Novità dall’Amministrazione Comunale dell’Aquila sulle politiche abitative. Ieri in conferenza stampa, presentata la proposta di “housing sociale” che potrebbe aprire uno scenario interessante per molte famiglie aquilane. Abbiamo sentito l’assessore di Rifondazione comunista Fabio Pelini.
Assessore, in cosa consiste l’idea presentata ieri?
L’iniziativa messa in campo dal Comune mira ad affermare quello che consideriamo un diritto fondamentale: il diritto all’abitare. Per fare questo ci muoviamo su due gambe: progetto C.A.S.E./MAP e l’housing sociale presentato ieri in conferenza stampa. Partiamo da quest’ultima proposta.
I Fondi Immobiliari presenti in città (Europa Risorse, Idea Fimit) ed altri si sono mostrati interessati a mettere a disposizione i propri alloggi a canoni calmierati e con la possibilità di riscatto. Con una grande novità, però.
Cioè?
Molte famiglie, in questa terribile crisi economica che stiamo vivendo ormai da sette anni, hanno grossi problemi a mettersi soldi da parte, cioè letteralmente “navigano a vista”. D’altra parte, noi come Amministrazione abbiamo l’esigenza di evitare lo spopolamento del nostro territorio, mettere un argine all’idea di declino che rischia di sovrastarci. Chi possiede degli alloggi – Fondi, privati cittadini, o cooperative edilizie che siano – sanno che il mercato immobiliare è fermo e i pochi che acquistano lo fanno con ribassi notevoli. Dalla convergenza di questi interessi è venuta fuori la nostra idea. Così si potrà coronare il sogno di avere una casa propria senza dover anticipare il 20%-25% del costo dell’alloggio come normalmente avviene, ma semplicemente pagando regolarmente un canone di locazione, leggermente maggiorato per qualche anno, che costituirà già rata del Mutuo. Per fare questo, ovviamente, bisogna offrire garanzie agli Istituti di credito e per questo ci rivolgiamo a redditi che siano fuori dai criteri dell’Edilizia residenziale Pubblica, ma non potrebbero permettersi l’acquisto di una casa pagando l’anticipo. Stiamo parlando del range che va da circa 16mila euro (a seconda della composizione del nucleo familiare) ai 35mila euro come limite massimo. I ceti medio-bassi. Con questa operazione, poi, perseguiamo anche un altro obiettivo.
Quale?
La lotta alla speculazione sugli affitti. Dopo la retorica del primo periodo post-sisma, alcuni aquilani, purtroppo, hanno tirato fuori il peggio di sè, chiedendo affitti in alcuni casi raddoppiati o triplicati rispetto al pre-terremoto. Una vergogna. In questo modo, puntiamo a calmierare i prezzi e ad evitare tensioni sociali che si rifletterebbero inevitabilmente sugli ultimi.
Cosa può fare da subito chi è interessato?
Quella presentata in conferenza stampa, per ora, è solo una manifestazione di interesse. Chi vuole, può dare la propria disponibilità a far parte di una lista di adesione al progetto. In questo modo, avremo un monitoraggio sull’esigenza abitativa nella nostra città. Poi, come secondo passo, Fondi immobiliari, Cooperative edilizie, società e privati dovranno formalizzare l’adesione al progetto e vagliare le domande pervenute.
Avete un quadro di quante siano le persone interessate?
Impossibile quantificare in questo momento, però posso dire che in tanti, tantissimi ci hanno mostrato interesse, perchè, nonostante tutto, gli Aquilani amano la loro città, ma vogliono essere messi in condizione di rimanere. D’altra parte, non ci stiamo inventando nulla: anche altre città italiane hanno adottato provvedimenti simili: penso a Milano o Reggio Emilia.
Con questa disponibilità di alloggi, che ne farete del Progetto C.a.s.e.?
Quella è la “prima gamba” di cui parlavo all’inizio dell’intervista: il nostro indirizzo politico-amministrativo prevede, una volta terminate le forme assistenziali onerose (Fondo Immobiliare, Affitti concordati, Contributo per l’Autonoma Sistemazione) l’allargamento della platea dei beneficiari ai nuclei in difficoltà economica. Ci rivolgeremo ai redditi fino a 16mila euro, che è la soglia fissata per le fragilità sociali. Poi potremo aprire alla popolazione studentesca e a quella scientifica; ai lavoratori presenti sul territorio e a sportivi ed artisti, oltre a giovani coppie e a nuclei monoparentali in difficoltà. Tutte le tipologie previste a suo tempo dalla delibera consiliare 172 del 2011.
E le famiglie presenti oggi nel progetto CASE che fine faranno?
Molte rientreranno nella loro abitazione riparata, le altre, soprattutto del centro storico, continueranno ad alloggiare nelle new town, fino al ripristino dell’agibilità della propria casa di origine.