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Sono stati i soliti. Quelli eternamente innamorati della propria città, della maglia, del rispetto di valori come la lealtà e la solidarietà, capaci in certe situazioni di superare barriere culturali e territoriali, a sollecitare tutti affinché la ricostruzione dell’Aquila continui senza se e senza ma. Gli ultras della Curva Nord del Pisa in occasione della gara di domenica scorsa all’Arena Garibaldi, bellissima e terminata 2-2 tra i locali e la Valorosa, con uno striscione semplice e chiaro hanno ricordato che la mancata ricostruzione della nostra città è una ferita grave ancora aperta in Italia. Se il paese gira la testa dall’altra parte la Curva Nord è ben consapevole di quello che accade a centinaia di chilometri dalla Torre pendente.
In occasione della gara d’andata al Fattori, i tifosi neroazzurri avevano trascorso la loro domenica non dentro lo stadio a sostenere i colori del Pisa, ma fuori in giro per il centro storico devastato dal terremoto. Alla faccia di chi tramite una tessera ridicola non voleva farli nemmeno partire. Sono venuti, hanno capito e non hanno dimenticato. Altri, purtroppo , quelli con responsabilità ben più pesanti e decisive per il futuro dell’Aquila, che allo stadio ci vanno gratis e in tribuna d’onore, hanno di fatto derubricato la ricostruzione della nostra città a problema secondario tra priorità della nazione. Archiviandola e dimenticandosi di noi. Non l’hanno fatto però centinaia di gruppi ultras italiani che con i loro contributi hanno reso possibile il realizzarsi di tanti progetti di solidarietà in questo territorio. Soldi raccolti tra gente spesso precaria, cassaintegrata o disoccupata, ignorando le rivalità sportive o di campanile, in silenzio e senza nessuna necessità o richiesta di pubblicità.
Nel calcio, nemmeno più tanto miliardario di questo paese, è ora di dire che questo movimento rappresenta la parte più genuina e disinteressata. Gli uomini e le donne che ne fanno parte non sono certo dei santi o degli eroi, a volte sbagliano, e quando lo fanno pagano senza chiedere sconti o assoluzioni. Ma la passione esasperata, quella che può generare violenza, sempre più spesso declina verso lotte e rivendicazioni capaci di uscire dalle curve trasformandosi in sollecitazioni per la società. Come nel caso di domenica e come avviene, ad esempio, nei paesi e nelle città dove gli ultras sono in prima linea nelle lotte sociali.