Temistocle Tomassi, martire aquilano della lotta al nazifascismo

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il tenente colonnello Temistocle Tomassi

 

Di Alberto Aleandri

 

Durante gli eventi che hanno segnato la lotta antifascista per la salvezza della Patria, nell’ultimo conflitto mondiale, molti benemeriti personaggi sono stati ricordati alcuni di più, altri di meno, altri ancora sono rimasti al di fuori della memoria di questi non brevi ultimi sessant’anni. Uno di questi è un martire aquilano: il tenente colonnello Temistocle Tomassi. Egli partecipò alla sciagurata guerra voluta da Mussolini sul fronte albanese e sul fronte greco e fu proprio in questa occasione che riportò una grave ferita che gli comportò l’amputazione del braccio destro. Uomo che aveva a cuore, lottando contro la guerra, la salvezza della Patria intesa come miglioramento della vita e come conquista della umana dignità senza, peraltro mai essersi esposto con manifestazioni di pura esteriorità. Negò con tutte le sue forze, ogni forma di collaborazione nei confronti dell’invasore germanico e dei suoi iniqui sostenitori fascisti della Rsi. Riportiamo qui appresso l’epilogo della sua vita coraggiosa.

A Vittorio Veneto nel bivio che porta al camposanto tre militi fascisti vengono attaccati dai combattenti della Libertà, uno di essi rimane ucciso. Benchè non colpevoli di quanto sopra, i caporioni fascisti decidono la rappresaglia. Il giorno 12 aprile 1944, il tenente colonnello Temistocle Tomassi(una figlia vivente) il cancelliere Boffa della Pretura(padre di sette figli) e Giovanni Casoni(due figlie), vengono prelevati dalle rispettive abitazioni e caricati su di un camion dai fascisti e spintonati fino alla riva del fiume Meschio(verso Cordigliano) furono fucilati alle ore 9.30 benchè prima dell’esecuzione le vittime professassero la loro innocenza. Il fatto suscitò viva impressione e profondo disprezzo da parte della popolazione vittoriese verso gli aguzzini fascisti che lasciarono i corpi crivellati per due giorni sulla riva del fiume. Tutti i componenti le classi liceali, esclusi quelli dell’Opera Nazionale Balilla, lasciarono spontaneamente le aule per partecipare con slancio alle esequie dei tre martiri. Solo Don Mosè Broi, direttore del settimanale diocesiano L’Azione nel quale mai volle pubblicare alcun bando di arruolamento nelle file nazi-fasciste, si salvò, nonessendo stato trovato in canonica. Principale mandante di questa vile efferatezza fu il segretario del fascio di Vittorio Veneto, Giusto Cherzi, coadiuvato dal capitano Maltini che avendo combattuto in Grecia e Albania agli ordini del sunnominato tenente colonnello Tomassi ne aveva sempre provato invidiosa avversione. Per la ferma convinzione antifascista e pacifista, il ten.col. Tomassi, con il supremo sacrificio della vita,  viene annoverato tra quegli eroi da cui le nuove generazioni debbono trarre ispirazione per la ferma difesa della pace, della democrazia e della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista