Cos’è stato per me David Trezeguet? È presto detto..

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di Roberto Naccarella

 

Cos’è stato per me David Trezeguet? È presto detto. David Trezeguet per me è stato, e sarà sempre, il mio centravanti. Il mio numero 9.
Quando arrivò, nel 2000, non ero poi così contento. Mi aveva fatto piangere un mese prima, a Rotterdam. E poi noi avevamo già Del Piero e Inzaghi, la più forte coppia d’attacco italiana, insieme a Darko Kovacevic, che il suo mestiere lo faceva bene.
Tra l’altro per Alex era un brutto momento, e pensavo che una punta in più potesse creargli ulteriori problemi.
Non immaginavo che avrei letto, detto, gridato Del Piero – Trezeguet per 10 anni.
Terza giornata 2000-2001, Milan-Juventus. È un suo colpo di testa in tuffo – come non se ne vedono più – a scatenare la rimonta. È il suo primo gol in campionato con la maglia della Juve. Il primo di 171 gol, di cui 15 anche in Serie B.
Gol. Se pensi a Trezeguet pensi a quello. Lui segnava in tutti i modi. Destro, sinistro, testa, piattone sotto porta o rovesciata, rigore o tiro al volo. La sostanza non cambiava mai. Gol. Trezegol.

Le reti che preferisco di più? Quella al Real Madrid in semifinale 2003 a Torino (anche perché ero a pochi metri…), quella agli ottavi 2005 sempre al Real, quella al Milan su assist in rovesciata di Del Piero.
Un neo? Be’, sì, quel rigore calciato addosso a Dida.
Per fortuna ne sbagliò anche un altro, e in quel caso fece bene Emoticon wink

Perché omaggiare “Roi David”? Perché oltre a saper fare perfettamente il suo mestiere, unendo l’eleganza transalpina alla potente passione argentina, Trezeguet è stato un professionista esemplare. Di lui non si sa nulla, non è mai stato nelle cronache, non ha mai usato una sillaba fuori posto. Ricordo solo un “ho fatto 15 gol e mi vogliono mandare via” nel 2007, riferito a Secco e Cobolli Gigli, e direi che averli nominati può bastare per scegliere da che parte schierarsi.
Da bambino Vialli, da adolescente-universitario Trezeguet. Aspetto un numero 9 che mi riesca a dare le stesse emozioni, che sappia prendere per mano i compagni dicendo: “Datemi un solo pallone giocabile. Uno solo. Anche al 90esimo. Poi ci penso io”.

Grazie di tutto, David Trezeguet.