Cisgiordania, i soldati israeliani uccidono quattro palestinesi

ONU MEDIO ORIENTE

 

 

 

 

 

 

Incursione notturna delle truppe israeliane al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Nell’operazione – che aveva come obiettivo quello di arrestare, Abu Hamza Alhija, 24 anni, ritenuto il leader del movimento islamista Hamas – secondo la versione israeliana, sono morti in tutto 4 palestinesi. Gli uomini di Hamas hanno mostrato per le strade di Jenin tre corpi di ‘martiri’, gridando slogan contro il presidente palestinese, Abu Mazen, che partecipa ai colloqui di pace con Israele mediati da Washington. Hamas invece si oppone ai negoziati. Si e’ trattato di uno degli scontri peggiori avvenuti a Jenin negli ultimi anni, a riprova della crescente tensione tra le parti, tre giorni dopo l’uccisione di un altro giovane palestinese sempre in Cisgiordania.

Secondo dati palestinesi che non contabilizzano le ultime vittime, dalla ripresa dei colloqui di pace lo scorso luglio, sono stati uccisi 57 palestinesi e feriti quasi 900.
“La realtà sul terreno sta peggiorando anche dal punto di vista del diritto internazionale, oltre che da quello del popolo palestinese”, dice l’esperto indipendente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, l’americano Richard Falk. Falk in particolare ha accusato Israele “di sforzi sistematici e continui per cambiare la composizione etnica di Gerusalemme Est”, di “ricorso eccessivo alla forza”, di punizioni collettive” a Gaza, di distruzione delle abitazioni e di costruire sempre più colonie. “C’è una discriminazione sistematica sulla base dell’identità etnica, con l’obiettivo di cambiare la demografia di Gerusalemme”, ha affermato, definendola una forma di “pulizia etnica”. Dal 1996 oltre 11mila palestinesi hanno perso il loro diritto a vivere a Gerusalemme, ha sottolineato Falk.