di Maurizio Scarpa
Il dibattito in corso tra Camusso e la Fiom si sta incentrando esclusivamente sulla questione delle sanzioni contro coloro che promuovono azioni in dissenso agli accordi separati. Questo aspetto è certamente grave, ma non il peggiore.
L’accordo sottoscritto, oltre ad imporre regole autoritarie nella misurazione del consenso, contiene gravi elementi che violano i principi della Costituzione.
Il testo non vincola le organizzazioni sindacali ad utilizzare il suffragio universale come metodo democratico (come invece previsto per il lavoro pubblico). Il voto avviene “solo se deciso dalle organizzazioni sindacali che rappresentino, a livello nazionale, la maggioranza del 50%+1”. Quindi nessun automatismo. Al contrario in un altro passaggio è introdotto il diritto di veto. Il voto “potrà avvenire solo se definito unitariamente dalle organizzazioni sindacali aderenti alle Confederazioni firmatarie del Protocollo 31 maggio 2013.”
La cooptazione dei propri dirigenti diviene pertanto l’opzione principale.
Ma allora come si valideranno i contratti quando le organizzazioni sindacali impediranno il libero voto dei lavoratori e delle lavoratrici ?
I contratti saranno validi “se approvati dalle rappresentanze sindacali aziendali costituite nell’ambito delle associazioni sindacali che risultino destinatarie della maggioranza delle deleghe relative ai contributi sindacali”
Tradotto dal “sindacalese”, sarà il numero degli iscritti al sindacato a determinare il quorum per imporre il contratto “erga omnes” a tutti gli interessati. Un esempio chiarisce l’incredibile filosofia di questo accordo. Nel terziario (settore che ho seguito per un decennio) gli iscritti sono circa il 6% del totale degli addetti. L’adesione ad un accordo di uno o più sindacati che detengono “tessere” pari al 4% dei lavoratori e lavoratrici darà valore universale al Contratto sottoscritto. Una “dittatura” della minoranza.
Coerenti a questa filosofia sono quindi le sanzioni nei confronti di chi lotta contro gli accordi, impedendo ogni dissenso e cancellando anche l’ultimo brandello di democrazia.
Per queste ragioni occorre che tutte le organizzazioni sinceramente democratiche si oppongano a questo accordo autoritario, anticostituzionale si uniscano per cancellarlo. Alla FIOM, alla minoranza congressuale CGIL “il Sindacato è un’altra cosa”, ai Sindacati di Base , a tutti i delegati e le delegate rivolgo un invito ad unire le forze in una lotta che abbia l’obiettivo di far rientrare la Costituzione nei luoghi di lavoro.
La battaglia per la democrazia è la strada maestra per far rinascere un Sindacato di classe, autonomo e rappresentativo.
27 gennaio 2014