Stando alle cronache cittadine il fiume Vera, subito dopo il tratto
dell’abitato di Tempera risulterebbe inquinato. Causa dell’nquinamento
la presenza di “Salmonella”? Altri batteri? Saranno le analisi
specifiche a dirci la verità. Tuttavia, non possono sfuggire alcuni
elementi di crisi, che più volte cittadini e ambientalisti hanno
portato all’attenzione dell’opinnione pubblica e delle istituzioni
competenti.
Comunemente sui corsi d’acqua vengono realizzati progetti
dal forte impatto ambientale. Simili interventi, spesso, hanno il
“difetto” di guardare il fiume solo da un punto di vista idraulico,
perdendo, di fatto la complessità de sistema imbrifero. Ed il Vera
risulta essere un sistema complesso. L’intervento ultimo sulla “Riga
di Mezzo”, ha sostituito la cementificazione di vecchia memoria con il
composto della “plastificazione” del letto del fiume. Un bell’esempio
di inquinamento dall’alto. Ora tutti noi sappiamo che un corso d’acqua
a portata costante e con proprie caratteristiche specifiche
chimico-fische mantiene sempre delle capacità autodepurative. Bene
l’intervento sopra citato mostra che tecniche di intervento invasive
rompe tali caratteristiche. Le istituzioni che hanno un simile
approccio guardano alla natura con un ottica meramente economicistica.
Aggiungo che ultimamente la Regione Abruzzo ed il Comune dell’Aquila
hanno stanziato una cospicua somma per la Salvaguardia (e quindi
valorizzazione) della Riserva del Fiume Vera ( Si spera sempre che
tali somme non vadano a finire a furbi e furbetti e amici dei vari
politicanti). Sorgenti del Fiume Vera che sono considerate sito di
interesse europeo (diamine ce lo chiede l’Europa!) per la sua qualità
dell’acqua, per la sua biodiversità. Tuttavia mentre vi è lo sforzo di
preservazione di questo biotopo, a valle il sistema fognario non è
tecnicamente funzionale. La costruzione di nuove abitazioni, del”Piano
Case” ha ulteriormente aggravato questo quadro già abbastanza
precario.
Le acque reflue non possono e non debbono riversarsi
nell’ambiente tal quali poiché i racapiti finali (terreni, fiumi ecc.)
non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti
superiori alla propria capacità autodepurativa senza vedere
compromessi i normali equilibri dell’ecosistema. Quindi se da una
parte è giusto prendere i primi provvedimenti del caso, sarebbe
oltremodo necessario e giusto rimuovere le cause di tale inquinamento.
Un primo passo è quello di mettere in connessione competenze diverse.
COMUNE, ASL, COGERI, UNIVERSITA’, FORESTALE insieme costituirebbe una
unità d’azione per prevenire e risolvere le cause di tale disastro. Ma
essenziale risulta la viglianza e l’azione dei cittadini debitamente
organizzati per difendere e valorizzare l’nestimabile territorio
ricevuto in “eredità” dai propri avi.
Alfonso De Amicis