Crisi della CGIL senza fine

fuori-dal-tunnel

 

 

 

 

 

 

 

A stare alle cronache locali il signor Ginnetti si è dimesso dalla
CGIL per aderire alla UIL. Il “sindacalista” ha fatto il salto della
Quaglia(Senza nessuna offesa per il pennuto).Le dimissioni hanno
destato risentimento, incazzatura negli alti “vertici” della CGIL
locale e regionale. Lo scandalo sta nel fatto che il prode di cui
sopra meditava lo “zombo di categoria” nel mentre recitava la parte
principale durante il recente congresso. Sentenziava, dirigeva,
consigliava nomi per il direttivo e via discorrendo. Insomma mentre
menava i suoi fendenti in CGIL contemporaneamente amoreggiava con la
mitica Uil. Anzi, praticava il trianglo. Lui, egli, esso il triangolo
si l’aveva considerato. Ma chi propose in CGIL una figura di simile
spessore? L’amico di sempre( niente compagno: in CGIL la parola è
vietata da molto tempo) ed ormai ex segretario Angelucci. L’ex
segretario di categoria potrebbe saperne di più. Potrebbe illuminarci
d’immenso. Tuttavia sono lontani i tempi in cui la minoranza(ora ex,
siamo tutti fuoriusciti) sollecitavano i dirigenti a riflettere circa
la personalità, la preparazione, la loro vicinanza ai problemi dei
lavoratori di questi funzionari e militanti della Funzione Pubblica.
Denunce viste con fastidio urticante. Manco fossimo ortica cresciuta
nelle vicinanze dei “fossi” aquilani. Il loro scopo è stato quello di
eliminare le minoranze in quanto portatrici di idee altre, di dubbi,
di una visione in cui il sindacato dovrebbe essere altra cosa. Hanno
preferito semi geneticamente modificati.Le metastasi una volta
partite si ha difficoltà a controllarle. Morale. Le teste pensanti
dell’ex glorioso sindacato hanno preferito decimare qualsiasi
opposizione, qualsiasi militante dubbioso. Si sono mostrati tolleranti
e convinti che i metodi di una condivisione di gestione di un potere
interno all’organizzazione fosse la strada maestra per risolvere le
contraddizioni che il “moderno” potere capitalistico ha posto a tutto
il mondo del lavoro. Alle contraddizioni non si sfugge. Vi prego
signori non vi lamentate.

 

Alfonso De Amicis