1915

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Tutto annotato ordinatamente, tutto imparato a memoria la lezione e
le mosse di circostanza che nel giorno della commemorazione si devono
ripetere dal palco messo su per l’occasione. Abbiamo appreso qualche
nozione dalla immane tragedia del 1915? In questo paese fragile le
catastrofi si sono succedute periodicamente e nessuna protezione è
stata assicurata. Dissesto idrogeologico, terremoti, consumo del
territorio hanno devastato il bel Paese. Solo per parlare di ricordi
recenti abbiamo conosciuto l’apocalisse del Vajont, il terremoto del
Belice, Ancona, Friuli, l’Irpinia, San Giuliano di Puglia, con la
perdita di giovinetti e la loro maestra, ed infine L’Aquila. Eppure
tutto rimane immobile fermo(solo la terra continua a muoversi). Nel
1994 Massimo Serafini ex deputato PCI e membro autorevole della
Legambiente propose uno straordinario Piano per L’Ambiente con tanto
di previsione di spesa. Miliardi di lire per la messa in sicurezza di
tutto l’Appennino. Interventi di carattere idrogeologico e di recupero
e restauro di tutti i borghi che hanno dominato e dominano il nostro
paesaggio. Una grande opera di manutenzione e di preservazione del
paesaggio agro-silvo-pastorale. Investimenti che avrebbero dato i suoi
frutti. Tutela del paesaggio e prevenzione antisismica e una seria
manutenzione del fragile territorio montano. Le forze politiche il
parlamento le istituzioni hanno guardato altrove. Le emergenze offrono
occasioni a nuove procedure di carattere ordinamentale e giuridico,
spianano la strada alla grande concentrazione finanziaria e
ridisegnano nuovi rapporti potere. Grandi frasi di circostanza,
indignazione, parole che annunciano roboanti cambiamenti ma : “tutto
cambi, affinché tutto rimanga come prima”. E, ritornando a quei
tragici giorni del 13 gennaio 1915, contemporaneamente, L’Italia
entrava nella prima grande guerra mondiale. L’onorevole Sipari (il
solo, Anche Benedetto Croce tacque, solo frasi di circostanza)
interrogò il governo affinché i giovani della Marsica venissero
esentati dalla leva obbligatoria, dal grande massacro. Sipari chiedeva
un atto di giustizia, una presa di posizione umanitaria. Far rimanere
forze vive nei luoghi del disastro affinché questi giovani potessere
garantire il futuro. Ma l’appello rimase lettera morta. Chi per
miracolo si era salvato dal terremoto trovò la morte lontano dalla
propria terra. Uno stato ingrato, così come oggi si mostra al cospetto
delle popolazioni abruzzesi. Riflettendoci bene sono stati pochi e
issolate le istituzioni vicine ai luoghi del disastro. Imediatamente
dopo poche ore si sono accese le luci dei riflettori, abbaglianti
spettacoli,musica “a manetta” avevamo gli occhi delle telecamere
puntate poi il tempo ed il vento ha cancellato tutto. Politica
nazionale e locale possono andare a braccietto. Quando viene Renzi?
Presto sarà a L’Aquila. L’Aquila è nei suoi pensieri! Così di mese in
mese la vista è rinviata. Ha altri pensieri, è in corso una guerra
finanziaria. Siamo l’ultimo dei suoi pensieri ed a pensarci bene, sarà
meglio rinviare, anche perché non ha nulla da offrire. Siamo solo
“soldati” da pesare sulle bilance delle competizioni monetarie e
commerciali. Oggi le guerre si fanno anche in questo modo ed in un
certo senso siamo più fortunati dei nostri compaesani marsicani.

 

Alfonso De Amicis