Parco e dintorni

alfons

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con periodicità cronica si ripropongono dibattiti sempre uguali a se
stessi (Se qualcuno nutre-giustamente- dubbi possono essere tolti
consultando i vari giornali d’epoca. Biblioteca Provinciale e
Deputazione sono li a soddisfare la giusta curiosità). Specchio fedele
di una città che fa sempre più fatica ad uscire da un quadro mortifero
e poco edificante. Cambiano i musicanti ma la note son sempre le
stesse. Quello che cambia e che gli odierni amministratori con
sicumera si postino come portatori di politica compiuta, responsabili
perché eredi di una nobile storia. Solo presunzione. Una classe
politica perfettamente renzizzata e lontana mille miglia da una
cultura-come quella del vecchio PCI- fatta di rigore culturale e
politico, di rigore etico e morale. Il Pd odierno è altra pasta. Basta
dare uno sguardo alle vicende romane e non solo. Sempre più somigliano
ai figuranti di primo conio della allora nascente Forza Italia.

Ripetono come un disco “incantato” ritornelli imparati in qualche
scuola di pubblicità. Oggi il Pd locale insiste con tragica fermezza
su una presunta attualità salvifica circa gli impianti sciistici delle
“Fontari”. La presenza del Parco sarebbe ostativa a qualsiasi ipotesi
di sviluppo. Allora vai con fiumi di parole, petizioni presunti
referendum. Vista la piega e visto l’imperante demagogia mi permetto
di suggerire un percorso meno intrigante, ma onestamente più concreto.
Essendo davanti alla complessità di leggi statali, quale è quella
della presenza istituzionale del parco Gran Sasso Monti della Laga
suggerirei ai politici locali di iniziare un percorso serio presso il
Ministero dell’Ambiente dell’Agricoltura e Foreste, Ministero
dell’Economia, ecc. in modo da porre la domanda istituzionalmente
compatibile di fuoriuscita del Comune dell’Aquila di tutto il
territorio sottoposto alla giurisdizione di competenza del Parco Gran
Sasso -Monti della Laga. Si attivi in tal senso la massima assise
cittadina per un percorso rapido e unanimemente condiviso. Nel
frattempo si chieda subito di trasferire la sede del Parco, oggi nel
vecchio Convento di S.Francesco di Assergi in altra sede. Montorio al
Vomano Castelli, Amatrice sono piccoli cittadine utili alla bisogna. E
tuttavia mi piacerebbe che al contempo e con sincerità si discutesse
di sviluppo e del perché questo vastissimo territorio aquilano abbia
avuto nel tempo una forte migrazione interna e internazionale. Solo
qualche giorno fa si è commemorato l’orrenda vicenda di Marcinelle.
Connazionali, abruzzesi morti come topi, allo stesso modo di come oggi
i nuovi migranti periscono nelle stive di infami navi. Erano tempi
allora in cui i nostri governi contrattavano le vie migratorie, dove
si invitava a percorrere nuove “avventure” a disporsi verso una nuova
vita. L’abbandono di tutti centri storici minori, la fine del mondo
contadino, i boschi non più curati e manutenuti hanno questa origine.
Una genesi frutto di uno sviluppo contorto,
contraddittorio,volutamente indirizzato su un percorso con
“equivoci”(voluti) economici e politici. Guardiamo la nostra città.

Essa ha avuto uno sviluppo vertiginoso subito dopo l’insediamento
della Sit-Siemens e del suo indotto. Contemporaneamente tutta la
vecchia agricoltura e zootecnia del circondario subiva un mutamento
profondo e incontrovertibile. Nel periodo storico dato e subito dopo
non esistevano vincoli se non quelli classicamente iscritti nelle
leggi statali di riferimento, eppure L’Aquila subito dopo la fine
dell’ITALTEL ha subito continui arretramenti, un lento ma continuo
declino. Un declino di cui l’intera elites politica si è sempre
auto-assolta. Così siamo ad oggi. E, visto che tutto cambi affinché
tutto rimanga come immutabile nel tempo, si abbia almeno il coraggio
di mettere in atto politiche che abbiano una sua coerenza con quanto
pudicamente e sottovoce pensate ma non avete il coraggio di dire.
Almeno in questo modo potremmo avere una controprova di quanto
continuamente si va affermando in convegni, petizioni, pagine
facebook, articoli sui giornali. Finalmente L’Aquila potrà alzarsi in
volo, magari partendo dall’aeroporto di Preturo per poi atterrare in
qualche limbo di terra di quel che rimane del vecchio spazio di Piazza
d’Armi. Quale miglior arma come quella di passare dalla teoria alla
pratica?

 

Alfonso De Amicis