Il massacro della grande guerra

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Ad un secolo dal massacro della grande guerra pare che nulla si sia imparato. Oggi assistiamo a dei processi economici politici e finanziari che per certi versi fanno molto pensare al periodo storico che precedette la guerra. Ma si sa la storia è maestra di vita, purtroppo essa non ha scolari. Tanto è vero che oggi le connessioni con quel periodo e la situazione attuale, o meglio le tendenze che stanno caratterizzando l’attuale momento storico dovrebbe scuotere le coscienze democratiche, soprattutto dovrebbe scuotere la sinistra, i comunisti. La tesi che la nascita dell’Unione Europea, santificata come l’entità che avrebbe portato alla fine definitiva della guerra in Europa in realtà ha costellato il suo percorso e le sue prospettive di nuove guerre e di una inquietante escalation bellicista tutta intorno ad essa. Le nuove guerre coloniali contro i paesi del Medio-Oriente o peggio lo spudorato appoggio al golpe messo su dalla Cia in Ucraina.

Nell’occidente capitalista, nelle cosiddette cancellerie europee si fa vanto dell’appoggio ai neonazisti di quel paese. Le resistenze le forme di democrazia popolare vengono bellamente ignorate. Il cavallo di Troia dell’America statunitense funziona e viaggia in modo geniale. La “riconquista” dell’Europa sotto la propria influenza pare non trovare ostacoli. Le teste pensanti della nuova classe dominante europea hanno diffuso l’illusorietà, secondo cui il libero mercato e il naturale sviluppo dell’economia capitalista, avrebbe tenuto il mondo al riparo delle guerre perché gli scambi economici avrebbero prevalso sui contrasti militari. Un’idea diffusa, quando storicamente risaputo. Sul tema specifico si era speso, circa tre secoli prima Kant nel saggio “La Pace Perpetua”. Dunque un’illusione ancora oggi diffusa. Il capitalismo oggi dichiara guerra per la conquista di nuovi mercati, per espandere sempre più il suo mito sulla “crescita”.

L’Unione Europea è l’espressione tragica di questa nuova forma di Imperialismo. Aggressivo, esso, punta soprattutto alla conquista del mercati russi, indiani e cinesi. Questa guerra è condotta con le armi della moneta, ma non disdice affatto l’uso della forza. Anzi. Tuttavia l’uso della forza e della repressione è rivolta da tempo anche e soprattutto verso qualsiasi movimento politico e sociale che alza barricate all’ interno dei vari paesi europei. Bisogna tacere, Silenzio, il nemico ci ascolta. Se non si colgono i nessi di queste tendenze pericolose, ho il fondato timore che saremo tutti travolti.

 

Alfonso De Amicis