Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato qualche giorno fa da Il Centro e L’Editoriale, firmato da Maurizio Fischione, che si qualifica come operatore culturale ma è anche docente presso la Scuola Secondaria di I° grado “Dante Alighieri” dell’Aquila, e relativo alla delibera con la quale il Comune dell’Aquila ha affidato la gestione del famoso e controverso Auditorium del Parco.
La prima cosa che mi ha lasciato perplesso è il silenzio “inquietante” dei tanti aventi titolo che avrebbero potuto portare un contributo importante e stimolare una comune riflessione sul problema sollevato nell’articolo e invece nulla, neanche un timido sussulto, solo qualche parola detta sottovoce, a tu per tu, quasi con timore e con la classica premessa:”Qui lo dico e qui lo nego!”.Perchè?
Il problema, vorrei sottolineare, non è dovuto all’affidamento della gestione alla Società Aquilana dei Concerti“B.Barattelli”, benemerita e antica Istituzione cittadina di cui mi onoro di essere Socio e in passato anche amministratore, che ha tutto il diritto di avere uno spazio adeguato alla prestigiosa programmazione che ogni anno mette a disposizione della città.
La critica del maestro Fischione, che mi sento di condividere, è basata sulla modalità utilizzata per tale affidamento e i costi che, per le piccole Associazioni e per le Istituzioni Scolastiche, risultano insostenibili, soprattutto se l’attività svolta prevede l’utilizzo dell’Auditorium per più giorni durante l’anno.
Sulle modalità ritengo sarebbe stata utile e necessaria una consultazione tra tutti i potenziali utenti della struttura, per ascoltare le esigenze di ognuno, per pianificare le modalità di utilizzo, per favorire un uso razionale ed evitare sovrapposizioni di eventi che da sempre è elemento di estrema criticità per la crescita culturale cittadina.
D’altra parte il Sindaco, nelle consultazioni seguite al ritiro delle dimissioni, non ha ritenuto di dover ascoltare il mondo della scuola che pure è parte fondamentale per la rinascita della nostra sfortunata città e che ambiva al riconoscimento come Città della Cultura per il 2019.
In merito ai costi di utilizzo, da Dirigente Scolastico, non posso che sottolineare la difficoltà delle Istituzioni Scolastiche di accedere all’Auditorium, considerando la endemica carenza di fondi ministeriali di cui soffre da troppi anni la scuola e la totale mancanza di altre fonti di entrata, se non la richiesta alle famiglie, già gravate da tante spese e fiaccate da una crisi economica che sembra non avere fine.
Va sottolineato che a L’Aquila operano due grandi Scuole Medie ad Indirizzo Musicale, la Dante Alighieri e la Mazzini-Patini, e il Liceo Musicale istituito da qualche anno.
In queste scuole si studiano numerosi strumenti musicali e tutte e tre sono dotate di una Orchestra degli studenti che si esibisce annualmente in numerosi concerti, oltre ad ensemble da camera e formazioni strumentali diverse, dalla Banda alla Big Band Jazz.
Ebbene nessuno dei tre Istituti è dotato di un Auditorium dove far esibire i gruppi strumentali che, in alcuni casi, arrivano a contare anche 100 elementi che difficilmente possono essere contenuti nelle anguste aule dei MUSP, o come sottolinea Fischione per Paganica in container di ferro, ma nemmeno negli edifici in muratura, potendo contare solo su fredde e rimbombanti palestre dove si spegne la magia della musica.
Le poche chiese agibili non vengono concesse, e sono anch’esse fredde, stessa sorte per la Sala S.Pio X al Torrione e l’immenso Auditorium della Guardia di Finanza buono solo per adunate militaresche o concerti amplificati.
La donazione alla città dell’Auditorium del Parco sembrò essere una prima risposta a queste esigenze, finalmente uno spazio nato per la musica, non una chiesa sconsacrata trasformata in teatro, ma una vera sala da concerto con una acustica fenomenale.
Ora, dopo le tante polemiche sul suo posizionamento, si scopre che la gestione dell’Auditorium è eccessivamente onerosa per il Comune, si parla di oltre 100.000 euro all’anno, tanto da non poterlo gestire direttamente, cosa che sarebbe stata auspicabile, ma rendendo necessario l’affidamento ad un Ente terzo che, a sua volta, è costretto ad imporre una gabella a chi voglia utilizzare la struttura, secondo tariffe stabilite dalla convenzione con l’Ente proprietario.
Un dono che doveva avviare la rinascita culturale della città si trasforma, di fatto, in una zavorra pesantissima, un po’ come ricevere in regalo una Ferrari e non avere i denari per riempire il serbatoio di benzina e quindi essere costretti a chiedere l’elemosina agli angoli delle strade o a tenerla in garage destinandola, inesorabilmente, ad un triste declino.
E così, in un eterno gioco dell’oca, si ricomincia da capo, con l’impossibilità per piccole realtà musicali, associazioni corali, scuole, di poter utilizzare la sala per la propria attività.
E se nessuno, o pochi fortunati, chiederanno di utilizzare l’Auditorium con quali risorse si provvederà alla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile? Chi provvederà a saldare le bollette di acqua, luce e gas?
È necessario, quindi, ripensare la gestione degli spazi culturali della città, mettere in campo un progetto che leghi insieme le migliori energie nei vari campi del sapere, che dia centralità alla scuola come volano per la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni, che freni quel regresso culturale “di massa” a cui drammaticamente assistiamo quotidianamente.
La nostra città non avrà un futuro se, insieme alle abitazioni, al patrimonio architettonico civile e religioso, agli impianti sportivi, alle scuole non metterà in campo ogni possibile azione per la ricostruzione del tessuto sociale, in un’ottica di solidarietà, inclusione, lotta alle disuguaglianze, aiuto a chi è più debole.
Sono temi di cui la scuola discute ogni giorno, di cui si preoccupa nella quotidianità del lavoro d’aula, a cui cerca di dare risposte concrete attivando progettualità, buone prassi, ricerca e sperimentazione.
Il nuovo Presidente del Consiglio Renzi parla ogni giorno di scuola, come ha fatto anche nel discorso di insediamento al Senato, mi auguro che alle parole seguano i fatti e che anche il Comune dell’Aquila possa mettere al centro dell’agenda politica la “questione scuola”, intesa come ricostruzione degli edifici ma anche come baluardo contro la barbarie.
Spero, in conclusione, che altri facciano sentire la loro voce, non solo sulla questione Auditorium ma, più in generale, sulle prospettive di rilancio culturale di una città che merita molto di più del quotidiano ciarpame campanilista, spesso contrabbandato per manifestazione di orgoglio aquilano.
Il Dirigente Scolastico
Prof. Antonio Lattanzi