Taglio da mille euro allo stipendio dei precari della scuola. Lo aveva stabilito la legge di stabilità del 2012, quella approvata da Monti, che bloccava la monetizzazione delle ferie maturate per tutti i precari del pubblico impiego. Il 4 settembre scorso, il ministero dell’Economia ha diramato una nota interpretativa con la quale ha stabilito la retroattività del provvedimento. Le ferie maturate prima del 1 gennaio 2013 verranno pagate. Quelle successive no. Lo potranno essere solo dopo avere calcolato i giorni di pausa prestabiliti dal calendario scolastico in vigore (Natale, Pasqua ecc). Dunque, a Natale, una buona parte dei 140.557 precari con cattedra (record assoluto stabilito dal Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato) non riceveranno i mille euro a cui avrebbero diritto. Loro che non hanno diritto alle ferie, in quanto precari.
«La fantasia non ha limiti — accusa il sindacato Usb — quando si vuole piegare il diritto ai propri comodi». Si minaccia il ricorso ai tribunali per il pagamento delle ferie. Ma questa non è l’unica sorpresa che troveranno sotto l’albero. Sono ormai molte le scuole in tutto il paese che non riescono a pagare i supplenti per i mesi di novembre e dicembre. Secondo il Miur questa situazione dipende dall’insufficienza dei fondi a disposizione degli istituti e dalla sua impossibilità, al momento dicono da Viale Trastevere, di rifinanziare il fondo relativo. Per la Flc-Cgil una soluzione verrà trovata. Sembra infatti che le «segreterie scolastiche faranno più pagamenti allo stesso lavoratore, nei limiti dei fondi disponibili e in modo proporzionale». Ma ciò non cancella la grave anomalia. Ieri, in un’intervista a Rainews 24, il ministro dell’istruzione Carrozza ha detto di «stare cercando le risorse per i precari. Mi trovo ogni giorno a fare fronte a esigenze che non corrispondono a disponibilità che ho. E’ un sistema che lavora sempre in emergenza e al limite». Tradotto: i soldi non ci sono, e il sistema è a un passo dal baratro.Ieri la vicepresidente Pd in Commissione Cultura, Manuela Ghizzoni e Maria Coscia, capogruppo Pd nella stessa commissione, hanno dichiarato che i fondi per il diritto allo studio sono stati aumentati di 50 milioni di euro che si aggiungono ai 100 stanziati nel decreto scuola. Gli studenti ne chiedono perlomeno 300.