Democrazia Italia

idea

 

 

 

 

 

 

 

 

Il capo classe e la sua banda di giovani rottamatori non convincono
più. Ai piani alti del potere sovranazionale(noi siamo diventati una
macroregione)cominciano ad interrogarsi se conviene tenersi il grullo
di Pontassieve. Certo ha portato a casa diversi trofei e risultati
reazionari(jobsAct, la distruzione della scuola pubblia, l’abolizione
del bicameralismo,ecc.).Ma le sue politiche sono ormai rifiutate dalla
gran massa del popolo italiano. Il rifiuto si esprime in maniera
spuria per mancanza di una alternativa credibile ma Renzi ormai è
incapace di creare un consenso vasto alle politiche di austerità
imposte dalla Troika. Sono anni che con perseveranza si applicano i
trattati europei nella vana speranza di frenare quella che appare
ormai una crisi sistemica del capitalismo europeo e mondiale. Il primo
ministro italiano doveva sbarazzarsi dei populismi e dei vari
riformismi compromissori è solo riuscito a perdere milioni di voti ed
ora i suoi sponsor sono lastricati sulla via del dubbio; ci teniamo il
cavallo zoppo oppure cambiamo discorso e troviamo una nuova classe
dominante disposta a spendersi per politiche che le masse italiane
rifiutano? Tuttavia quello che emerge da queste elezioni e che la
distanza tra le istituzioni e la massa di giovani, lavoratori precari
e disoccupati si va sempre più allargando e sotto le ceneri cova una
disperazione ed un odio di dimensioni epocali. Sta a noi riempire
questo gran canyon dandogli orizzonte e cambiamento. Anche perché le
istituzioni europee hanno dimostrato nei tempi recenti che per loro la
democrazia rappresentatitva ha un valore uguale a zero. L’esempio
della Grecia la pretesa di disfarsi delle Costituzioni e delle
sentenze che tutelano i diritti sono li a dimostrare che da tempo il
capitalismo e l’ordoliberalismo tedesco hanno ormai divorziato da
ogni forma di democrazia rappresentatitva. Solo la cosiddetta sinistra
radicale e qualche altro sinistrato continuano a credere nelle virtù
salvifiche dell’elettoralismo senza confine. Questi vanno affrontati e
combattutti con politiche e schieramenti non comuni che devono
superare la radicalita e la forza dei movimenti degli anni ’60-70.

 

Alfonso De Amicis