L'Aquila, 11 febbraio 2014 Per ROSS@ Alfonso De Amicis
Nell'eurozona la Grecia vive sull'orlo di "una catastrofe umanitaria"; La Spagna ha tre milioni di persone che sopravvivono con redditi mensili in feriori a 307 euro, le cifre ufficiali del Portogallo collocano il 18% della popolazione sotto la soglia della povertà, e in paesi fondatori del progetto europeoo come l'Italia il numero dei poveri si è duplicato tra il 2007 e il 2012. La situazione va oltre i cosiddetti PIIGS. In Germania quasi otto milioni di persone tirano a campare con 450 euro mensili di salario." In Grecia, Irlanda, Italia Portogallo, Spagna si è assistito a una crescita dei livelli di disuguaglianza paragonabili al 16% di aumento in Bolivia nei sei anni che seguirono il programma di aggiustamento degli anni '90. In questi paesi europei il 10% più ricco guadagna di più o il 10% più povero guadagna di meno o entrambe le cose". L'impatto non è solo sociale o umanitario: è in gioco il modello stesso Il Modello sociale europeo dal dopoguerra. Se non cambiano queste politiche, l'Europa avrà bisogno di 25 anni per recuperare il livello di vita di cui godeva prima della crisi. E' in corso lo smantellamento del paradigma sociale del dopoguerra. Oggi la disuguaglianza nella nostra Europa è uguale se non di più a quella degli Stati Uniti.Questo è il frutto dei patti di stabilità, del fiscal compact. Su questi paradigmi è stata creata la moneta unica. E' stata fondata perché essa divenisse il fondamento di politiche monetarie intraeuropee e imperialiste. L'Europa a conduzione tedesca solo con questo retroterra spaziale avrebbe potuto condurre una lotta al dollaro americano e allo yen giapponese. Solo attraverso questo strumento avrebbe potuto intraprendere una guerra commerciale contro il neopotere globale cinese." L'Unione europea non ha alcun margine di riformabilità, proprio perché il processo in atto della costruzione di un nuovo polo imperialista, concorrente a quello statunitense, e basato non più sull'integrazione delle masse nelle proprie istituzioni attraverso la mediazione politica, ma sull'esclusione e il controllo di quote di popolazione sempre più maggioritarie. Non è presente cioè una guerra per accaparrarsi l'adesione popolare, come avvenuto per larga parte del novecento: non sono presenti forze politiche contrapposte che si giocano la propria legittimità sul terreno del consenso, ma tutte le forze politiche riconosciute concorrono a promuovere l'eslusione di parte della popolazione dal consesso legittimato a prendere le decisioni. Economicamente, questa parte di popolazione esclusa è esattamente quella da cui il capitale estrae le principali quote di profitto. Emergono dunque alcune considerazioni conseguenti. L'Unione Europea non si riforma ma si combatte senza mediazioni"(da Militant blog) Come già avvenne nella I° grande guerra e con la II° Internazionale dove i partiti socialisti si misero a servizio del grande capitale paneuropeo e del grande massacro proletario, altrettanto oggi le socialdemocrazie sono al servizio delle politiche espansioniste e austere di stampo mercatiste imposte dalla Troika. Una riflessione più attenta ci dice che oggi il destino della democrazia è inquietante. Lo è nella patria di Platone lo è altrettanto nella patria di Macchievelli e Gramsci. La struttura che oggi governa l'Europa non è solo antidemocratica ma non può nemmeno considerarsi politica. Larga parte dei movimenti e delle masse pare aver preso in considerazione un simile fatto. Non esiste offerta democratica. "I continui fallimenti(del percoso elettorale) evidenziano soprattutto una cosa: non è la bontà o meno di questa o quella lista ad essere determinante, ma il costante distacco delle masse dal momento elettorale, visto come legittimazione di un quadro politico ormai sempre più altro e opposto ai bisogni delle stesse. Continuare a a candidarsi non sposta l'atteggiamento di questa popolazione, ma al contrario identifica in questa uguaglianza di fatto esistente tra mondo della politica ufficiale e quella parte dei movimenti che ancora insistono a legittimare quel mondo.. Perchè in maniera a-politica e inconscia, probabilmente, assolutamente inconsapevole, quella parte di popolazione sempre più astensionista una cosa la sta percependo: non c'è alcuno spazio per la mediazione, e dunque per il riformismo. L'attuale sistema, cioè, non può essere riformato sotto la spinta dei movimenti antagonisti attraverso il momento elettorale." Almeno in questa delicata fase storica di rivolgomento reazionario. Questo al di là della sincerità e della bontà di Tzipras e di alcuni suoi appartenenti alla lista in costruzione. Così come non può ritenersi Tzipras responsabile della sventura che ha colpito gran parte dell'Europa. Walter Benjamin scrisse una volta che nulla è così "anarchico" come l'ordine borghese. Nello stesso senso Pasolini nel suo ultimo film fa dire a uno dei quattro padroni di Salò che si rivolge agli schiavi: "la vera anarchia è l'anarchia del potere". Le vicende di queste ore chiariscono ancora una volta come il comando governamentale della Trojka ha la necessità di una definizione all'altezza storica del momento, così come è necessario attrezzarsi per lo scontro del momento. Uno scontro che ha due piani, uno sociale, economico, politico, l'altro attiene alla reinventazione della democrazia. Questo sistema parlamentare e istituzionale è decotto quello che ne rimane è al servizio delle oligarchie europee.