Auguri dai calendari

alfonso

 

 

 

 

 

 

 

 


Girando per la città che non c’è, con i suoi abitanti che fanno fatica
anche a guardare dentro i binocoli del futuro, spesso ti imbatti in
calendari che annunciano il 2015 un anno di sorrisi e di belle
ragazze.Sorrisi e sguardi sensuali, accattivanti, di ragazze più o
meno vestite. Calendari di questo tenore ne trovi diversi e con
gradazioni morbose che la scala del comune sentire fa fatica a
comprendere. Anche da queste manifestazioni moderne capisci fino a che
punto vi è la mercificazione del corpo e dei sentimenti. Quale è la
differanza tra corpi più o meno velati e la pornografia vera e
propria? In tal senso forse è utile volgere lo sguardo sull’argomento
attraverso un’analisi culturale, sociologica e di mercato. Gli occhi e
la mente attratti dalle fotografie di donne sapientemente fotografate
farebbero bene(anche se con cautela) a spulciare il mondo della
pornografia per comprenderne l’enorme meccanismo di accumulo di soldi
e della facilità con cui si catturano sentimenti repressi. C’è una
diffusione di massa della pornografia e le spiegazioni psicologiche e
sessuali non sono sufficienti a conprenderne l’enorme espansione. Queste analisi
vanno integrate con la comprensione delle “mode” delle società
complesse con cui l’occidente maturo ne evidenzia le molteplicità di
stili di vita e di scale dei valori. Le moltiplicazioni di questi fenomeni
induce a fatti rilevanti: favorisce nell’immediato in alcuni casi, la
violenza sessuale, motivata peraltro da altri fattori, ma soprattutto
produce altri effetti quali il rafforzamento dei miti maschilisti,
riduzione della sessualità al solo scopo riproduttivo. Questa mancanza
di sensibilità  porta ad altri risultati devastanti quali quello di considerare

il ruolo sociale e sessuale della donna di sudditanza e di mera
mercificazione. Per questo è necessario comprendere e studiare il
fenomeno della pornografia cosi come va compreso la
spettacolarizzazione del corpo e dell’uso che se ne fa. I calendari ne
sono il primo proscenio, ed oggi con la televisione e gli altro
social-network questi fenomeni spettacolarizzati diventano sostanza
politica. Wilhem Reich, Marcuse,  e Guy Debord in tempi non sospetti
avevano annunciato il nostro tempo.

 

Alfonso De Amicis

 

Il Capolavoro del PD e del governo Renzi

alfons

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Jobs Act è la risposta politica che le elites italiane danno alla
crisi economica. Questa legge chiamata con lingua inglese quasi
incomprensibile è la peggiore controriforma del lavoro dal dopoguerra.
Essa sancisce la più feroce sottomissione agli imperativi della
troika. Tuttavia questo estremo tentativo di far regredire la forza
lavoro a pura merce non salverà questo paese. Non si salveranno
neanche i sindacati complici. Anche la CGIL è sulla via della
residualità. Non si può stare con i piedi in due staffe, giocando in
un ping-pong infinito, pensando che Fassina rappresenti l’alternativa.
Soprattutto non è credibile quando i suoi ex segretari o funzionari di
ieri, non di un passato remoto, hanno votato questo passaggio
parlamentare senza battere ciglio. Un paese quello nostro allo sbando
senza più fiducia in se stesso e senza una classe dirigente degna di
questo nome. Una “marca” dei grandi centri di poteri europei: Bce,
Commissione Europea, Bunsdebank. Con questi ultimi provvedimenti si
certifica con il sigillo di un governo reazionario la possibilità per
tutti gli imprenditori (padroni) di licenziare i propri operai per
motivi economici. Sembra un aspetto secondario, invece costituisce il
cuore del provvedimento. Il governo del PD a conduzione renziana
prende atto, secondo un suo “postulato della inevitabilità della
crisi” (la politica ha abdicato da un bel pezzo) e della sua durata,
quindi, vi si adegua. Così se il prossimo scenario sarà ancora
dominato da una forte recessione qualsiasi governo ha in sé gli
strumenti legislativi per farvi fronte seguendo sempre la logica del
più forte. Da un lato si concede mano libera agli imprenditori
dall’altro lato si aggrava sul bilancio pubblico, il peso di questa
scelta, adeguando il mercato del lavoro all’impostazioni di uno stato
sociale di tipo tacheriano. Il privato è libero di muoversi senza
alcuna assunzione di responsabilità, mentre il pubblico per legge deve
sostenere le dinamiche del mercato. Una siffatta società quale futuro
garantisce verso i suoi membri? E quali strumenti democratici tende a
dotarsi per governare questo scorcio di secolo? E’ evidente che ci
avviamo sempre più verso una società autoritaria e ferocemente
classista. Una società che da tempo ha divorziato, ha reciso qualsiasi
legame con il liberalismo di stampo moderno. Noi che ci poniamo fuori
da queste scellerate regole, crediamo che i trattati europei vanno
fatti saltare è che una dei primi provvedimenti è quello dell’uscita
dalla moneta unica dell’euro. La sua implosione è già nell’aria è
nelle cose. In un certo senso ci muoviamo verso la reivenzione della
democrazia e dellu sue regole.

 

Alfonso De Amicis