Carta di Lampedusa, per riscrivere la geografia dei diritti

cl

 

 

 

 

 

di Paolo Ferrero

Voglio augurare buon lavoro ai tanti e alle tante che dal 31 gennaio al 2 febbraio hanno scelto di tornare a Lampedusa per affrontare le questioni connesse alle frontiere europee. Da sempre il nostro partito ha considerato criminali non solo la logica dei respingimenti e della militarizzazione del Mediterraneo che finora hanno portato solo lutti e sofferenze, ma altrettanto gravi le normative che impediscono a chi sceglie questo continente e questo Paese, di costruirsi un futuro decente, nel lavoro e nei diritti.

Riteniamo inaccettabile continuare a vivere in un’Italia in cui la vita di milioni di cittadini è governata da leggi xenofobe e razziste come la Bossi-Fini. E riteniamo importante partecipare ai lavori di elaborazione della Carta, sia per i contenuti che vuole esprimere che per le modalità con cui si va realizzando.

Riteniamo infatti che la costruzione di uno spazio pubblico e partecipato capace di rimettere in moto, su contenuti chiari, soggetti collettivi e individuali fra loro diversi ma con prospettive convergenti, è un punto che noi riteniamo decisivo. E’ importante anche perché Lampedusa non deve rimanere il luogo dell’eterna emergenza ma deve diventare simbolo propulsore di una idea alternativa dell’Europa e del suo rapporto con il Mediterraneo.