Stalingrado, novembre 1942, inizia l’operazione Urano, che porterà alla sconfitta dei tedeschi e alla liberazione della città.
Ai primi di novembre grosse lastre di ghiaccio cominciavano a formarsi nel grande fiume rendendo progressivamente più difficile la navigazione con una ulteriore forte riduzione dei rifornimenti per la 62ª Armata, abbarbicata alla sua precaria testa di ponte; inoltre in questo periodo le quote di rimpiazzi e rifornimenti assegnati al generale Čujkov vennero ancora ridotte per decisione dello Stavka a favore della costituzione delle due masse offensive per l’operazione Urano. Per Čujkov, pur a conoscenza dei progetti dell’Alto Comando Sovietico, la situazione diventava sempre più difficile («Eravamo all’ultimo respiro», avrebbe detto anni dopo, ricordando quelle giornate.
L’11 novembre Paulus, seguendo gli incitamenti del Führer e sperando di sfruttare le difficoltà di rifornimento dei sovietici, sferrava la sua ultima offensiva generale con l’impiego di tutte le sue truppe più fresche, allo scopo di distruggere le ultime teste di ponte e ributtare nel fiume i resti della 62ª Armata. In un primo momento l’attacco sembrò avere successo: i tedeschi si spinsero nel cuore delle residue difese sovietiche al centro, frantumarono la divisione di Ljudnikov, conquistarono una parte della fabbrica Krasnij Oktiabr e raggiunsero per la terza volta le rive del Volga, provocando una ultima crisi nel comando sovietico. Ma, nei giorni seguenti, anche quest’ultima offensiva si esaurì di fronte a nuove gravi perdite, a violenti contrattacchi dei resti della divisione di Ljudnikov e alla capacità di resistenza degli ultimi capisaldi russi. I tentativi di Paulus continuarono ancora per alcuni giorni; il 19 novembre 1942 la 62ª Armata di Čuikov era ormai confinata in tre teste di ponte separate. A nord della fabbrica di trattori quella al comando del colonnello Gorokhov, al centro la piccola sacca di Ljudnikov e a sud il grosso delle truppe di Čujkov a est della Mamaev Kurgan con i resti delle divisioni di Rodmicev, Batjuk, Gurtev e Gorisnij; la profondità massima di terreno occupato dai sovietici era di un chilometro e mezzo e in alcuni punti si riduceva a poche centinaia di metri.
Ma proprio il 19 novembre Paulus, apparentemente vicino alla vittoria, ricevette la sorprendente comunicazione proveniente dal comando del gruppo di Armate di interrompere tutte le azioni offensive a Stalingrado e di disimpegnare forze mobili da impiegare a ovest verso il Don. Era cominciata l’operazione Urano.