Ricerca, diritti delle donne, Mediterraneo. “L’altra Europa” secondo Eleonora Forenza

fore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista a Eleonora Forenza da http://www.siderlandia.it/2.0/index.php/forenza/?123

 

Di Salvatore Romeo

 

Col movimento dei precari della ricerca avete più volte denunciato la condizione in cui versano migliaia di giovani studiosi in tutto il paese, e i rischi che l’università italiana corre a seguito dei ripetuti tagli. Quanto conta la dimensione europea in questo ambito e cosa propone a tale proposito “L’altra Europa con Tsipras”?

Il livello europeo è decisivo anche per quanto riguarda le questioni legate alla conoscenza. In questo periodo moltissimi bandi legati alla ricerca sono legati a fondi europei: uno dei progetti-quadro è Horizon 2020. Tuttavia, se da una parte l’Unione Europea esprime queste direttive, dall’altra in Italia vengono sistematicamente tagliati i finanziamenti alla ricerca, mentre continua il processo di precarizzazione ed espulsione dei giovani ricercatori dalle Università. Questa tendenza è figlia delle politiche di austerità che stanno distruggendo un’intera generazione. Ciò che  quindi mi ha spinto a candidarmi è proprio la volontà di combattere contro l’Europa dell’austerità, rappresentata in diversi paesi dalle “grandi coalizioni” fra forze di centrodestra e di centrosinistra. La lista “L’altra Europa con Tsipras” nasce in contrapposizione a quella formula politica, per costruire un’Europa diversa da quella dell’austerity.

Altro grande tema che caratterizza la tua esperienza politica è la battaglia per i diritti delle donne. Su questo piano, qual è la situazione in Europa e in che prospettiva si pone “L’altra Europa con Tsipras”?

Parto proprio dalla mia esperienza. Io faccio parte di un collettivo femminista, “Femministe nove“, che in queste settimane ha lanciato una campagna che si intitola “mai più clandestine”, dedicata al tema dell’aborto. Ancora oggi in Italia la non applicazione della 194 e la presenza negli ospedali di obiettori di coscienza ostacola il diritto alla libera scelta e il diritto alla salute di tantissime donne. Questo attacco ai diritti delle donne però non riguarda solo l’Italia. Solo pochi mesi fa in Spagna il governo ha proposto di rendere illegale l’aborto tranne che nei casi di violenza sessuale o di pericoli per la salute della donna; contro quella legge c’è stata un’ampia mobilitazione in quel paese e in diversi altri paesi europei. Di fronte a questi rigurgiti liberticidi è fondamentale porre il tema dell’autodeterminaione delle donne su scala europea. Personalmente sono orgogliosa di fare parte di una lista che non solo ha rispettato un criterio di democrazia paritaria nella scelta delle candidature, ma ha anche promosso candidate che fanno del femminismo un posizionamento politico.

Tu sei candidata nel collegio Sud. Il tema dei rapporti fra centro e periferia, fra Nord e Sud Europa è diventato di estrema urgenza in questi anni di crisi. E’ possibile immaginare un’Europa finalmente solidale al suo interno?

Io penso che per realizzare questa prospettiva si debba partire proprio da Sud. Da ricercatrice in Storia del pensiero politico sto dedicando questa parte della mia vita in particolare allo studio di Gramsci, uno degli autori che più ha riflettuto sulla questione meridionale. Oggi questa questione è diventata continentale, dal momento che in questa Europa si sta sempre più allargando il divario fra Nord e Sud. Il governo a trazione tedesca delle istituzioni comunitarie sta provocando la dilatazione della forbice di ricchezza fra paesi del Nord e paesi del Sud – non a caso questi ultimi vengono definiti PIGS. Invece proprio da Sud dobbiamo ripensare l’Europa, focalizzando l’attenzione su due fronti: un nuovo modello di sviluppo, ma anche un’Europa aperta allo spazio mediterraneo. Penso che la risposta che si è data a Lampedusa, con la costruzione della “fortezza Europa”, sia un aspetto della strategia dell’austerity, che vuole costringerci a una permanente guerra fra poveri. Ed è proprio questa la logica che dobbiamo combattere e ribaltare.

Nel tuo intervento qui a Taranto hai parlato della necessità del “conflitto” e dell’”opposizione”. Come si coniuga una prospettiva come questa con l’operazione elettorale de “L’altra Europa con Tsipras”?

Anzitutto io non dimentico chi sono e chi siamo. Io sono una militante che, come molti altri della mia generazione, ha attraversato le strade di Genova nel 2001 dicendo “un altro mondo è possibile” e provando a costruire l’alternativa attraverso i Social Forum. Ora, io non vorrei che questa lista fosse vissuta come un appello al voto di opinione: noi dobbiamo ricostruire un blocco sociale; e il modo migliore per farlo è il conflitto. Una delle ragioni per cui la Sinistra oggi è così debole in Italia è proprio l’assenza del conflitto sociale. Pensiamo a quello che è accaduto durante il governo Monti: riforme delle pensioni e del lavoro disastrose sono passate con il minimo di conflitto sociale. E’ quindi da qui che si riparte: dalla coscienza della propria condizione e dalla volontà di migliorarla. Creare coscienza e suscitare volontà di cambiamento è l’obiettivo che ciascuno di noi candidati e sostenitori de “L’altra Europa con Tsipras” deve darsi nel corso di questa campagna elettorale.