10 febbraio 1898: nasce Bertold Brecht.

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10 febbraio 1898: nasce Bertold Brecht. Nsce ad Augusta uno dei più
famosi drammaturghi del XX secolo.

"Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti
erano occupati".

"Di tutte le cose sicure, la più certa è il dubbio"

Brecht da giovane ebbe non pochi fastidi, egli infatti si mostrò
subito critico e dubbioso. In un mondo fatto a scala, le certezze
erano un obbligo ( oggi ancora più di ieri)

"Prima viene lo stomaco, poi viene la morale.
Il suo impegno come militante comunista fu limitato, ma il suo essere
intellettuale di sponda è senz'altro un raro esempio di "organicità"
con la classe. Un intellettuale militante. Stabilitosi in Germania Est
subito dopo la guerra fondò il teatro Berliner Ensemble. Non ebbe
rapporti sempre distesi con il partito comunista della DDR, tanto che
diverse sue opere furono vietate. Muore il 14 agosto 1956. Fu sepolto,
secondo la sua volonta senza cerimonie in un angolo vino alla strada
del cimitero di Chausseestrstrasse.

"Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi"

10 febbraio 2014 Il Duca Gagliardo della Forcoletta

L’Aquila-Salernitana 1-1 le pagelle

 

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Di Alessandro Mellone

Testa 6- attento tra i pali viene punito a due minuti dal 90’ da Bianchi, lo si incolpa di non uscire sulla punizione che porta al goal il centrale campano, forse è così, ma sul goal è il meno colpevole della difesa. Più luci che ombre.

 

Scrugli 7  macina chilometri ed avversari, si conferma in forma strepitosa. Se continua così, a breve, questa categoria gli starà stretta. Pistone!

 

Zaffagnini 6 meno brillante del solito fornisce una prova sufficiente. Con Pomante di fianco resta comunque una certezza.

 

Pomante 7  il Capitano segna ancora una rete decisiva, purtroppo vale solo un punto stavolta. Vero e proprio perno di questa squadra. Bomber!

 

Dallamano 6 meno gagliaro del collega di reparto, si fa bruciare da Bianchi sulla rete del pari, si riscatta poco dopo servendo su punizione la palla della vittoria a Libertazzi, che sciupa. Si può dare di più.

 

Agnello 6  partita meno ‘arzilla’ rispetto alle sue ultime uscite, ci sta dopo aver giocato gare su terreni al limite del paludoso per uno che torna in attività da un infortunio serio come il suo. Un po’ in riserva.

 

Corapi 7 come spesso gli capita parte quasi in sordina per poi dettare tempi, geometrie ed assist, purtroppo sprecati, ai suo compagni. Peccato il fallo da cui scaturisce il pari, sarebbe stata un’altra prova perfetta. Professore.

 

Del Pinto 6+ come al solito tanto atletismo per l’aquilano di Scoppito, stavolta manca un po’ di lucidità sotto porta ed in qualche appoggio ai compagni. Generoso ed impreciso.

 

De Sousa 6+ si danna l’anima all’inizio per trovare posizione e modo di colpire gli avversari giocando da esterno offensivo, cala un po’ col passare dei minuti. Positivo.

 

Libertazzi 5.5  stavolta il goal vittoria se lo divora, a suo merito il fatto di farsi trovare ancora una volta smarcato a pochi passi dalla rete avversaria, ma l’errore è grave in quanto decisivo, si riscatterà sicuramente. Insufficiente.

 

Pià 6- crea difficoltà a Gori con un bel tiro da fuori area, però appare un po’ fumoso nel ruolo di centravanti. Con la sua tecnica ci aspettiamo di più.

 

Frediani 6-  il talentino giallorosso gioca dal primo minuto, come invocavano molti tifosi, parte bene, ma stavolta non sa essere decisivo e frizzante come al solito. Gli manca un po’ di spunto e cala anche lui col trascorrere dei minuti. Prova non totalmente sufficiente stavolta.

 

Gallozzi 6 entra subito in partita. Serve a Pià un bel pallone al limite dell’area dopo una lunga sgroppata. Sufficiente il suo apporto alla gara. Buona alternativa.

 

Maltese 6- dimostra di essere un giocatore tecnico e anche di non trovarsi a suo agio come esterno nel centrocampo a tre. Da rivedere.

 

Pagliari 6+  la squadra gioca bene, concentrata e sfiora una vittoria importantissima, ma come col Benevento di nuovo fa l’errore di tirarsi troppo dietro e seppur stavolta concede solo palle inattive alla Salernitana, il pari arriva come una sentenza ancora una volta.

 

Curva Sud 8  prestazione maiuscola della Sud aquilana. La Curva canta dall’inizio alla fine con intensità, calore e colore. Curva che merita una squadra da primissimi posti e i tre punti contro i campani, sarà per la prossima.

Mettere subito in sicurezza la curva killer tra Barisciano e Poggio Picenze

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Da anni i cittadini dei paesi collegati con il capoluogo dalla SS17  segnalano la pericolosità della curva posta al termine del lungo rettilineo che da Barisciano porta a Poggio Picenze. Da sempre quel tratto di strada ha visto il susseguirsi di incidenti con cadenza settimanale, alcuni dei quali mortali.

Per mettere in sicurezza la curva killer basterebbero solo pochi lavori di sbancamento per allargarla e addolcirne l’angolazione. Così com’è oggi, stretta e ad angolo retto rappresenta un imbuto per gli automobilisti che si trovano a passare. Si attivi immediatamente l’Anas per posizionare una segnaletica adeguata e poi per avviare i lavori.

E’ triste dover constatare che la città capoluogo d’Abruzzo debba essere collegata con Pescara e altri importanti centri della regione in questo modo indegno. Nei prossimi giorni scriveremo all’Anas e a tutti gli amministratori del territorio per risolvere un problema che riguarda la sicurezza stradale e di conseguenza la tutela dei cittadini.

Goffredo Juchich

Segretario Comunale Prc L’Aquila Circolo A Casamobile

Anpi e Ampia il 10 Febbraio per la Giornata del ricordo

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In occasione della “Giornata del ricordo” (celebrazione nazionale istituita con la legge 30 marzo2004 n. 92 per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata) l’ANPI e l’ANPPIA dell’Aquila organizzano un incontro dal titolo: “Il nazi-fascismo, la guerra imperialista italiana sul confine orientale, le foibe: conoscere la storia per capire la realtà”con l’obiettivo di riflettere su questa drammatica vicenda nel quadro degli avvenimenti storici che coinvolsero quelle popolazioni sin dal primo conflitto mondiale, poi con l’avvento del fascismo e il tentativo di annessione del territorio jugoslavo, infine con la seconda guerra mondiale e le scelte Alleate sui confini nord orientali dell’Italia.

In questo quadro e senza reticenze si affronta la tragedia delle foibe che per troppi anni nel dopoguerra – anche per speculazioni politiche da parte della destra – è stata sottovalutata.

A partire dagli anni ’90 la ricerca storica si è sviluppata coinvolgendo anche le istituzioni: e nel 1993 i Ministeri degli Esteri di Italia e Slovenia istituirono una commissione congiunta storico-culturale che dopo 7 anni approvò all’unanimità una relazione fondamentale per inquadrare il dramma delle foibe nel contesto storico.

Nel corso dell’incontro promosso da ANPI e ANPPIA, oltre a documenti, testimonianze e interventi, verrà proiettato Fascist Legacy (“L’eredità del fascismo”) un documentario sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante la seconda guerra mondiale, realizzato nel 1989 dalla BBC (regia di Ken Kirby) con interviste agli storici Claudio Pavone, Giorgio Rochat e Giovanni De Luna.

L’appuntamento è per lunedì 10 febbraio 2014, alle ore 18 presso la Sala convegni dell’Hotel 99 Cannelle all’Aquila.

 

Domani Antiproibizionisti in piazza a Roma

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di Va. re. – il manifesto

Otto anni fa entrava in vigore una delle leggi più liber­ti­cide in mate­ria di droga mai appro­vate in un regime demo­cra­tico, la così detta Fini-Giovanardi. Otto anni dopo gli effetti sono gli occhi di tutti: cri­mi­na­liz­za­zione dei con­su­ma­tori di sostanze, aumento degli ingressi in car­cere per reati legati agli stu­pe­fa­centi, nes­sun serio intral­cio agli affari delle nar­co­ma­fie. Una legge nata da una for­za­tura isti­tu­zio­nale, inse­rita d’urgenza nella decre­ta­zione legata alla sicu­rezza delle olim­piadi inver­nali di Torino.

La Fini-Giovanardi nasce nel clima della guerra alla droga di Bush junior che det­tava la linea in tutto il mondo. Ora che quella guerra è stata persa sono­ra­mente, il dogma del proi­bi­zio­ni­smo viene messo in discus­sione a livello glo­bale. Negli Stati uniti diversi stati vanno verso la lega­liz­za­zione e la ven­dita di mari­juana sotto il con­trollo dello stato, come accade da qual­che set­ti­mana in Colo­rado, l’Uruguay di Mujica ha intra­preso con deci­sione la stessa strada. Obama con­fessa can­di­da­mente di aver fumato spi­nelli, pec­cato di gio­ventù ammette, e apre al dibat­tito sulla legalizzazione.

L’11 feb­braio la Fini-Giovanardi pas­serà al vaglio della Con­sulta, men­tre sabato pros­simo il movi­mento anti­proi­bi­zio­ni­sta tor­nerà ad occu­pare le strade di Roma con una street-parade nazio­nale. «Sono stati anni di resi­stenza — rac­conta Mefi­sto, una delle voci sto­ri­che dell’antiproibizionismo ita­liano — ma una legge assurda e ingiu­sta ha creato gli anti­corpi a se stessa nella società che l’ha subita. E’ ora di cam­biare direzione».

Tutto si è rimesso in cam­mino lo scorso 15 dicem­bre quando al cen­tro sociale romano Forte Pre­ne­stino asso­cia­zioni e realtà di base da tutta la peni­sola si sono incon­trate per deci­dere di tor­nare in piazza assieme. L’appello «Ille­gale è la legge» a quel punto ha rac­colto cen­ti­naia di firme: ci sono per­so­na­lità dei par­titi della sini­stra, asso­cia­zioni anti­ma­fia e per il rispetto dei diritti umani, arti­sti e intel­let­tuali, pazienti che chie­dono di avere il diritto di curarsi con l’erba, reti stu­den­te­sche e sociali. «Il fronte anti­proi­bi­zio­ni­sta si è allar­gato in que­sti anni, non è più solo lo slo­gan di una mino­ranza. Il proi­bi­zio­ni­smo forse è già mino­ranza nella società reale anche se non è così nei palazzi», spiega ancora Mefi­sto aggiun­gendo che «non basta di certo can­cel­lare la Fini-Giovanardi per ripri­sti­nare la situa­zione pre­ce­dente, ma que­sta legge può dav­vero essere giu­di­cata inco­sti­tu­zio­nale, come già acca­duto in tante sen­tenze di tri­bu­nale. Anche l’Europa ha richia­mato il nostro paese per­ché le Fini-Giovanardi va con­tro le diret­tive comu­ni­ta­rie in materia».

Alla con­fe­renza stampa è inter­ve­nuta anche Vale­ria Grasso, impren­di­trice sici­liana che ha detto no al rac­ket e che ora vive sotto scorta, che ha spie­gato le sue ragioni d’adesione alla mani­fe­sta­zione. «Prima l’idea di lega­liz­zare la can­na­bis mi sem­brava una fol­lia, poi mi sono docu­men­tata e ho cam­biato la mia opi­nione. La lotta alla mafia si con­duce anche attra­verso una poli­tica diversa legata alle sostanze». Lotta alla mafia e al nar­co­traf­fico, libertà di scelta, crisi eco­no­mica e pos­si­bi­lità di svi­luppo: sono tante le ragioni dell’antiproibizionismo. Tra que­ste il rap­porto tra leggi liber­ti­cide in mate­ria di dro­ghe e car­cere. Patri­zio Gon­nella, pre­si­dente dell’associazione Anti­gone, sot­to­li­nea come «è irri­man­da­bile dimi­nuire il flusso in ingresso nelle car­ceri, il cosid­detto svuota car­ceri è asso­lu­ta­mente insuf­fi­ciente ed è asso­lu­ta­mente neces­sa­rio modi­fi­care la legi­sla­zione sugli stu­pe­fa­centi. E’ un bat­ta­glia che si può vin­cere gra­zie anche al dibat­tito pub­blico inter­na­zio­nale che si è aperto e al pas­sag­gio costi­tu­zio­nale dell’11 feb­braio». L’appuntamento è per sabato 8 alla Bocca della Verità, a Roma.

Maggio 1919 Antonio Gramsci‏

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Maggioranze e minoranze, riforme e rivoluzioni, parole
arcaiche e vuote di senso, se il senso deve essere quello tradizionale
registrato dai libri e definito negli atti dei congressi.
        
Non esistono maggioranze e minoranze: esiste il caos sociale.
non esiste più possibilità di riforme; dove non c'è nulla, anche il re
perde i suoi diritti, immaginate il riformista! Il riformismo è un
lusso dei tempi di abbondanza, è prodigalità di Epulsone verso Lazzaro
affamato.... Esiste un'organizzazione logorata e arruginita: il
complesso degli istituti degli istituti economici, politici e morali,
generati dalla struttura economica della proprietà privata
capitalistica, lo Stato nazionale parlamentare. Essa non riesce più a
contare i suoi aderente, che la disertano, che evadono interroriti o
nauseati  dal suo dominio. La maggioranza della borghesia è un mito
sguaiato...  La finzione giuridica del contratto statutario di
convivenza pacifica fra le classi e i ceti in concorrenza legale per
la conquista dello Stato è irremediabilmente caduta."
 
        Antonio Gramsci "L'ORDINE NUOVO"
 
           Postato per voi affinché ne facciate buon pro'
 
                IL DUCA GAGLIARDO DELLA FORCOLETTA

Italo Grossi

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Poesia di Nando Giammarini

 

Era un politico, onesto sensibile e originale

Dialettica chiara un colto linguaggio

Che ben sapeva districarsi tra il bene e il male

In ogni circostanza si distingueva il suo messaggio

Uomo di umiltà e di bontà che tanto vale

Persona di correttezza infinita, uomo saggio

Difendeva i meno abbienti con fermezza ma pacato

Senza arroganza , modesto ed educato.

Di Italo Grossi nessuno si è dimenticato

Io lo ricordo con immenso affetto e con piacere

Tante le prove di correttezza egli ci ha lasciato

Le diffondiamo ai quattro venti, è nostro dovere

A difendere la verità aognun di noi ha insegnato

Illustre uomo di coerenza e nobili maniere

Trasmetti ai giovani esempi di vita e gloria

che di te fanno luminosa storia.

Qui si fa sosta è davvero obbligatoria

Che di generosità sei stato modello

Perciò lunga sarà la cronistoria

Ti antepongo davanti a questo o a quello

Senza alcuno sforzo di memoria

Passato l’inverno arriva il tempo bello

In vita sei stata persona giusta e onesta

Memore in Abruzzo il tuo ricordo resta!

Stop omofobia, l’Ue tuteli i diritti omosessuali

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Il par­la­mento euro­pero ha appro­vato una riso­lu­zione con­tro l’omofobia e sol­le­ci­tato Bru­xel­les una sorta di tabella di mar­cia per arri­vare a garan­tire in tempi certi la tutela dei diritti fon­da­men­tali delle per­sone lesbi­che, gay, bises­suali, tran­sgen­der e inter­ses­suali. La riso­lu­zione, non legi­sla­tiva, è stata appro­vata con 394 voti a favore, 176 con­trari e 72 asten­sioni. «L’omofobia non deve più essere tol­le­rata in Europa», ha detto la rela­trice della riso­lu­zione, la verde austriaca Ulrike Luna­cek. Stra­sburgo «con­danna con forza qual­siasi forma di discri­mi­na­zione legata all’orientamento ses­suale e all’identità di genere» e «deplora viva­mente che i diritti fon­da­men­tali» di omo­ses­suali, tran­sgen­der «non siano ancora sem­pre pie­na­mente rispet­tati nella Ue». Per que­sto i depu­tati chie­dono alla Com­mis­sione Ue di pre­sen­tare una chiara stra­te­gia anti-discriminatoria e pro-integrazione da decli­nare nella scuola (no al bul­li­smo), al lavoro e nella sanità (eli­mi­na­zione dalla list dell’Oms della tran­ses­sua­lità come disturbo mentale).

Un po’ di realtà

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di Luigi Fiammata

 

Alla fine del 2013, gli Iscritti al Centro per l’Impiego de L’Aquila, erano 23.310.

Il Centro per l’Impiego de L’Aquila, serve l’area che va, più o meno,  da Montereale a Capestrano, dove vivono circa 106.000 persone; gli Iscritti al Collocamento, quindi, sono il 21,88% dei residenti.

 

Tra il 2009 e il 2013, il numero degli iscritti al Centro per l’Impiego è cresciuto di 6980 unità, un aumento del 42% circa.

Il 52% degli Iscritti al Centro per l’Impiego è donna.

 

Circa il 38% degli Iscritti al Centro per l’Impiego è diplomato; circa il 9% è laureato; il 30% circa ha, come titolo di studio, solo la scuola dell’Obbligo.

 

Al 31/12/2013 , risultano iscritti al Centro per l’Impiego, da più di 24 mesi,  4115 persone ( il 17% del totale degli iscritti, circa; di questi, 1671 sono maschi, e 2444 sono femmine. Dal 2009, i maschi in questa specifica condizione, sono aumentati dell’81%; le femmine sono aumentate del 102%.

 

Dal 2009 ad oggi, gli avviamenti al lavoro, sono passati da 9322 a 10309, con un aumento del 10,5%.

Nello stesso periodo, le cessazioni dei rapporti di lavoro, sono passate da 9693 a 11515, con un aumento del 18,7%.

 

Il dato degli Iscritti al Centro per l’Impiego, provenienti da altri Paesi, ha solo una base provinciale. Si tratta quindi di un dato non paragonabile con i numeri aquilani.

Va detto, comunque, che, su base provinciale, gli stranieri comunitari iscritti ai Centri per l’Impiego, nel 2009 erano 2271, mentre nel 2013 erano 4425 ( con un aumento del 94% ); quelli extracomunitari sono passati, nello stesso intervallo di tempo, da 4063 a 6633 ( con un aumento del 63% ). Tra gli stranieri iscritti al Centro per l’Impiego nel 2013, 5370 sono donne e 5688 uomini.

 

Questi sono alcuni  numeri scelti tra quelli che il Centro per l’Impiego e la Direzione provinciale del Lavoro monitorano. E spiegano alcune linee di tendenza della nostra realtà.

 

In primo luogo, spiegano che, tra il 2009 e il 2013, gli anni della crisi globale, e italiana in special modo, L’Aquila ha vissuto e vive un peggioramento netto della propria condizione materiale. Lo si vede da tre fattori, specialmente:

  • l’aumento degli iscritti al Centro per l’Impiego, ben al di la di una crescita derivata da un incremento demografico;
  • la dinamica occupazionale costantemente negativa, nel saldo annuale tra avviamenti e cessazioni dei rapporti di lavoro;
  • l’aumentato numero di quelli che sono iscritti al Centro per l’Impiego da un tempo lungo, e che non riescono a rientrare, o entrare nel mondo del lavoro.

 

Questi dati indicano che il tessuto economico del territorio, neanche in una condizione specialissima come quella della ricostruzione post-sisma, riesce ad intaccare lo stock di Iscritti e Iscritte al Centro per l’Impiego, sia pure scontando un saldo migratorio attivo che certamente incide su questa condizione.

 

Questi dati indicano svariate criticità :

 

  1. Non vi sono state in questi anni politiche anti-cicliche, o, semplicemente, capaci di sostenere l’economia: si è discusso, sul nostro territorio, di misure come la “zona franca urbana”, o di fondi dedicati alla ricostruzione economica dell’area colpita dal sisma, e il risultato è negativo. La politica, o le forze sociali ( Sindacati e Imprese ), che hanno discusso di questo, hanno dimostrato di non aver compreso nulla di quanto accade sul Territorio e nel Paese: le Imprese che intendano assumere o investire, lo fanno a partire da considerazioni che prescindono dalla presenza di sostegno pubblico, che è comunque gradito e ricercato, ovviamente;
  2. Non vi è stata alcuna politica attiva del lavoro; né in termini generali, né specifici. Nessuna politica capace di intervenire sul fenomeno di coloro i quali da troppo tempo sono assenti dal mercato del lavoro; o sul fenomeno della disoccupazione scolarizzata o sul fenomeno della disoccupazione femminile; o su quella degli ultracinquantenni gettati nella disperazione dalle riforme pensionistiche;
  3. Vi sono state solo politiche passive del lavoro, attraverso l’uso dei cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga, che hanno prodotto e producono passivizzazione e frustrazione, umiliando le persone che, tra l’altro, non percepiscono mensilità da luglio 2013 e che, dal momento del licenziamento, non ricevono alcun ri-orientamento pubblico al lavoro; ma creando anche pericolose sacche di “lavoro nero”, necessitato, o di comodo. Queste stesse politiche sono senza prospettive reali, vista la mancanza di fondi, e l’uso dei fondi per l’area del terremoto, per tutto l’Abruzzo, e visti i progetti di riforma del Governo che sono in realtà tagli selvaggi a quel poco che oggi c’è. Queste politiche passive hanno sino ad ora consentito di non affrontare conflitti sociali: lo hanno consentito in primo luogo al Sindacato  e alla Regione Abruzzo, che si sono comodamente sdraiati sui finanziamenti nazionali, permettendo alle imprese, nei fatti, ogni libertà di ristrutturazione e di licenziamento. Arrivando al paradosso di aziende che, attraverso il ricorso alla cassa integrazione in deroga, continuano a drogare la loro competitività sul mercato;
  4. Non c’è alcun intervento di cui si avverta il peso per equilibrare la presenza di Lavoratori stranieri sul nostro territorio. Tale presenza, sta già producendo un conflitto sordo: che è quello che si gioca sul terreno della cosiddetta “sicurezza” e delle statistiche sui reati commessi nel territorio. Mentre è in realtà soprattutto un conflitto per il lavoro e sul lavoro. In presenza di una assurda politica nazionale sui fenomeni migratori, gli Enti Locali, le Forze Sociali, avrebbero il dovere di costruire seri percorsi che disinneschino la bomba sociale sui cui a L’Aquila siamo seduti. E forse è già tardi;
  5. La dinamica occupazionale costantemente negativa in questi cinque anni, non è solo il frutto di una crisi che è nazionale e globale, e sulla quale la ricostruzione non ha inciso significativamente, se non magari contribuendo a rendere più ampi e veloci i fenomeni, ma anche di una ulteriore precarizzazione in nessun modo contrastata, ma anzi favorita dagli innumerevoli strumenti che non producono un solo posto di lavoro in più ( borse lavoro, tirocini, stages etc. ), ma solo sostituzione di posti di lavoro stabili con posti di lavoro ricattabili: lo si legge in controluce anche dalla qualità degli avviamenti al lavoro nel nostro territorio: quelli a tempo indeterminato sono circa il 40% degli avviati totali, tenendo conto che anche in edilizia si avvia con contratti a tempo indeterminato, per poi licenziare con la brutta stagione.

 

Nessuno può pensare che da L’Aquila, o dall’Abruzzo, sia possibile porre in essere politiche in grado di sconfiggere una crisi economica drammatica come quella che viviamo dall’estate del 2008 ad oggi.

Ma è davvero difficile accettare che nessuna delle politiche poste sin qui in essere abbia prodotto un qualche risultato di rilievo. Nessuno dei nodi strutturali che riguardano la situazione del mercato del lavoro aquilano è stato oggetto di studio e di intervento politico o sociale. E, in verità, nessuno pare neanche essersi posto il problema.

La deregolamentazione di questi decenni, la drammatica perdita di potere contrattuale del Sindacato, l’assenza di ogni politica industriale o di serio sostegno all’economia del Paese e del Territorio, ci lasciano un campo di battaglia irto di macerie e trappole, nel quale le persone si aggirano da sole, e senza protezione alcuna, che non sia quella delle reti familistiche o clientelari.

 

Buona parte della Questione Morale, da qui nasce.

Sei aquilano se..

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di Christian Marchetti

Sei aquilano se… Sei aquilano se ti trovi all’Acquacetosa, a Roma, al Centro di preparazione olimpica del Coni che poi è il quartier generale della Nazionale di rugby, e ti senti solo come un cane in mezzo a tanta gente. Vuoto cosmico, un film polacco con sottotitoli in ucraino. Gli uomini di Jacques Brunel preparano in questi giorni la sfida alla Francia di domenica a Saint Denis, e di aquilano non si sente nemmeno un seppur vago “ju”. Sei aquilano se poi incroci Troiani, Gino Troiani, il manager azzurro, e… ‘ngulo… loco te ringalluzzisci… e gli dici: “Oh, Gi’, mbè? Che dici?” E lui: “Eh, gnende. Tu?”. E tu: “Eh, gnende”. Ma prima con Gino era diverso. Gli rubavi un quarto d’ora prima dell’intervista e cominciavi a fare discorsi del tipo: “‘ngulo, Gi’, ma sta a vede’ L’Aquilarebbi?” E lui (rammaricato): “Eh, la stengo a vede’…”. E tu: “Eh, ‘nfatti”. Oggi invece Gino, ex estremo e apertura dell’Aquila rugby, squadra con cui ha vinto gli ultimi tre scudetti, boh… che ne saccio, s’è “rezzelato”. Nel senso che l’altro giorno ha cazziato l’autore di queste righe: “Su, se dobbiamo parla’ parliamo sennò mi rimetto a fare quello che stavo facendo”. Non si parla nemmeno più in dialetto aquilano, con Gino. Che tra un po’ si farà chiamare pure Luigi… Sei aquilano se capisci perché Gino fa così. E Gino fa così perché pure issu, ju quatranu, se sente solo. Masò, che poi sarebbe Andrea Masi, non c’è più. Cioè, lui è infortunato. Era infortunato. Uno di quei guai che ci metti tanto, un ginocchio grosso come ‘nu cocommaru faceva vedere su Twitter. Ma adesso Masò è tornato e tutti, a Londra, tra gli Wasps che poi è il suo club, sono felici. Sì, ma è Londra. E sei aquilano se… se ti senti solo. Nella capitale inglese, nella stessa squadra, c’è pure Carlo Festuccia. Tallonatore, ha rinnovato da poco con il club. Gioca molto, se fa ‘nu c..u che la metà abbasta, negli intervalli degli allenamenti prepara pure la Carbonara (non gli arrosticini soltanto perché gli inglesi manco ju sanno mette ‘nu zippo ‘mmezzo a carne suscì piccola) ed è felice così. A chi scrive lo dice Luca, il fratello, che ogni tanto lo chiama per farlo sentire meno solo. Sei aquilano se, comunque, caro Carlo, ultimamente qui tra i colleghi s’è fatto il tuo nome. “Oh, riga’, Ghiraldini rischia”. “Titolare Giazzon, allora. Ma un altro convocato lo devi chiama’”. “Festuccia!” “Eh, Festuccia!” “Fermi! Brunel non sembra essere d’accordo con voi. Davanti gli ha messo Manici e D’Apice”. Sei aquilano se… poi ti incazzi pure un po’ con L’Aquila rugby, che da qualche anno non ha il vivaio rigoglioso come un tempo. Sarà che a L’Aquila jela… Scherzi a parte, di convocati nelle nazionali giovanili se ne vedono sempre meno. Tutto questo mentre i ragazzi della prima squadra tirano ju collu per via di quegli stipendi che arrivano a singhiozzo. A Natale però Marchetti ha conosciuto il presidente. Simpatico ‘na cifra, per carità, ma costretto, porello, a recitare il solito ruolo da sempre pittoresco di presidente dell’Aquila rugby: non è lui a tirar fuori direttamente i dindi, bensì questa sorta di pool di sponsor (ahahahahahahah). Una volta c’era la Cassa di Risparmio ma mo, da quando so’ diventati emiliani, chi ji capisce più quiji? E comunque la squadra gioca in Serie A, che non è più la Serie A di una volta. Oggi è una specie di Serie B e nel massimo campionato, l’Eccellenza, giocano Mogliano (campione d’Italia) e San Donà. Certo che s’è ‘mpazzito forte ‘sto mondo! Sei aquilano se ti chiedi quale fine abbia fatto Quartaroli, l’ultimo talento di livello internazionale espresso dal rebbi de noiatri. Gioca a Parma, nelle Zebre. Oddio, gioca… Ultimamente non è che si sia visto tanto in campo. Tra infortuni prima ed esclusioni dal giro della Nazionale poi. Anzi, la prossima volta glielo chiedo a Brunel: “Jacques, ma Quartaroli che fine ha fatto?” Ma poi quello lo chiamerà “Quartarolì”, alla francese, e ci sarà da ‘nguastisse. Sei aquilano se, dentro questo bar all’Acquacetosa, in attesa di parlare con ‘sti ragazzi del Norde con la maglia azzurra, ti giri verso la finestra, guardi la pioggia scendere e ti chiedi cosa sarà mai successo a quello sport che tanto amavamo e che tanto lustro ha dato alla nostra città. Boh, vallo a capi’. Gino, hai due minuti? Mi sento solo.