Uscire dal tunnel

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Non c’è paese o frazione che abbia espresso nello spazio di questo
tempo, soddisfazione o fiducia, verso un percorso di rinascita e di
una nuova coesione territoriale e sociale. Molto si sta puntando su
una presunta rinascita della città capoluogo. Tuttavia sensazioni e
una fondata consapevolezza, certifica che il nostro centro stia
inesorabilmente scivolando verso una mercificazione, una vetrina
moderna, luminosa, tipica dei centri commerciali che sfavillano nelle
brutte periferie delle città italiane ed europee. Un centro storico di
valore destinato ad una imbalsamazione commerciale. Se questa è la
tendenza di fondo non c’è dubbio che siamo di fronte allo
stravolgimento della nostra storia della nostra cultura. Un’altra
Aquila, con nuove forme economiche di controllo della rendita e
lontano anni luci dalla temporalità storica così sagacemente cantata
da Giorgio Gaber. Se il Capoluogo è perso nelle frazioni siamo
all’anno zero. Zero assoluto. L’ultima protesta arriva dalla frazione
più popolosa: Paganica. Purtroppo dobbiamo ammettere che le nostre
speranze di veder rinascere la nostra vita è stata mal riposta. Le
nuove condizioni economiche finanziarie e giuridiche hanno allontanato
la ricostruzione le poche certezze. Tutto ci appare chimera, utopia.
Rimane solo un’alternativa quella di cambiare verso, di rimettere in
discussione scelte che durano da troppo tempo. Una delle prime
condizioni e quella di fare a meno degli attuali assetti di potere e
dare vita ad una nuova forma di democrazia e partecipazione che parta
dal territorio e dalle sue peculiarità. Una democrazia che dica no al
patto di stabilità interno ed europeo. Le decisioni, la
programmazione, l’utilità delle scelte non possono essere demandate a
burocrati che nulla sanno e conoscono dei problemi sorti subito dopo
il sisma. Sono passati 6 lunghi anni e le politiche di stabilità e
austerità hanno ulteriormente impoverito questo territorio, crisi
economica e crisi da post terremoto si alimentano a vicenda. Le
contraddizioni tra frazioni e dentro le stesse frazioni sono
alimentate dalla mancanza di fondi e da una consapevolezza fondata che
i tempi della rinascita si prevedono lunghi. Per questo insisto sulla
rottura  dei rituali odierni. L’opposizione a questi parametri può
solo partire dalla “società di sotto”, è l’insegnamento che viene
dalle resistenze che si affacciano dalle svariate parti d’Europa.
“Senza benzina la macchina non cammina, con trenta carte la macchina
parte”, una verità che viene da Piazza Duomo, una verità saggia e
antica.

 

Alfonso De Amicis