“Non si era notato, che, dopo la fine della guerra, la gente tornava dal fronte ammutolita, non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile? Ciò, che poi, dieci anni dopo, si sarebbe riversato nella fiumana dei libri di guerra, era stato tutto furché esperienza passata di bocca in bocca. E ciò non stupisce. Poiché mai esperienze furono più radicalmente smentite di quelle strategiche, dalla guerra di posizione, di quelle economiche dall’inflazione, di quelle fisiche dalle battaglie caratterizzate da grande dispiego di mezzi e materiali , di quelle morali dai detentori del potere. Una generazione che era ancora andata a scula col tram a cavalli, si ritrovava, sotto il cielo aperto, in un paesaggio in cui nulla era rimasto immutato fuorché le nuvole, e sotto di esse, in un campo di forze attraversato da micidiali correnti ed esplosioni il minuto e fragile corpo dell’uomo… L’arte di narrare volge al tramonto perché vien meno il lato epico della verità, la saggezza”.
DI WALTER BENJAMIN
Occorrerebbe riflettere sui racconti sull’Aquila