In queste ore in troppi parlano a vanvera. Il presidente Chiodi poteva limitarsi a comunicare che il problema dell’acqua di rubinetto era stato risolto nel 2007 senza lanciarsi in dichiarazioni avventate da campagna elettorale.
Chiodi farebbe bene a non dichiarare cose imprecise che denotano scarsa conoscenza derivante dall‘altrettanto scarso impegno in questi cinque anni e mezzo di governo regionale sulle problematiche relative alla bonifica e alla messa in sicurezza delle discariche e del sito industriale di Bussi Officine.
Chiodi ovviamente non ha alcuna responsabilità sulla questione dell’erogazione di acqua contaminata anche perché il problema lo risolvemmo noi nel 2007 costringendo con la nostra campagna a intervenire il commissario Goio dopo settimane di polemiche pubbliche con i vertici di Aca e Ato che negavano l’evidenza.
La sua responsabilità è quella di non aver assunto in questi 5 anni la gigantesca questione di Bussi come impegno strategico del suo governo regionale e la dimostrazione sta nel mancato avvio persino di una indispensabile indagine epidemiologica sugli effetti dell’inquinamento su centinaia di migliaia di persone.
Un Presidente di Regione non dovrebbe fare campagna elettorale attaccando gli ambientalisti visto che – come ha giustamente specificato il sindaco Salvatore La Gatta – i pozzi inquinati sono stati chiusi nel 2007 solo dopo le pubbliche denunce di Rifondazione, WWF e Abruzzo Social Forum.
Un Presidente di Regione dovrebbe evitare di soffiare sul fuoco di una contrapposizione che non ha ragion d’essere tra cittadini di Bussi e ambientalisti. L’inquinamento è opera dell’industria chimica e per primi ne hanno pagato le conseguenze in termini di salute i lavoratori e gli abitanti di Bussi.
Come si fa a dire che “questa terra è integra” quando c’è una gigantesca opera di bonifica da portare avanti e per la quale le risorse finora messe a disposizione dallo Stato sono assolutamente insufficienti?
E’ evidente che Chiodi non ha nemmeno letto il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità perché altrimenti non minimizzerebbe i rischi per la salute derivanti dall’inquinamento chimico e, soprattutto, imparerebbe che è preciso obbligo delle istituzioni informare “tempestivamente e adeguatamente” la cittadinanza “dei rischi cui è potenzialmente esposta” (quello che facemmo noi nel 2007 sostituendoci a istituzioni colpevoli o latitanti).
Altrettanto ridicole le affermazioni di parlamentari PD che presentano tardive interrogazioni al ministro Lorenzin per “evitare inutili atti di terrorismo psicologico nelle popolazioni” e che vogliono “conoscere i contenuti veri dell’indagine dell’Istituto superiore di sanita’” quando basta andare in rete per scaricare e leggere il rapporto.
La superficialità e l’improvvisazione del ceto politico è allarmante almeno quanto l’emergenza ambientale e occupazionale.
Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC-SE