli studi accessibili potranno essere denunciati per discriminazione, infatti questo provvedimento del Governatore Gianni

Chiodi contrasta con i principi della Legge 67/06 che tutela le persone con disabilità da ogni discriminazione (non ha “ovviamente” alcun valore il fatto che, «a richiesta, il medico sia tenuto a recarsi presso il domicilio della persona disabile non deambulante»).
Il Presidente Gianni Chiodi si è dimenticato troppo presto che molti cittadini disabili il 17 settembre hanno occupato e bloccato il Consiglio Regionale protestando proprio perché la Regione Abruzzo aveva violato diritti umani quali: i diritti alla mobilità, accessibilità, pari opportunità, inclusione sociale e non discriminazione.
Se queste sono le condizioni sociali, politiche e culturali siamo nuovamente pronti a scendere in campo con la determinazione e con i mezzi che la democrazia ci mette a disposizione. I governatori presenti e futuri sono avvisati. Non faremo sconti a nessuno!

 

IL PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CARROZZINE DETERMINATE ABRUZZO
CLAUDIO FERRANTE

Nicolas Maduro scrive al popolo degli Stati uniti: “Appello per la pace”

Venezuelan acting president Nicolás Maduro

 

 

 

 

 

 

 

 

Un «appello alla pace» sulle pagine del New York Times fir­mato Nico­las Maduro. In que­sto modo, il pre­si­dente del Vene­zuela si è rivolto «al popolo sta­tu­ni­tense» per con­te­stare «la nar­ra­zione» for­nita dal governo Usa in merito alle pro­te­ste dell’opposizione, che durano dal 12 feb­braio (37 morti). I mani­fe­stanti — ha scritto Maduro — ven­gono defi­niti «paci­fici», men­tre hanno come unico obbiet­tivo «quello di far cadere con mezzi anti­co­sti­tu­zio­nali un governo eletto democraticamente».
Da qui, l’appello al popolo sta­tu­ni­tense affin­ché inviti il Con­gresso del suo paese ad «aste­nersi» da adot­tare san­zioni con­tro il Vene­zuela che «col­pi­reb­bero i set­tori più poveri». Roberta Jacob­son, sot­to­se­gre­ta­ria di Stato Usa per l’Emisfero occi­den­tale, la set­ti­mana scorsa ha annun­ciato l’arrivo di un pac­chetto di san­zioni, sol­le­ci­tate in que­sti giorni dal sena­tore repub­bli­cano della Flo­rida, Marco Rubio. Una linea fer­ma­mente respinta, invece, dagli atti­vi­sti dell’Osservatorio per la chiu­sura della Scuola delle Ame­ri­che, tri­ste­mente famosa per aver adde­strato i dit­ta­tori lati­noa­me­ri­cani del secolo scorso.

I gover­nanti nor­da­me­ri­cani — ha detto ancora Maduro — stanno dalla parte «di quell’1% che vuole ripor­tare il nostro paese all’epoca in cui il 99% era escluso dalla vita poli­tica e solo le élite, com­prese quelle delle imprese sta­tu­ni­tensi, bene­fi­cia­vano del petro­lio vene­zue­lano». Prima, «le tasse che paga Pdvsa e quelle dei cit­ta­dini anda­vano a van­tag­gio della bor­ghe­sia paras­si­ta­ria, oggi ogni boli­var otte­nuto dalle impo­ste viene desti­nato al benes­sere di tutta la società e al raf­for­za­mento di un’economia socia­li­sta che pro­tegge il lavoratore».

Tsipras: “Cessare subito operazione distruzione armi in Siria”

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Alexis Tsipras, presidente di Syriza e candidato della Sinistra Europea per la presidenza della Commissione europea, chiede lo stop immediato dell’operazione di distruzione delle armi chimiche della Siria nel Mediterraneo.

In una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Europea, J. Manuel Barroso, al Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, al Presidente del Consiglio europeo, H. Van Rompuy e all’Alto rappresentante europeo dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza, Catherine Ashton, Alexis Tsipras ha espresso le sue preoccupazioni e quelle del suo partito in merito alla distruzione pianificata delle armi chimiche della Siria. Tsipras ha evidenziato la mancanza di trasparenza causata dalla classificazione di questa come un’operazione “militare”, le numerose normative UE che sarebbero state violate e gli altissimi rischi ambientali, conosciuti e non.

Acerbo : “AZIENDE DIRITTO ALLO STUDIO: SVELTINA BIPARTISAN OGGI IN COMMISSIONE”

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Non bastava la leggina per l’Ater di Chieti. ora arriva al fotofinish anche quella per le Adsu aquilana e teramana.

Domani(oggi) è all’ordine del giorno della seconda commissione una leggina bipartisan con la quale alcuni consiglieri (De Matteis-D’Amico-Ricciuti) ripropongono un testo di legge su cui, in parte, si é già espressa la Corte Costituzionale bocciando precedenti tentativi della Regione Abruzzo. Innanzitutto i proponenti reinseriscono la figura del Direttore che convive con quella del Dirigente con evidente raddoppio dei costi (attualmente non esiste il Direttore e le funzioni sono svolte dal Dirigente) e questo é in pieno contrasto con la spendig review.
Poi, secondo il nuovo testo, le funzioni di Direttore possono essere affidate a dipendenti con i requisiti per l’accesso alla dirigenza: tale ipotesi é stata già valutata dalla Corte Costituzionale secondo la quale é consentita soltanto la reggenza ad un funzionario in caso di vacanza del posto in organico ma non è prevista nelle leggi nazionali ed in quelle regionali (77/1999) la possibilità di affidare incarichi dirigenziali a funzionari.
Ancora la Corte ha rilevato l’incostituzionalità dell’automatico passaggio in Regione dei dirigenti che hanno superato 7 anni in quanto viola le norme per l’accesso al pubblico impiego.
Invece di dedicare le proprie energie agli studenti certa politica si occupa delle aziende per il diritto allo studio solo per sistemare e garantire i propri “protetti”.
E’ evidente che si vuole addossare a consiglieri regionali le responsabilità per rimediare alla situazione che si è determinata nell’ADSU aquilana e probabilmente consentire al centrodestra di sistemare una pedina all’ADSU di Teramo dove ci sarebbe da sistemare una candidata alle prossime amministrative.
Chiedo che siano ascoltate le organizzazioni sindacali sulla proposta di legge visto che riguarda una situazione già particolarmente confusa. Infatti la CGIL Funzione Pubblica ha richiesto di essere audita con lettera del 28 marzo nella quinta commissione e in quella di vigilanza “in merito alla situazione dell’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario dell’Aquila, all’interno della quale vige una palese situazione di illegittimità nell’ambito della Direzione affidata ad un Funzionario F.F. in presenza del Dirigente reintegrato a seguito della sentenza a lui favorevole, anche a causa della situazione rappresentata il personale è sottoposto ad una condizione di perdurante disagio i cui riflessi negativi rischiano di condizionare la qualità del servizio erogato”.

La proposta di legge è chiaramente adottata per danneggiare i dirigenti di ruolo delle ADSU per sostituirli con direttori asserviti al politico di turno: inoltre nelle realtà delle ADSU, anche più ristrette di un servizio regionale, è assurdo prevedere due dirigenti per lo svolgimento di funzioni che sono sempre state svolte da un solo soggetto.
Inoltre la nomina ed il conseguente affidamento dell’incarico di direttore (anche con qualifica non dirigenziale) è prevista in deroga alle percentuali stabilite dal d.lvo 165/2001 e presenta evidenti vizi di incostituzionalità (che sono già stati rilevati e sanzionati da apposita sentenza della Corte Costituzionale su analogo tentativo di sforamento del limite previsto in una legge della Regione Abruzzo) e si presta, quindi, a nuova censura da parte del governo e a creare di nuovo situazioni di piena illegittimità all’interno delle ADSU, come già avvenuto per l’Azienda di L’Aquila, da oltre due anni e nel quasi completo silenzio del competente servizio diritto allo studio regionale.

Alla luce di quanto avvenuto nell’ADSU di L’Aquila ed in maniera meno evidente in quella di Teramo, il provvedimento che vien presentato in commissione mira a creare danno diretto non solo ai dirigenti (con la scusa della rotazione si vogliono eliminare: ma tutti i dirigenti regionali ruotano???) ma anche al personale dipendente che ha avuto il coraggio di denunciare le illegittimità esistenti e di opporsi a siffatta “personalistica” gestione della cosa pubblica.

Lo stesso personale si è sentito vittima di attività diretta a far compiere atti contrari al proprio dovere: non si può, pertanto, consentire di legittimare all’interno di un ente regionale una situazione di evidente e palese pressione psicologica a danno di chi chiede soltanto di fare il suo dovere ed il rispetto delle leggi .

PROMEMORIA SULL’ADSU AQUILANA

Il CdA dell’Azienda ADSU di L’Aquila (Ente strumentale della Regione Abruzzo), con deliberazione n. 10 del 29.03.12, ha posto in disponibilità, ai sensi dell’art. 33 del Dlgs 165/2001, il Dirigente di ruolo senza l’attivazione delle rigide procedure previste dell’articolo citato (il cui mancato rispetto, sempre ai sensi della disposizione citata, comporta sanzioni disciplinari nei confronti degli autori) .

La Regione Abruzzo, con nota n° RA/94427/DD23 del 23/4/2012, segnalava all’ADSU la irritualità del procedimento seguito teso a collocare in disponibilità il Dirigente, invitando a rivedere le determinazioni assunte.

Contemporaneamente il Dirigente messo in disponibilità, ha presentato ricorso al Giudice del Lavoro.
Intanto, il Giudice del Lavoro, ha disposto l’intervento in giudizio della Regione Abruzzo che, con Memoria di costituzione del 21/6/2013, ha chiesto al Magistrato di dichiarare l’illegittimità della delibera n° 10 /2012 del CdA dell’ADSU.

In data 16/9/2013, il Giudice del Lavoro del Tribunale di L’Aquila, nel dichiarare illegittima la delibera n° 10/2012, ha ordinato, tra l’altro, l’immediata reintegra del dirigente nei ruoli dell’Azienda, il pagamento degli arretrati, compresi interessi legali e il pagamento delle spese del legale.

Nel frattempo L’Azienda non ha eseguito la sentenza ed ha proposto appello in Corte d’Appello chiedendo la sospensiva della sentenza del giudice di 1° grado.
La Corte in data 28/11/2013 ha negato la sospensiva.

La Corte Costituzionale in data 28-31 gennaio 2014 con sentenza n. 17 ha dichiarato l’illegittimità dei commi 5, 6 e 7 dell’art. 2 della legge regionale n° 71 del 28/12/2012 che ha modificato l’art. 19 della L.R. 91/94, in tema di dirigenza e affidamento di funzioni dirigenziali al funzionario.

Nonostante tutto il Presidente dell’Azienda ha adottato il Decreto n. 3 del 17/02/2014 ed ha reintegrato il Dott. Valente come dirigente amministrativo ma senza funzioni e senza parte della retribuzione.

Il Presidente dell’Azienda ha adottato anche il Decreto n. 4 del 17/02/2014 con cui ha affidato incarichi dirigenziali ad un funzionario “reggente” (ma non si capisce reggente di cosa considerato che con il suddetto Decreto n. 3 è stato reintegrato l’unico dirigente previsto in pianta organica). La L.R. 77/99 non prevede in nessun caso la possibilità di affidare incarichi dirigenziali ai funzionari se non nel limite del 10% degli incarichi dirigenziali : e nell’Azienda c’è un solo dirigente.

Il 24/02/2014 il Dott. Valente è rientrato in servizio ed ha contestato i suddetti decreti presidenziali (nn. 3 e 4 del 17/02/2014)

Anche due funzionari hanno contestato il decreto n. 4 con cui venivano affidate funzioni dirigenziali ad un funzionario pur in presenza di un dirigente in servizio.

Alle contestazioni dei due funzionari il Presidente avrebbe risposto con un ordine di servizio obbligandoli a dare esecuzione al decreto n. 4 (ma il politico è competente nei confronti del personale?) e con una nota in cui ci ha minacciato di denuncia all’autorità di polizia.

I funzionari nuovamente contestato le due note del Presidente rilevando l’incompetenza nella prima e la minaccia nella seconda e si sono rifiutati di eseguire gli ordini illegittimi.

Per inquadrare meglio la situazione ricordo che:

– 2 membri su 3 del Collegio dei revisori dei Conti hanno evidenziato l’illegittimità della procedura;

– il settore risorse umane della R.A. con apposite note ha chiesto all’Azienda l’applicazione della sentenza del giudice di 1° grado (la prima segnalazione sulla irregolarità della gestione risale addirittura solo a pochi giorni dopo l’adozione della delibera n° 10/2012);

– l’Avvocatura della Regione Abruzzo in sede di giudizio (1° grado e appello) ha dichiarato l’illegittimità delle procedure;

– il settore diritto allo studio della R.A. ha invitato l’Azienda ad eseguire la sentenza del giudice di 1° grado;

– infine il Settore ispettivo contabile della Giunta Regionale con apposite note avrebbe rilevato l’illegittimità di tutte le procedure adottate ed avrebbe ravvisato le condizioni per il commissariamento dell’azienda, e segnalando il tutto alle competenti procure.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC-SE
candidato presidente Regione Abruzzo

Acerbo: “SONDAGGI POCO ATTENDIBILI: I CANDIDATI SONO 5”

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Leggo continuamente sondaggi improbabili e non ufficiali in cui vengono mostrati solo tre candidati alle elezioni regionali.

In primo luogo vorrei sottolineare che i sondaggi per essere attendibili debbono rispondere a requisiti relativi al campione e alle metodologie.

Dovrebbero inoltre essere pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (www.sondaggipoliticoelettorali.it).

Altrimenti dobbiamo pensare che si possa trattare delle note modalità per orientare l’elettorato più che per fotografarne le opinioni.

Difficile riconoscere l’attendibilità di sondaggi dove non vengono menzionati tutti i candidati presidente che al momento sono almeno 5.

Infatti né io né Rapagnà siamo stati sondati.

Secondo i calcoli di un mio vicino di casa, per esempio, il candidato Maurizio Acerbo viaggia oltre il 10% perché tantissimi elettori di sinistra inorridiscono davanti al caravanserraglio di riciclati del centrodestra messo insieme da D’Alfonso la cui immagine è già piena di ombre per le vicende emerse con le inchieste giudiziarie.

Inoltre centinaia di migliaia di persone sono arrabbiate col PD per le candidature degli esponenti di ACA e ATo che gli hanno rifilato acqua contaminata e potrebbero riversare il proprio voto su chi per primo denunciò quello scandalo nel 2007.

Secondo le proiezioni di un inquilino delle case popolari se Pio Rapagnà si unisce alla nostra compagine potremmo vincere le elezioni.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC-SE, candidato presidente Regione Abruzzo

Festa medievale nel borgo di Stiffe 25 aprile dalle ore 10 alle ore 18

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Allestimento di un campo medievale con tiro con l’arco e balestra, artigiani, falconieri, giocolieri, mangiafuoco, serpenti, figuranti e musici.

I tornei e le giostre si diffusero in tutta Europa a partire dal XII secolo ed assunsero sempre maggiore importanza, divenendo assai fastosi e spettacolari. I tornei nacquero per l’allenamento fisico e militare dei nobili nei periodi invernali.

L’occupazione principale dei nobili nel medioevo erano le campagne militari, che si tenevano, tranne rari casi nei mesi caldi: in quelli freddi gli eserciti venivano sciolti e per alcuni periodi il freddo impediva anche di occuparsi della caccia. Ciò causava un infiacchimento del fisico e dei riflessi e la soluzione venne trovata nell’organizzare battaglie simulate.

Originariamente prevedevano battaglie con alto rischio di morte, ma nel XIII secolo si diffuse l’uso di utilizzare lance spuntate e spade senza punta nè taglio. I tornei si svolsero ancora fino al XVII secolo, ma la Chiesa e le Monarchie ne limitarono nel tempo gli aspetti più sanguinosi, esaltandone l’aspetto prettamente sportivo e cavalleresco. L’organizzazione degli eventi divenne sempre più rituale e sontuosa, codificata da un complesso cerimoniale. Le armature dei cavalieri divennero sempre più ricche e personalizzate con bardature e colori sgargianti.
Tutto era un pretesto per festeggiare: si festeggiavano le vittorie dei sovrani, l’elezione di un pontefice, l’arrivo di personaggi di gran conto, e le nozze.

Principi, artisti, letterati si applicavano ad organizzare queste feste; addirittura lo stesso Leonardo da Vinci fu costretto a ideare macchine colossali per cortei nuziali o celebrativi, a disegnare costumi, ad organizzare fuochi d’artificio, e per queste occasioni gli artisti scrivevano versi d’occasione. A volte le piazza si trasformavano in circo o in terreno di caccia. In occasioni speciali venivano allagate artificialmente per simulare una battaglia navale o per rivisitare un mito in cui apparivano mostri marini di cartapesta.

L’Euro dei nazi e il nostro

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di Alfonso De Amicis

 

Qualche giorno fa è uscito un interessante saggio di Giorgio Gattei
professore dell’Università di Bologna, dal titolo “L’euro dei Nazi e
il nostro”. La riflessione si articola su analisi e tendenze
storiche del capitalismo. Soprattutto quelle che fanno riferimento al
capitalismo uscito vittorioso dopo il 1989.
“Alla metà degli anni ’30 la stabilità degli scambi commerciali
con l’estero era stata raggiunta in Germania mediante accordi
bilaterali di claring che consentivano di scambiare le merci senza
“consumare” moneta perché le importazioni, non coperte da
esportazioni, venivano contabilizzate in una stanza di compensazione e
rinviate al futuro senza interessi, in attesa di essere saldate con
esportazione a venire.” A seguito dei successi militari del 1940
nasceva l’idea di costituire un “grande Spazio di scambi
Commercilali”. Sempre nel 1940 la Cancelleria del Reich con una nota
affermava “I grandi successi della Wermacht tedesca hanno creato i
fondamenti per il Nuovo Ordine Economico Europeo sotto il dominio
tedesco. La Germania, dopo aver concentrato negli ultimi anni le
proprie forze principalmente sul riarmo militare, potrà seguire in
futuro ancge la strada della crescita economica e dello sviluppo delle
proprie forze produttive su ampia base e una grossa crescita del
tenore di vita ne sarà la conseguenza”. Il progetto non vide la luce,
perchè le sorti della guerra a partire dalla battaglia di Stalingrado
furono avverse ai sogni imperiali del terzo Reich. Tuttavia fa notare
Gattei che è fondato il legittimo sospetto che dopo la costituzione
dell’Unione Monetaria, la Germania post-1989 abbia ripreso con vigore
e forza l’idea del Grande Spazio Europeo. Politiche espansioniste e
tutte di tipo mercantilistiche. Politiche accompagnate da una forte
pretesa imperialistica e protese alla conquista dei mercati,
soprattutto asiatici. L’euro è per la Germania uno strumento
essenziale per competere con le altre monete circolanti. La
“spregiudicatezza” delle politiche di austerity applicate con
certosina dovizia hanno portato tutta la zona euro in la situazione
verso la deflazione, sull orlo del precipizio. Quale la strada streta
per uscirne? Gattei nel dualismo tra periferia(paesi PIGS) e centro
virtuoso, vede un arroccamento dei paesi del nord che abbandonano al
proprio destino i paesi “maiali”. Questa strategia “per riciclare il
centro come luogo privilegiato d’importazione di capitali invece che
d’esportazione di merci. E’ questa una soluzione praticabile?
L’antagonismo tra finanza e industria è un tema ricorrente nella
storia economica”. Come si vede temi interessanti, tuttavia essi non
hanno nessun ascolto nel dibattito preelettorale in corso. Temi
importanti perché toccano sensibilità che spesso si tenta di oscurare
o rimuovere. Alcuni su tutti l’uscita dall’euro, il rifiuto del
debito, la rottura della gabbia dell’Unione Europea.