“Il demone della paura”

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Nessuno può comprendere meglio di noi “terremotati” le folgoranti
spiegazioni circa la “Modernità Liquida,  da parte di Zygmunt Bauman.
Il demone della paura si è annidato dentro la società aquilana e dei
paesi limitrofi. Incerti, fragili insicuri non riusciamo a controllare
più nulla. Non siamo in grado di controllare né da soli, in tanti o
collettivamente il presente, o il prossimo futuro. Manchiamo di
strumenti che ci consentano di analizzare il nuovo orizzonte. La
“politica” invece di concorrere al ricongiungimento di un sapere altro
e di essere forma organizzata di contropotere, viceversa, essa stessa
costituisce una nuova forma di controllo e di servizio verso un
“Leviatano” sfuggente, apolide,  che noi comunemente chiamiamo
globalizzazione o “società aperta”. Questo spettro che si aggira nei
nostri paraggi in realtà ha la sembianza del “governo centrale”  dei
“poteri sovranazionali” che attraverso artifizi di parole, e di
complessi giuridici smantellano confini e certezze, esponendo la
società aquilana e non solo ai colpi del “destino”.

L’incontrollabilità di queste forze determinano la nostra condizione
comune, fissano la gamma delle nostre possibilità, dei nostri diritti,
gli spazi di libertà. Ci è stato strappato dalle mani qualsiasi
condizione di scelta.L’ insicurezza del presente e l’incertezza del
futuro alimentano le nostre paure.Il sistema di “governance”
sapientemente costruito subito dopo il sisma e successivamente
reiterato in altre forme è simile al perimetro di una grande
azienda.La “governance” è controllo, sistema politico di
sorveglianza.Il complesso delle ordinanze, dei regolamenti sono
sottodiscipline di questo nuovo ordine..Non si scappa non si sfugge
alle reti e maglie della retorica delle nuove disposizioni sulla
“efficacia e razionalità” delle spese sulla ricostruzione. Su tutte
queste nuove forme disciplinari delle amministrazioni al servizio
dell’austerità della spesa pubblica avete mai ascoltato critiche,
prese di posizioni, denuncie della “politica” locale? Il Consiglio
Comunale che si vuole sovrano su cosa discute? Obbediente
all’economicismo del nuovo secolo, somiglia più ad un condominio che
ad una assise pubblica. “Nelle trasformazioni e contraddizioni del
mondo contemporaneo le paure economiche, le discriminazioni sociali,
le violenze politiche e le derive tecnologiche, i cataclismi naturali
e le minacce criminali finiscono spesso per sovrapporsi e confondersi,
amplificandosi a vicenda, producendo panico angoscia negli individui.”
Ecco noi siamo in questo gorgo.

 

Alfonso De Amicis

Il disastro italiano ed europeo

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perry Anderson è uno storico britannico di orientamento marxista.
Insegna storia e sociologia presso l’UCLA di Los Angeles, è stato
anche collaboratore della rivista The Nation ed a lungo direttore
della rivista Left Review. Recentemente ha pubblicato ( prima del voto
del 25 maggio, a scanso di equivoci) un saggio sulle condizioni dello
spazio europeo e sul disastro italiano. In sintesi. L’Europa è malata.

Quanto gravemente è qualcosa che va approfondito. I sintomi sono
diversi e tra loro concatenati. Crisi economica e finanziaria (ma non
per tutti paesi: La Germania e i suoi prossimi alleati “vivono al di
sopra dei propri meriti”)crisi sociale, l’euro come strumento di un
monetarismo senza stato ed usato per il controllo “della ossessione
inflattiva”, per imporre politiche di austerità ed il mercato unico
europeo. Tuttavia il più familiare e quello più evidente è la svolta
degenerativa della democrazia in tutto il continente, di “cui la
struttura della UE è a un tempo la causa e la conseguenza”. Lo stampo
oligarchico delle sue scelte costituzionali nel tempo si è
costantemente rafforzato. I referendum sono regolarmente rovesciati,
capovolti se intralciano la volontà dei governanti. Gli elettori le
cui idee vengono progressivamente ignorate dai governi e dalle elites
sono sempre più disillusi e sempre meno vanno a votare. L’affluenza
alle urne è in continuo calo. Burocrati che siedono a Bruxelles
controllano con pervicacia i bilanci delle singole nazioni che prima
erano sotto il controllo dei singoli parlamenti. Si può affermare
senza ombra di dubbio che le singole sovranità somigliano molto a
condomini di una certa dimensione. La sovranità è tutta nelle mani
della Commissione Europea. “Ma l’Unione non è un’escrescenza di stati
membri che, senza di essa, sarebbero in buona salute. Riflette, tanto
quanto aggrava, tendenze di lungo corso al loro interno”. In ogni
singolo paese i dirigenti ed i governanti manipolano ed incalanano le
legislature. Questi costruttori di consenso lo fanno vieppiù con
crescente facilità. I partiti ormai svuotati di qualsiasi ruolo
costituzionali sono solo macchine elettorali. Essi perdono sempre più
iscritti e consensi, contemporaneamente seguono la stessa sorte le
grandi centrali sindacali. La sfiducia è forte considerato che le
scelte politiche si assottigliano e le promesse di differenze, durante
la campagna elettorale svaniscono come neve al sole.

A questa involuzione generalizzata, ormai da anni si è accompagnata una
corruzzione pervasiva di TUTTA la classe politica europea. Insomma
siamo in presenza di un forte deficit democratico. Queste forme di
corruzzione generalizzate e sistemiche non sono esclusivamente
italiche, anzi esse investono l’intero continente. “L’affresco
potrebbe cominciare con Helmut Kohl, governante della Germania per
sedici anni, che accumulù milioni di marchi di fondi neri di donatori
illegali, i cui nomi quando fu denunciato, rifiutò di rivelare per
timore che venissero alla luce i favori che aveva fatto loro. Oltre il
Reno, Jacque Chirac, presidente della Repubblica Francese per dodici
anni fu condannato per appropriazione dei fondi pubblici, abuso
d’ufficio e conflitti di interesse, una volta caduta l’immunità.
Questi erano due dei due di più potenti politici dell’epoca in Europa.
Uno sguardo allo scenario dopo di allora è sufficiente a cancellare
qualsiasi illusione che essi fossero dei casi rari”. Nella mitica
Germania, Gerhard Schoreder,socialdemocratico(quello del Job en Act)
garantì un prestito di un miliardo di euro alla Gazprom(adesso sono in
guerra per aprirsi nuovi mercati, un po come è successo con la prima e
la seconda guerra mondiale) per la costruzione di un gasdotto su
baltico poche settimane prima che si dimettesse da cancelliere e
andasse in busta paga della multinazionale con uno stipendio da
nababbo. Angela Merkel ha visto due presidenti della repubblica, uno
dietro l’altro, costretti a dimettersi da screditati. Roba da Lele
Mora e consorteria. In questo scenario, un paese è considerato
diffusamente come il caso più acuto di malfunzionamento europeo.

Dall’introduzione della moneta unica l’Italia ha segnato il dato
economico peggiore di ogni altro stato dell’Unione: vent’anni di
stagnazione virtualmente interrotta a un tasso di crescita ben
inferiore a quello di Grecia e Spagna. I discorsi sul “miracolo
italiano” di moda all’epoca di Fellini e della Vespa si sono da tempo
trasformati nell’opposto.”Non c’è dubbio che il paese occupa oggi un
posto speciale nel concerto dei paesi europei. Ma è solitamente
frainteso. L’Italia non è membro ordinario dell’Unione. Ma no è
neppure deviante da qualsiasi standard cui potrebbe essere riferito.
C’è un’espressione consacrata per descrivere la sua posizione, molto
usata dentro e fuori dal paese, ma è sbagliata. L’Italia non è
un’anomalia in Europa, E’ molto più prossima a esserne un
concentrato”. In un simile contesto, sicuramente non congiunturale, ma
in presenza di una crisi sistemica la domanda spontanea è: Possiamo
continuare a configurareil Sistema emendabile? Forse sarebbe il caso
di ritirare fuori argomenti, analisi “cassetta degli attrezzi” che
pensavamo desueti. Entrare nella modernità a ritroso. Le letture
“giovanilistiche”, semiculturali, un po di “moda” sono state travolte
dalla realtà incombente. La soluzione è di radicale rottura.

 

Alfonso De Amicis

Pubblico Impiego ultimo atto

studenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo Renzi e la signora Madia preparano l’assalto contro il Pubblico
Impiego. Lo fanno attraverso una lettera ai dipendenti pubblici e con la
minaccia dal titolo “vogliamo fare sul serio”. Una minaccia che piove sul
bagnato. Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno
scherzato affatto. Infatti abbiamo i contratti collettivi (che brutta
parola! aboliamola)bloccati da decenni, così come è bloccato il turn-over.
Tutti i governi del “fare” hanno messo alla porta – per non averli
stabilizzati – migliaia di precari creando danno ai lavoratori e ai
servizi. Siamo tutti d’accordo che la PA cosi com’è non funziona. Tuttavia le
intenzioni di questo governo, così come di quelli precedenti, è tutta
concentrata sulla ulteriore privatizzazione sia dei rapporti di lavoro che delle
funzioni e dei servizi. Trent’anni di politiche neoliberali non hanno
ridotto il debito pubblico, non hanno avuto effetti benefici sul salario
dei lavoratori, non hanno migliorato l’efficienza e l’efficacia della PA.
Nel linguaggio di Renzi e Madia dominano retorica,  luoghi comuni e slogan.
Così è ancora più goffo il tentativo di scavalcare ogni forma di
rappresentanza affidandosi a “lettere e missive” – con un forte connotato
demagogico –  e a forme di comunicazione di sapore autoritario e “ducesco”.
L’abolizione dei corpi intermedi della mediazione va di pari passo alla
riscrittura delle forme costituzionali.

Quando si parla di punti di vista vengono in mente la condizione di intere
provincie del sud Italia prive di ospedali, di vie di comunicazioni
(attenzione: non Grandi Opere) abbandonate da anni, a causa anche di
ritardi  e inefficienze che possiamo toccare con mano. Poi vediamo i costi
incontrollati dei global service esternalizzati, e pensiamo ai loro
lavoratori sfruttati e sottopagati che potrebbero essere tranquillamente
assunti dallo Stato o dagli Enti Locali con una paga dignitosa, se solo ci
fosse un vero interesse di fornire servizi migliori a tutti i cittadini e
se non ci fosse, come noi sospettiamo, l’intenzione di smantellare
definitivamente l’apparato pubblico.

“Allora il problema non è quello dei costi del servizio pubblico, non sta
nell’incapacità del pubblico di garantire i diritti dei cittadini bensì
nelle assurde logiche di una politica partitica che ha piegato ogni atto
pubblico alla ricerca del propria interesse/consenso. Il problema sta
proprio nella politica dei redditi concertativa e nella rinuncia ad ogni
rivendicazione attraverso il conflitto, sta nella politica compiacente dei
soliti sindacati confederali che hanno co-gestito le privatizzazioni anche
quando il loro costo sociale ed economico è risultato pesantissimo”(Cobas
Pubblico Impiego). Paradossalmente l’attuale Governo propone ulteriori
tagli ai permessi sindacali riducendo ancora di più agibilità e democrazia
dopo che i predenti governi avevano già provveduto a ridurre gli argomenti
di contrattazione, ecc.. L’antica regola del “dividi et impera” funziona
sempre.

In tal senso bisogna stare con occhi vigili e orecchie potenti circa le
prossime mosse del Comune dell’Aquila sul problema delle Municipalizzate,
in particolare sulla gestione dei rifiuti.
Insomma dietro questi luoghi comuni, dietro la retorica di parole d’ordine
ridondanti e con il pretesto di una crisi economica ancora incombente, c’è
la volontà di chiudere con qualsiasi politica pubblica e privatizzare
quanto più possibile.

Trattasi di un ulteriore tentativo per frenare una crisi di valorizzazione
del capitale e disciplinare, attraverso la crisi e la deflazione, tutto il
mondo del lavoro.
Pubblico o privato non fa differenza se non nella propaganda
di mettere gli uni contro gli altri. Si vogliono eliminare gli sprechi?
Bene. In alcuni casi basta vedere gli investimenti pubblici destinati
alla scuola privata, alle cliniche mantenute in piedi per compiacere
le solite baronie o alle cliniche private mentre aumentano le lunghe file
di attesa per visite mediche e diagnostica. Non ci vuole molto a
rovesciare queste situazioni drammatiche per lavoratori e cittadini.
Abbattere le liste di attesa assumendo medici ed infermieri, accrescere
la prevenzione, assumere insegnanti e ridurre il numero di allievi nelle
classi, ristrutturare o costruire nuove scuole pubbliche, risanare l’intero
territorio nazionale sempre più fragile e pericoloso sono le uniche
risposte possibili e strutturali nei confronti della crisi e per una
effettiva riformulazione del ruolo e delle funzioni pubbliche, ovvero
universalistiche, e dei suoi lavoratori.

Questo Governo propone ancora nuovi processi di privatizzazione e magari
ottantamila e passi tagli occupazionali mentre il debito pubblico, ci
permettiamo di sottolineare, invece di diminuire crescerà ancora così come
sta attualmente crescendo nonostante le gravose politiche di austerità
espansiva che tutti i governi di centrosinistra e centrodestra hanno
meticolosamente applicato.

 

Alfonso De Amicis e Tina Massimini

De Amicis: Usi civici opportunità di lavoro

alfonso

 

 

 

 

 

Le terre pubbliche, le terre gravate da Uso Civico potrebbero rappresentare una ocassione, un elemento certo di lavoro. La regione Umbria ed in forma diversa la regione Lazio si sono dotate di strumenti legislativi e regolamentari affinchè l’agricoltura e tutto il sistema silvo pastorale, messo a disposizioni di singoli giovani o “imprenditori” compresi tra i 18 e i 39 anni possa rappresentare un momento importante alla crisi sociale ed occupazionale che attanaglia l’intero paese.

Le terre non possono rimanere incolte, sono una risorsa preziosa: si può costruire una nuova economia che crea lavoro e sviluppo e difende l’ambiente. I terreni possono essere concessi in affitto per un periodo di 15 anni con la possibilità di rinnovo dell’accordo per altri 15 anni. In questo modo sarà possibile rigenerare terre che altrimenti resterebbero incolte regalando nuove possibilità di lavoro.

Non capisco il motivo per cui anche qui da noi non ci si possa e debba dotare di una legge organica in materia. Ciò costituirebbe una riconquista della civiltà contadina, e metterebbe una pietra tombale alla demagogia imperante in tema di demanialità e conservazione del territorio.

 

Alfonso De Amicis Ross@ L’Aquila

 

usi civici

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Possiamo ben dire che la giuridicità degli usi civici hanno
rappresentato nei tempi antichi una forma di "socialismo primitivo".
Una possibilità per poveri e poverissimi di avere, di attingere ad una
risorsa fondamentale per il sostentamento della propria famiglia. Il
riordino posto nel 1927 durante il fascismo, più che un tentativo di
razionalizzazione rappresentò il primo passo per una sorta di
abolizione dell'universalita delle terre demaniali. Oggi
l'Amministrazione separata di Tempera in nome dell'oggettività della
legge "pretende" il reintegro di parte di questi fondi. In nome di
cosa? Presunte cooperative di giovani si affaccerebbero su un
orizzonte di un lavoro incerto per il futuro. Soldi da richiedere
all'Europa per far cosa? Tutto naturalmente in nome della, sempre
oggettività della suprema Lex. Divina. "...Che io non darei da
amministrare furché alla Giustizia la quale la governasse con leggi
preordinate, immutabili e di inesorabile fatalità" (Ugo Foscolo).
Reintegrare parte di questo territorio, quindi riappropriarsi di fondi
di chi non ne ha diritto. Tuttavia, ci sono altrettanto occupatori che
nel corso degli anni hanno manutenuto e valorizzato quei terreni e
quindi hanno pieno diritto a chiedere la legittimazione degli stessi.
Un polverone per pochissimi fondi. Inoltre lascia sconcerto l'utilizzo
che si vorebbe su un demanio così importante. Investire anche in loco
su tartufaie. Siamo già in presenza di un paesaggio agrario fortemente
modificato, dove l'ultima scoperta produttiva ha fortemente preso
posto sulle vecchie colture, condizionando l'economia agricola di
ultima generazione. Ormai c'è la "dittatura" dell'offerta di
quest'ultimo prodotto. Forse sarebbe il caso di rivedere l'intera
materia del Damanio Universalistico, per un suo uso collettivo. Per
l'affidamento di tutti i terreni, agricoli, boschi, casali a giovani,
per un recupero di saperi contadini, per un recupero di vecchio
colture, per rilanciare forme di produzioni desuete. In questa
direzione altre regioni si sono mosse mettendo a punto leggi e
politiche che coniugassero la preservazioni degli Usi Civici e il
forte tentativo di rispondere ad una crisi occupazionale senza
precedenti. Altro è solo una forma di propaganda.

Tempera, 25 febbraio 2014                           Alfonso De Amicis

Fuffi

gattaccio










Fuffi, una gatta bellissima con un pelo lucido, splendente. Nera con
delle macchie bianche. Una si stagliava sul suo musetto come una
maschera, tale da renderla particolare, un gatta silvestra.Ha vissuto
ininterrottamente con noi fino al 3e 31 del 6 aprile 2009. Viveva tra
casa e natura. Catturava topi, "zoccole", lucertole, saettoni,
biacchi. Casa e campagna come si conviene a chi non aveva mai perso
l'istinto del felino. Felina, ma dolce carezzevole come si addice ad
una regina della casa e dei dintorni. Guai ad alzare la voce o
minacciare un presente, si irritava e minacciava l'energumeno. Le
mancava la parola. Oggi fuffi non c'è più. Morta nella solitudine di
un paese scomparso. Non volle venire nella nuova dimora. Non volle
essere persuasa alla "nuova vita". Preferì la stalla di Gino al "nuovo
mondo". La sua regalità non verrà mai dimenticata. Sei stata amata.

Tempera, 19 febbraio 2014            Alfonso De Amicis

Riflessioni di Alfonso De Amicis

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Di Alfonso De Amicis

Le dimissioni di Cialente sembrano svanire nella nebbia di questo
frabbraio aquilano.
In un momento di massima espressività, quasi sentendosi Gesù nel
tempio, il sindaco disse; "Io mi sono speso soprattutto per gli
ultimi" Pronunciò queste Sante parole nel mentre si accingeva a
raccogliere le sue carte, il giorno dopo le annunnciate dimissioni.
San Massimo disse che gli ultimi saranno i primi. Passarono pochi
giorni ritirò le dimissioni. Finalmente sussurrai tra me e il
sottoscritto.Sarà forse la volta buona che gli ultimi diventeranno i
primi. Nutrii dentro il mio cuore la certezza che oltre il giusto
impegno per il Centro della Città anche le frazioni si
avviassero(magari pian pianino) verso una giusta ricostruzione. Manco
a parlarne. San Massimo si perse nelle strade dell'Aeroporto(Sic) di
Preturo. Anche qui nella terra di Amiternum se non interviene il
Pubblico il privato non decolla. Robba da Tarramutu. Modernità Liquida

Società Civile

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Di Alfonso De Amicis

Confesso che ho difficoltà a discutere politicamente della situazione
aquilana. Le mura alte 2912 impediscono una fluida circolazione del
confronto. In queste valli è facile camminarci. Difficile per le
parole avere il senso di una definizione politico-istituzionale.Il
post modermo, il post lavoro ha preso il sopravvento su tutto. Non c'è
Pizzarotti docet. La prima immagine è quella meno veritiera. Dietro
una immagine c'è ne un'altra e così via di seguito. Probabilmente
l'ultima è quella più veritiera. Che cosa è la cosiddetta società
civile aquilana? Esiste? E se esiste, quale le sue forme, la sua
espressività? Facciamoci alcune domande, e se possibile diamoci delle
risposte. Senza andare per le lunghe e volendo prendere per buono
alcune fattualità di nuovo conio: la storia inizia il 6 aprile 2009.
L'Epifania ma senza re magi. Prima l'occupazione del territorio, soft,
musicale, mangereccia, e...molto operativa. Qualche contestazione, ma
l'ingranaggio funzionava ed ha funzionato perfettamete
perfettamente.Le vicende oggi di Amburgo hanno appreso, attinto dal
comando e controllo aquilano. Li in terra tedesca si sono spinti in
terra "nemica". Poi i primi problemi. Le manifestazioni, le
contestazioni, la raccolta delle firme per una iniziativa di Legge
Popolare per la Ricostruzione dell'Aquila. Non si raggiunse il minimo
indispensabile, 50000 firme. Molti, moltissimi, aquilani non hanno
firmato. Una ventata, via il fumo di un fuoco poco vivace. Poi la
manifestazione Nazionale con una forte presenza "estera".
L'occupazione dell'autostrada, le manifestazioni delle "carriole". La
manifestazione a Roma. Cosa ha sedimentato tutta quata attività? Quale
risveglio civico rispetto ad un passato recente e remoto? Il vecchio
sopravanza un nuovo che non è mai nato. La crisi politica
istituzionale dell'Aquila andrà avanti in presenza di questa
amministrazione, ed eventualmente in presenza a delle nuove. In tal
senso, devo confessare che tutta la vicenda delle carriole non mi ha
mai convinto. Forse molto moderno sul piano comunicativo,
politicamente un po opachi, tanté che la capitalizzazione fu
sapientemente sfruttata da "Zizzetto" Lolli  e compagnia
cantando.Nelle circostanze date la riflessione si è spostata su due
dilemmi: Sessualità, posizione della carriola infuocata, e le
considerazioni, ironiche di Honoré di Balzac sulla ossessione piccolo
borghese circa  le abitazione nella Parigi ottocentesca. Un movimento
individualista -proprietario tipico di una città piccolo
borghese.Immota Manet. La società civile non esiste. E' una
astrazione. A meno che non mi si spieghi: società civile è lo studente
fuori sede? L'operaio che perde il lavoro? L'operaio della Menarini,
della Dompè? I giovani presi per il tulo che hanno lavorato alle
macerie? Gli studenti? O magari i Padroni dell'edilizia, i proprietari
della case sfitte mai messe a disposizione dei propri concittadini più
sfortunati? Costoro sono un unicum o rappresentano interessi di
condizioni e cultura differenti? Diamine un po di chiarezza. Confesso
ulteriormente che cerco di leggere la realtà attraverso strumenti,
"cassetta degli attrezzi" che a molti possono apparire desueti.Anzi
per molti sono "antichi". Tuttavia molti di costoro devono delle
spiegazioni plausibili sulla crisi in atto. L'Aquila paga due volte
questa condizione. Le poche righe scritte in fretta "veloci, con
crampi allo stomaco".  Sono sopraggiunte pensando agli scrtti di Marx
sulla criminalità e L'Ideologia Tedesca. La criminalità da al potere
la capacità di sviluppare le forze produttive, e l'opportunità di
rinnovarsi nei suoi aspetti istituzionali.Magari nascondendoli.
L'deologia tedesca offre una ulteriore lettura  complementare la dove
esorta a riflettere "che le idee dominanti sono le idee delle classi
dominanti". In tal senso la storia di questa contrada è ancora tutta
da scrivere. Avremo tempo di ritornarci perché le vicende di questi
giorni offrono riflessioni più complesse e i cui risvolti
istituzionali sono solo all'inizio.

Pensierini di Alfonso De Amicis

 

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Di Alfonso De Amicis

 

Aquila, non è stata mai ferma. E' stato tutto un ribollir (di
vino...?)di costruire, fare disfare, puntellare. Nel mezzo di questo
camminar, li, nella parte ovest della città è sorto il "Borgo delle
Rondini". Esso, lui, si è popolato. L'ex assessore alla cultura li
trovò ricovero, e li trovò ispirazione per una rilettura della
percocanza. Li trovò ricovero, si anch'esso lo specchio pensiero.
Evidentemente è un borgopensiero. Pur tuttavia (o tuttastrada) nel
west abita l'amico intimo Manieri Marcello di Cappello per L'Aquila
senza ispirazione alcuna. Medita di trasferirsi nel Borgo.
W L'Aquila, W la ricostruzione, W L'Aquila Calcio, W il Maotestung Pensiero.

Do ut des Riflessioni

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Di Alfonso De Amicis

 

L'Alba. Un cielo stellato sovrasta le montagne circostanti la città
dell'Aquila. Sotto una nebbia fitta impedisce lo sguardo verso la
splendida farfalla illuminata dal sol dell'avvenire. La nebbia c'è ma
non si vede. E' la volta buona per una retata verso topi
d'appartamenti che svuotano la ricostruzione. La solita "banda" del
buco. Io do una cosa a te affinché tu ne dia una a me. Come nel film
di Toto' "Gli Onorevoli". Fantastico! O grottesco? Che dire? Cosa dirà
il popolo? "Era meglio quando c'era il Commissario". "Elezioni subito!
Cambiamo aria!" Che sei Popolo? Re, Cardinale, Papa?  "No! Allora
statte zitto". C'è qualcuno che pensa e crede che la società civile
sia migliore di quella politica? si accomodi. Un rimedio? Ho una
difficoltà di sintonizzazione con questa specie di realtà. Tuttavia ho
dei ricordi tangibili dell'Aquila da bere. Lo struscio dei politici,
con relativocodazzo sotto i Portici. Più numeroso era il codazzo, più
potente era il politico. L'aquilano medio è stato sempre affascinato
ed al contempo servile verso questo potere. Cosa è cambiato oggi
rispetto a ieri? Soprattutto come ne usciamo? Bella domanda eh! Forse
un ragionamento su cosa sia e su cosa deve essere la democrazia
potrebbe essere un primo ragionamento da intraprendere.