Chi è che aveva intinto qualcosa di sospetto? Chi era l’untore?Su
questo dilemma, o se vogliamo sulla natura giudiziaria di quell’evento
si scontrarono il Manzoni e Pietro Verri. Il Manzoni si industriò a
disinnescare la potente carica narrativa contenuta in quella storia e
soprattutto voleva stabilire che le responsabilità sono individuali
allo sbaglio che può riscontrarsi in sede di giudizio. Più
prosaicamente e illuministicamente il Verri sosteneva che spesso
possono sbagliare le Istituzioni. Oggi come allora lo Stato e la
Scienza attraverso l’artifizio delle regole, delle parole o della
neutralità di quest’ultima fanno muro alla esigenza di capire e
conoscere quanto effettivamente accadde il 31 marzo del 2009. Nessuno
era(è) animato da sentimenti giustizialisti, semplicemente si voleva
chiarezza su quanto accaduto intorno alla riunione degli esperti. Su
quell’evento molti aquilani e non solo, si sono dati delle risposte
dandosi come metodo lo scetticismo. E qualora ce ne fosse bisogno
quello che avevamo appurato qualche anno fa oggi ritorna verità. La
Scienza non è neutra. Come spesso avviene si sottoppone alle verità
-qui non parlo di quella giudiziaria. Spesso quello che avviene nelle
aule della Giustizia non corrisponde all’idem sentire o ad alcuni
aspetti di carattere culturale-che il potere e i rapporti di forza
impongono alla società stessa-. E’ stato vero sulla ricerca del
nucleare( su tale evento basta rileggersi quanto scritto da Einstein)
è vero oggi circa le applicazioni delle biotecnologie, cosi come è
lampante la sottile differenza e le sue immediate applicazioni circa
le tecnoscienze. La neutralità della ricerca non è oggettiva come non
loè mai stato il sesso degli angeli. Quello che rimane da imparare da
questa vicenda è quello di far rimanere vivo nella memoria, seppur in
modo minoritario sia in questa città come nell’intera penisola,che
andrebbe applicato sempre principio della precauzione e del dissenso.
Se quella notte si fosse tenuto conto di questi principi forse oggi
staremmo a raccontare un’altra storia. Il prossimo 6 aprille dovremmo
ragionare e proporre una riflessione che interroghi “noi” soggetti
istituzionali ma anche il giornalismo che spesso da voce critica si
trasforma in megafono di un potere che si allontana sempre più dalla
vita di tutti i giorni.
Alfonso De Amicis