Un italiano su tre a rischio povertà, PRC: subito la tassa sulle grandi ricchezze

SINISTRA: PARTITO CORTEO A ROMA, L'OPPOSIZIONE E' NOSTRA

 

 

 

 

 

 

 

Nel 2014 il 29,9% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. È quanto rileva l’Istat, sottolineando che l’indicatore cresce di 1,7 punti rispetto al 2011 ed è di 5,1 punti percentuali più elevato rispetto a quello medio europeo (pari al 24,8%).

Per Paolo Ferrero «L’Istat ci conferma quanto verifichiamo ogni giorno: un italiano su tre è a rischio povertà, con il 20% degli italiani che non può nemmeno riscaldarsi adeguatamente. Questa vergognosa situazione, indegna di un paese civile, è la conseguenza diretta dell’enorme concentrazione della ricchezza, che vede il 10% delle famiglie più ricche possedere il 50% della ricchezza. È necessario fare immediatamente una tassa sulle grandi ricchezze al di sopra degli 800.000 euro, in modo da recuperare 20 miliardi per aumentare stipendi, pensioni e indennità di disoccupazione».

Istat, consumi culturali 2013 più bassi degli ultimi sette anni

 

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La crisi economica si porta dietro anche una crisi dei consumi culturali fuori casa, che continuano a scendere. Significa che gli italiani seguono meno eventi e spettacoli, visitano meno i musei e le mostre, vanno meno agli spettacoli sportivi, ai concerti, a visitare siti archeologici e monumenti. A resistere, o comunque ad attirare un pubblico maggiore, è solo il cinema. Nella mole di dati resi noti oggi dall’annuario statistico italiano 2013 dell’Istat, vale la pena soffermarsi su un aspetto spesso messo in secondo piano di fronte ai macro-dati economici: lo stato della cultura e dei consumi culturali.

L’Istituto evidenzia che nel 2013 il 61,1% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa, una quota inferiore a quella del 2012 (63,8%). Aumentano, di conseguenza, le persone che non hanno partecipato a spettacoli o eventi culturali fuori dalle mura domestiche, cui corrisponde una quota del 37,5%, il valore più elevato degli ultimi sette anni.

Nel generale calo dei consumi culturali, il cinema continua a raccogliere il maggior pubblico: infatti, poco meno di una persona su due è andata almeno una volta a vedere un film in sala (il 47% della popolazione di sei anni e più). Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (25,9%), gli spettacoli sportivi (24,4%), le visite a siti archeologici e monumenti (20,7%), la frequentazione di discoteche e balere (19,6%), il teatro (18,5%), gli altri concerti di musica (17,8%) e, all’ultimo posto, i concerti di musica classica, che interessano appena il 9,1% della popolazione. Il teatro è l’unica attività fuori casa, fra quelle considerate, in cui la partecipazione femminile è maggiore rispetto a quella maschile (il 19,9% delle donne contro il 17% degli uomini).

“La gravità della crisi economica in atto e le difficoltà delle famiglie è confermata anche dagli indicatori delle spese culturali”, commentano Federconsumatori e Adusbef, che sottolineano come ormai quasi quattro italiani su dieci non possano permettersi alcuna spesa per usufruire dell’offerta culturale nell’arco dell’anno. “I dati diffusi oggi dall’Istat testimoniano anche dell’allargamento della forbice tra Nord e Sud del Paese – proseguono le due associazioni – Se almeno una volta l’anno il 31,1% degli abitanti del Nord visita un museo o una mostra, al Sud la percentuale si dimezza (16,4%). Quindi da un lato l’Istat ci offre la fotografia dell’aggravamento delle condizioni economiche degli italiani, dall’altra ci fa ben comprendere le difficoltà in cui versa il settore. E’ urgente che il governo investa nello sviluppo culturale del Paese. E’ enorme il ruolo  che questo settore può svolgere per la ripresa del sistema economico nazionale”.