Malattie rare, Acerbo: «la Regione eroghi i servizi ai pazienti»

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“Non è mai stata data attuazione alla norma, tanto è vero che le somme iscritte in bilancio non sono mai state impegnate. Forse l’Abruzzo è l’unica regione in Italia a non tutelare i pazienti con malattie rare per l’erogazione dei farmaci mentre altre regioni commissariate e sottoposte a piano di rientro comunque sono state autorizzate dal Ministero.

Oltre al disagio quotidiano che vivono, devono sopportare i costi dei farmaci che non vengono erogati a carico del sistema sanitario e le disfunzioni nella fornitura di servizi sanitari e attrezzature mediche, a causa di adempimenti burocratici e di carenza di personale nelle strutture ospedaliere e nei Servizi della Direzione regionale “Politiche della Salute.

Chiediamo al presidente della Giunta Regionale, Commissario ad acta, di dare attuazione, in tempi brevi, con proprio atto, alle disposizioni dell’articolo 11 della legge regionale n. 38/2010; a garantire ai pazienti affetti da malattie rare la fornitura periodica e regolare di prestazioni, servizi, materiale e farmaci; a difendere, nei confronti del Governo nazionale e del Tavolo di monitoraggio, gli atti adottati e da adottare per la piena erogazione dei servizi sanitari ai pazienti affetti da malattie rare.”

Maurizio Acerbo Consigliere Regionale Prc- Sinistra Europea

Rifondazione:Renzi dice che la scuola è una priorità, allora trovi i soldi per ex-lsu!

SINISTRA: PARTITO CORTEO A ROMA, L'OPPOSIZIONE E' NOSTRA

 

 

 

 

 

 

 

 

Rifondazione Comunista ribadisce solidarietà e sostegno ai lavoratori ex-lsu e “appalti storici” che oggi hanno manifestato a L’Aquila davanti alla direzione regionale del lavoro dove si è svolto un incontro con le imprese richiesto dai sindacati.

Dalla riunione esce confermato l’allarme che avevamo lanciato nelle scorse settimane.
Il futuro preparato per i più di 800 lavoratori e lavoratrici è drammatico:
le imprese propongono contratti da 12 ore e mezza per 5 giorni la settimana e per gli “appalti storici” si rischia ancor meno.

Non si può vivere con 250 euro al mese ed è vergognoso che centrosinistra e centrodestra in parlamento abbiano deciso di fare cassa proprio colpendo i lavoratori già peggio pagati.

Senza proroghe o nuovi stanziamenti da parte del governo per queste persone la situazione sarà disperata e lo sarà anche quella delle scuole sul piano delle pulizie.

Il nuovo Presidente del Consiglio ha dichiarato oggi che la scuola è una delle sue priorità. Bene, lo dimostri nei fatti intervenendo su questa emergenza che è un prodotto dei tagli sconsiderati votati dal suo partito.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC – Sinistra Europea
Francesco Marola, segretario provinciale L’Aquila PRC-Sinistra Europea

Il Governo Renzi e i Terremotati

 

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La mazzata di Del Rio. “Governo Renzi non vuole sforare il 3%” Sempre
Del Rio “Noi non vogliamo sforare il 3%, non ha senso, vogliamo andare
in Europa, cominciare il semestre dicendo che non siamo più l’Italia
che annuncia, ma l’Italia che fa e avremo grande credito.” Tradotto e
fuori dal gergo politichese, eh si, anche i rottamatori hanno il loro
gergo, vuol dire taglia alla spesa e ai redditi. Puntano al massacro
sociale. D’altronde l’economista dell’Ocse Padoan ha già massacrato,
portato al default Argentina, Grecia e Portogallo. Su di lui pendono
dissacranti considerazioni dei premi Nobel Stiglz e Krugman, pagine di
cultura economica leggibili sul giornale confindustriale Il Sole 24
Ore. Padoan, parlando da capo-economista dell’Ocse, ha sostenuto al
necessità di un “riequilibrio del trattamento fiscale tra lavoro e
rendita”. Ora da ministro dell’economia, dovrà selezionare con cura
quale “rendite” falciare garantendo comunque “ai mercati” la loro
quota di interessi su debito pubblico italiano. Altrimenti quei 400
miliardi necessari a “rinnovare” il debito diventerebbero
irreperibili. Fatta la frittata. Recuperare i 400 miliardi, garantire
i mercati. Queste le priorità del governo del Gallo Cedrone. Se
aggiungiamo a ciò che dal prossimo hanno entrerà in vigore il fiscal
compact, cioé manovre di 40 miliardi l’anno per venti anni, possiamo
esser certi che L’Aquila sarà la Pompei del 2000. Viene da soggiungere
solo una considerazione: Il problema non è chi siede a Palazzo
Margherita. Le forze politiche sono simili. Non è un caso che i loro
fratelli maggiori, hanno tutti, indistintamente messo in costituzione
il fiscal compact. I loro apparenti litigi somigliano molto ai capponi
di Renzo. Se ne esce? Certo ad una condizione: Rifiutare i trattati
europei, in modo unilaterale.

 

Alfonso De Amicis 

Ross@ L’Aquila

 

usi civici

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Possiamo ben dire che la giuridicità degli usi civici hanno
rappresentato nei tempi antichi una forma di "socialismo primitivo".
Una possibilità per poveri e poverissimi di avere, di attingere ad una
risorsa fondamentale per il sostentamento della propria famiglia. Il
riordino posto nel 1927 durante il fascismo, più che un tentativo di
razionalizzazione rappresentò il primo passo per una sorta di
abolizione dell'universalita delle terre demaniali. Oggi
l'Amministrazione separata di Tempera in nome dell'oggettività della
legge "pretende" il reintegro di parte di questi fondi. In nome di
cosa? Presunte cooperative di giovani si affaccerebbero su un
orizzonte di un lavoro incerto per il futuro. Soldi da richiedere
all'Europa per far cosa? Tutto naturalmente in nome della, sempre
oggettività della suprema Lex. Divina. "...Che io non darei da
amministrare furché alla Giustizia la quale la governasse con leggi
preordinate, immutabili e di inesorabile fatalità" (Ugo Foscolo).
Reintegrare parte di questo territorio, quindi riappropriarsi di fondi
di chi non ne ha diritto. Tuttavia, ci sono altrettanto occupatori che
nel corso degli anni hanno manutenuto e valorizzato quei terreni e
quindi hanno pieno diritto a chiedere la legittimazione degli stessi.
Un polverone per pochissimi fondi. Inoltre lascia sconcerto l'utilizzo
che si vorebbe su un demanio così importante. Investire anche in loco
su tartufaie. Siamo già in presenza di un paesaggio agrario fortemente
modificato, dove l'ultima scoperta produttiva ha fortemente preso
posto sulle vecchie colture, condizionando l'economia agricola di
ultima generazione. Ormai c'è la "dittatura" dell'offerta di
quest'ultimo prodotto. Forse sarebbe il caso di rivedere l'intera
materia del Damanio Universalistico, per un suo uso collettivo. Per
l'affidamento di tutti i terreni, agricoli, boschi, casali a giovani,
per un recupero di saperi contadini, per un recupero di vecchio
colture, per rilanciare forme di produzioni desuete. In questa
direzione altre regioni si sono mosse mettendo a punto leggi e
politiche che coniugassero la preservazioni degli Usi Civici e il
forte tentativo di rispondere ad una crisi occupazionale senza
precedenti. Altro è solo una forma di propaganda.

Tempera, 25 febbraio 2014                           Alfonso De Amicis

Intervista a Claudio Ferrante – Presidente Ass. Carrozzine Determinate Abruzzo

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Claudio Ferrante e la disabilità: una questione di cultura e di cuore
Una questione di cultura. E di cuore.

 

Per Claudio Ferrante, il presidente dell’Associazione Carrozzine determinate di Montesilvano, in provincia di Pescara, la giusta visione della disabilità è tutta in queste due parole che cominciano con la C, come il suo nome. Senza la prima non è infatti possibile parlare di handicap con la necessaria apertura mentale; senza il secondo non si è in grado di mettersi davvero nei panni di chi vive una “condizione certamente di debolezza”, precisa Ferrante, che non esclude il sacrosanto diritto di vivere al meglio delle proprie possibilità, come tutti. Assunti all’apparenza molto semplici come questi pervadono l’intera attività dell’associazione abruzzese, creata da questo dipendente comunale quarantenne insieme con un gruppo di amici nel 2011. Un periodo di tempo davvero breve se si considerano i risultati portati a casa da Ferrante e i suoi compagni di avventura, che con il loro inedito modo di protestare, avrebbero finito per provocare una sorta di rivoluzione nelle stanze dei bottoni della Regione. Dei “risultati storici” segnati da Carrozzine Determinate, Claudio Ferrante ha parlato a Muoversi Insieme nell’intervista che segue. Buona lettura.

 

Il logo che avete scelto per la vostra associazione è molto emblematico: un uomo in carrozzina con lo sguardo molto arrabbiato e una maglietta da carcerato. Come mai?

R- in genere l’associazionismo tende a curare solo il proprio orticello, accontentandosi di ottenere qualche favore: la sede, un incarico, e cose simili. Noi volevamo fare tutt’altro, ossia difendere i diritti umani, il che significa anche protestare vivacemente, pur se sempre nel rispetto della legalità. Per esempio, pensi che a Pescara fino a tre anni fa riuscivano a entrare in Comune i cagnolini, che naturalmente sono nostri amici, ma le persone in carrozzina no.

 

Perciò vi siete vestiti da carcerati e incatenati?

R- Esattamente, perché volevamo portare l’attenzione sul fatto che in una città di 130 mila abitanti come Pescara molti disabili non hanno la possibilità neanche di uscire di casa, cioè vivono come se fossero agli arresti domiciliari.

 

Da allora che cosa è cambiato?

R- Moltissimo. Il Comune ha installato intanto un ascensore interno e soprattutto ha sistemato i parcheggi e la piazza sulla quale si affaccia assieme ad altre importanti istituzioni pubbliche, per cui adesso un disabile in carrozzina riesce ad attraversarla in cinque minuti contro i trenta che ci metteva prima, rischiando anche la pelle. Certo, hanno speso trentamila euro per sistemare tutto, il che potrebbe sembrare uno sperpero soprattutto in tempi di tagli come questi. Però in verità potevano pensarci prima.

 

Veniamo all’oggi e alle importanti vittorie che avete riportato con la vostra “occupazione” del consiglio regionale: di che cosa si tratta?

R- Costringendo il Consiglio a stopparsi e a riflettere sul proprio operato, siamo riusciti a sbloccare cinque diverse situazioni critiche.

 

Quali?

R- Per motivi di razionalizzazione della spesa sanitaria, la Regione aveva deciso di tagliare indistintamente i fondi per i ricoveri in strutture specializzate, con il risultato di impedire la riabilitazione ambulatoriale e domiciliare di migliaia di bambini e di ragazzi. Ebbene, siamo riusciti a ottenere il loro impegno a escludere dai tagli queste ultime attività.

 

Siete sicuri che rispetteranno l’impegno?

R- Lo hanno scritto nero su bianco in una risoluzione approvata dal Consiglio regionale: ho conservato il documento ufficiale.

 

Bene… quale altro risultato avete strappato?

R- L’applicazione della legge sulla vita indipendente entro il mese di ottobre. Si tratta di una vera rivoluzione, per questo motivo osteggiata da troppe lobby.

 

Che cosa vuol dire?

R- Pensi che cosa può significare per un disabile decidere da solo da chi farsi ad esempio lavare, restando a casa propria. Ogni ricovero costa infatti in media novemila euro al mese, mentre un disabile che ha il suo progetto di vita indipendente ne potrebbe spendere anche solo 1.200, denaro che gli servirà per pagare qualcuno che lo aiuti a rendersi autonomo, senza pesare sulle casse dello Stato.

 

In questo senso dice che ci sono troppi interessi in senso contrario?

R- Sì, altrimenti non si spiegherebbe perché dopo quattro anni la legge non riesce a decollare. E consideri che l’Abruzzo è tra le poche regioni d’Italia ad averla per lo meno approvata. Certo, per il momento i fondi che la sostentano sono ancora insufficienti, anche se basterebbe spostare quelli che ci sono dal sanitario al sociale, ma il risultato ottenuto lo scorso 17 settembre è comunque molto importante: adesso per lo meno ne è stato firmato il decreto di attuazione.

 

Oltretutto, se ho capito bene, la legge sulla vita indipendente permette anche di creare nuovi posti di lavoro?

R- Esattamente. Io stesso, ad esempio, potrei assumere un autista, anche solo per pochi giorni, pagandogli comunque i contributi. Se mia moglie, anziché badare a me a miei figli, volesse andare a lavorare, io potrei rivolgermi alle agenzie di lavoro e cercare personale qualificato che si occupi di me. Consideri che ancora oggi ci sono troppe mamme che rinunciano a lavorare per stare dietro alla famiglia e al coniuge malato, che percepisce 270 euro di pensione più altri 460 di accompagnamento. Somme per le quali, però, non c’è reversibilità in caso di morte di chi le riceve. Insomma, con l’attuazione della legge si potrebbero evitare molte vergognose situazioni.

 

Qual è il terzo goal segnato?

R- Entro la fine di ottobre nascerà finalmente l’Osservatorio regionale sulle disabilità, ossia un organo consultivo formalmente introdotto già dal ’95, ma mai diventato operativo.

 

Che ruolo avrà e chi lo compone?

R- Fornirà pareri su come spendere al meglio il denaro pubblico, in maniera da venire incontro alle esigenze di tutti: ad esempio, se si deve costruire un parco giochi per bambini, anziché usare il brecciolino, si sceglierà un materiale accessibile anche a una carrozzina. Certo, il parere fornito dalla Consulta, composta da moltissime associazioni e da vari enti pubblici, è solo consultivo, ma la conoscenza dei problemi attraverso il dialogo permette di solito di fare scelte più appropriate.
Siete riusciti a sbloccare anche una quarta situazione critica: di che cosa si tratta?
La legge 13 sull’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati non veniva finanziata dal 2008, ma la Regione l’ha comunicato ai cittadini solo nel 2011, dicendo “ci dispiace, abbiamo finito i soldi”. Il problema era che molte persone avevano già effettuato i lavori di ristrutturazione e stavano aspettando i rimborsi. Perché capissero la gravità della situazione, abbiamo portato con noi delle carrozzine vuote con sopra la scritta “io sono Marco, non posso essere qui perché non riesco a uscire di casa. Vergogna”. Il fatto è che siamo abituati a pensare che le cose capitino solo agli altri, che la malattia e persino la morte non ci riguardino: e invece non è così.

 

Quindi i soldi ora ci sono?

R- Sì: verranno stanziati due milioni di euro, che serviranno per pagare anche le persone che avevano fatto domanda dal 2008 a oggi, non solo per quelle future

 

Bene. Il quinto successo, invece?

R- Lo sblocco di una legge del 2008 che obbliga i sindaci a costruire senza barriere architettoniche, pena la somministrazione di sanzioni pecuniarie del genere: non ti do i soldi se qualcuno ci segnala che hai costruito violando le norme sull’accessibilità dei luoghi pubblici. Per un cavillo giuridico mancavano i nomi della commissione alla quale si dovranno segnalare le infrazioni. Adesso questo cavillo non c’è più.

 

Insomma, potete ritenervi molto soddisfatti.

R- Lo siamo: siamo stati bravi, perché abbiamo fatto un bel lavoro sul territorio, partendo da condizioni ambientali davvero sfavorevoli. Perché anche se oggi non c’è più la cultura dello scemo del villaggio, non è ancora possibile per una persona disabile vivere come tutti gli altri. Il modello medico persiste ancora.

 

Che cosa intende con questa espressione?

R- La visione della disabilità come di una malattia da curare e basta: oltre la cura, però, c’è la vita e più l’ambiente è accessibile e meno la malattia pesa. In un ambiente ideale, insomma, il disabile può fare tutto. Ci rammarica tuttavia che non questo discorso non sia capito da molte persone.

 

Come mai?

R- Come le accennavo prima, troppe associazioni curano solo il loro piccolo orticello, mentre la nostra associazione si occupa non solo di accessibilità, ma anche di sindrome di down, autismo e così via. Difendiamo in sostanza il diritto di migliaia di abruzzesi, autofinanziandoci: pensi che non abbiamo neanche una sede, ma ci riuniamo nei bar, nelle nostre case, in chiesa. Siamo fieri della nostra indipendenza.
Dopo i vostri successi, avrete attirato nuovi proseliti, immagino?
Stiamo crescendo, ora siamo una cinquantina, ma constatiamo che purtroppo la cultura della legalità e della trasparenza è ancora lontana. Nelle nostre battaglie certo radicali, ma comunque rispettose delle leggi, continuiamo a essere quattro gatti.

 

Forse qualcuno è spaventato dalla vostra energia: in un video linkato sul vostro sito avete chiesto a un politico di provare a muoversi con una carrozzina. Com’è andato l’esperimento?

R- L’abbiamo fatto anche altre volte: si chiamano prove empatiche. Lei si riferisce al convegno sulla legge madre delle persone disabili, la Convenzione Onu , che si è tenuto a Penne, una cittadina in provincia di Pescara. In quel caso siamo riusciti a dimostrare che non era possibile percorrere neanche cento metri, per via della strada dissestata, non si poteva entrare in un bar per un caffè, dal fornaio per il pane. Insomma, non si poteva fare nulla. Azioni del genere ci riempiono di orgoglio, ma ogni tanto ci chiediamo se tutto questo ha senso, viste le resistenze di cui le parlavo.

 

Forse c’è ancora troppa ipocrisia, però lei è la riprova vivente che si può avere una vita normale: di che cosa si occupa in Comune?

R- Ho la qualifica di disability manager e sono responsabile dell’Ufficio disabili di Montesilvano, un vero fiore all’occhiello di cui ci chiedono spesso di parlare in altre città.

 

Quali sono le attività principali del suo ufficio?

R- Essenzialmente costruire la cultura della disabilità, attraverso molti interventi. Per esempio, abbiamo incrementato il turismo accessibile sulle spiagge

 

Come?

R- Garantendo l’accesso al mare e alla spiaggia. Abbiamo portato lo sport in carrozzina in piazza, collaborando con il bravo assessore allo sport, Enea D’Alonzo. Abbiamo inventato poi un sistema per costringere i cittadini a non parcheggiare nelle aree riservate, che oggi ci stanno copiando anche in altre città abruzzesi.

 

Di che cosa si tratta?

R- Abbiamo attivato un numero verde cui segnalare in forma anonima chi parcheggia senza diritto nelle aree riservate. La presenza del call center è attestata da un cartello affisso in ogni posteggio per disabili. Il sistema funziona eccome, il tutto con una spesa di soli trecento euro all’anno.

 

Mi sembra insomma di capire che le prove empatiche non bastano, ma occorre parlare al portafoglio dei cittadini…

R- Però c’è anche tanta gente magnifica che in questi anni ci ha seguito mettendosi in gioco, proprio perché ha capito che noi facciamo le cose con il cuore, non in malafede o per demagogia. Non sa anzi quante persone ci ringraziano, anche su Facebook, dicendoci cose del tipo “grazie per avermi ridato la dignità”.

 

 

Tsipras: bisogna vincere!

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“Quando una grandissima parte del nostro popolo e degli intellettuali di sinistra di tutte le nazioni europee , figli di Gramsci, Togliatti, Ingrao e Berlinguer, ripongono le loro speranze in noi , allora noi abbiamo un obbligo al quale non ci possiamo sottrarre. Non solo affermare i valori , le idee e gli impegni. Non solo combattere disinteressatamente per realizzare ciò che vogliamo, ma vincere. Si vincere. Per rovesciare l’attuale situazione in Grecia, per creare nuovi assetti in Europa .
Per dimostrare che la sinistra radicale è presente , forte e vittoriosa.
Vi dico solo questo: Abbiamo davanti una strada lunga e difficile , ma solo una scelta: Vincere. E vinceremo perché è arrivato il momento che i sogni si prendano la rivincita.”

Alexis Tsipras – Lunedi 17 febbraio – Atene

Prc: Solidali con i giornalisti di laqtv

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Rifondazione Comunista esprime piena solidarietà agli ex lavoratori e lavoratrici dell’emittente Laqtv che in una recente conferenza stampa hanno denunciato condizioni di inaccettabile sfruttamento sul lavoro.
Il coraggio di questi lavoratori e lavoratrici auspichiamo possa essere d’esempio per i tanti precari dell’informazione che – è risaputo – spesso si trovano ad affrontare simili condizioni lavorative.

Il Partito della Rifondazione Comunista sarà sempre pronto a sostenere le battaglie di chi si ribella allo sfruttamento del precariato e auspica che, vista la stretta connsessione con il mondo dell’informazione, esponenti politici e sindacali di tutte le organizzazioni facciano una altrettanto forte presa di posizione in solidarietà a questi giovani giornalisti e tecnici.
Senza dover arrivare a denunce così gravi, si dovrebbe prestare normalmente attenzione alle condizioni di un lavoro prezioso come quello del giornalismo, da cui dipende la corretta conoscenza dell’attualità da parte dei cittadini, e considerare l’informazione locale una risorsa fondamentale per il pluralismo, per cui occorrono serie misure di sostegno all’editoria sana e virtuosa.

L’Aquila, 22-02-14

Maurizio Acerbo – consigliere regionale PRC

Francesco Marola – segretario provinciale PRC

Goffredo Juchich – segretario comunale PRC

Su Renzi e sulla democrazia che non c’è più.

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di Tina Massimini e Alfonso De Amicis

 L’incarico al “Gallo Cedrone” Renzi  di formare il governo rappresenta una continuità storica che ha inizio dai primi anni duemila. Il destino della democrazia è stato segnato dal “patriot act” e dalle politiche di “security” che si sono succedute a seguito dell’attentato alle Torri Gemelle e con le successive guerre in Afghanistan e in Iraq. La formula della “sicurezza”  oggi funziona in ogni ambito: dalla vita quotidiana ai conflitti internazionali e/o ai conflitti in ambito sociale, economico e finanziario. La crisi come strumento permanente di ricatto, come elemento costitutivo di un potere d’eccezione. La “crisi infinita” usata per rimandare qualsiasi ipotesi di soluzione della stessa, per instaurare una emergenza strisciante e permanente ma anche per imporre nuovi e rinnovati domini.
Uno stato d’eccezione non dichiarato formalmente, che si regge su incerte nozioni giuridiche. Pensiamo a quanto accaduto in Grecia dal 2009 ad oggi. Nelle votazioni generali del 2009 il PASOK, primo partito con il 44%, è costretto – attraverso le politiche del memorandum europeo – ad accettare tagli drastici allo stato sociale, riduzione di salari e pensioni (che, anche con il benestare della BCE, erano stati precedentemente gonfiati per motivi puramente clientelari/elettorali).
La Grecia cercò una via d’uscita con il proprio segretario generale George Papandreou che aveva chiesto un referendum affinché la democrazia ellenica potesse esprimersi sulle politiche di austerità imposte da Germania e dalla troika. La fulminea risposta dell’Europa rappresentò l’abolizione dei principi democratici a favore dell’austerità espansiva e qualunque costo.
Il PASOK non mosse ciglio e accettò. Il 6 maggio 2011 Nea Demokratia e i socialisti sommati superarono appena il 32% nelle elezioni generali. Alle ultime elezioni del 2012 vinse Nea Demokratia con il 29,66% portandosi a casa anche il premio di maggioranza che accorda 50 deputati. La Grecia è stata usata in maniera spietata per sperimentare le politiche recessive del debito ed è stata usata per capire sin dove ci si poteva addentrare nel terreno sconosciuto della “sospensione” della democrazia, determinando di fatto, il superamento delle regole costituzionali nate dalla guerra al nazifascismo.
Qui in Italia, ma in modi diversi, sono state create le condizioni per il superamento  delle forme tradizionali della democrazia parlamentare attraverso  prima il governo delle larghe intese affidato a un grigio uomo della Bocconi: Mario Monti.
Successivamente:
·         elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, cioè sempre Giorgio Napolitano (un episodio senza precedenti. Una procedura istituzionale e politica applicata per la prima volta dentro una crisi di legittimità della classe politica italiana);
·         elezioni politiche, avvenute ancora una volta con la legge “porcellum”, e che non ha determinato una maggioranza evidente, ma che ha incaricato una classe politica affetta da nanismo tale e quale alla struttura produttiva del Paese che pretende di “governare”;
·         quindi il governo Letta abbattuto dal suo stesso Partito;
·         infine l’incarico a Renzi.
Siamo alla svolta di un percorso istituzionale che considera la democrazia elettorale alla stregua di un televoto. Al massimo possiamo cambiare canale che però propina la stessa pappa.
L’esigenza, delineata, di far risalire  al popolo la sovranità e la pretesa reale dei gruppi oligarchici di dominare il popolo – sia pure in vista del suo
futuro vantaggio – produsse, già all’inizio dell’ascesa al potere della borghesia, numerose difficoltà. Il dilemma venne acuito dal fallimento del tentativo fascista di circoscrivere il potere statale a gruppi dirigenti privi di una legittimazione attinta alle masse con i crismi costituzionali. Dopo quegli anni il liberalismo è punto ed a capo.
Oggi lo stato liberale prova ad inoltrarsi di nuovo su un percorso fascistizzante ed autoritario con tecniche di nuovo conio che  si sono arricchite di arsenali della manipolazione dall’alto verso il basso tali da imporre “nuove costituzioni” modificate in modo sostanziale. Le antiche democrazie politiche europee non possono più continuare a lavorare con i vecchi procedimenti perché non corrispondono più alle attuali moderne e veloci esigenze sociali e il tentativo di Renzi guarda con  interesse alla necessità di garantire il potere e la libertà della nuova borghesia trasnazionale e dei lacchè della provincia Italia per assicurare l’ordine e la moralità dell’Europa, dell’euro e dei trattati già sottoscritti.
L’Architrave di questa operazione è tutta dentro il PD ovvero il partito dell’Ordine europeista.
 “Il partito dell’ordine, frantumando il 13 giugno la Montagna, aveva insieme ottenuto di assoggettare la Costituzione alla maggioranza dell’Assemblea nazionale. In tal modo esso  considerava la repubblica l’etichetta del dominio borghese con forme parlamentari e senza il limite del veto del potere esecutivo come nella monarchia” (*Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte *di Karl Marx).
Per le attuali oligarchie esiste l’esigenza di chiudere con la democrazia parlamentare sperando di poter riproporre una legge elettorale che tenga fuori qualsiasi istanza popolare e democratica
La Corte Costituzionale bocciando il “porcellum” ha inteso sottolineare che il sistema elettorale di tipo proporzionale è l’unico costituzionalmente corretto e capace di garantire la massima rappresentanza.
Contemporaneamente  si vara il testo unico sulla rappresentanza del lavoro sulla scia di Palazzo Vidoni durante il fascismo. Il monopolio della rappresentanza sulle povere (sic!) spalle dei sindacati confederali complici insieme a UGL  (già ben allenato nel sottoscrivere qualunque accordo).
Precarizzazzione del lavoro, povertà, cultura, stato sociale e tanto altro ancora: tutti argomenti che nessuno ha interesse nel trovare una soluzione.
Rimane l’urgenza di concretizzare i rapporti giuridici che sanciscano la gerarchia sociale e politica che si è determinata negli ultimi venti anni in modo da chiudere il cerchio e garantirsi un avvenire senza ostacoli e a qualunque costo.
Ma le attuali oligarchie sono formalmente forti soltanto a causa delle nostre divisioni. Sono forti perché abbiamo abbandonato il terreno del conflitto e della memoria. Sono forti perché siamo senza organizzazione un errore, quest’ultimo, assolutamente imperdonabile. Negli ultimi anni abbiamo buttato il bambino e l’acqua sporca.
 Siamo d’accordo su alcuni temi proposti in tema di organizzazione, tuttavia abbiamo il presentimento che un soggetto fatto di soli quadri oggi sia insufficiente di fronte al disastro provocato d soggetti che hanno pensato di risalire la china della sconfitta attraveso una presenza istituzionale. Siamo convinti che vi sia la necessità di fome di oganizzazione fatta di militanti, ma vanno sperimentante forme di partecipazione di massa. Lo richiede la situazione particolarmente complessa, lo richiede il tempo storico.

                                                                              ROSS@ L’AQUILA

 

 

 

 

Parte oggi il Supporters’ Trust a sostegno dell’Aquila Calcio 1927

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Si terrà oggi pomeriggio alle 18  presso l’auditorium dell’ANCE  la prima assemblea per presentare il progetto del Supporters’ Trust.  L’idea sulla quale hanno lavorato un gruppo di tifosi rossoblù prende le mosse da analoghe iniziative molto frequenti nel calcio tedesco e inglese.  L’obiettivo finale dell’iniziativa vuole portare un componente della tifoseria all’interno della società aquilana tramite l’acquisizione di quote societarie. Un modo concreto quindi per aiutare fattivamente ed economicamente L’Aquila Calcio 1927  favorendo la partecipazione dei tifosi nella gestione della società.

Il fatto che questa esperienza prenda il via in un momento di crescita del progetto rossoblù dimostra che l’ambiente intorno alla squadra e alla società è sano e vuole dare il proprio contributo per la conquista di importanti e ambiziosi risultati.

La Sardegna va a sinistra

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Dopo un iniziale tetsa a testa, il candidato del centrosinistra è passato in vantaggio con un distacco significativo: nelle elezioni regionali della Sardegna Francesco Pigliaru, il candidato su cui ha puntato il centrosinistra un po’ all’ultimo momento. guida la corsa con il 43%, avanti di circa 5 punti su Cappellacci (38,5), il presidente uscente, nonostante l’appoggio (con tanto di calata sull’isola per la chiusura della campagna elettorale) di Berlusconi. Pigliaru è sostenuto da undici liste, tra le quali Pd, Sel, Sinistra Sarda (cioè l’alleanza Prc-Pdci), Idv, Psi. Al terzo posto l’indipendente Murgia stabile al 10 per cento dei voti. Staccati gli altri partecipanti che raccolgono al momento il 6 per cento (Pili al 4,9%, Devias all’1% e Sanna con lo 0,4%). Assente la lista del Movimento Cinque Stelle: a causa delle liti interne, Grillo non ha concesso l’uso del simbolo.

Elezioni che non sembrano scaldare il cuore ad una regione da tempo abbandonata a se stessa, morsa da una crisi economica che non ha eguali nel resto del paese (uno su tutti il dato della disoccupazione: 18%). E così a farla da padrone è l’astensionismo: ieri è andato al voto solo il 52,2 per cento dei sardi, con un crollo del 15 per cento rispetto a 5 anni fa. A contribuire al calo, forse anche l’assenza dei grillino che alle politiche dello scorso anno avevano preso quasi il 30% dei voti.

Il ritardo nel conteggio dei voti è stato dovuto alle procedure previste dalla legge regionale. Solitamente, infatti, vengono prima scrutinati i voti per i candidati presidente e, in un secondo momento, quelli di lista. In Sardegna questo è vietato. Di contro, c’è già qualche indicazione sui risultati delle singole liste: Forza Italia 18%; Udc 7,8%; Pd 22%; Sel 5,1%; Sinistra sarda (Prc-Pdci) 2%; Idv-Verdi 0,9% e Psi 1%.