VI RACCONTO LA GRECIA…

syri

 

 

 

 

 

 

 

 

di Giacomo De Fanis

 

Mi trovo ad Atene mentre il popolo greco è in fermento per le imminenti elezioni. L’evento è vissuto in maniera molto partecipata non solo da chi, come me, è andato in Grecia per supportare e capire meglio la “coalizione della sinistra radicale”, SYRIZA; ma anzitutto dai greci stessi, che inevitabilmente si sentono giunti ad un momento cruciale, che sperano sia di svolta, per le loro esistenze. Il collasso economico non è soltanto un indice a picco dei valori delle borse europee, è una condizione visibile tra i quartieri, nei visi della gente sfiancati dalla crisi.

Atene è un’immensa colata di cemento attorno all’antica Acropoli; i segni lasciati dalla dittatura dei colonnelli sono visibili: praticamente manca il verde pubblico, rimpiazzato ovunque dal grigiore dei palazzi in totale degrado, dagli abusi edilizi anche a un passo dall’Agorà. Io mi sono sistemato a Exarchia, il quartiere prevalentemente anarchico, vicino al Politecnico da dove iniziò la rivoluzione studentesca che quarant’anni fa portò all’abbattimento di quel regime.
Tra un angolo di strada e l’altro si incontra ogni genere di persona; tanti senzatetto accampati, anche davanti al parlamento, tanti altri che non stanno ancora in quelle condizioni ma hanno paura di ritrovarcisi; qualcuno ti racconta la sua storia, qualcun altro ha da pensare a sopravvivere e basta, qualcun altro ancora vede il simbolo di SYRIZA in petto e ti abbraccia dicendo: “We hope!”, “speriamo”.

E davvero nell’aria si respira una certa dose di dramma, partecipato però da una vivida speranza. Oltre la disperazione, puoi vedere il bisogno e la voglia di tornare a sorridere, a condurre un esistenza serena. Quasi tutti qui hanno trasformato la sofferenza in forza per risorgere; quasi tutti qui vedono questo sentimento rappresentato politicamente da SYRIZA: “H ELPIDA ERXETAI” è il suo motto, ovvero “la speranza sta arrivando”. E la gente sembra crederci: il PASOK, una sorta di PD greco, rischia di sparire dalla scena politica; il comitato elettorale del partito di centrodestra, NEA DIMOKRATÍA, è più affollato, tanto che qualche volta ci trovi pure la vecchietta che gliene urla contro di tutti i colori! Ma dove c’è lo stand di SYRIZA, a Panepistimio vicino all’Università di Atene, c’è la calca: tanta gente, di ogni età, specie giovane, si ferma a parlare con gli attivisti. É una cosa che qui in Italia non ho mai visto: tutti, a cominciare dai giovanissimi, si fermano con interesse per informarsi e scambiare opinioni con gli addetti.
Accade anche per gli altri partiti, cosiddetti “minori”: c’è un po’ di gente anche dal KKE, il Partito Comunista Greco, che ha militanti impegnati ovunque per le strade in una campagna elettorale a tappeto. Per loro Tsipras è un “populista”, un “demagogo”, che ha una linea politica piena di contraddizioni e un programma irrealizzabile. Per loro non si può fare una critica del capitalismo restando all’interno dell’Europa; non si può sperare di continuare ad ottenere benefici economici rifiutando però di sottomettersi alla Troika (BCE, FMI, Commissione Europea). I compagni di SYRIZA sembrano essere consapevoli di queste difficoltà, ma sanno di poter puntare a costruire una forza politica in grado di affrontarle, in Grecia e in tutta Europa, facendo fronte comune con le sinistre radicali di tutti i paesi che versano nelle stesse condizioni, come la Spagna – Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha parlato ai Greci con la loro lingua e ha lanciato pubblicamente il motto che avremmo sentito gridare spessissimo di lì in poi: “SYRIZA, Podemos, venceremos!”.

Anche per questo motivo perciò la questione greca è di rilevanza Europea e non solo: giornalisti da tutto il mondo, vedendoci con le bandiere italiane di Rifondazione Comunista e L’Altra Europa con Tsipras, ci chiedevano perché ci trovassimo lì. Tutta l’attenzione mediatica era su SYRIZA e sui risvolti elettorali di portata colossale non solo per la Grecia; non sorprende allora che spesso i media fossero più interessati alla prospettiva degli stranieri sulla Grecia che a quella dei greci stessi. Italiani, spagnoli, inglesi, tedeschi, persino brasiliani, testimoniano chiaramente l’elevato impatto all’estero di un’eventuale vittoria della sinistra radicale in Grecia. Evidentemente il resto del mondo teme un cambiamento radicale di rotta; teme la rottura con le politiche di austerità che affamano i popoli e arricchiscono le oligarchie finanziarie. Temono perciò che il fenomeno di SYRIZA possa replicarsi altrove. Tutto questo fermento ad Atene allora, è indice di un cambiamento già in atto.
Alla sera, alla chiusura dei seggi, al tendone dov’è allestito il comitato elettorale di SYRIZA è già festa: tutto il popolo scende in piazza ad aspettare i risultati che vedranno sicuramente la vittoria della sinistra radicale. I giornalisti braccano ovunque i militanti e i cittadini di ogni paese; gli stranieri come noi sono richiesti anche dai greci pure solo per una foto assieme; la folla imperversa, ma dentro è strapieno: gli occhi sono fissi sul maxischermo per i risultati, davanti al quale sventolano numerose bandiere rosse, provenienti da ogni parte d’Europa; si canta a squarciagola da Bandiera Rossa e Bella Ciao ai canti popolari della resistenza greca, passando per i Clash. E così tutta la notte, con un entusiasmo sempre maggiore, accresciuto dal comizio di Alexis Tsipras tenuto proprio all’Università di Atene, in piazza, davanti al mondo intero. Non ho capito molto di quello che ha detto, ma questo è stato chiaro: “Oggi è finita per l’austerità, oggi è finita per la Troika!”.
E così pare viste le prime mosse del nuovo governo: taglio dei ministri, nomina di personaggi determinati come Yianis Varoufakis, licenziamento dei vertici dell’Agenzia greca per le privatizzazioni della Troika, blocco della privatizzazione del Porto del Pireo, restituzione dell’elettricità a 300.000 poveri a cui era stata staccata, aumento del salario minimo. Quando si dice: “fatti non chiacchiere”.

Perché il programma di SYRIZA vada avanti però, c’è bisogno del sostegno degli altri popoli a questa linea politica. Perciò in questi giorni si stanno lanciando campagne di solidarietà con il popolo greco, che ai ricatti e alle minacce dell’Europa neoliberista affiliata alla Troika, risponde con continue manifestazioni, che solo in piazza Syntagma ad Atene vedono la partecipazione sistematica di oltre 70.000 persone.
Che non sia a questo punto giunto il momento di cominciare a lavorare seriamente anche in Italia, in maniera democratica e partecipata, alla costruzione di un fronte plurale delle forze della sinistra radicale, anticapitalista, comunista, ambientalista, femminista? Che non sia giunto il momento cioè, invece di parlare a sproposito sulle presunte affinità tra il compagno Alexis Tsipras e il democristiano Renzi, di costruire la SYRIZA italiana?
Non credo ci siano alternative che possano andare in un’altra direzione. SYRIZA in Italia è stata presto bersaglio di critiche perché per governare ha dovuto fare un accordo con l’ANEL, partito di centrodestra, ma anti-austerity. Non è stato spiegato però, che il maggioritario puro del sistema greco necessita una maggioranza di 151 seggi (che SYRIZA con 149 ha sfiorato per un soffio) per poter governare, da dover comporre entro tre giorni dalle elezioni; pena il passaggio della possibilità di formare il governo al secondo partito o coalizione a ricevere più voti, che si troverà a sua volta a dover tentare un accordo. Visto il numero di seggi necessario, a chi credete che avrebbe chiesto l’appoggio Antonis Samaras se non ai nazisti di Alba Dorata?
Eh sì, perché nel mio racconto non ho dimenticato di parlarne: non si notano, ma a cominciare dalle forze dell’ordine che si atteggiano per le strade come i cowboy, sai che moltissimi voteranno Alba Dorata. Difatti è risultato il terzo partito. Loro aspettano nell’ombra, in silenzio, nella faccia del paese non illuminata dalla speranza di una vera democrazia popolare, come uno spettro che aspetta di tendere il proprio agguato dall’oscurità.
Il KKE ha rifiutato fino all’ultimo le proposte di governo di SYRIZA, sostenendo che essa fallirà e loro saranno la prossima scelta contro l’austerity. La verità è che se la sinistra radicale fallisce, in Grecia come in tutta Europa, la prossima scelta saranno i nazisti.

 

A buon intenditor…

Prc L’Aquila:” Syriza una speranza per la Grecia e non solo”

tsipras

 

 

 

 

 

 

 
Grande festa nella notte ad Atene per la delegazione abruzzese di Rifondazione Comunista, capitanata da Maurizio Acerbo, che insieme a migliaia di militanti della sinistra di tutta europa si è recata nella capitale greca per sostenere Syriza e il suo leader Alexis Tsipras. La vittoria di Syriza può rappresentare una svolta storica non solo per la Grecia ma per l’intera Europa. Sono state sconfitte dal popolo greco le politiche ultraliberiste di austerità imposte dalla Troika. Un voto dirompente, in un paese disastrato da oltre un decennio di macelleria sociale, che rivendicherà il cambio delle politiche economiche in tutto il vecchio continente.

Oggi ad Atene domani in tutta Europa è stato lo slogan di Syriza in questi mesi, ed è proprio questa la sfida per Tsipras che per alleviare le sofferenze del popolo greco deve portare sul campo della riforma dei trattati e della rinegoziazione del debito anche i governi di Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Obiettivo ambizioso ma non impossibile se pensiamo che la necessità di allargare il cappio dell’austerità comincia ad essere una priorità nell’agenda di molti governi. Persino del nostro che però continua a distinguersi come campione nell’applicare alla lettera le ricette della Troika, come la riforma del mercato del lavoro e la feroce Spending rewiew, con i conseguenti costi, pagati dai cittadini, in termini di diritti, taglio dei servizi e aumento delle tasse.

Nella nostra città appare ancora più evidente data la cronica incertezza dei vari governi a mantenere stabile e costante il flusso delle risorse per la ricostruzione.Oggi in Italia, a partire dai territori, la necessità di calarsi nel solco dell’esperienza greca e aprire una discussione seria per tornare a rappresentare nella società, nei territori e nei luoghi della politica e del sindacato le istanze del lavoro e della sinistra non è più rinviabile, anzi necessita di una urgente accelerazione.

I tanti soggetti necessari per costruire una sinistra plurale, laica radicale e antiliberista abbiano il coraggio di fare un passo indietro e due in avanti. Superare la frammentazione delle forze e lavorare per l’unità dovrà essere la sfida dei prossimi mesi. Dare seguito alla grande mobilitazione dello sciopero generale della Cgil del 12 Dicembre può essere il punto di partenza per dare rappresentanza politica, anche in Italia, alla speranza che Tsipras e Syriza hanno acceso in Europa.

 

Goffredo Juchich
Segretario Comunale Prc L’Aquila