Pubblico Impiego ultimo atto

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Matteo Renzi e la signora Madia preparano l’assalto contro il Pubblico
Impiego. Lo fanno attraverso una lettera ai dipendenti pubblici e con la
minaccia dal titolo “vogliamo fare sul serio”. Una minaccia che piove sul
bagnato. Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno
scherzato affatto. Infatti abbiamo i contratti collettivi (che brutta
parola! aboliamola)bloccati da decenni, così come è bloccato il turn-over.
Tutti i governi del “fare” hanno messo alla porta – per non averli
stabilizzati – migliaia di precari creando danno ai lavoratori e ai
servizi. Siamo tutti d’accordo che la PA cosi com’è non funziona. Tuttavia le
intenzioni di questo governo, così come di quelli precedenti, è tutta
concentrata sulla ulteriore privatizzazione sia dei rapporti di lavoro che delle
funzioni e dei servizi. Trent’anni di politiche neoliberali non hanno
ridotto il debito pubblico, non hanno avuto effetti benefici sul salario
dei lavoratori, non hanno migliorato l’efficienza e l’efficacia della PA.
Nel linguaggio di Renzi e Madia dominano retorica,  luoghi comuni e slogan.
Così è ancora più goffo il tentativo di scavalcare ogni forma di
rappresentanza affidandosi a “lettere e missive” – con un forte connotato
demagogico –  e a forme di comunicazione di sapore autoritario e “ducesco”.
L’abolizione dei corpi intermedi della mediazione va di pari passo alla
riscrittura delle forme costituzionali.

Quando si parla di punti di vista vengono in mente la condizione di intere
provincie del sud Italia prive di ospedali, di vie di comunicazioni
(attenzione: non Grandi Opere) abbandonate da anni, a causa anche di
ritardi  e inefficienze che possiamo toccare con mano. Poi vediamo i costi
incontrollati dei global service esternalizzati, e pensiamo ai loro
lavoratori sfruttati e sottopagati che potrebbero essere tranquillamente
assunti dallo Stato o dagli Enti Locali con una paga dignitosa, se solo ci
fosse un vero interesse di fornire servizi migliori a tutti i cittadini e
se non ci fosse, come noi sospettiamo, l’intenzione di smantellare
definitivamente l’apparato pubblico.

“Allora il problema non è quello dei costi del servizio pubblico, non sta
nell’incapacità del pubblico di garantire i diritti dei cittadini bensì
nelle assurde logiche di una politica partitica che ha piegato ogni atto
pubblico alla ricerca del propria interesse/consenso. Il problema sta
proprio nella politica dei redditi concertativa e nella rinuncia ad ogni
rivendicazione attraverso il conflitto, sta nella politica compiacente dei
soliti sindacati confederali che hanno co-gestito le privatizzazioni anche
quando il loro costo sociale ed economico è risultato pesantissimo”(Cobas
Pubblico Impiego). Paradossalmente l’attuale Governo propone ulteriori
tagli ai permessi sindacali riducendo ancora di più agibilità e democrazia
dopo che i predenti governi avevano già provveduto a ridurre gli argomenti
di contrattazione, ecc.. L’antica regola del “dividi et impera” funziona
sempre.

In tal senso bisogna stare con occhi vigili e orecchie potenti circa le
prossime mosse del Comune dell’Aquila sul problema delle Municipalizzate,
in particolare sulla gestione dei rifiuti.
Insomma dietro questi luoghi comuni, dietro la retorica di parole d’ordine
ridondanti e con il pretesto di una crisi economica ancora incombente, c’è
la volontà di chiudere con qualsiasi politica pubblica e privatizzare
quanto più possibile.

Trattasi di un ulteriore tentativo per frenare una crisi di valorizzazione
del capitale e disciplinare, attraverso la crisi e la deflazione, tutto il
mondo del lavoro.
Pubblico o privato non fa differenza se non nella propaganda
di mettere gli uni contro gli altri. Si vogliono eliminare gli sprechi?
Bene. In alcuni casi basta vedere gli investimenti pubblici destinati
alla scuola privata, alle cliniche mantenute in piedi per compiacere
le solite baronie o alle cliniche private mentre aumentano le lunghe file
di attesa per visite mediche e diagnostica. Non ci vuole molto a
rovesciare queste situazioni drammatiche per lavoratori e cittadini.
Abbattere le liste di attesa assumendo medici ed infermieri, accrescere
la prevenzione, assumere insegnanti e ridurre il numero di allievi nelle
classi, ristrutturare o costruire nuove scuole pubbliche, risanare l’intero
territorio nazionale sempre più fragile e pericoloso sono le uniche
risposte possibili e strutturali nei confronti della crisi e per una
effettiva riformulazione del ruolo e delle funzioni pubbliche, ovvero
universalistiche, e dei suoi lavoratori.

Questo Governo propone ancora nuovi processi di privatizzazione e magari
ottantamila e passi tagli occupazionali mentre il debito pubblico, ci
permettiamo di sottolineare, invece di diminuire crescerà ancora così come
sta attualmente crescendo nonostante le gravose politiche di austerità
espansiva che tutti i governi di centrosinistra e centrodestra hanno
meticolosamente applicato.

 

Alfonso De Amicis e Tina Massimini

GRAN SASSO: ACERBO, ”TONI CIALENTE INUTILMENTE ESASPERATI , A BUSSI ABBIAMO SALVATO MIGLIAIA DI CITTADINI”

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In merito al dibattito sugli impianti del Gran Sasso, il sindaco Massimo Cialente dovrebbe sapere che Rifondazione Comunista e il fronte ambientalista più in generale hanno sempre avuto uno sguardo d’insieme sull’intera regione.

La dimostrazione è la vicenda della discarica dei veleni di Bussi scoperchiata da Rifondazione comunista e Wwf che portarono alla ribalta le responsabilità del partito dell’acqua, tra gli altri di Di Matteo e D’Ambrosio candidati nella coalizione sostenuta dal sindaco Cialente per le elezioni regionali.
Cialente sostiene i politici che hanno fatto bere a centinaia di migliaia di persone acqua contaminata da sostanze pericolose, mentre  ambientalisti e Rifondazione possono con orgoglio rivendicare di aver posto fine con le proprie denunce a questo attentato alla salute dei cittadini.

Al di là degli insulti e delle minacce con cui Massimo Cialente risponde alle obiezioni dei suoi interlocutori mi sembrano lecite le domande di fondo poste dagli ambientalisti e anche dal nostro consigliere Perilli: il nuovo tracciato della seggiovia Fontari ricade o meno all’interno del piano d’area? Il sindaco ha un’idea di turismo che investe l’area del Gran Sasso per l’intero arco dell’anno? Se sì, quale? È vero che sono state legalizzate opere in contesti montani ampiamente impattanti (strada Aragno San Giacomo, aree camper) che potevano essere realizzate in maniera meno impattante? È vero che analoghi progetti stanno per investire anche S. Pietro della Jenca?

Compito di un sindaco dovrebbe essere quello di favorire il dialogo e il confronto non di esasperare il conflitto strumentalizzando le preoccupazioni dei lavoratori a cui va tutta la nostra solidarietà.

Tra l’altro faccio notare a Cialente che gli ambientalisti hanno avanzato proposte rivolte al potenziamento dell’offerta turistica per tutto l’anno e quindi non si può presentarli come nemici né invasori visto che per la maggioranza degli intervenuti erano aquilani.

È piuttosto triste constatare che le posizioni e il linguaggio di Cialente e del Pd (vedi protocollo Letta e tante altre vicende, per esempio lottizzazioni a Rocca di Mezzo) sulle tematiche del territorio siano sempre più affini alla destra che alla più avvertita cultura di sinistra e ambientalista.

Superare anacronistiche contrapposizioni (aree interne/costa, ambiente/lavoro) dovrebbe essere l’impegno di una classe dirigente adeguata ai tempi.

Domani alle 12 l’inaugurazione comitato elettorale di Simona Giannangeli

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Si terrà domani mattina alle ore 12 l’inaugurazione del comitato elettorale di Simona Giannangeli candidata alle elezioni regionali con la lista Un’altra regione. Prevista anche la conferenza stampa con la parecipazione di Maurizio Acerbo candidato Presidente. l’incontro avrà luogo alla presenza di simpatizzanti e cittadini presso la ss17 bis Palazzo ex Cococcetta di fronte alla sede della Polizia Stradale.

Perilli e Cialone: “Lo sviluppo turistico del Gran Sasso deve essere sull’arco dei 365 giorni all’anno”

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In merito alle polemiche di questi giorni sul convegno svolto a Campo Imperatore promosso dal cartello “Emergenza ambiente Abruzzo 2014”, occorre innanzitutto smentire alcune voci veicolate da recenti interventi sulla stampa di alcune organizzazioni sindacali secondo cui quest’iniziativa sarebbe stata animata da ambientalisti non aquilani, affermazione che denota la doppiezza culturale e la mancanza di informazioni di chi le sostiene.

Va reso noto che la nuova seggiovia delle fontari prevista dall’atto deliberativo per il rilancio dello sviluppo tuirstico del Gran Sasso non andrà a sotstituire la precendete, ma occuperà una nuova posizione, sorvolando orto botanico e strada di accesso all’abergo, con vari ordini di problemi: di sicurezza per utenti e operatori della motagna, come il crollo di valanghe ecc; paesaggistici e ambientali per l’impatto sulla vegetazione. Infine urbanistici: ancora nessuno ha chiarito se quell’area ricada o meno all’interno del piano d’area. In caso negativo sarebbe necessaria una variante al piano paesistico regionale i cui tempi sono lunghissimi.

Non ci si rende conto che, al di là del numero delle piste e degli impianti che si andranno a creare, i giorni di apertura ed utilizzo sono molto limitati, non superando di norma i 40. E’ invece necessario pensare un modello turistico sull’arco dei 365 giorni. Numerose proposte potrebbero essere avanzate, ad esempio, per quanto riguarda il turismo legato all’escursionismo, si potrebbero recuperare tutti i rifugi esistenti sul massiccio e collegarli con una rete di sentieri, si potrebbero riforestare ampie zone del parco prevedendo l’utilizzo di fondi per le varie cooperative che svolgono questo lavoro. La verità è che il PD e il centrodestra da anni si impiccano al pensiero unico dello sci senza avere una visione d’insieme che allo sci aggiunga anche altro.

 

Enrico Perilli – Capogruppo Prc Comune dell’Aquila
Giovanni Cialone – ambientalista, già vicepresidente Parco Gran Sasso – Monti della Laga

“Stop ai tagli, ci tolgono al libertà”: l’allarme dei disabili europei

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“Stop ai tagli sulla disabilità”: è questo il grido d’allarme che è stato lanciato lunedì 5 maggio dalla Rete europea sulla vita indipendente, insieme a Edf (European disability forum) ed Efc (European foundation centre). In un convegno presso la Regione Lazio su “La Vita Indipendente delle persone con disabilità: le richieste all’Europa”, le organizzazioni hanno dato vita alla prima Giornata europea dedicata a questo tema, allo scopo di sensibilizzare la collettività sugli effetti sproporzionati che le misure di austerità stanno provocando – sia a livello continentale che nazionale – sulla vita delle persone con disabilità.Per questo, sono state organizzate azioni simultanee ed eventi in tutta Europa, per evidenziare l’impatto dei tagli sulla vita quotidiana delle persone con disabilità in ogni Stato membro .

Per la gran parte dei cittadini – spiegano gli organizzatori – in Italia come in Europa, gli effetti della crisi economica sulla vita quotidiana riguardano il calo dei consumi, la riduzione del risparmio, il ricorso a prestiti. E gli interventi sul welfare comportano l’aumento del costo del ticket, dei ricoveri o delle visite. Una situazione molto difficile – aggiungono – soprattutto per le classi economiche meno abbienti. C’è però chi vive come un vero e proprio incubo qualsiasi contenimento delle spese socio-sanitarie. Sono le persone disabili, in Italia si parla di tre milioni di individui in Europa circa cinquanta milioni, che per vivere necessitano di diverse tipologie di servizi. I tagli della spesa sociale, per molti di loro, equivalgono alla fine della libertà e della vita indipendente, al rischio di andare (o tornare) in un istituto ”.

Il convegno, si è svolto presso la Sala Tirreno, dalle 15 alle 18.30, ed è stato curato dall’Avi di Roma (Agenzia per la vita indipendente), da Fish Lazio (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e da Ecad (Ebraismo culture arti dframmatiche).A introdurre e a moderare i lavori Dino Barlaam, presidente della Fish Lazio. Interventi poi di Peter Lambreghts di Enil Europa, in collegamento da Bruxelles; Germano Tosi, presidente di Enil Italia, in collegamento da Torino; Silvia Cutrera, presidente dell’Avi di Roma e neocomponente della Giunta Nazionale Fish; Rita Visini, assessore alle Politiche sociali della regione Lazio; Giampiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la Sicurezza e la legalità della regione Lazio; Giampiero Griffo, rappresentante del Fid (Forum italiano disabilità) presso l’Edf; Erica Battaglia, presidente della commissione Politiche sociali e della Salute di Roma Capitale e Furio Panizzi dell’albo Assistenti sociali.

“ Come conseguenza della crisi economica in Europa – dichiarano gli organizzatori dell’evento -, l e persone con disabilità rischiano di essere sempre più emarginate dalla società . Esse affrontano già molti ostacoli che ne impediscono l’occupazione, l’istruzione e la piena inclusione nella comunità ma ora, a causa ad esempio dei tagli ai progetti di Vita Indipendente, vi è un ulteriore rischio di isolamento, con il ritorno della minaccia di istituzionalizzazione e un aumento della loro povertà. Tutto ciò in violazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Unione Europea e da ben venticinque stati membri e della stessa Costituzione italiana”.

Durante l’incontro, gli attori Olimpia Ferrara e Massimiliano Cutrera hanno letto alcune testimonianze di persone disabili mentre Vittorio Pavoncello, direttore artistico dell’Ecad, ha presentato il nuovo Premio europeo Teatro e disabilità, indetto dall’Avi di Roma e dall’Ecad.

Curva Sud Milano: “BENVENUTI NEL PAESE DELL’IPOCRISIA E DELLA DISINFORMAZIONE!”

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E’ incredibile come a fronte di un grave caso di delinquenza che esula, per i modi, da quello che noi riteniamo essere il nostro mondo, ma che è avvenuto nell’ambito di una partita, sia iniziato in questi giorni un processo mediatico contro gli ultras senza nemmeno preoccuparsi delle condizioni di salute di un ragazzo gravissimo in ospedale, ma semplicemente facendo la caccia al mostro da sbattere in prima pagina  e contro l’unico problema di questo paese in questo momento, gli ultras ed una partita cominciata in ritardo!

Siamo a 15 giorni dalle elezioni per il parlamento europeo e con una nazione in ginocchio, senza lavoro, con le famiglie lasciate alla mercé di aziende che speculano sui lavoratori e li mettono in condizione di schiavitù legalizzata, con una nazione dove non esiste sicurezza nelle strade, dove i poveri stanno aumentando a dismisura , dove continuano i suicidi dei piccoli imprenditori, e le morti bianche dei lavoratori senza la benché minima tutela da parte delle istituzioni, beh in questa nazione l’unico argomento è fare una legge sugli stadi!

Il grande nemico è stato riconosciuto in Gennaro detto la Carogna, ultras partenopeo, colpevole di aver gestito una situazione delicata ed aver evitato che degenerasse in violenza inaudita, al posto dei graduati e stipendiati dallo stato proprio per fare quello che il cattivo della situazione invece ha fatto al posto loro semplicemente alzando le braccia ed evitando che la situazione prendesse una brutta piega. La vera sconfitta delle istituzioni è proprio questa, avere dimostrato la totale incapacità di gestire le situazioni legate al mondo dello stadio contro cui poi si sono scagliate nella caccia alla frase ad effetto per tranquillizzare la gente, ovviamente e non casualmente proprio in piena campagna elettorale.

Il day after è stato caratterizzato dal qualunquismo più generale e dallo sbattere il mostro in prima pagina, il tutto nella totale non curanza e nella totale mancanza di rispetto nei confronti di Ciro, il ragazzo in fin di vita da ore in ospedale a combattere tra la vita e la morte! Il problema era la maglietta indossata da Gennaro recante la scritta SPEZIALE LIBERO, un affronto alla memoria dell’ispettore Raciti morto nel 2007, e per la cui morte Speziale è il principale capro espiatorio malgrado sia evidente a tutti la contraddittorietà delle prove della sua colpevolezza e malgrado esista una confessione di un poliziotto che ammette la possibilità per cui con il suo mezzo abbia investito Raciti in quanto al seguito di un urto ha visto immediatamente dopo l’ispettore a terra accreditando la verosimilità di questa seconda versione.

Nella nazione dei talk show televisivi in cui per ogni caso di omicidio si parla per anni mettendo a confronto innocentisti e colpevolisti, per questo caso si è sempre andati in un’unica direzione e chiunque abbia un’opinione diversa dalla versione data dalla polizia è visto come un’erba marcia da estirpare, è evidente che in questa nazione non si possa toccare la polizia a discapito della privazione della propria libertà, metodi che ricordano tanto un ventennio di regime già vissuto in Italia!

Ci stupiamo anche di come la Vedova dell’ispettore Raciti (di cui rispettiamo il dolore), abbia cavalcato l’onda dell’indignazione e si sia presentata più volte per dirsi offesa in televisione, il tutto mentre decine di vedove di caduti sul lavoro non vengono nemmeno rimborsate di quanto dovuto a sua differenza; il tutto nella settimana in cui il sindacato di polizia SAP si è arrogato il diritto di applaudire degli assassini condannati per l’omicidio di un diciottenne proclamandone l’innocenza.

Qual è la differenza tra le due cose? Si propone il Daspo verso chi indosserà magliette tipo quella vista sabato, ma perchè allora non si tolgono le divise ai responsabili di omicidi come quello di Federico Aldrovandi o non si propone l’espulsione dal corpo di polizia dei militanti del Siulp (altro sindacato di polizia) che insultarono la memoria del ragazzo morto in piazza proprio sotto l’ufficio della madre ? Come è possibile che il Presidente NON ELETTO del consiglio Matteo Renzi si è espresso con sdegno verso certi personaggi ma si tiene fior di pregiudicati in parlamento ed al governo senza battere ciglio? Anche Alfano, ministro degli interni NON ELETTO, continua in questi giorni a fare propaganda parlando della sicurezza negli stadi, ma ci permettiamo, in quanto padri di famiglia e semplici lavoratori non lautamente stipendiati dallo stato, di chiedere un altro tipo di sicurezza, quella di poter avere un lavoro, di poter avere uno stipendio assicurato, una casa in cui vivere, e di assicurare un pasto sicuro ed un futuro ai nostri figli, convinti che questa sia la sicurezza di cui necessita il nostro paese, molto prima di quella negli stadi che invece ormai sono svuotati, ma non dalla violenza ma dalla mancanza di mezzi economici per accedervi che dobbiamo affrontare ogni settimana! Già, perchè quelli che voi definite il male in questo momento, altro non sono che normali cittadini con problemi reali, di cui forse nemmeno conoscete l’esistenza! Sono quesiti e questioni che ci poniamo noi, ma che tutta Italia dovrebbe porsi.

Abbiamo anche ascoltato le parole di Malagò che ha invocato il modello Thatcher per la gestione degli stadi, peccato che il modello Thatcher ebbe come causa scatenante la STRAGE di Hillsborough in cui persero la vita 96 tifosi del Liverpool ed in cui venne insabbiata la piena colpevolezza della polizia e per cui lo scorso anno dopo la dipartita dell’ex primo ministro inglese, l’attuale primo ministro Cameron si scusò per la verità nascosta per oltre 4 lustri, dando come colpevoli gli hooligans che invece non ebbero nessuna colpa. Ci siamo sempre opposti alla repressione ci siamo sempre battuti per la verità , come nel caso di Paolo Scaroni, ultras Bresciano massacrato dalla polizia gratuitamente e per cui a processo è stata riconosciuta la responsabilità delle forze dell’ordine, ma per cui nessuno ha pagato in quanto i soggetti responsabili erano al momento del massacro irriconoscibili. Noi siamo stufi di essere processati e condannati senza appello e senza mai uno straccio di prova! Siamo stufi dei giornalisti manovrati e che fanno informazione di parte solo per fare favori al politico di turno. Adesso basta! Fieri di aver domenica buttato la verità in faccia a tutti e di essere per questo stati censurati dalle televisioni! Dateci il Daspo a vita e forse ci darete il mezzo per unirci al di là dei colori e venire in piazza tutti insieme a combattere questa politica che sta uccidendo questo paese ed i suoi cittadini!

Presentazione di Besame Mucho a L’Aquila, libreria Colacchi, venerdì 16 maggio ore 18,00

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“Besame Mucho” il nuovo romanzo di Carla Liberatore
Il nuovo libro dell’autrice e poeta aquilana è un forte atto d’accusa non solo verso la società retrograda, omofoba e maschilista degli anni ’80, ma è anche una cruenta riflessione sull’attuale sistema sociale del nuovo millennio che porta in sé numerosi cambiamenti ma che è ancora molto lontano da una profonda coscienza e dall’effettivo rispetto dell’umano.

Come nel genere dell’autrice stessa, il libro si articola in attimi di spensieratezza a tratti piuttosto infantile fino ad arrivare a quei deliri amorosi e comunque poetici di cui la sua vita è intrisa e li racconta con le migliori parole che l’emozione le comporta. Anche Besame Mucho, così come il suo primo romanzo: ‘Fra l’odio e l’amore’, narra di storie al margine, di quei pezzi di vita degli esclusi di coloro che per una ragione o per l’altra hanno vissuto in un modo borderline. La rabbia è spezzata dai tratti d’amore e l’amore è concluso con l’abbandono, ma all’autrice piacciono i lieto fine e dunque anche in questo ultimo romanzo si potrà tirare un sospiro di sollievo e un sorriso.

“La peggiore delle miserie umane è l’ipocrisia delle regole. Non esiste religione, governo, dogma o illusione che possa far tacere l’onor dell’essere”
Tratto da
‘Besame Mucho’
di Carla Liberatore
Teke Edizioni
(pubblicazione dicembre 2013)

 

 

 

Simona Giannangeli:” L’AGIRE INTELLIGENTE DEL CUORE PER RI-GOVERNARE LA REGIONE”

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Sono una cittadina dell’Aquila ed ho scelto di continuare ad abitare questa città, così compromessa dal dolore, ma così tenace nel riorganizzarsi all’ombra delle macerie.

In questi cinque anni L’Aquila, corpo vivente, è stata violentata da innumerevoli azioni di espropriazione di risorse, di territorio, di diritti, azioni avviate all’indomani del 6 aprile 2009, forse prefigurate prima, volte a trasformare questo corpo vivente in una riserva di caccia da cui trarre il massimo profitto, cancellando le esistenze delle persone.
Ho scelto di restare perchè, dopo aver attraversato tanti luoghi di guerra (Sudafrica, Palestina, Striscia di Gaza, Iraq, Guatemala), ho sentito che L’Aquila era diventato (lo è tuttora) un luogo di guerra, senza bombe intelligenti a cadere dall’alto, ma segnato da scelte scellerate, le cui conseguenze più gravi hanno ucciso 309 tra donne e uomini, bambine e bambini e adolescenti, ipotecato il nostro presente e oscurato l’orizzonte di un futuro intriso dei nostri desideri, delle nostre istanze legittime volte a riaffermare il diritto a vivere in una città-casa-piazza.

La mia storia è scritta nella pratica politica condivisa nei movimenti , nelle associazioni, nei luoghi delle donne, è la storia di una professione indissolubilmente legata alla riaffermazione dei diritti, è una storia arricchita dalla parola autorevole di donne significative.
Il mio agire, all’indomani del sisma, è dentro la stessa storia, quando ho scelto di rappresentare in qualità di avvocata, insieme ad altri, i familiari delle vittime della Casa dello Studente e di altri edifici crollati, quando ho deciso di denunciare pubblicamente le azioni scellerate operate dalla Protezione Civile all’Aquila, quando ho chiesto con forza di far luce su eventuali responsabilità di quanti, nelle precedenti amministrazioni regionali, avevano commissionato il dossier Abruzzo Engineering relativo alle criticità strutturali degli edifici pubblici e di interesse strategico dell’Aquila, edifici crollati la notte del 6 aprile.

Sottolineo questi passaggi, perchè è fondamentale ricordarci che abbiamo la possibilità di scegliere, sempre, ogni giorno.
Mi sono candidata in una lista indipendente e di movimento, convinta che si possa, se lo si vuole, agire e quindi votare con coraggio a partire dalla propria libertà.
E’ la prima elezione del Consiglio Regionale dopo il terremoto, è la concreta e forse ultima occasione per noi di portare al suo interno istanze autentiche, rifiutando di utilizzare il dramma di una città come palcoscenico di giochi economici e di potere.
Votiamo in una Regione dove questi “giochi” ci hanno nel tempo espropriato del diritto alla cura in ospedali “sicuri”, del diritto al lavoro, del diritto a decidere come ridisegnare i territori senza speculazioni, del diritto a frequentare scuole ed università “sicure”.

Io avevo fiducia che in ospedale sarei stata curata e non evacuata a causa di un crollo, io avevo fiducia che in una Casa dello Studente sarei stata protetta mentre mi costruivo il futuro, io avevo fiducia che in una scuola avrei solo imparato e non rischiato di morire a causa di un crollo.
Invito a votare per me le donne e gli uomini che avevano questa fiducia, che l’hanno sentita espropriata e che la rivogliono indietro.