Il narratore

Macrino_d’Alba,_Autoritratto;_Tempera_su_tavola;_Torino,_Museo_Civico_d’Arte_Antica

 

 

 

 

 

Leskov è andato a scuola dagli antichi. Il primo narratore greco fu Erodoto. Nel quattordicesimo capitolo del terzo libro delle sue storie c’è una storia da cui si può imparare parecchio. Essa ci narra di Psammenito.

Quando il re egizio Psammenito fu sconfitto e catturato dal re persiano Cambise, Cambise fece in modo di umiliare il prigioniero. Comandò di mettere Psammenito sulla strada lungo la quale avrebbe dovuto muovere la processione trionfale dei persiani. Efece altrsì in modo che il prigioniero vedesse pasare sua figlia che andava con l’anfora alla fonte come serva. Mentre tutti gli egizi si lementavano levando alte le grida a questo spettacolo, solo Psammenito restò muto immobile, con gli occhi fissi a terra; e quando poco dopo vide passare suo figlio portato in processione al patibolo, anche allora restò immoto. Ma quando poi scorse uno dei suoi servitori, un vecchio caduto in povertà, allora si percosse il capo con i pugni e diede tutti isegni di una profonda trstezza.

Da questa storia si vede di che natura sia il vero racconto. L’informazione si consuma nell’istante della sua novità. Vive solo in quest’attimo, a quest’attimo deve interamente consegnarsi e spiegarsi senza perdere tempo. Non cosi il racconto: questo non si esaurisce. Esso conserva la propria forza raccolta e sa dispiegarsi anche dopo lungo tempo. Così Montaigne è tornato su racconto del re egizio e si è domandato: perché si  è lamentato solo alla vista del servitore? La risposta di Montaigne è: “Dacché era già traboccante di tristezza, bastò solo una minima aggiunta perché questo abbattesse gli argini”. Così Montaigne. Ma si potrebbe anche dire: “A commuovere il re non è il destino dei reali; esso è infatti il suo proprio”. Oppure: “A teatro ci commuovono molte cose che nella vita non ci toccano; questo servitore è solo un attore per il re”. O ancora: “Un grande dolore si accumula e esplode solo quando ci si rilassa. La vista del servitore rappresentava questo rilassamento”. Erotodo non spega nulla. La sua narrazione è asciutta all’estremo. Ecco prché a distanza di millenni questa storia dell’antico Egitto è ancora in grado di scatenare meraviglia e riflessioni. Assomiglia a quei semi  rinchiusi per migliaia d’anni senz’aria nelle camere delle piramidi, che hanno mentenuto il loro potere di germinazione sino al giorno d’oggi.

      Walter Benjamin

25 gennaio 2014

IL DUCA GAGLIARDO DELLA FORCOLETTA

P.S. L’informazione qui a L’Aquila soffoca qualsiasi idea sui fatti.

       Purtroppo non abbiamo semi in grado di germogliare. Avanti adagio.