“Sull’Europa e l’Euro”: analisi e proposta politica di Ross@

rossa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’analisi e la sintesi politica che Ross@ di seguito propone, muove dalla
propria riflessione sul tema Europa e unione monetaria. Non è nelle
intenzioni di Ross@ fare della semplice “politica culturale”, ma ritiene
che ragionare su questi temi sia già in sé un atto politico fondamentale e
necessario. L’angolo prospettico scelto ribadisce la centralità della
“questione europea” e del superamento del sistema di governance incarnato
nell’UE, come elemento chiave di una politica di emancipazione, che
contraddistingua una reale forza di sinistra e anticapitalista. Il
presupposto del ragionamento contenuto nella proposta ruota attorno al tema
della “*rottura e dell’unità*”.

*2. Teoria e forma della governance dell’unione europea: verso una nuova
forma stato.*

*Situazione*

La costruzione europea è un progetto di lungo periodo, databile almeno a
partire dalla fine della seconda guerra mondiale[1]
e di cui solo
ora incominciamo ad intravvedere la sua compiuta forma. Le prime comunità
europee traggono origine, infatti, da una precisa ideologia,
*l’ordoliberalismo[2], che pone come
principio cardine la costruzione di uno stato regolatore, basato sulla
tutela del principio di concorrenza a la salvaguardia del libero mercato. Si
tratta di una dottrina e di un’ideologia, che considera lo stato di diritto
come elemento formalizzante delle regole del gioco economico, in cui gli
unici veri attori sono i singoli, considerati come individui o imprese.

Altro elemento cardine della costruzione europea è rintracciabile nel
*funzionalismo[3] Si antepone
così la “funzione”, alla ragion di stato e alla sovranità democraticamente
intesa. Sovrana diventa la funzione, il “come si decide” (la pura gestione
di un settore in senso tecnico) e non il “chi decide”, il “perché si
decide”, verso quale direzione, a favore di quale soggetto sociale ecc. La
dimensione funzionale, tuttavia, non è mai neutra, ma è sempre a favore del
grande capitale.

*L’Unione europea *che si è venuta a creare *non è né un super stato né una
federazione,* ma piuttosto una *super struttura parastatale*,
contenente il *”con”,
il “fra” e l'”oltre”* gli stati. Una struttura che tiene insieme residuali
pezzi di classica forma stato (“con”), facendoli interagire (“fra”), ma che
allo stesso tempo è capace di creare un nuovo ordine integrato al mercato
(“oltre”). *Una struttura di “governance” multilivello: *locale, nazionale
e sovranazionale; in Italia attualmente incarnata dal Partito Democratico e
dal sistema ad esso legato.

*Sintesi e proposta politica**:*

La questione della riformabilità di questa architettura, per come sopra
descritta, è un’arma spuntata, perché la sua capacità trasformativa è già
inscritta nel sistema stesso che la costituisce: dinamicità, adattabilità
al sistema capitalistico. Per lo stesso motivo non sussiste la
possibilità di riformabilità in senso democratico ed occorre affermare
una *politica
di* *rovesciamento dell’intero sistema*:

“*Rottura con l’Unione Europea*”.

Rottura che ha la valenza di “*campo strategico*” e di “*leva contingente*”.
Questa leva si deve articolare su un piano che non sia subordinato
necessariamente a soluzioni e scenari aprioristicamente precostituiti
(ritorno alla nazione, area mediterranea, generico internazionalismo,
Europa dei popoli, ecc.).

“*Rottura con il sistema PD*”

Il PD è da considerarsi come “partito di governance”. Il renzismo é
espressione congiunturale di questo modello e non semplice partito-persona,
“premierato assoluto” o epifenomeno del berlusconismo ecc. *Il problema è
il PD e il suo sistema, non Renzi*. Con la parola sistema non si vuole
identificare solamente un’organizzazione partitica, ma tutta la sua
ramificazione in ambito sociale, culturale ed economico.

*3. L’esercizio della governance: trattati, dispositivi e nuovi apparati*

*Situazione*

*L’impianto precedentemente esposto ha trovato esecuzione in un preciso
ordinamento giuridico che si concretizza con il sistema dei trattati*. La
nozione di trattato in ambito europeo ha assunto un significato peculiare:
non si tratta di un semplice accordo internazionale tra stati, ma di un *atto
giuridico ibrido che ha valore costituzionale*. In questo senso i trattati
europei, pur non essendo ascrivibili al modello della carta costituzionale
in senso “classico”, producono tuttavia un diritto vincolante per gli stati
membri, dotato di un primato sul loro diritto interno.

*Si tratta di un sistema neo-costituzionale multilivello, che ingloba le
costituzioni nazionali e al tempo stesso le modifica*. Si può quindi a
ragione, parlare di una costituzione senza stato oltre che di una
costituzione senza popolo. Nonostante l’Unione Europea faccia meno di
questi due riferimenti (stato-popolo) – per questo essa non è definibile
come un super stato – non rinuncia tuttavia a formare un *ordine ideologico*
(individualismo, libero mercato, concorrenza, atomizzazione della società,
ecc.); dotato anche di *apparati *(per es. la rete di agenzie tecniche
chiamate a coadiuvare il processo legislativo.

In questo nuovo quadro giuridico normativo è stato inserito *l’Euro come
parte integrante e non disgiunta dei trattati (*piano Werner, controllo dei
tassi di cambio tra stati membri dell’unione, SME -Sistema monetario
europeo – e successivamente, con la creazione della BCE, in vera e propria
unione monetaria). *La creazione dell’Euro accompagna, quindi, il processo
stesso di integrazione europea e l’evoluzione stessa dei trattati*.

*Sintesi e proposta politica*

Visto quindi il carattere sui generis della costruzione comunitaria e la
particolare natura appena esposta dei trattati europei, occorre porre con
forza il *principio della forzatura e rottura dei trattati*, come *elemento
prioritario di lotta politica*, superando le limitazioni settoriali e
mirando al *loro intero impianto*.

Come portare avanti questa lotta? Sicuramente attraverso battaglie
costituzionali e referendarie che mettono in discussione indirettamente
l’impianto dei trattati e rimettono al centro l’elemento di sovranità
democratica.

Ci basta questo? No. Cominciamo ad affermare che un trattato regolante
tutta la vita economica e occupazionale di un paese o di una regione non
può essere definito semplicemente come trattato internazionale in termini
classici. *Concretamente non si dovrebbe parlare solo del ripristino di
diritti perduti, ma proporre anche un avanzamento verso nuovi principi
giuridici, come la pronuncia popolare sui trattati.*

*4. Capitalismo finanziario, debitocrazia e unione monetaria: l’euro come
strumento politico della governance*

*Situazione*

Con il 2008 ad entrare in crisi* non è semplicemente il neoliberismo, ma un
sistema in cui lo stato era sussunto nella finanza stessa*. In questa fase
il sostegno della domanda aggregata viene generata da un continuo
incremento del *debito privato* che sussume direttamente il lavoro, il
risparmio da lavoro e il debito pubblico, grazie ai processi finanziari
globali [4].
Attualmente si potrebbe avanzare l’ipotesi che sia in atto un movimento di ”
*definanziarizzazione*”[5], che
contrariamente a quanto il termine potrebbe suggerire circa un ritorno
all’economia reale, indica piuttosto il punto di intervento delle politiche
capitalistiche per attrezzarsi ad una risegmentazione dei mercati da un
lato, e dall’altro, ridurre la bolla creata dalla speculazione finanziaria
introducendo valore reale che si traduce in perdita di posti di lavoro e
perdita del welfare.

Tale nuovo processo non produce un’omogeneità globalizzata e
deterritorializzata, ma si configura nella *formazione di nuovi
blocchi (*barriere,
nuove frontiere, trattati per la creazione di aree di libero scambio, come
il *TTIP*, TPP, TISA, ecc). Emergono nuove aggregazioni geopolitiche (per
es. *BRICS*).

In questo quadro generale si inserisce l*’Euro*, come strumento di
controllo sempre più stretto sulle politiche di bilancio nazionali, sia
nella fase di finanziarizzazione (indebolimento delle monete nazionali e
concorrenza monetaria con il dollaro), che in quella attuale di
definanziarizzazione. La logica della debitocrazia perdura anche con le
recenti riforme e la manovra della BCE definita “Quantitative easing”,
volute da Mario Draghi[6].

Gli elementi di segmentarizzazione dei mercati sono presenti all’interno
della stessa UE, con processi di concentrazione di capitale in alcune aree
(Germania e nord Europa, paesi “core”) determinando al contrario, delle
aree sempre più impoverite (mezzogiornificazione europea[7] come nei paesi
mediterranei (PIGS).

Va sottolineato, infine, lo stretto legame tra l’Euro e l’ordinamento
giuridico europeo (diritto primario – i trattati – e diritto derivato –
regolamenti, direttive, comunicazioni ecc .) a cui sono stati attribuiti un
primato e un’autonomia sul diritto interno nazionale, grazie soprattutto
all’attività interpretativa della Corte di Giustizia dell’UE.

*Sintesi e proposta politica*

Essendo l’*Euro anche uno strumento di governo *e, dunque, intrinsecamente
politico, non relegabile alla mera sfera economica, *diviene prioritario
assumere una posizione definita considerandolo come l’elemento centrale,
insieme ai trattati, della battaglia politica*. *L’euro, quindi, non è
disgiungibile dall’intero impianto di governance e quindi dai trattati
fondativi dell’UE.*

*”Rottura con l’Euro”.*

Va innanzitutto ricordato che sia nel caso dell’uscita (unilaterale o
coordinata che sia), sia nell’ipotesi della permanenza nell’Unione, sempre
di “lacrime e sangue” si tratta. Non ci sono quindi soluzioni
tranquillizzanti o magicamente risolutive. Però, *assumere la battaglia
politica della rottura con l’Euro*, rappresenta un punto di precipitazione
in grado di sviluppare una consapevolezza su cosa sia l’impianto europeo e
aprire le necessarie contraddizioni per il suo superamento. È inevitabile
porsi la domanda di come qualificare il termine “rottura con l’Euro”. Esso
ha una valenza se viene inteso come un “*campo strategico*” e come “*leva
contingente*”, *unitamente del rovesciamento del sistema dei trattati*. I
due ambiti non possono essere disgiunti.

*5. Geopolitica e imperialismo*

*Situazione*

L’Unione Europea si potrebbe definire come un “*imperialismo multilivello*”.
L’UE, infatti, non è un imperialismo compatto, ma risente delle dimensioni
nazionali. Ha la capacità di mantenere un rapporto contraddittorio tra la
dimensione UE-NATO e le politiche imperialiste egemoniche nazionali, in
alcuni casi contrastano con essa. Non si può ritenere, come molti danno già
per scontato, che l’imperialismo USA sia morente, anzi occorre considerare
che a livello globale *l’UE costituisce un supporto alle azioni militari a
stelle e strisce*, soprattutto in riferimento al processo di
globalizzazione della NATO e del suo allargamento ad Est e Sud-Est e alle
politiche di allargamento della stessa UE ai paesi dell’Europa
orientale. *Tutto
questo contestualizzato nelle tendenze deglobalizzanti e di risegmentazione
geopolitica che accompagna quella economica*.

*Sintesi e proposta politica*

Cruciale in questa dinamica è porre con forza l’esigenza di uscire dal
patto atlantico sia come nazione, sia come Europa, considerando nuove
strategie di alleanze che guardino al bacino mediterraneo e all’Asia.

*”Fuori l’Italia e l’Europa dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia e
dall’Europa”*.

Inoltre, si devono appoggiare tutte quelle lotte che rappresentano
l’opposizione a questa logica imperialista, come per esempio: la *resistenza
nel Donbass, la resistenza palestinese*, ecc. In questa fase occorre
opporsi anche ai trattati di tipo commerciale, vedi TTIP, perché se pur
contestualizzati economicamente e politicamente nella logica ordoliberale e
funzionalista, sono portatori di aspetti imperialistici USA e che non fanno
altro che accentuare l’aspetto neoliberista dalla UE a discapito delle
fasce sociali più deboli (lavoratori, precari, migranti, ecc.). “*STOP TTI I
primi progetti di cooperazione fra gli stati europei risalgono, infatti, al
piano Marshall per la gestione dei fondi (ERP) degli USA, destinati
all’Europa, l’OECE (Organizzazione per la gestione della ricostruzione
economica degli stati europei), il Congresso dell’Aja (1948) da cui nacque
il Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale per la tutela dei
diritti umani, ecc

 ROSS@ L’AQUILA