“Il cinema deve essere spettacolo… E per me lo spettacolo più bello
è quello del mito: Poi dentro questo spettacolo si può suggerire tutto
quello che si vuole: attualità, politica, critica sociale, ideologia”.
(Sergio Leone)
Giù la Testa è un film politico di spessore, caratterizzato da
una notevole struttura narrativa. Argomenti forti che hanno un
risvolto sociale culturale, politico e che riguarda il nostro mondo. I
poveracci sono quelli che vogliono pretendono il cambiamento, ed in
fondo sono loro i depositari del cambiamento. La scena iniziale del
potere che viaggia nella diligenza d’orata, uomini d’affari,
burocrati, l’alto clero che gozzovigliano e disprezzano Miranda,
povero ed ignorante, ben rappresenta il quadro di una società che si
vuole immutabile, scolpita nel tempo. Tutto il film è un affresco
delle ingiustizie del primo novecento messicano ma a ben vedere è la
storia della lotta di classe lanciata contro l’ingiustizia contro lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Viene riproposto l’insegnamento
maoista che la lotta di classe è il radicale rovesciamento di millenni
di storia. Giù la testa è un’opera straordinariamente coinvolgente che
ancora oggi possiede l’arma della critica del sogno della fantasia
dello spessore storico. Su La Testa è il messaggio per l’oggi dove il
capitalismo disvela tutta la sua ferocia sociale, le sue criminali
politiche finanziarie-economiche. Ci eravamo illusi. Le radici di
“questa nuova genesi” non sta nel disfacimento etico-morale(c’è anche
questo) bensì nella “riscoperta” delle radici materiali della crisi.
Il dissolversi della eticità è dovuta alla trasformazione dei processi
economici, della politica dei partiti. Oggi i livelli delle decisioni
sono sovranazionali, nazionali direttamente integrati con i poteri
economici privati. Tutti gli ultimi governi sono stati diretti da
uomini e donne infarciti di legami con il mondo delle imprese e delle
banche e con il capitale europeo e trasnazionale. Bilderberg, Aspen
Istitute, Trilaterale sono sedi di incontro meno caserecce di quelle
romane ma sicuramente più efficaci ed anche più violente. Per questo
la presa di coscienza di Miranda parla a noi tutti. Ci sospinge, ci
persuade che l’unica strada è quella della lotta senza quartiere nei
confronti di un potere che si vuole apolide ma che è ben raffigurato.
“La lotta di classe(La Rivoluzione) non è un pranzo di gala, non è una
festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con
tanta eleganza con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e
cortesia. (Mao Tse Tung) Siccome ci è dato questo cielo ed un altro è
impossibile qui ed ora va presa coscienza di come è fatto “il mondo di
sopra”. “Ci hanno sepolto, ma quello che non sapevano è che noi siamo
semi”
Alfonso De Amicis