La situazione non è eccellente. Da tempo i catasfrofisti, gli
economisti eteredossi vanno mettendo in guardia sulla possibilità di
un ulteriore crollo della finanza e dell’economia internazionale. Le
elites globali imbevute di retoriche suggerite dagli economisti
mainstream fanno difetto di “analisi concreta della situazione
concreta”. Così si guarda al caos, dietro la porta con fatalismo.
Molti sono sgomenti sulla situazione economica mondiale. Mario Draghi
ripete l’esorcismo di qualche anno fa: “Whatever it Takes” (Costi quel
che costi). Ma il pericolo attuale non è paragonabile minimamente a
quello del 2008. Il pericolo è quello di una crisi di sovvraproduzione
globale e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse
non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a
costo zero, e da un paio di anni il petrolio scende ininterrotamente.
Ciononostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava,
tende a divenire, di nuovo recessione. Il problema chiave in fondo è
semplice: tutto può essere prodotto a un costo bassissimo, tale da
spazzar via in un attimo produttori-imprese, filiere, interi paesi-che
fin qui erano stati trainanti. Ma le stesse ragioni che hanno portato
i prezzi di qualsiasi merce al limite dell’azzeramento del profitto
sono anche quelle che hanno strozzato la domanda globale(esempio bassi
salari). Chi compra, se tutti hanno un margine(salariale prima di
tutto)azzerato? Nessuno. Non è una risposta scontata. E’semplicemente
l’unica. Mentre siamo dentro questo caos sistemico il nostro
presidente del consiglio fà il gradasso con l’Europa. Tuttavia come ci
suggerisce Alessandra Daniele questo rapporto con l’Unione Europea è
uguale a quello di Giandomenico Fracchia con il suo capo ufficio.
Fracchia si fingeva spavaldo e deciso di fronte ai colleghi,
promettendo di affrontare e umiliare l’arrogante capufficio, per poi
al suo cospetto trasformarsi in un cagasotto strisciante e servile
fino all’autoumiliazione. Però il nostro presidente del consiglio è
pronto per una nuova avventura militare in Libia, e naturalmente senza
che il parere degli italiani venga richiesto così come di nuovo si
aggira l’art.11 della Costituzione che si vorrebbe presto cancellata.
Convenientemente gli italiani vengono distratti dallo spauracchio
dell’utero in affitto o dallo spettacolo di Sanremo. Una manovra
diversiva per dissuadere, distolgiere, l’attenzione dall’escalation
bellica e dall’approssimarsi della tempesta perfetta. Anzi va
ripetendo che l’Italia non è al centro della crisi. Le nostre banche
sono solide anche se devono rinnovarsi. Come è riuscito a spacciare
se stesso, il suo governo di riciclati figli di papà da limpidi
Absolute Beginners, in una squadra di temerari e rottamatori è una di
quelle storie italiane ancora tutta da raccontare. Anche se va
precisato come stampa televisione e social network sono li a pomparlo
al limite della tossicità. Tanto lo si può cambiare in qualsiasi
momento. I piloti automatici abbondano. Ma la realtà ha la testa più
dura della propaganda e della manipolazione. Priama o poi i fiumi
carsici emergono con tutta la loro potenza. Aiutiamoli.
Alfonso De Amicis