Morte in solitudine

alfons

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colpisce nel profondo la morte della giovane donna in uno dei tanti
appartamenti venuti su come funghi nella vita del dopo…. Case
costruite in modo fin troppo uniforme e tutte terribilmente simili.
Pensate e costruite affinché ognuno viva per conto proprio,
impossibilitato ad avere una normale vita di condominio di socialità.
A queste condizioni del dopo, dovremmo interrogare i dominanti che a
vario titolo hanno cavalcato paure e insicurezze facendone, viceversa
un arte per il proprio consenso. Ma la solitudine, l’insicurezza
sociale, la mancanza di una parvenza di vita vissuta interroga le
politiche sul lavoro e sui continui tagli allo stato sociale.
All’inizio del novecento il movimento operaio colse l’occasione della
crisi per un avanzamento di civiltà. Adesso c’è una rincorsa al
contrario. Pervicacemente si percorrono sentieri regressivi e
abominevoli. “Che poi sia la sinistra, in tutte le sue declinazioni a
farsene artefice è davvero il colmo”(Onofrio Romano). Questa nuova
forma di dominio è quanto di più lontano dal laissez faire smithiano.
Nel corso degli anni si sono pensate e costruite e applicate leggi e
culture uscite dalle migliori università dell’occidente. Alla contro
offensiva nel mondo del lavoro queste ricette ha costituito la la base
ideologica fino a diventare senso comune, egemonia di classe nel senso
più gramsciano del termine. L’esaltazione delle nuove leggi sul
lavoro, la privatizzazione del welfare ci stanno portando alla
costruzione “dell’Uomo Nuovo”, ognuno è convinto di essere
imprenditore di se stesso, quindi soggetto,individualizzato,
parcellizzato, polverizzato, e di conseguenza disinteressato a
qualsiasi forma di tutela collettiva per sé e per i propri simili.
L’esaltazione della concorrenza fra individui,imprese nazioni e un
nuovo ruolo dello stato solo come regolatore del buon funzionamento di
rapporti di forza preesistenti sono li a garantire le condizioni
ottimali affinché il cosiddetto mercato adempia al compito assegnato.
Questa nuova forma di paradigma politico-sociale non rispecchia
nostalgie del passato di tipo “vittoriano” ma le strategie ipermoderne
di un neocapitalismo affamatorio e distruttivo. Gli “ultimi,” le
fragilità, l’impossibilità di vivere un vita dignitosa confliggono
giornalmente con questa nuova forma di potere che sempre più affida la
mediazione agli strumenti repressivi dello stato-polizia,
magistratura,sistema sanitario, istituzioni scolastiche, relegando gli
strumenti della mediazione sociale all’archeologia della politica. E’
sempre più assente la rappresentanza-in tutte le sue forme- del mondo
di sotto.

Alfonso De Amicis