a cura di gj
Oltre 10 anni in consiglio comunale quale è stata la battaglia più dura condotta in questo periodo?
La battaglia più dura è sicuramente quella culturale, cioè provare ad inserire nel dibattito elementi di una cultura alternativa diversi da quella dominante, da qui derivano poi le battaglie in difesa dell’ambiente, del pubblico, della legalità. Ricordo comunque la lunga lotta contro la realizzazione del terzo tunnel del Gran Sasso, il sostegno alle vertenze dei lavoratori che, purtroppo fallirono, e poi si arrivò alla dismissione del polo elettronico, la battaglia per riportare legalità e trasparenza su scandalose vicende come la Perdonanza a gestione Tancredi e la metropolitana di superficie.
Con la presidenza della seconda commissione del consiglio comunale sei in prima fila nella lotta al consumo del territorio. Quali sono le priorità?
Le priorità sono quelle enunciate dall’inizio: ricostruzione a volumetria zero, per quanto possibile; gestione attenta e scrupolosa dei beni ambientali, tutela del paesaggio, pianificazione a medio e lungo termine e non più a colpi di varianti urbanistiche.
Quanto abusivismo c’è nell’Aquila del post terremoto?
L’abusivismo nella nostra città, come in tutto il Paese, soprattutto nel meridione, è enorme, di dimensioni difficilmente immaginabili. Si va dal pollaio o dalla casetta di campagna abusiva, fino ad interi centri commerciali senza licenza e con titoli abilitativi falsi. Nel post-terremoto vi è è stato il dilagare delle cosiddette casette provvisorie, in parte autorizzate in grande parte abusive. Demolire una costruzione abusiva in Italia è quasi impossibile, il Comune impiega anni per arrivare a fare un’ordinanza di demolizione, il TAR di norma concede la sospensiva e poi inizia l’iter giudiziario vero e proprio che dura non meno di dieci anni. Nel frattempo è intervenuto qualche condono che sana tutto.
Rispetto delle convenzioni urbanistiche quanto è stato fatto e quanto c’è ancora da fare?
Non è stato fatto nulla per trent’anni, in un anno abbiamo notificato una trentina di provvedimenti di demolizione e/o riscossione polizza fidejussoria, il TAR ovviamente ha dato la sospensiva, ora entreremo nel merito. La cosa sconcertante è che per trent’anni nessuno ha visto e nessuno si è interrogato sul rispetto delle convenzioni urbanistiche. Gli imprenditori che hanno rispettato il patto firmato con il Comune sono pochissimi, la stragrande maggioranza non solo non ha ceduto quanto si era impegnato a cedere ma spesso ha continuato a costruire senza permessi.
E’ possibile pensare ad un nuovo piano regolatore per la città dell’Aquila?
Un nuovo PRG è assolutamente indispensabile. I tempi certo non saranno brevi, anche se da pianificare a questo punto non c’è molto. Le aree a vincolo decaduto saranno normate a breve, gli standard edificatori sono ampiamente superati con i progetti CASE e MAP. C’è da fare una operazione di riordino.
Con il documento votato all’unanimità dal consiglio comunale presentato da te e dall ‘Assessore Moroni l’amministrazione ha ufficializzato la propria contrarietà alla centrale a biomasse, quali azioni sono possibili per contrastare efficacemente l’insediamento?
La partita ora è nella mani del TAR, il suo pronunciamento sarà decisivo. Quello che ci ha lasciato perplessi di quel progetto è principalmente il piano di approvvigionamento delle biomasse e poi la natura ormai ambigua di quel nucleo industriale troppo antropizzato.
Quale sviluppo è possibile per la montagna aquilana?
La tutela della montagna non solo è un fatto etico, quasi spirituale, ma è anche l’unico modo per rendere un territorio appetibile e frequentato da turisti. L’esempio da seguire è quello di Pescasseroli, un paese di 1500 abitanti con 120 strutture alberghiere in molti periodi dell’anno complete. Aver tutelato e protetto quel territorio lo ha reso una miniera d’oro. Nella nostra città questo non si comprende perchè da cinquant’anni ci siamo impiccati all’albero del turismo invernale e degli impianti da costruire ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.
L‘ultimo rapporto Ocse sulla città dell’Aquila mette l’università come principale elemento per la rinascita del territorio. Qual’è lo stato di salute dell’Ateneo?
L’ Ateneo aquilano ha retto miracolosamente il colpo del sisma, l’accordo di programma che ha esonerato gli studenti dal pagamento delle tasse è stato vitale. Scontiamo i problemi di tutti gli Atenei italiani, pochi fondi, poche strutture, sempre meno docenti e dismissione di corsi e centri di ricerca. Il rischio per il nostri Ateneo ora è la politica di ridimensionamento che l’attuale governo dell’Ateneo vuole praticare: scendere da 25,000 a 10,000 studenti sarebbe un colpo mortale non solo per l’Ateneo ma anche per la città.
Fase nazionale, il Prc ha svolto il proprio congresso dopo la batosta dell’esperienza di Rivoluzione Civile. Quali sono le strategie del partito per uscire da questa fase difficilissima?
L’ultima spiaggia credo sarà la lista anti-austerity che stiamo preparando con tutte le altre forze della Sinistra Europea per le elezioni europee di maggio. La nostra proposta credo sia attuale e profondamente sensata, non riusciamo a portarla all’attenzione dei cittadini.